Articles by: Domenico Logozzo *

  • Il Maestro Ezio Bosso, fotografato da Costanzo D'Angelo.
    Fatti e Storie

    Una fotografia. Una storia

    “Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte”. Questo il pensiero di Isabel Allende, sulle foto che raccontano. E questo ho pensato vedendo su Facebook alcune foto pubblicate dall’amica scrittrice Patrizia Angelozzi, abruzzese di Vasto, donna di grande cultura, sensibile ed altruista, impegnata nella comunicazione sociale e nell’ editoria, oltre ad essere docente di scrittura creativa e autobiografica. Foto che si guardano con ammirazione e si leggono con attenzione. Come l’immagine di gioia di Patrizia e Francesco  con il braccio e il dito protesi in avanti, verso il futuro, che ottimisti affrontano le nuove sfide sociali e culturali. 

     

    Disabilità, fiducia, amore, calore della famiglia ed efficace impegno sociale. Il cuore oltre ogni ostacolo. Il bravo fotografo Costanzo D’Angelo in questo scatto riassume tutto questo. E Patrizia ci racconta la bella storia di una famiglia bellissima. “Francesco Muratori l'ho conosciuto che era un bambino. Un bambino down con i tratti autistici. E' nato all'interno di una famiglia bellissima che ha sempre creduto in lui, nelle sue possibilità. Grazie a questo e al suo impegno, Francesco ha fatto moltissimi sport e studiato fino al diploma per proseguire con l'università che attualmente frequenta con grandissimi risultati. Grazie alla comunicazione facilitata, i suoi esami a risposta multipla sono sempre un successo. La famiglia è un lavoro di squadra nel quale bisogna credere, non arrendersi mai e soprattutto amarsi”.

     

    Mi sono soffermato su alcune foto fatte in anni anche tanto distanti, tra l’una e l’altra. Ma i messaggi che trasmettono sono sempre gli stessi. Ecco Patrizia in un ritratto giovanile , evidenzia la bellezza, la dolcezza, la sensibilità e i sogni di una sedicenne. Ecco Patrizia in scatti recenti . La stessa espressione del volto dell’ottimismo della ragazza di 16 anni che sognava e sapeva quello che voleva e oggi sa quello che vuole. “Sognavo fin da ragazza - ci confida - di potermi occupare di sociale e cultura nella convinzione che conoscere l'altro aiuta prima di tutto noi stessi a comprendere, capire”. Tanti di quei sogni li ha concretizzati e tanti progetti li sta realizzando, con la forza dell’intelligenza e con l’umiltà che contraddistingue le persone buone, che si impegnano effettivamente per il bene comune.

     

    Scrive libri, collabora con quotidiani e siti di approfondimento per il sociale - leggiamo nella pagina ufficiale della “Angelozzi Comunicazione” -, in prima linea per disabilità, diritti umani, disagio giovanile, promozione e ideazione di progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche e mentali. “Indimenticabile”, definisce l’incontro con il Maestro Ezio Bosso, morto nel maggio scorso a 48 anni. Eccoli insieme, sorriso meraviglioso . La foto è del 27 maggio 2016. “E’ un altro scatto del grande fotografo Costanzo D’Angelo”, tiene a sottolineare Patrizia. “Il Maestro Ezio Bosso davvero straordinario e anche molto bello, dentro e fuori”, ha poi scritto su Facebook. 

     

    E a giugno dello stesso anno, sempre su Facebook, Patrizia ha pubblicato un’altra foto di felicità fatta da Costanzo D’Angelo a Ezio Bosso . Annota nel post: “E’ a dir poco strepitosa. Costanzo hai catturato la gioia”. Ricordando le parole del Maestro Bosso al Teatro Massimo di Pescara, in occasione del Concerto The 12th Room. “Stasera vorrei portarvi in giro per le “stanze”, sapete abbiamo una buffa abitudine, quella di dare per scontate le cose belle, le stanze sono ‘cose’ bellissime che abbiamo inventato perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo creato la musica, la poesia e spazi infiniti delle nostre esistenze; hanno odori, luci, colori ed io le ho studiate e stasera vorrei condividerle con voi. Per entrare in una stanza parto da fuori”. 

     

    Oggi ho chiesto a Patrizia un pensiero sull’incontro con il grande musicista, pianista, direttore d’orchestra e compositore. “Un incontro indelebile, le sue parole riferite alle 'stanze' della vita come le ha definite lui, metafora di passaggi felici e dolorosi, insieme alla sua musica. E' riuscito a restituire nuove prospettive in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo”.

     

    Apprezzata scrittrice, Patrizia Angelozzi. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Il Confine umano” (Ianieri Edizioni), con il patrocinio di Amnesty International Italia, che ha ottenuto il Premio nazionale “Borgo Albori Vietri sul Mare” di Letteratura sociale, finalista al Premio Carver e Premio Editoria Abruzzese per la saggistica. E poi “Senza virgola senza punto accapo”, con la prefazione di Walter Veltroni. Il ricavato è stato devoluto all'Anffas di Vasto, dove Patrizia ha promosso diverse iniziative. “Il valore di ognuno”, con la prefazione dell’Emerito Cardinale Ersilio Tonini, che ha ottenuto il riconoscimento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Inoltre ha pubblicato i volumi “Ti racconto una storia, favole in eredità” e “Il confine umano, storie vere di immigrazione”. Sottolinea Patrizia: “Sono legata ad ognuno di loro per tematiche diverse affrontate”. Annuncia: “Forse scriverò un altro libro, mi piacerebbe scrivere di dolori e rinascite”, lei così fortemente impegnata nel sociale (foto 11).

     

    Fotografie e ricordi e lezioni. “L’apparecchio fotografico è una specie di professore: mi insegna a capire il mondo, a vedere come le cose si mettono insieme”, evidenzia il fotografo Arno Rafael Minkkinen. E sottolinea: “Mi insegna a ricordarmi del passato perché mi fa guardare indietro…”. E la foto di nonna Maria (foto 9), possiamo in effetti “leggerla” nel post che Patrizia ha pubblicato su Facebook in occasione della festa dei nonni. “Ricordo i capelli, grigi. Corti e in ordine, lei nel suo posto, diventato per noi quasi fiabesco - racconta la scrittrice abruzzese - dove tutto era calma e fermento. Il cibo aveva il senso delle cose preziose. Il fuoco acceso per tempo, sembrava riposare sul proprio calore, ‘rimestare il fuoco’, prepararlo per accogliere il pane da rendere croccante da gustare con l'olio verde di spremitura. La carne veniva girata più volte affinché diventasse buona e croccante. Le patate al coppo e le castagne. Vicina c'era la cenere, come doveva essere, quasi spenta. Negli inverni più rigidi insieme alle legna, qualche scorza di arancia profumava la stanza”.

     

    Patrizia, una ragazzina molto dolce, sveglia e attenta (foto 10). “Tante lentiggini. Tanti sogni", scrive su Facebook pubblicando questa foto. Ricordi preziosi dell’infanzia, che descrive con tanta incisività. Scrittura limpida, che è come rivedere le immagini ingiallite dal tempo. E il racconto diventa album fotografico. “Eravamo tutti intorno. A tavola, in cucina, in giardino. Come in una festa, bambini dalle risate stridule e allegre, intorno a lei. Osservava e non chiedeva, aspettava di ricevere una domanda o che le si chiedesse un parere. Aveva il profumo del sapone di marsiglia e di bucato fresco, del basilico e di rosmarino, di aglio e poi di fiori raccolti e sistemati nei vasi a colorare le stanze. Gli stessi fiori che portavamo a nonno insieme alle preghiere e ai baci mandati con la mano mentre diceva qualcosa che avrebbe compreso solo lui. I nonni...un po' eroi e posto dove farsi cullare”. Meraviglioso ricordo. Le parole e le immagini della memoria d’altri tempi.

     

    E’ importante raccontare “come eravamo”, le grandi lezioni che i nonni ci hanno consegnato con tanto amore, per trasmetterle ai giovani di oggi e a quelli di domani. Se non si conosce il passato non si vive bene il presente e senza memoria non c’è futuro.

     

    *già Caporedattore centrale TGR Rai

     

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    Foto:

    Il Maestro Ezio Bosso, fotografato da Costanzo D'Angelo.

    La scrittrice abruzzese Patrizia Angelozzi, fotografata a Vasto da Maria Fanti.

    Patrizia Angelozzi a Vasto Marina, fotografata da Maria Fanti.

    Patrizia Angelozzi con Francesco Muratori, straordinario ragazzo down. Foto di Costanzo D'Angelo.

    Patrizia Angelozzi a 16 anni.

    Patrizia Angelozzi con il Maestro Ezio Bosso. Foto di Costanzo D'Angelo.

    Un'altra foto di felicità fatta da Costanzo D'Angelo al Maestro Ezio Bosso.

    Patrizia Angelozzi fotografata da Dino Vitullo.

    Nonna Maria e i ricordi d'infanzia di Patrizia.

    Tante lentiggini. Tanti sogni", scrive su Facebook Patrizia Angelozzi pubblicando questa foto. 

    Patrizia Angelozzi intervistata dall'inviato Rai Umberto Braccili, un giornalista in prima linea nella difesa dei diritti dei più deboli. Foto Mario Sabatini.

     

  • la foto di Marianna Loria ad una collega infermiera, premiata in un concorso fotografico
    Arte e Cultura

    Sguardi da non dimenticare

    S. GIOVANNI IN FIORE (Cosenza) - “Come naufraghi di fronte a un’onda troppo alta, medici e infermieri non si sono tirati indietro ma hanno combattuto anche a mani nude”. Coraggio e determinazione mette in primo piano Marianna Loria, l’infermiera calabrese di San Giovanni in Fiore, con la passione per la fotografia, autrice della foto di una collega “con lo sguardo che racconta tutta la paura, l'ansia, il coraggio di chi sta tutti i giorni in trincea, a combattere contro un nemico invisibile, dannatamente forte, che sta uccidendo prima di tutto medici, infermieri e personale addetto”, evidenzia il giornalista e scrittore Franco Laratta.

     

    “Uno scatto fotografico per esprimere la mia gratitudine ai colleghi professionisti della salute, che ogni giorno lottano in prima linea contro il Covid-19”, tiene a sottolineare Marianna Loria. “Sguardi da non dimenticare” è divenuta virale sui social, ha ricevuto un prestigioso premio di fotografia ed è stata scelta come immagine-simbolo di un concorso fotografico nazionale di beneficenza, per sostenere l’emergenza sanitaria del nostro paese. Marianna Loria è iscritta all’Unione Italiana Fotoamatori, tanti successi in campo nazionale con primi premi, segnalazioni e numerose ammissioni ai concorsi Diploma all’Istituto d’Arte di San Giovanni in Fiore e laurea in Scienze Infermieristiche conseguita all’Università di Catanzaro, Master in Management presso Unitelma Sapienza, lavora a Crotone, dove ha scattato la foto vincente. Infermiera professionale molto apprezzata. 

     

    Scrive di lei su facebook la dott.ssa Antonella Maviglia: “Bella, intelligente, originale, disponibile, buona, infermiera, fotografa, e coi capelli...rosa! What else?! E voi una collega-amica che vince un concorso fotografico al minuto ce l'avete? Temo di no e mi dispiace per voi!” La dott.ssa Maviglia definisce “scatto mozzafiato” quello di Marianna Loria. 

     

    E lei: “In questo scatto c’è forse solo una parte di ciò che le persone che svolgono funzione medica stanno vivendo. È un’immagine che contiene in sé innanzitutto lo “stupore”, nell’accezione vera del termine, quel senso di meraviglia e sorpresa tale da annientare persino la parola. Quello che ognuno ha sentito quando la cappa di piombo del contagio è calata sul mondo. Gli occhi esprimono uno stato di sospensione e di tensione al contempo, che lasciano intendere di essere pronti all’azione, quella quotidiana della cura dell’altro. Contro il coronavirus è fondamentale il ruolo del mondo della sanità, salvate migliaia di vite. Pagato un tributo molto alto. Davvero troppe le morti di medici e di infermieri. “C’è la consapevolezza - è il pensiero dell’infermiera e fotografa - che tutti siano stati colti di sorpresa. Quando però medici e infermieri si sono trovati come naufraghi di fronte a un’onda troppo alta, non si sono tirati indietro. Anzi. Si dice che abbiano combattuto a mani nude, ed è vero. Senza dispositivi di protezione individuali, e poi reinventandosi “l’ospedale nell’ospedale” ancor prima che arrivassero direttive univoche e soprattutto certe nella gestione nei presidi ospedalieri. Ecco perché sono morti. E quando si scrive e si dice “da eroi”, non è retorica”.

     

    Sì, veri “eroi”. Sanno a cosa vanno incontro ma non indietreggiano. Mai. Eroici. La paura del contagio non ferma la generosità, la solidarietà, l’amore per la vita di chi ogni giorno lotta contro un nemico finora inafferrabile, maledettamente invisibile e spietato killer. Alto senso del dovere. “Certo, ho paura del contagio. Va da sé che gli operatori delle strutture sanitarie sono maggiormente esposti. Ma la paura, in questo caso, non può chiuderci e allontanarci dalle responsabilità. Ci porta innanzi tutto ad avere una reazione, che è intima: la consapevolezza che quelle parole pronunciate da Papa Francesco “nessuno si salva da solo”, concretizzino l’idea che siamo tutti anelli della stessa catena. Pensare a questo mi dà la forza di lavorare e di svolgere il mio ruolo nella sanità, come sempre, ma oggi più che mai”.

     

    Per medici e infermieri il lavoro come una missione. Il bene comune. L’impegno di Marianna, incisivo e coinvolgente. Anche con messaggi che fanno riflettere, come la foto che ha fatto alla collega e che gli è valso "un meritatissimo premio nazionale”, come scrive Franco Laratta. Ora l’auspicio di tutti è che aumentino sempre di più i segnali di rallentamento dell’emergenza virus, per giungere presto alla soluzione definitiva. E che l’incubo finisca per sempre. Marianna Loria, con ottimismo, conclude: “Tempi difficili ma ce la faremo”.

     

    *già Caporedattore TGR Rai

     

     

     

     

  • L'altra Italia

    Cara vecchia radio..

    l 19 marzo 1961 la Rai dava il via alla “Primavera radiofonica calabrese” con la trasmissione “La Palma d’Argento” in onda ogni domenica fino al 25 giugno dello stesso anno sul secondo programma in FM. Una lodevole iniziativa per mettere in evidenza a livello regionale le specificità artistiche, musicali e culturali di belle realtà che altrimenti sarebbero rimaste circoscritte soltanto nell’ambito locale. Far emergere i talenti e premiare la bravura di cantanti, compositori e musicisti molto bravi. Avvicinare ancora di più la gente alla radio. 

    Con programmi intelligenti. La Rai di Cosenza diretta da un illuminato uomo di cultura come Enrico Mascilli Migliorini e con il contributo di professionisti bravissimi come Emanuele Giacoia, diede così vita ad una trasmissione seguitissima, che i calabresi premiarono con ascolti veramente straordinari. Dentro il territorio, che aveva finalmente l’opportunità di farsi ascoltare. E non erano solo canzonette. Era autentica cultura musicale.

    Gioiosa Jonica fu una delle protagoniste della prima puntata, andata in onda appunto il 19 marzo di 55 anni fa. La prima sfida la vide opposta a Serra San Bruno. Andò benissimo. Titolò la Gazzetta del Sud: “Le eliminatorie per la Palma d’Argento. GIOIOSA JONICA SI AFFERMA NEL MATCH CON SERRA SAN BRUNO. Oltre 22.000 cartoline pervenute alla Rai di Cosenza - 14.738 voti alla squadra vincitrice”. Ottimo spettacolo. Una valanga di consensi per i gioiosani che anche successivamente si comportarono bene ma non riuscirono ad ottenere il successo finale. Resta tuttavia il felice ricordo di belle serate.

    Musica, cultura, allegria e il piacere di stare insieme. Una comunità unita. Partecipazione attiva. E quanto pubblico, sia nel Supercinema che in Piazza Plebiscito! Grande attenzione anche da parte della stampa, oltre che della stessa Rai, che con Emanuele Giacoia, diventato successivamente Capo Redattore della sede di Cosenza, ha realizzato numerosi servizi televisivi. I gioiosani sono immensamente grati a Giacoia. Lo ricordano con grande simpatia ed affetto. “Uno di noi”, dicono ancora oggi quelli che più di mezzo secolo fa l’hanno conosciuto ed applaudito. Stimato e amato come ha potuto constatare personalmente quando qualche anno fa, accompagnato dal figlio Riccardo, è tornato a Gioiosa Jonica per partecipare ai funerali del prof. Emilio Pilieci, papà di Carlo, attuale vicedirettore del Tg 2. Tante strette di mano e tanti abbracci.

    La prima serata della registrazione della “Palma d’Argento” trovò uno spazio importante sulle pagine del Messaggero di Roma, che fece questo titolo: “La prima competizione radiofonica preparata dalla Rai a Gioiosa Jonica”. Il cronista sottolineò innanzitutto: “La primavera radiofonica calabrese organizzata dalla Rai esclusivamente per la Calabria”. A distanza di oltre mezzo secolo c’è da evidenziare la grande attenzione dimostrata concretamente dell’azienda radiotelevisiva statale nei confronti dei calabresi. Non solo. Rappresentava un significativo riconoscimento della validità delle proposte e delle capacità organizzative della Sede della Calabria, che ha avuto un grande direttore come Enrico Mascilli Migliorini, oggi 93enne, sociologo e giornalista, che ha ricoperto incarichi di notevole prestigio a livello nazionale non solo all’interno della Rai ma anche nell’ambito universitario. Da ricordare anche che nel 1946, quando aveva appena 23 anni, fondò con un gruppo di giornalisti il Messaggero Veneto e fu il primo direttore del quotidiano che ora festeggia settanta anni di vita.

    Ritorniamo alla cronaca di quella serata fatta dal Messaggero. “A Gioiosa Jonica nei locali del lussuoso Supercinema, in presenza di un foltissimo pubblico, ha avuto luogo l’esecuzione delle composizioni artistiche, tre delle quali sono state prescelte dalla giuria costituita dal sindaco prof. Francesco Logozzo, dal reverendo parroco Elio Scannapieco e dai signori Pasquale Linarello, Salvatore Martora e Rocco Criserà”. Primo posto per la canzone “Il mandorlo fiorito”, interpretata da Silvio Scaramella e scritta da Vincenzo Luly. In seconda posizione “il coro delle ragazze con il tradizionale costume delle “maddamme” che “hanno fatto prodigi nel presentare la “Leggenda gioiosana”, composizione che tratta la vita e gli amori di Gioiosa medievale”. A terzo posto “un noto ed esperto violinista locale che si è presentato sul palcoscenico, illuminato a giorno, soltanto con il nome di Mario. Ha meravigliato tutti i presenti nel suonare “Il canarino”.

    Elogi vengono fatti al complesso dei Jokers. Apprezzamento anche per i cantanti Rocco Severino, Maria Luisa Diano, Carlo Alvaro e Vittorio Condemi. E ancora “elogio particolare al maestro Ritorto ed all’orchestra Placanica”. Il prof. Salvatore Ritorto è stato senza dubbio uno dei maggiori protagonisti della diffusione della cultura musicale a Gioiosa Jonica, che vanta una tradizione bandistica secolare Il figlio prof. Antonio che ringraziamo per averci fornito la foto della Palma d’Argento di 55 anni fa, ha seguito esemplarmente le orme paterne ed ha fatto rinascere la passione per la banda soprattutto tra i giovani, dando vita al “Complesso Bandistico Rossini”.

    E a proposito di padri e figli, non possiamo non ricordare l’esibizione di Gigi Panetta, papà della notissima Lisa, che nel 1998 con la canzone “Sempre” è arrivata terza tra i big al festival di Sanremo. Nel 1961 Gigi aveva 12 anni. In piazza Plebiscito conduceva la serata Emanuele Giacoia. Oggi racconta: “Ricordo quella fantastica serata. Ho un aneddoto curioso. Cantavo 24 mila baci e l'inizio alla Celentano prevedeva che fossi di spalle per poi girarmi di scatto. Ma il microfono della Rai era troppo alto e non si staccava dall'asta. Hanno valutato di farmi salire sulla sedia, poi hanno optato per mettere l'asta piegata, come si vede dalla foto. Ricordo che Emanuele Giacoia aveva un accendisigaro a forma di pistola. Mi aveva spaventato...”

    *già Caporedattore TGR Rai
     

  • L'altra Italia

    “Le radici e le ali“. La più bella Italia nel mondo

    “Le radici e le ali. Un nuovo libro di Goffredo Palmerini da leggere e rileggere. Rivela ed incoraggia”. Mario Fratti, drammaturgo e critico teatrale di fama mondiale, già docente alla Columbia University e all’Hunter College di New York, dice bene. Con l’arrivo della primavera il giornalista e scrittore aquilano ci regala un’altra preziosa opera e annuncia: “E’ l’inizio della seconda cinquina di libri, almeno così mi auguro”. 

    Le radici e le ali. Storie, curiosità ed annotazioni sulla più bella Italia nel mondo. Gennaio 2013- settembre 2014 (Edizioni One Group) per Mario Fratti “è la sintesi di una vita”, ha scritto nella presentazione. 

    “Un abruzzese che sente nel suo sangue amore e dovere. Amore per la sua terra, le sue radici. Dovere di librarsi in alto per rammentarci la gioia di appartenere. Goffredo è un aquilano che freme al ricordo di un terremoto che ha distrutto i gioielli della nostra città. Lavora ora per ricostruirla”.

    Un grande lavoro di conoscenza, di approfondimento, di divulgazione. Illuminante il reportage su “L’Aquila tra i colori del passato e mille gru di futuro”. Ancora Fratti: “Le sue parole scavano, indagano, rivelano lo stato d’animo di chi si sentiva ignorato prima dei suoi numerosi articoli”. Appassionato ambasciatore culturale della più bella Italia nel mondo.

    “Trasmette il desiderio e il dovere di nutrire amore per il proprio Paese e la necessità dell’impegno civile. Siamo nati per migliorare la nostra società”. E Palmerini ringrazia Fratti “per l’attenzione con la quale segue i miei scritti, i miei articoli, i messaggi che ogni due tre giorni invio alla grande rete dei miei contatti di posta elettronica, lui compreso, e sui social network. Ho così la percezione che il tempo che viviamo, con gli straordinari mezzi di comunicazione messi a nostra disposizione, è in grado veramente di annullare distanze, differenze di età e di cultura, aprendo spazi ed opportunità di relazione prima inimmaginabili”.

    Un libro aperto sulla realtà, che aiuta a capire e riflettere sui gravi problemi di oggi. Per costruire un mondo migliore. Il bene comune innanzitutto. Semi di bontà da far crescere copiosamente. Palmerini il libro lo dedica “a tutti i bambini migranti”. Un cuore grande. Sì all’accoglienza, no all’indifferenza. Contro ogni sorta di discriminazioni. Con azioni positive.

    Le cronache ci consegnano giornalmente drammatiche notizie di bimbi annegati con i genitori in fuga dalle guerre e dalla miseria. Condizioni inumane condannate più volte da Papa Francesco. Ricorda nella prefazione Lucia Patrizio Gunning, studiosa aquilana e docente del dipartimento di storia della University College London: “Palmerini cita il viaggio a Lampedusa di Papa Francesco che “scagliandosi contro la globalizzazione dell’indifferenza e rendendo quel lembo di terra affacciata sul Mediterraneo non più l’ultima frontiera d’Italia, ma la prima tappa del suo primo viaggio, invita ad una compartecipazione inclusiva verso l’Altro, l’unica via possibile per abitare il cambiamento verso una società mondiale, più aperta e solidale. L’unica via per saper autenticamente essere al mondo”. E poi parla degli italiani all’estero: “Poco sappiamo sull’emigrazione, pochissimo su come è la vita di coloro che si allontanano. Poche e tardive sono le politiche sull’emigrazione. I nostri politici arrancano, non vedono, non se ne preoccupano, in fondo”.

    Palmerini ricorda “le sconcertanti dichiarazioni dell’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi sulle gite del CRAM”. Scrive: “A margine dell’approvazione del bilancio regionale, il presidente della Regione Gianni Chiodi, in una conferenza stampa tenuta assieme all’assessore Carlo Masci, ha fatto dichiarazioni sconcertanti sul CRAM (Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo), sulle “gite” ed altre situazioni a suo parere censurabili, chiosando su un’email a lui inviata dal Cav. Enzo Alloggia, emigrato in Svizzera e componente del CRAM, che lo richiamava alla responsabilità di non aver appostato nel bilancio di previsione 2014 neanche un euro per le politiche dell’emigrazione”.

    Palmerini rievoca l’appuntamento annuale con il Columbus Day: “Annotazioni ed emozioni a New York nella più grande parata dell’orgoglio italiano”. E poi uno scritto su “Perché partirono? L’Abruzzo prima della grande emigrazione”. Lo svuotamento dei paesini e la fuga dalle campagne. Le giovani generazioni dovrebbero conoscere meglio il passato. Quando si era ai limiti della sopravvivenza e la ricerca di un mondo migliore obbligava la grande maggioranza delle forze migliori a lasciare i luoghi di origine. Viaggi della disperazione verso le ricche regioni del Nord oppure alla ricerca della “terra promessa” attraversando gli Oceani. Forti e coraggiosi. Tanti sogni si sono concretizzati. Palmerini evidenzia le storie di italiani protagonisti dello sviluppo degli Stati Uniti e dei vari Paesi del mondo dove hanno ruoli prestigiosi nel campo economico, politico, sociale e culturale.

    Viaggio nel difficile mondo del lavoro con le “Anatomie degli invisibili”, un libro denuncia della giornalista Tiziana Grassi che parla di “una invisibilità sociale, economica, che si traduce in invisibilità esistenziale, in irrilevanza sociale, paralizzati, immobili, per la perdita di ogni punto di riferimento, di ogni orizzonte progettuale, di un venir meno di diritti, come quello del lavoro, sanciti anche dalla Costituzione. Se il lavoro, infatti, è partecipazione, emancipazione, costruzione di sé e della propria libertà, la sua assenza è esclusione, umiliazione, senso di sconfitta”.

    Le tradizioni, i valori sociali e culturali, il cinema, la vicinanza degli uomini della Chiesa a chi soffre e non ha soldi per curarsi, una mano concreta a chi ha bisogno di risollevarsi. Scrive Lucia Patrizio Gunning: “Da Goffredo scopro finalmente le origini della tradizione di Sant’Agnese, radicata e celebrata a L’Aquila, la nostra città, da lui imparo la storia di Maria Agamben Federici, straordinario esempio di lungimiranza e modernità, illuminante nelle sue intuizioni e nelle sue azioni. Fondò l’ANFE, un’associazione che, per la dedizione ed abnegazione ad essa prestate da mio padre, ha accompagnato la mia vita fin da bambina. Questo nome che risuonava sempre in casa, pian piano ha iniziato a prendere forma fino a ritrovarmi ormai adulta, a voler conoscere le realtà delle quali si occupava”.

    Grandi soddisfazioni famigliari per Palmerini che come ha ricordato Fratti “per più di trent’anni è stato impegnato nel Consiglio comunale della città, più volte assessore e vice sindaco dell’Aquila. Ha dedicato tutto il suo tempo al difficile compito di amministrare L’Aquila, la nostra bella città”. Un esempio di buon amministratore. Che ha dato tanto all’Aquila. E tanto continua a dare. La città capoluogo di regione viene onorata anche dai suoi due figli. Abbiamo avuto il piacere e l’onore di firmare due delle storie contenute nel libro Le radici e le ali. 

    La bella storia di Alessandro, giovane talento dall’Accademia dell’Immagine dell’Aquila, ora ai vertici del grande cinema e della tv, in Italia e all’estero. A 36 anni ha vinto il David di Donatello con il maestro Remo Ugolinelli per il “Suono in presa diretta” del film Diaz. “Ho pensato di dedicare alla mia città, L’Aquila, questo riconoscimento, grato a Gabriele Lucci e all’Accademia dell’Immagine per la formazione che vi ho ricevuto, avendo poi avuto anche l’onore di potervi insegnare per qualche anno “Suono in presa diretta”, fino al tragico 6 aprile”.

    E la bella storia di Federico. Brillante studente universitario, ha abbandonato gli studi scegliendo di entrare nel seminario. Oggi è stimatissimo sacerdote della Diocesi dell’Aquila. Ha celebrato nel settembre di due anni fa la prima Messa nella gremitissima piazza di Paganica, riaperta dopo il terremoto. “La piazza del cuore”, abbiamo scritto. 

    “Nel segno della religiosità e della comprensione dei bisogni. Solidarietà. Appello d’amore per gli altri. Atti concreti, azioni positive. Don Federico Palmerini inizia il cammino sacerdotale con un gesto grande di solidarietà. Ha devoluto le offerte ricevute nel giorno in cui ha celebrato la Prima Messa ad una mamma di Paganica che è costretta a spendere oltre duemila euro al mese per acquistare le medicine necessarie per curare il figlio di 20 anni, affetto da una malattia rara e invalidante. “Stringiamoci intorno a questi nostri compaesani e sosteniamoli in questo difficile momento”. Un applauso si è levato dalla immensa folla. Un applauso che conferma che il messaggio è giunto al cuore di tutti e che non rimarrà inascoltato. E si spera che anche dalle istituzioni giungano risposte positive, dando il via libera all’applicazione del decreto che consente «l’erogazione gratuita di farmaci ai pazienti abruzzesi affetti da malattie rare e con diagnosi certificata». Federico sulla via indicata da papa Francesco. Con umiltà e dedizione”. Il suo appello non è caduto nel vuoto. E’ stato accolto. Bella pagina d’amore, di positività, di fiducia nel futuro.

    Come il messaggio che ci consegna il libro di Palmerini che “sa incoraggiare e suggerire creatività e impegno”, dice Mario Fratti. “Troviamo esempi sempre confortanti e convincenti del fatto che quella dignità, quella normalità, quella ricerca di se stessi, alla fine dà i suoi frutti”, evidenzia ancora la studiosa Lucia Patrizio Gunning. Come opportunamente sostiene Mario Fratti, vi possiamo assicurare che vale proprio la pena di leggere e rileggere Le radici e le ali.

    *già Caporedattore TGR Rai