Nuovi muri ven'tanni dopo
Ora sì, è certo: dopo 28 anni, 2 mesi e 26 giorni, il Muro di Berlino è stato aperto. Cambia per sempre la vita dei berlinesi e dell’Europa. Ma davvero la storia della caduta del muro, della chiusura del “secolo breve” e della fine della guerra fredda è tutta chiarita?
Verso le 22.30 del 9 novembre 1989, gruppi sempre più numerosi di cittadini di Berlino Est si muovono verso i sette varchi di confine sul Muro che li separa dall’Ovest. Un’ora dopo, sulla Bornholmerstrasse, la folla è già tanta che non c’è modo di avvicinarsi e allora funziona solo il passaparola. “Hanno aperto, hanno aperto”. Arrivano birre e bottiglie di Rotkäppchen, l’orrido champagne made in Ddr. Ci si abbraccia fra sconosciuti, si ride e si piange.
Ora sì, è certo: dopo 28 anni, 2 mesi e 26 giorni, il Muro di Berlino è stato aperto. Cambia per sempre la vita dei berlinesi e dell’Europa. Davanti alla sbarra alzata a Borholmerstrasse, un Volkspolizist partecipa nel suo piccolo al Grande Disordine che lo sta travolgendo: accetta un fiore e accende una sigaretta. Oggi non rimane molto del Muro.
Solo alcuni punti furono mantenuti come monumento, nella duplice accezione latina di quel che deve ‘manere et monere’, rimanere ed ammonire. I blocchi di cemento furono distrutti ed utilizzati per la costruzione di strade. Alcuni, invece, furono messi all’asta. Brandelli di Muro sono oggi diffusi e custoditi in tutto il mondo, memoria storica e triste monito alle generazioni presenti e future, perché non venga mai negato il valore della democrazia e della libertà.
Ma da ieri c’è un nuovo muro a Berlino, fra il Bundestag e la Potsdamer Platz, alla porta di Brandenburgo, composto da 1000 tessere da domino, alte 2,5 metri, larghe 1 metro e profonde 40 cm, per un peso totale di 20 kg ciascuna, quasi tutte colorate e piene di disegni, con temi che ricordano l’apertura del muro e realizzate dagli alunni di 240 scuole tedesche.
L’idea ha avuto il patrocinio di un centinaio di personalità internazionali, tra cui Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, Muhammad Yunus o Lech Walesa ed è culminata, in mondovisione, con la spettacolare caduta per effetto domino di tutte le tessere, in ricordo dell’evento che avviò ufficialmente la riunificazione delle due Germanie e, di fatto, l’implosione dell’Unione Sovietica e del suo regime. Per questa celebrazione Berlino ha invitato i capi di Stato e di governo del 27 paesi membri dell’Unione Europea, con la Cancelliera Algela Merckel - cresciuta lei stessa nella ex Germania comunista - che ha attraversato l’ex passaggio di frontiera della Bornholmer Strasse, il primo aperto nella fatidica notte, insieme agli illustri ospiti.
Ma davvero la storia della caduta del muro, della chiusura del “secolo breve” e della fine della guerra fredda è tutta chiarita? Anche una brava ricercatrice italiana quale Paola Rosà nel suo saggio “Lipsia 1989” (ed. Il Margine), si chiede se sia montato davvero a Berlino e non più in là, a partire da Lipsia, quel magico tsunami della “rivoluzione soft del 1989” ed il settimanale “Der Spiegel” ha ricordato ieri ai suoi lettori che l’epicentro dell’89 non si trovava in Germania, ma fra la rivolta di Solidarnosc e degli ungheresi e fu un regalo dei ribelli dell’Europa dell’Est ai tedeschi.
Ed ancora oggi storici, politici ed intellettuali si interrogano, dentro e fuori dalla Germania, sulla questione se la Ddr fu una dittatura tanto pessima quanto quella del Terzo Reich, due dittature spuntate sul suolo tedesco nel Ventesimo secolo e senza dubbio misurabili attraverso il numero degli spioni sguinzagliati dai due regimi: la Gestapo riuscì ad esser altamente efficace servendosi in Germania di molto meno agenti della Stasi. Nel minuscolo reame di Berlino-Est, infatti, la quantità di agenti ed “informanti” (cioè collaboratori) al soldo della Stasi, era notevolmente maggiore che all’epoca nazista.
La convinzione di molti è che per compensare i quasi sessant'anni di mancanza di democrazia in cui hanno vissuto i tedeschi orientali ci voglia molto più tempo. Nel loro calcolo i pessimisti sommano il periodo nazista, cominciato nei primi anni Trenta, a quello comunista venuto subito a rincalzo e conclusosi nell'89. Dodici tedeschi su cento ritengono che si dovrebbe ricostruire un Muro. Lo rimpiangono. A pensarla così sono più numerosi gli orientali. Questi ultimi, gli Ossis, sentono ancora un po' di nostalgia per la vita assistita di cui usufruivano nel socialismo reale e stentano a sostenere la dura competizione del mercato. E' in parte dovuto a questo rimpianto il successo dei partiti di estrema sinistra, che sottraggono voti al partito socialdemocratico.
Ed un nuovo, temibile muro, si sta costruendo nel tessuto sociale della Germania attuale, con rigurgiti e derive neonaziste sempre più evidenti, spregiudicate e, in fondo, tollerate. A tal proposito i dati sono inquietanti. Un sondaggio dell'Istituto Forsa, per l'emittente Allnews N-tv, ha rivelato che in Sassonia (uno dei territori dell'ex Germania dell'Est), i neonazisti della Npd hanno superato la Spd, e, se si votasse oggi per il Parlamento regionale di Dresda, otterrebbero il 9% dei consensi contro l'8% dei Socialdemocratici.
I motivi di tale pericolosa deriva sono molti ma fra questi spicca l'ondata di paura che invade la Germania dopo gli ultimi attacchi terroristici sventati, con la polizia criminale che ha redatto una lista coi nomi di 890 integralisti islamici potenzialmente pericolosi e di 32mila musulmani attivi (sui 3 milioni presenti in Germania) in organizzazioni islamiche, 28 delle quali di matrice fondamentalista. I rigurgiti neonazisti sono anche attribuibili alla facilità con cui i gruppi dell'estrema destra riescono ad usare la Rete per fare proselitismo: i nuovi siti vengono registrati automaticamente senza che ne vengano controllati i contenuti.
L'Unione Cristiano Democratica (CDU) ha aperto un suo sito - www.netzgegenwalt.de (cioè rete contro la violenza) - invitando i "navigatori" a segnalare i messaggi dell'estrema destra e quelli che istigano alla violenza xenofoba e anti-semita. Il diffuso quotidiano "Bild" dedica oggi parte della sua prima pagina e molto spazio all'interno alle istruzioni per localizzare i siti dell'estrema destra e denunciarli. Tuttavia il ministro della difesa, Rudolf Scharping, ha dovuto ammettere, in agosto, l'esistenza di "atteggiamenti di estrema destra" in seno alle forze armate tedesche e ha assicurato il massimo rigore nell'inchiesta in corso sul sito "heil-hitler", registrato da un soldato dell’esercito regolare con il provider del Land del Maclemburgo-Pomerania Anteriore. Insomma, a venti anni dalla caduta del muro, non si placano contrasti e contraddizioni in Germania. Paradigma, forse, di contrasti ancora non chiariti e del tutto evidenti nel nostro continente.
Ora sì, è certo: dopo 28 anni, 2 mesi e 26 giorni, il Muro di Berlino è stato aperto. Cambia per sempre la vita dei berlinesi e dell’Europa. Davanti alla sbarra alzata a Borholmerstrasse, un Volkspolizist partecipa nel suo piccolo al Grande Disordine che lo sta travolgendo: accetta un fiore e accende una sigaretta. Oggi non rimane molto del Muro.
Solo alcuni punti furono mantenuti come monumento, nella duplice accezione latina di quel che deve ‘manere et monere’, rimanere ed ammonire. I blocchi di cemento furono distrutti ed utilizzati per la costruzione di strade. Alcuni, invece, furono messi all’asta. Brandelli di Muro sono oggi diffusi e custoditi in tutto il mondo, memoria storica e triste monito alle generazioni presenti e future, perché non venga mai negato il valore della democrazia e della libertà.
Ma da ieri c’è un nuovo muro a Berlino, fra il Bundestag e la Potsdamer Platz, alla porta di Brandenburgo, composto da 1000 tessere da domino, alte 2,5 metri, larghe 1 metro e profonde 40 cm, per un peso totale di 20 kg ciascuna, quasi tutte colorate e piene di disegni, con temi che ricordano l’apertura del muro e realizzate dagli alunni di 240 scuole tedesche.
L’idea ha avuto il patrocinio di un centinaio di personalità internazionali, tra cui Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, Muhammad Yunus o Lech Walesa ed è culminata, in mondovisione, con la spettacolare caduta per effetto domino di tutte le tessere, in ricordo dell’evento che avviò ufficialmente la riunificazione delle due Germanie e, di fatto, l’implosione dell’Unione Sovietica e del suo regime. Per questa celebrazione Berlino ha invitato i capi di Stato e di governo del 27 paesi membri dell’Unione Europea, con la Cancelliera Algela Merckel - cresciuta lei stessa nella ex Germania comunista - che ha attraversato l’ex passaggio di frontiera della Bornholmer Strasse, il primo aperto nella fatidica notte, insieme agli illustri ospiti.
Ma davvero la storia della caduta del muro, della chiusura del “secolo breve” e della fine della guerra fredda è tutta chiarita? Anche una brava ricercatrice italiana quale Paola Rosà nel suo saggio “Lipsia 1989” (ed. Il Margine), si chiede se sia montato davvero a Berlino e non più in là, a partire da Lipsia, quel magico tsunami della “rivoluzione soft del 1989” ed il settimanale “Der Spiegel” ha ricordato ieri ai suoi lettori che l’epicentro dell’89 non si trovava in Germania, ma fra la rivolta di Solidarnosc e degli ungheresi e fu un regalo dei ribelli dell’Europa dell’Est ai tedeschi.
Ed ancora oggi storici, politici ed intellettuali si interrogano, dentro e fuori dalla Germania, sulla questione se la Ddr fu una dittatura tanto pessima quanto quella del Terzo Reich, due dittature spuntate sul suolo tedesco nel Ventesimo secolo e senza dubbio misurabili attraverso il numero degli spioni sguinzagliati dai due regimi: la Gestapo riuscì ad esser altamente efficace servendosi in Germania di molto meno agenti della Stasi. Nel minuscolo reame di Berlino-Est, infatti, la quantità di agenti ed “informanti” (cioè collaboratori) al soldo della Stasi, era notevolmente maggiore che all’epoca nazista.
La convinzione di molti è che per compensare i quasi sessant'anni di mancanza di democrazia in cui hanno vissuto i tedeschi orientali ci voglia molto più tempo. Nel loro calcolo i pessimisti sommano il periodo nazista, cominciato nei primi anni Trenta, a quello comunista venuto subito a rincalzo e conclusosi nell'89. Dodici tedeschi su cento ritengono che si dovrebbe ricostruire un Muro. Lo rimpiangono. A pensarla così sono più numerosi gli orientali. Questi ultimi, gli Ossis, sentono ancora un po' di nostalgia per la vita assistita di cui usufruivano nel socialismo reale e stentano a sostenere la dura competizione del mercato. E' in parte dovuto a questo rimpianto il successo dei partiti di estrema sinistra, che sottraggono voti al partito socialdemocratico.
Ed un nuovo, temibile muro, si sta costruendo nel tessuto sociale della Germania attuale, con rigurgiti e derive neonaziste sempre più evidenti, spregiudicate e, in fondo, tollerate. A tal proposito i dati sono inquietanti. Un sondaggio dell'Istituto Forsa, per l'emittente Allnews N-tv, ha rivelato che in Sassonia (uno dei territori dell'ex Germania dell'Est), i neonazisti della Npd hanno superato la Spd, e, se si votasse oggi per il Parlamento regionale di Dresda, otterrebbero il 9% dei consensi contro l'8% dei Socialdemocratici.
I motivi di tale pericolosa deriva sono molti ma fra questi spicca l'ondata di paura che invade la Germania dopo gli ultimi attacchi terroristici sventati, con la polizia criminale che ha redatto una lista coi nomi di 890 integralisti islamici potenzialmente pericolosi e di 32mila musulmani attivi (sui 3 milioni presenti in Germania) in organizzazioni islamiche, 28 delle quali di matrice fondamentalista. I rigurgiti neonazisti sono anche attribuibili alla facilità con cui i gruppi dell'estrema destra riescono ad usare la Rete per fare proselitismo: i nuovi siti vengono registrati automaticamente senza che ne vengano controllati i contenuti.
L'Unione Cristiano Democratica (CDU) ha aperto un suo sito - www.netzgegenwalt.de (cioè rete contro la violenza) - invitando i "navigatori" a segnalare i messaggi dell'estrema destra e quelli che istigano alla violenza xenofoba e anti-semita. Il diffuso quotidiano "Bild" dedica oggi parte della sua prima pagina e molto spazio all'interno alle istruzioni per localizzare i siti dell'estrema destra e denunciarli. Tuttavia il ministro della difesa, Rudolf Scharping, ha dovuto ammettere, in agosto, l'esistenza di "atteggiamenti di estrema destra" in seno alle forze armate tedesche e ha assicurato il massimo rigore nell'inchiesta in corso sul sito "heil-hitler", registrato da un soldato dell’esercito regolare con il provider del Land del Maclemburgo-Pomerania Anteriore. Insomma, a venti anni dalla caduta del muro, non si placano contrasti e contraddizioni in Germania. Paradigma, forse, di contrasti ancora non chiariti e del tutto evidenti nel nostro continente.
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