"La prima cosa bella" proiettato all'Angelika Film Center di New York

Antonella Iovino (April 19, 2011)
Il film del regista Paolo Virzì, che ha ricevuto molto riconoscimenti in Italia, presenta uno spaccato della società italiana degli ultimi 30 anni e scende nelle trame sottili dei difficili rapporti tra genitori e figli

“The First Beautiful thing” è il titolo inglese dell’originale film in italiano “La prima cosa bella” del regista livornese Paolo Virzì. 
 

Il film viene proiettato all’ Angelika Film Center interamente in lingua originale e sottotitolato in inglese – il doppiaggio rimane un’abitudine italiana e di pochi altri paesi.

Eliminato così ogni filtro, che la resa in un’altra lingua inevitabilmente crea, il pubblico newyorkese fa un salto nella vita in Italia dagli anni ’70 ad oggi: immagini di calde estati in città tra luci e feste rionali, immagini del cinema italiano e delle canzoni melodiche di quegli anni- come “La prima cosa bella” del cantante Nicola di Bari da cui ha preso il titolo il film. Ambientato a Livorno, città natale del regista, il film descrive un'Italia di provincia che stava lentamente cambiando il proprio volto con il boom economico, ma stentava ad abbandonare i retaggi culturali di un tempo: la donna troppo bella continuava ad essere quasi una minaccia per il marito, perché destava commenti nel paese; la donna che andava via di casa disonorava la famiglia; la donna che lavorava per il cinema vendeva il suo corpo.

La storia è quella della bellissima Anna, una madre che per via della gelosia del marito va via di casa, con i suoi bambini, Bruno e Valeria. A risentire di più dell’immagine della madre è Bruno che, arrivato al liceo, abbandona la famiglia. Solo la malattia mortale di Anna li riavvicinerà.

Il film scende, dunque, nelle trame profonde del complicato rapporto tra madre e figlio. Un rapporto di cui non è facile parlare, ma Virzì vi riesce con la sua comune 'malinconica leggerezza' che lo ha reso uno degli attuali rappresentanti della commedia all'italiana. Una commedia che se ride dei suoi personaggi, spesso ingenui, goffi e pieni di speranze (come i giovani Tanino nel film 'My name is Tanino' o Caterina di 'Caterina va in città') approfondisce anche problematiche e tratti tipici della società italiana: tremendamente attuale è il film “Tutta la vita davanti” in cui Virzì da' uno spaccato tragicomico sul tema della precarietà dei nostri giorni, una precarietà lavorativa, esistenziale e sentimentale dell'Italia di oggi.

Ne “ La prima cosa bella” Virzì racconta di un tema senza tempo e lo fa senza abbandonare la sua ironia, che gli permettere di prendere un po' in giro i suoi personaggi mentre ne approfondisce i drammi: Bruno è un burbero quarantenne immaturo, insoddisfatto, che si sottrae ad impegni seri con le donne. Lo vediamo evitare le responsabilità, rifiutarsi di rivedere la madre, tentare maniacalmente rifugio in tranquillanti, narcolettici, marjiuna. Anna è una donna esuberante, forse ingenua o superficiale. Ma Virzì non sembra condannarla. La vediamo trascinare i figli in rifugi precari, costringerli a cambi di vita repentini, attirare ammiratori e amanti, lusinghe e commenti. Tutto questo con una gioia di vivere che pesa al figlio Bruno: quanto più lei sembra affrontare con determinazione e leggerezza la vita, tanto più lui sembra chiudersi in se stesso; forse Bruno avrebbe voluto una madre più presente, pronta ad accettare le regole di una vecchia società per la tranquillità della famiglia e il silenzio del paese. Un dilemma eterno, quello del rapporto tra genitori e figli; una costante che può essere narrata con successo oltre i confini dell'Italia.

Il film ha ricevuto diciotto candidature al David di Donatello, ottenendo tre riconoscimenti: per la miglior sceneggiatura, di Virzì, Francesco Bruni e Francesco Piccolo, per la miglior attrice non protagonista (Micaela Ramazzotti che interpreta Anna in età giovanile) e il miglior attore protagonista (Valerio Mastandrea nel ruolo di Bruno). Ha ricevuto il Nastro d'Argento, premio assegnato dalla stampa cinematografica a Virzì come regista del miglior film dell'anno e i nastri per la miglior attrice protagonista (Stefania Sandrelli nel ruolo di Anna), per la migliore sceneggiatura e per i migliori costumi.

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