Nella Città Nuda. Nella trama invisibile delle storie di New York

Giovanna Pagnotta (February 13, 2014)
Scrittore, docente, giornalista per Repubblica, Antonio Monda, fotografa con il suo iPhone varie umanità dentro la metropolitana di New York. Ruba le loro immagini inconsapevoli, inventa un nome e una storia per tutti. Nasce un libro che è stato presentato dallo stesso autore insieme agli scrittori Gay Talese, Columm McCann e Judith Thurman alla Casa Italiana Zerilli-Marimò

“ Li vedo salire e scendere senza sosta. Sognare e soffrire in una città che è una promessa, e può essere mantenuta solo da chi la vive. Sono anch’io uno di loro, e la cosa più importante che ho imparato è che New York è infinita proprio perché è una promessa.”

Antonio Monda, scrittore, docente e giornalista introduce con queste parole il suo libro “La città nuda” edito da Rizzoli e lo presenta alla Casa Italiana Zerilli-Marimò (NYU) insieme agli scrittori Gay Talese,  Columm McCann e Judith Thurman.

Monda, che vive a New York ormai da venti anni, ci spiega che ci sono storie pronte per essere raccontate in ogni angolo della città. “ Nella città nuda” parla infatti proprio di New York. Una metropoli spoglia di ogni barriera, raccontata attraverso le storie di personaggi che viaggiano in metropolitana come tutti noi. Unici nella loro semplicità, come in una Spoon River sotto terra.

"Il vagone della metropolitana è un luogo molto democratico. Li' non esiste disinzione di status sociale. Siamo tutti uguali."  dice Gay Talese all'audience della Casa Italiana Zerilli-Marimo' e scherza con Antonio Monda sul rischio corso nel fare le fotografie di nascosto.

L'autore del libro ammette: "Tutti i volti nelle foto sono nascosti e le persone non sono riconoscibili. Certo ho avuto un paio di episodi imbarazzanti in cui praticamente sono stato scoperto..."

Ispirato sin da giovane dall’introduzione all ”Eunuco Femmina” di Germaine Greer dove si parla del deserto della città di New York, Antonio Monda si rifà  molto all’antologia di Edgar Lee Masters.

“Nella metropolitana sei nudo e stai solo aspettando la fermata giusta.” Ci spiega Monda, che ha la capacità di farci percepire tutta la magia di un luogo  così comune. Ci racconta la stanchezza, il lato oscuro della città attraverso questo luogo in cui le persone possono lasciar scivolare via le loro maschere e far emergere tutte quelle debolezze e quelle imperfezioni costretti invece a nascondere nella città.

L’ autore continua spiegando il forte contrasto tra New York e una qualsiasi altra città. Ci spiega che nella metro di  Roma come quella di Madrid o Tokio non avrebbe incontrato volti più sorridenti o persone meno sole, ciò che fa la differenza è l’energia in sé.
New York ha un’energia e una brutalità uniche e la metropolitana è vista quasi come un limbo dove le persone possono mettere a nudo le proprie fragilità ed essere se stessi prima di riarmarsi per emergere di nuovo.

La metropolitana attraverso i personaggi di Monda è presentata con tutto il suo fascino di luogo dove le persone addossate le une alle altre in un contatto così distante raccontano la propria storia attraverso dei piccoli grandi particolari. E il genio di Monda sta proprio in questo, nel saper coglierli in uno sguardo.

Con  uno scatto veloce di I-Phone crea la magia e racconta la storia di vari personaggi che potrebbero essere la storia di ognuno di noi. E forse è proprio questo ciò che rende unici questi racconti, il fatto di attribuire delle storie inventate a delle persone  vere, ma totalmente sconosciute all’autore. La  capacità quindi di cogliere l’umanità degli individui e di renderla universale.

Ad esempio la storia di Russel il musicista, un ragazzo con la grande passione per la musica che andando contro il volere dei genitori decide di diventare un musicista. Dopo un breve periodo di successi la sua fama comincia pian piano a calare fino ad arrivare al momento in cui Russel sarà costretto a suonare in metro per guadagnarsi da vivere, sempre attanagliato dal terrore di poter incontrare un giorno il padre tra i vagoni della metro.

La metropolitana trasforma in sintonia tutto quello che all’inizio può sembrare uno stonare di mille culture diverse.

Questo lo si può percepire tutti i giorni, anche solo nel semplice gesto di uno sconosciuto che lascia il suo posto a sedere ad una donna incinta o ad una persona anziana. La metropolitana è infatti un luogo di apatia e di tolleranza, una tolleranza acquisita attraverso il dolore e attraverso la diversità stessa.

Come ci racconta l’autore, le persone a New York vengono in gran parte da luoghi differenti e quasi tutti si lasciano alle spalle un passato tragico, fatto forse di povertà o comunque di dolore. Ed è tutto ciò che forma quasi una trama invisibile di storie che abbracciano tutta New York e sono parte di ognuno di noi.

Maggiori informazioni sul libro  >>

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