Articles by: Luciano Pignataro

  • Recipes

    La frittata di maccheroni (Pasta omelette)

    Let's start with a basic version of bucatini: Fried garlic, tomato, maybe a basil leaf, and bucatini cooked al dente.

    And now the frittata!

    Ingredients for 4 people

    ·       400 g of bucatini

    ·       1/2 can of peeled tomatoes

    ·       150 g of fior di latte cheese

    ·       100g of salami

    ·       Parmesan cheese

    ·       Extra virgin olive oil

    ·       4 eggs

    ·       Garlic

    ·       Salt and pepper

    Preparation

    ·   In a skillet, add the beaten eggs, the fior di latte, and the chopped salami with a pinch of salt and pepper and a sprinkling of parmesan cheese.

    ·   Add the bucatini to the mixture

    ·  Stir carefully and then fry in a pan with olive oil until it is golden on both sides.

    ·  Eat it hot or cold.

    --

    For more recipes like this ones, articles and news on Italian Food and more check the Luciano Pignataro Wine&Food Blog here  >>

    For this recipe in Italian  >>

     

  • The Bucatini Frittata
    Recipes

    La frittata di maccheroni (Bucatini Pasta Frittata )

    Let's start with a basic version of bucatini: Fried garlic, tomato, maybe a basil leaf, and bucatini cooked al dente.

    And now the frittata!

    Ingredients for 4 people

    ·       400 g of bucatini

    ·       1/2 can of peeled tomatoes

    ·       150 g of fior di latte cheese

    ·       100g of salami

    ·       Parmesan cheese

    ·       Extra virgin olive oil

    ·       4 eggs

    ·       Garlic

    ·       Salt and pepper

    Preparation

    ·   In a skillet, add the beaten eggs, the fior di latte, and the chopped salami with a pinch of salt and pepper and a sprinkling of parmesan cheese.

    ·   Add the bucatini to the mixture

    ·  Stir carefully and then fry in a pan with olive oil until it is golden on both sides.

    ·  Eat it hot or cold.

    --

    For more recipes like this ones, articles and news on Italian Food and more check the Luciano Pignataro Wine&Food Blog here  >>

    For this recipe in Italian  >>

     

  • Gourmet

    L'arte del pizzaiolo napoletano entra nel patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco

    Insomma, più o meno come è avvenuto con la Dieta Mediterranea, il riconoscimento Unesco consente alle Associazioni di muoversi per tutelare l’Arte del Pizzaiolo attraverso convegni, l’allestimento di musei specializzati, il recupero della memoria che per quanto riguarda la pizza napoletana risale almeno al ‘600.

    La decisione è stata presa all’unanimità, ma non è stata una passeggiata per la delegazione italiana capeggiata dall’ambasciatrice italiana all’Unesco Vincenza Lomonaco e coordinata dal professore Pier Luigi Petrillo. Le premesse iniziali di questa maratona giocavano tutte a favore dell’ottimismo: la raccolta di due milioni di firme, una mobilitazione senza precedenti a favore della tutela di un bene, promossa da Coldiretti, Cna, Fondazione Univerde presieduta dall’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, Associazione Pizzaioli Napoletani, Associazione Verace Pizza Napoletana. E non solo: anche il parere favorevole della Commissione a Parigi. Un atto non vincolante ma sicuramente di indirizzo politico.

    Ma quando il fascicolo del dossier è arrivato a Seul insieme ad altre 34 proposte le cose si sono un poco complicate. Il motivo? L’effetto delle parole in un mondo globalizzato e piccolo nel quale il termine “Pizza” non è affatto identificato con Napoli, ma con le grandi catene Americane e alcuni rappresentanti degli stati presenti all’assemblea che doveva decidere hanno iniziato a chiedersi se non si stava facendo un favore alle multinazionali del settore. Questo, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato il vero motivo del rinvio della votazione dal 6 al 7 dicembre che ha fatto saltare il banco mediatico al ministro Dario Franceschini che si è presentato a Capodimonte quando la decisione ancora non era stata presa. Una mossa singolre, considerato che il suo ministero non aveva votato a favore della candidatura in sede italiana pronunciandosi invece a favore dei riti celestiniani.

    Queste spiega anche alcuni momenti di tensione che si sono registrati nella giornata di mercoledì, con un appello su Facebook di Antonio Pace dell’Avpn, Sergio Miccù dell’Apn e di Gennaro Masiello della Coldiretti a non festeggiare prima del tempo, a non dire gatto se non ce l’hai nel sacco per parafrasare il Trap.
    Il resto è cronaca delle ultime ore. La delegazione italiana riesce a respingere i più recalcitranti che la proposta non favorisce le multinazionali ma, al contrario, circoscrive bene il livello artigianale dell’arte del pizzaiolo napoletano che ammacca pizza dopo pizza e le informa con cura. Stagliare, ammaccare, tecnica dello schiaffo: un sapere antico che sinora è stato condificato dal disciplinare Stg (Specialità Tradizionale Garantita). Poi alle 4,30 ore italiane il via libero unanime. Certo, manca ancora la proclamazione ufficiale a conclusione dei lavori, prevista per sabato 9 dicembre, ma ormai anche da Seul si rompono gli argini e partono le foto con il segno di vittoria della mano mentre a Capodimonte, nella sede dell’Avpn si seguono i lavori in diretta streaming.

    La bomba mediatica esplode sui social e sui siti internet sin dalle prime ore dell’alba e trova la categoria più social del settore enogastronomico pronta a rilanciare con foto, proclami, condivisioni: uno tsunami che porta l’hashtag #pizza al primo posto su twitter, nel quale ciascuno cerca di farsi vedere per un secondo sulla cresta dell’onda. Sono previste feste, lunedì la conferenza stampa ufficiali dei promotori della raccolta di firme che hanno lavorato per quasi tre anni al progetto Unesco.

    In questo percorso sicuramente il ministero dell’Agricoltura ha fatto la sua parte in un contesto in cui il legame tra la produzione agricola di qualità e la gastronomia esprimono un valore aggiunto in termini di crescita di Pil e di export soprattutto nel Centro Sud, da sempre grande dispensa di biodiversità.

    Questo riconoscimento avviene in un momento molto fortunato per la pizza napoletana, in piena espansione non solo in provincia ma anche in Italia e nel resto del mondo. Il motivo di questa crescita è nel fatto che si tratta di un prodotto identitario di una intera comunità, maturato in condizioni specifiche assolutamente uniche che ha trovato circa 30 anni fa la sua prima cristallizzazione nelle regole scritte per l’approvazione del marchio europeo Stg.

    Oggi la pizza rappresenta, grazie al miglioramento costante, il lusso accessibile a tutti, alle famiglie che vogliono uscire la sera e che desiderano mangiare cibo che fa bene e di qualità. Proprio la corsa alla qualità, la competizione, è stata una costante degli ultimi anni a Napoli e in Italia. Sono nati altri modelli ma c’è una differenza: la pizza napoletana è l’unica legata alla storia di un popolo e non di un singolo individuo.

    Luciano Pignataro lavora al Mattino, dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilancio della viticoltura campana e meridionale. Al centro dei suoi interessi ci sono la ristorazione di qualità, la difesa dei prodotti tipici e dell’agricoltura ecocompatibile. E' autore di diversi liberi e ha anche un blog molto visitato. >>
     

  • Gourmet

    L'arte della pizza. Tra passato, presente e futuro

    Ognuno potrebbe tirare un filo per trovare l’inizio e il gomitolo avrebbe almeno diecimila protagonisti sparsi tra Napoli, provincia, in Italia e nel mondo. Tanti sono i pizzaioli al lavoro e che, dal Dopoguerra in poi, hanno iniziare ad aprire pizzerie anche fuori da Napoli perché le famiglie erano numerose, un forno non bastava per nutrire troppi figli e ognuno andava a fare scuola da qualche altra parte o si priva una attività. Nascono così le saghe familiari che sono la rete e lo scheletro della storia della pizza napoletana.

    Ma forse c’è un momento in cui la pizza napoletana ha un rimbalzo mediatico mondiale uscendo dalla dimensione di cibo etnico e ricordando al mondo che pizza non è una parola americana. E’ la foto di Bill Clinton che durante il G7 del 1994 mette in allarme le guardie del corpo per entrare nella pizzeria Di Matteo e mangiarsi una pizza a portafoglio. Ecco, forse a livello mediatico è stato il primo forte segnale di quanto la pizza si intrecci con la storia di Napoli. Oltre 400 canzoni ne parlano, e poi film, rappresentazioni teatrali, certo, ma quella foto è come un inizio, l’ingresso della pizza napoletana nel mondo moderno gloablizzato.
    Li racconta e li rivive quei momenti Salvatore Di Matteo, figlio d’arte, ora al timone dell’attività di famiglia in via dei Tribunali.

    La pizzeria è del 1939. A fondarlo è Salvatore Di Matteo con i figli Nicola e Gennaro.  “Nunzio Cacialli raccontando la storia a Monica Piscitelli, nel descriveli come delle “persone squisite”, tradisce la nostalgia per un passato che gli è caro e il gran vuoto, bruciante come una ferita aperta, lasciato nel suo cuore dalla scomparsa recente del fratello Ernesto che definisce “un maestro, un fratello, un amico e un padre”.

    Si, perché in quella foto di gruppo c’è Ernesto Cacialli che da lì a poco aprirà la propria pizzeria, Il presidente, con chiaro riferimento a Clinton. Morto prematuramente, la sua opera sopravvive nell’opera dei figli: Enzo, il pizzaiolo che ha offerto la pizza a Papa Francesco sul lungomare, Gigi con la sua pizzeria Il Figlio del Presidente e infine Maria, la prima donna protagonista della nuova era della pizza, con la Figlia del Presidente dove un angolo è dedicato alla memoria del padre. Lei ci rivela qualche segreto, come quello della “pizza del pizzaiolo”, ossia pomodoro, provola e pepe, dal sapore forte e inconfodibile. “Come vorrei che mio padre fosse vivo per assaporare questo momento straordinario per noi pizzaioli – dice Maria  che ha da poco aperto anche a Caserta – quando lavorava lui nessuno considerava questo lavoro, oggi è una meta per i giovani”.

    E sempre in quella foto c’è un giovanissimo Gianni Breglia, oggi un po’ brizzolato dopo oltre vent’anni, ma in piena attività a pizza Mercato nella sua Pizzeria del Popolo, un locale molto amato dai frequentatori. “Non amo la ribalta e sono stupito di tanto clamore sulla pizza, però alla fine è una cosa sicuramente positiva per tutti. Io ho avuto la fortuna di conoscere i veri maestri che ci abituavano all’atesa, oggi i giovani vanno veloci, voglio tutto e subito, e questo non è sempre buono”.

    Già, i maestri, quelli che ti facevano aspettare il tempo necessario prima di iniziare ad ammaccare. Come Antonio Starita, presidente dell’Associazione delle Pizzerie Centenarie a cui aderiscono undici locali: “Certo i tempo sono cambiati, oggi è tutto più veloce, ma la fora di questo mestiere è che nella sostanza è rimasto uguale ai tempi in cui nei nostri locali girarono il film l’Oro di Napoli con Sofia Loren che faceva la pizzaiola. Da noi si entra nella storia in modo semplice ed immediato.”

    Una storia diversa quella di un altro grande protagonista della pizza napoletana, Alfredo Forgione, che si trasferì a Napoli da Frasso Telesino in provincia di Napoli e divenne il primo pizzaiolo da Ciro a Mergellina.

    Una storia di sacrifici e impegno, culminata con l’importante ruolo assegnato dal gruppo Fresco nell’apertura dei locali sul Lungomare che ha dato l’inizio ad una nuova epoca: “Abbiamo subito pensato che bisognava puntare sulla qualità perché la clientela era esigente e non si accontentava. Prima qui poi al Vomero abbiamo fatto centro in questo modo aprendo una nuova era, dimostrando cioè che un format di qualità è replicabile pur rimanendo artigianale”.

    Da Michele ha una storia lunga, lunghissima perché inizia nel 1878, ma è la quinta generazione, quella di Alessandro Condurro, che cambia le carte in tavola svecchiando l’immagine e rilanciando il mito: “Ho iniziato con dei video su Facebook tentando di sdrammatizzare il nostro lavoro, dimostrando che i cornicioni alti non sono sinonimo di qualità rispetto alla pizza tradizionale ma solo una scelta di gusto e di stile. Grazie a quei video in tanti si sono avvicinati a noi, solo marinara e margherita. Un messaggio chiaro: la pizza è semplicità, si agli agiornamenti ma sempre nel solco della tradizione”.

    Ma come è cambiata la percezione della pizza? Grazie a Enzo Coccia, radici nel locale di famiglia nella Duchesca. Il primo suo primo locale, nato più di 20 anni fa, antesignano di una nuova concezione culturale di pizza. Pizza verace, riconoscibile a partire dal profumo dell’impasto, con cornicione non alto ma importante e leggero al tempo stesso. Elastica, scioglievole, farcita in modo tradizionale ma anche innovativo. “Ricordo quando fare un paio di pizza ci faceva mangiare una giornata – ricorda Enzo – oggi c’è tanta abbondanza, sembra incredibile, ma è così”.

    Stessa generazione di Enzo Coccia è Guglielmo Vuolo, radici a piazza Mercato: “Eh sì, ricordo quando mio padre raccoglieva i pomodori invenduti d’estate. Da quei ricordi difficili ma di grande dignitià mi è venuta la fissazione di fare la carta dei pomodori per le mie pizze. Da piazza Mercato a Casalnuovo, poi il rapporto con Eccellenze Campane e una “trappola” ha report: “Non sono comunicativo, presero dieci secondi di una intervista e feci la figura di chi non teneva alla pulizia. Ora tanti progetti: Trani e Verona. “Si ci richiedono fuori e a me piacciono le sfide”.

    Dai cinquantenni ai quarantenni. Il più famoso è Gino Sorbillo: tutto parte da via dei Tribunali, una strada adesso popolata da turisti, ricca di vita e di storia dove in ogni angolo c’è qualcosa che affascina e trattiene. All’epoca, nella prima metà degli anni ‘90, quando Gino, oggi 42 anni, iniziò a lavorare lì con il padre Salvatore era ben diversa. C’era un’aria difficile e ci voleva coraggio a praticare il proprio lavoro con serenità.
    Pizza dopo pizza, Gino ha portato avanti la tradizione di famiglia che aveva come riferimento la leggendaria zia Esterina madre di 21 figli. Una gavetta dura, difficile, fatta spesso di episodi che non è piacevole neanche ricordare.

    Poi dopo una decina d’anni, questo percorso inizia ad essere illuminato. Le sue pizze a ruota di carro piacciono sempre di più, studenti e professori fanno la fila per stare davanti alla sua pizzeria e, finalmente, nel 2006 arriva il fratello Toto, allora ventenne, a fargli da spalla. Gino ha dalla sua il carattere disponibile, sempre positivo anche se volte c’è un velo di malinconia in qualche frase, in qualche sguardo, in qualche carezza. Positivo perché impegnato nel fare, nel costruire ed è su Facebook che inizia a farsi largo proprio diventando un simbolo per tutti.

    Altro quarantenne è Ciro Salvo, l’unico pizzaiolo di provincia in questo percorso ma decisivo nell’influenzare la tendenza a idratare l’impasto oltre ogni limite. Primo di tre figli, subito al lavoro nella pizzeria a San Giorgio a Cremano, anni e anni da ammaccare e a infornare di nascosto. “Quando mio padre usciva facevo le prove da solo”. Un perfezionista dell’impasto, la ripartenza dopo la prematura morte del padre con la pizzeria aperta insieme ai fratelli a Largo Arso, poi le strade che si dividono, un periodo da Masse a Torre Annunziata e infine il salto a piazza Sannazaro con 50 Kalò, successo mediatico e di pubblico oltre ogni previsione. Il suo stile tradizionale diventa un esempio per tanti giovani.

    E adesso scendiamo più giù, poco più di vent’anni: Ciro Oliva, il nuovo profeta della Sanità, il suo quartiere nel quale è concentrato: “Sono giovane, per altre aperture c’è tempo, adesso penso soprattutto alla mia pizzeria”. Due locali, uno per l’asporto dove è stata rilanciata l’usanza della pizza sospesa, l’altro con un menu sempre più studiato e attento alle novità. Lo scugnizzo è il simbolo delle nuove generazioni di pizzaioli. Quelle che adesso dovranno difendere e mantenere il riconoscimento ottenuto all’Onu.

    * Luciano Pignataro lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilancio della viticoltura campana e meridionale. Al centro dei suoi interessi la ristorazione di qualità, la difesa dei prodotti tipici e dell’agricoltura ecocompatibile. E' autore di diversi liberi ed ha anche un blog molto visitato>>

     
  • Dining in & out: Articles & Reviews

    The Best Pasta Dish in NYC

    Talking about Italian food also means talking about Italian tradition, history and family, and it is through these principles that Italy stands out.


    From ‘The City of Pasta’ 

    Gragnano is an Italian town near Naples, in Campania. It is known throughout Europe as the City of Pasta, and is indeed the city that produces and exports the largest amount of pasta in Italy. Gragnano pasta is also linked to 500 years of history with extraordinary companies.

    Amongst these is the Di Martino family, who has produced pasta in Gragnano since 1912. A tradition that has crossed three generations and continues through innovation; today Di Martino pasta is an authoritative reference point in the world market of Gragnano pasta.

    Here 8 million pasta dishes are produced every day, exporting
    the Italian tradition to more than 32 countries. 

    Pasta is produced according to the policy of the IGP (Indicazione Geografica Protetta) Production Regulations; using only 100% Italian durum wheat flour and water sourced from the Lattari mountains. 

    It must be extruded through bronze dies and dried slowly at a low temperature. The Di Martino Pastificio in Gragnano can also be credited with creating the Manhattan Award, promoted in collaboration with the Italian Association of  Chefs in New York (AICNY), 200 Italian chefs who live and work in the best restaurants in the Big Apple.

    The president, Chef Massimo Carbone, who not long ago celebrated the 1st birthday of the association, welcomed the idea of bringing new recipes to New York with great enthusiasm.

     
    Pasta is good for you!

    Though it may be ineptly criticized by some diets in the United States due to its carbohydrate content, pasta is actually a healthy, tasty, sustainable, democratic and versatile food, as well as being a UNESCO-protected tradition. Pasta represents one of the products par excellence of Campania – the home of companies producing high quality pasta, a cornerstone of Italian competence.

    The chefs participating in the contest with their own recipes will use over 100 different types of Gragnano Di Martino IGP pasta.



    The contest

    During the Le Strade della Mozzarella (LDSM) event in May, a professional panel of judges examined and selected the ten best pasta dishes. The winner will be decided from this short-list and announced on June 25. The judges are made up of both Italians and Americans: Giuseppe Di Martino, CEO of the Di Martino Group; journalists Luciano Pignataro, Luciana Squadrilli
    and Eleonora Cozzella; chef and writer Faith Willinger; creators of the LDSM initiative Albert Sapere and Barbara Guerra; and food journalists Channally Philipp, Peter Smith and Carole Acunto.

    The best pasta dish (and the chef who created it) will be awarded 5,000 dollars, a professional Pentole Agnelli saucepan with an engraved signature, a trip for two to Gragnano to get to know the great history of Di Martino IGP pasta, and will be invited to participate as a speaker in the next edition of the Le Strade della Mozzarella event. And for all of us there will be new recipes in New York, chosen by experts – so many delicious pasta dishes to enjoy. Buon appetito!

  • Dining in & out: Articles & Reviews

    The Many Ways of Mozzarella

    Barbara Guerra and Albert Sapere are two young entrepreneurs from the ancient city of Paestum, the land of mozzarella di bufala. Nine years ago they decided to create an international conference in honor of the product. Le Strade di Mozzarella became the one veritable international cuisine conference held in the south, among the first in Italy. For this year’s conference, we got a chance to talk with the two founders.

    When did it occur to you to hold an international conference focused exclusively on mozzarella di bufala?

    Barbara Guerra: “The first ‘Le Strade della Mozzarella’ event took place in 2008. In the eight years since, it has grown exponentially. Now it has transformed into a bona fide conference of auteur cooking. A lot of work has gone into interrogating the merits of the product and the riches of its origins. 

    Various producers have answered the call, people who place great stock in making quality goods, following a scrupulous manufacturing process, constantly striving to do better with a clear drive to preserve this incredible product and the land it comes from.”


    What can we expect at the 2016 conference? Anything new?

    Alberto Sapere: “Over the last two years we’ve begun to look abroad. Last year we were in Paris and London. This year we’ll be in Paris again and – exciting news – we’ll cross the ocean for the first time, stopping in New York on May 17th and 18th. The project is evolving, and we’ll be turning our attention toward the entire food/farming system. 

    For us, bufala mozzarella and the animal that produces it are symbols of Italy’s uniqueness and biodiversity and especially the added value of our artisans, whom we feel compelled to introduce to the whole world.


    Another “added value” this year is the conference’s expanding “menu”; in New York you will talk about mozzarella di bufala as well as Pasta di Gragnano, Pizza Napoletana, extra virgin olive oil, Mediterranean fish and quality produce.

    “We’re ready to take this crucial step,” concludes Guerra, “and bufala will remain key to our discussions of territory, thanks to the interpretative powers of great cooks and the most famous pizza chefs, and directly involve those who work in New York.”


    May 2016: Reinterpreting Mozzarella in New York


    May 17: 

    Showroom Pentole Agnelli

    126 5th Avenue

    An afternoon meeting dedicated to chefs with tastings of Italian products and cooking demos.

    Some Chefs involved: 
    Pasquale e Gaetano Torrente from Italy
    Fortunato Nicotra chef Felidia Restaurant NY
    Massimo Bebber chef Sirio Restaurant NY
     

    May 18: 

    Neapolitan Express

    232 East 111 Street

    An afternoon meeting dedicated to chefs with tastings of Italian products and cooking demos.

    Some Chefs involved:
    Pasquale e Gaetano Torrente from Italy
    Fortunato Nicotra chef Felidia Restaurant NY
    Massimo Bebber chef Sirio Restaurant NY

    Loosely translated as “the many streets of mozzarella,’’ Le Strade della Mozzarella is held every year in Paestum, one of the main production areas of mozzarella di bufala. Since 2011 it has been involving Michelin starred Italian and international chefs coming from all over the world, pizza and pastry-chefs, food craftsmen and producers to experiment with mozzarella and other buffalo milk based products and to promote the authentic Italian food culture. 

    They meet to honor the “white pearl”, its texture and history. Last year for the first time LSDM went abroad, with a European tour bringing the best Italian chefs and products in three main cities. Paris - November 2014 to Carrousel Du Louvre, Geneva - February 2015 to Four Season Hotel de Bergues, London - February 2015 to Baglioni Hotel.

    Now LSDM is launching a two-day event in New York. It will involve famous chefs and pizza makers, and important brands of the Made in Italy Food&Wine industry. They will showcase their top products, offering tastings, matchings and cooking demos where mozzarella will go along with some of Italy’s Food&Wine best products and brands. 

    Two days of meetings, discussions, contaminations, reinterpretations of an Italian symbol – Buffalo Mozzarella from Campania PDO, a unique product– all over the world: Pizza, San Marzano tomatoes, Extra virgin olive oil, Pasta di Gragnano. Their goal is to promote the awareness of Italian typical and local quality products, and to foster a mutual understanding between producers, chefs, and conscious and curious consumers.

    About Luciano Pignataro:
    a journalist for Naples’ Il Mattino—the leading newspaper in Southern Italy—has spent the last three decades writing about agriculture and enogastronomy. His is the longest running column on wine in an Italian paper. He is the representative of two southern regions for Slow Wine, Slow Food’s wine guide, and head of the Southern branch of the Guida Ristoranti Espresso. His blog, now one of the most frequented in Italy features reviews of wine, restaurants, pizzerias, pastry shops and cheeses. He has published many guides to wine and books on Neapolitan cuisine.

    For more info, visit www.lucianopignataro.it

  • Fatti e Storie

    Frank Rizzuti. Addio a un grande cuoco del Sud




    Francesco Rizzuti è morto, non ci sono parole per descrivere il dolore che stiamo provando per questa notizia temuta che ci illudevamo non dovesse mai arrivare.

     

    Francesco, Frank per gli amici di Facebook, è stato il primo Cuoco lucano ad aprirsi alla rivoluzione gastronomica della nuova cucina italiana. Prima con lo splendido lavoro realizzato all’Antica Osteria Marconi, poi con la consulenza al ristorante Dattilo di Roberto Ceraudo dove ha conquistato la stella Michelin. La sua era una cucina essenziale, capace di giocare con la tradizione rendendola leggibile e facile anche fuori dalla sua amata Basilicata.

     

    Francesco era un entusiasta dalla vita e amava profondamente il suo lavoro: presente in ogni occasione con generosità, umiltà e coraggio, fra i pochi capaci di mettersi in discussione e di ascoltare.

     

    Un amore per la vita che il terribile male di cui soffriva da qualche mese non ha mai messo in discussione, ha continuato con creatività a postare ricette, foto, eventi senza mai usare Facebook come paraconfessionale per piangersi addosso.

    In autunno l’orgoglio di essere la prima stella Michelin della Basilicata.


    Poco prima di morire, travolto in pochi giorni dalla malattia, l’ultima soddisfazione: entrare nella mappa dei cuochi italiani di Fool.


    Un risultato raggiunto grazie al nuovo rapporto d’amore con Ilaria: insieme avevano aperto un bellissimo spazio nel centro di Potenza, Frank Rizzuti Cucina del Sud, divenuto ben presto punto di riferimento dell’Italia gastronomica. Indimenticabile il Ferragosto 2012 trascorso tra amici in allegria.


    “Dobbiamo ricordare Frank per la sua bella cucina colta e pulita, la sua capacità di centrare i sapori e di diventare un punto di riferimento in Basilicata”, così Peppe Palmieri saluta l’amico dopo essergli stato vicino in questi ultimi mesi.


    Solo un meridionale può capire davvero cosa significa fare innovazione in una terra difficile, in una regione i cui abitanti messi insieme non raggiungono quelli di Bologna. Lui piano piano è uscito dall’isolamento proprio grazie alla rete, è stato uno dei rari casi per capire come un cuoco può usare il web.



    Il suo esempio è uno dei motivi per cui si può avere ottimismo nella vita. Oggi lo ricordiamo con le ricette che ha regalato al mio blog, l’ultima volta un mese fa, lo spaghetto al pomodoro!



    Non so se riuscirò mai più a tornare a Potenza.

    -------
    Spaghetti di Gragnano al pomodoro

    di Frank Rizzuti

    Ingredienti


    Spaghetti artigianali 360 gr

    800 grammi di San Marzano Dop

    3 spicchi di aglio

    Olio extravergine qb

    Sale

    Basilico fresco un mazzetto


    Mettere sul fuoco una pentola di acqua dove lesseremo gli spaghetti .

    Mettere in un padella il pomodoro ed incominciare a farlo cuocere a fuoco medio per 6 minuti circa affinché si asciughi ma non troppo, schiacciare i pelati leggermente con la forchetta, aggiustare di sale, aggiungere due spicchi di aglio schiacciati con il palmo della mano e alcune foglioline di basilico.

    Buttare gli spaghetti e tenerli sul fuoco fino a tre minuti prima della cottura al dente, scolarli e unire al pomodoro e incominciare a mantecarli fino a cottura unendo man mano l olio extravergine.

    Impiattare e completare con il rimanente pomodoro ed il basilico rimanente.

     


    Ciao grande Cuoco!


     


     Link al blog di Luciano Pignataro >>>