L'Aquila. Un cumulo di macerie
Sono mesi che denunciamo la lentezza di tutta l’operazione: dallo smaltimento delle macerie ai puntellamenti insufficienti e vanamente ricordiamo che l’inverno è alle porte. Abbiamo già perso una gara, quella contro il tempo. Non metereologico, ma il tempo dei fatti. Siamo già in ritardo sul ritardo. Abbiamo tutti la precisa cognizione che a un evento eccezionale si debba rispondere con misure eccezionali. Sono trascorsi sette mesi, 210 giorni circa (per noi che contiamo anche i giorni), una montagna di giorni.
Osserviamo e denunciamo soltanto la realtà dei fatti. La Zona Rossa è sempre più rossa di vergogna. Si sbriciolano le case e la pazienza. Pochi gli edifici puntellati, sempre più lontano il momento in cui inizierà la ricostruzione. Siamo qui, in attesa. Ma non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare il nostro compito che è quello di presidiare idealmente il centro storico della nostra città. Vogliamo che la nostra città sia curata, come si fa con i malati gravi: velocemente, prendendo decisioni rapide, riunendo tutte le varie Autorità preposte.
Non vogliamo pagare sulla nostra pelle i ritardi dei veti incrociati, quelle dei consigli o degli organi che non si riuniscono. Pretendiamo che il bene comune (la ricostruzione della nostra città) sia più forte dell’interesse dei singoli, delle loro rivalità, delle loro idiosincrasie politiche o personali.
Noi siamo in guerra contro un nemico invisibile che ci ha cacciato via dalle nostre case, dai nostri luoghi e in parte anche dalla nostra vita. Siamo in guerra da mesi: con gli elmetti gialli sulla testa abbiamo affrontato la paura, siamo entrati nelle nostre case più o meno distrutte, li abbiamo portati con orgoglio nelle manifestazioni. Anche se non li vedete, li indossiamo ogni giorno, per non farci troppo male, per andare avanti: perché continuiamo a sperare che, un giorno non troppo lontano, questa guerra finisca. Solo allora li appenderemo agli ingressi delle nostre case come si fa con un cappello di lana quando l’inverno è passato.
L’Aquila, 6 novembre 2009
i-Italy
Facebook
Google+