Le mille voci di Napoli per l’Unesco

Emilia Ferrara (April 17, 2012)
Ispirandosi alle città invisibili di Italo Calvino, Claudio Calveri, cultural planner, ha curato il progetto “Le città visibili” per sostenere la candidatura di Napoli nel Circuito delle Città della Letteratura.

Sono ben due i volumi realizzati con il contributo di quasi duecento autori impegnati in un laboratorio di scrittura promosso condotto da Claudio Calveri. Immaginapoli e Napolicromie i suggestivi titoli delle due antologie concepite come contaminazione tra letteratura e linguaggio fotografico.
 

L’iniziativa ha ottenuto il patrocino dell’Unesco e il sostegno dall’Associazione Circolo Artistico Politecnico.  Al direttore editoriale della Photocity Aldo Putignano va invece il merito di aver creduto fino in fondo all’idea di Calveri.
 

Abbiamo incontrato e intervistato per i lettori di i – Italy i fautori del libro ImmagiNapoli.
 

Claudio Calveri, che immagine di Napoli è uscita fuori dalla raccolta di racconti? Discosta molto dalla vera Napoli?

Non è un  momento semplice per la città, e la cosa è emersa dal complesso delle 'percezioni' che gli autori hanno trasposto in chiave artistico-narrativa. Lo scopo era proprio quello di sondare e di dare sfogo creativo alle sensazioni che la metropoli è in grado di restituire a chi la vive quotidianamente.

Una cosa particolarmente interessante è la tensione di tutti a voler immaginare - e quindi costruire - una Napoli diversa, nella quale riconoscersi. La scrittura da parte degli autori è un vero e proprio atto d'amore, un amore sincero e 'vero', senza concessioni alla oleografia.
 

Differisce dal vostro progetto ideativo?

Verità creativa, artisticamente filtrata e quindi anche propositiva è un meccanismo quello di valorizzazione dell’ espressione culturale che aiuta la comunità a progredire, questa è l’idea base del progetto. Si ispira indegnamente alle città invisibili di Italo Calvino, laddove Kublai Can e Marco Polo dialogavano sull’immagine mentale delle città. Qui invece siamo partiti da dato concreto, lasciando libero spazio all’interpretazione creativa e narrativa degli autori. 

 

Questo progetto editoriale che impatto ha avuto sulla città?

Un effetto immediato e soprattutto 'misurabile', nel suo piccolo. Aggregare tanti amici, vecchi e nuovi, attorno ad un’idea creativa forte oltre che all’idea di un progetto di animazione - tramite la partecipazione diretta - di una prospettiva importante per lo sviluppo legato alla cultura, Napoli Città della Letteratura. 

I  racconti di Immaginapoli hanno centrato gli obiettivi prefissati del progetto?

Direi proprio di si. Conoscersi, lavorare insieme, divertirsi, arrivare tutti insieme ad un obiettivo comune, produrre qualcosa - il libro - che rimanga a testimonianza del percorso. Senza tralasciare il riconoscimento importantissimo arrivato dalle massime istituzioni culturali: il patrocinio morale concesso (tra i pochissimi casi in Italia) dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO.


Che genere letterario ha prevalso tra i corsisti?

Una delle cose che amo della 'scoperta' di questo libro è la pluralità delle voci e delle immagini che hanno preso corpo nelle invenzioni degli autori. Una varietà che non è mai del tutto codificabile. C'è una forte traccia personale ed una grande visione d'insieme che è la risultante di questo processo collettivo. Bellissimo, secondo me.

Cosa intendi per mappa emozionale della città?

Restituire la dimensione della città attraverso l’interpretazione e il vissuto degli autori. La risposta emotiva delle persone al vissuto è una delle tendenze più interessanti degli ultimi anni.  Abbiamo voluto sperimentare la filosofia del social media, dove c’è un’esplicitazione continua di quelle che sono le pratiche di storie in un collettivo, attraverso un canale più tradizionale.
 

Si è ricreata una completa mappatura emotiva della città?

Il bello di avventure come questa è... che non finisce mai. Speriamo di poter ampliare di molto il lavoro con la seconda pubblicazione e poi con i tanti altri progetti a cui stiamo lavorando e che promuoveremo entro la primavera.

A che punto siamo con la candidatura?

 Il Dossier ufficiale di candidatura è stato spedito alla Commissione Centrale UNESCO di Parigi per l’approvazione. I programmi dell’UNESCO sono stati sospesi, dopo i tagli dei finanziamenti decisi dagli USA in seguito all’ingresso della Palestina nell’ONU. 

Stiamo aspettando ma si dovrebbe riavviare tutto per maggio. Ci auguriamo che a breve avremo buone notizie.
 

Ci puoi accennare come si intitolerà il secondo volume?

NaPolicromie,  una ‘guida narrativa’ alle atmosfere della città’, con gli autori impegnati a proporre i propri itinerari alla scoperta dello ‘spiritus loci’ in forma letteraria sulla traccia di cinque parole chiave: amore, mistero, magia, avventura, futuro.

Aldo Putignano, direttore editoriale della photocity, scrittore, fondatore dell’associazione Homo Scrivens. Ci spieghi cos’è?

Un piccolo spazio dedicato alla scrittura, proponendo ogni anno corsi di scrittura creativa in vati punti della città di Napoli.  

Qual è l’idea guida Homo Scrivens?

L’arte è anche espressione individuale, quindi la possibilità di esprimersi. Lo scrittore è narcisista individualista mentre Homo scrivens è in controtendenza perché è una compagnia di scrittura. Mettendo insieme tanti scrittori non solo napoletani, invitati a unire le forze per parlare al pubblico: questo è il significato più vero e profondo del pubblicare.
 

Tu hai fortemente creduto e sostenuto il progetto di Claudio Calveri, una linea molto simile a Homo scrivens. Siete riusciti ad avere un impatto positivo con il pubblico?

Homo scrivens è nato nel 2002, sono 10 anni di lavoro, oltre 400 autori portati alla prima pubblicazione. Centinaia di libri pubblicati con diversi editori.
 

A parte ImmagiNapoli, ci sono altri prodotti che siete riusciti a realizzare anche grazie alla scrittura collettiva?

Un prodotto molto significativo di homo scrivens è l’enciclopedia degli scrittori inesistenti, a cui hanno preso parte circa 200 scrittori,  è entrato nel dossier Unesco e so che è stato anche molto apprezzato.
 

Mi sembra di capire che portate avanti quasi una missione….

Sì. Naturalmente l’obiettivo non è soltanto la notorietà ma rivendicare degli spazi in una città che troppe volte confina la cultura in un ambito “militare” non è quello in cui speriamo.

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