La provincia italiana uno scrigno di arte e storia che crea emozioni

E’ partito dal 6 maggio il 10° censimento dei Luoghi del Cuore promosso dal Fondo Ambiente Italiano conosciuto anche come FAI, iniziativa finalizzata a salvare, proteggere o semplicemente valorizzare la bellezza e, insieme, la storia più intima e profonda d’Italia, quella dei suoi borghi, strettamente legata alle origini familiari di tantissimi italiani. Fino al 15 dicembre, ogni cittadino può scegliere di indicare il proprio luogo, oppure semplicemente votare quelli già segnalati da altri. I luoghi più votati, una volta presentato un progetto concreto per la riqualificazione, riceveranno un sostegno economico per tornare a risplendere.

L’Italia è il paese con il più grande numero di città d’arte al mondo, alcune delle quali famosissime e visitate almeno una volta nella vita dalla maggior parte dei viaggiatori.

Ma quello che stupisce di più di questo paese è che tutto il suo territorio è una sorta di museo diffuso, ove arte, architettura, storia e paesaggi si fondono in un insieme armonioso. Un’edizione che in piena emergenza Coronavirus, ha deciso di istituire una categoria speciale dedicata ai luoghi storici della salute come ospedali e siti termali.

Sono migliaia i luoghi salvati dal Fai dal 2003, anno della prima edizione dei Luoghi del Cuore, ad oggi: 119 progetti di recupero e valorizzazione di siti d’arte e di natura in 19 regioni. Non si tratta solo di grandi monumenti o capolavori artistici conosciuti anche attraverso lo studio della storia dell’arte, ma tutti quei luoghi a cui tutti gli italiani sono legati da un affetto speciale. Sono stati votati palazzi, chiese, parchi, conventi, castelli, aree archeologiche, mulini, aree agricole, ma anche scuole, fontane, zone industriali dismesse. Scorrendo la graduatoria si scopre inoltre che i luoghi più gettonati si trovano nelle piccole città di provincia.

Un esempio emblematico che sta ad indicare la forza di questa mobilitazione di massa che vede la partecipazione organizzata da parte di associazioni, gruppi e comitati spontanei che spesso nascono proprio in funzione del censimento, è quello dell’Ospedale Vecchio e la Chiesa di Sant’Antonio abate di Rieti.

Un complesso di edifici situato nel centro storico cittadino con una storia che risale a 700 anni fa e che negli ultimi 25 anni è scivolato in uno stato di quasi totale abbandono e profondo degrado. Un luogo che aspetta di tornare a risplendere attraverso un suo recupero anche se con funzionalità diverse.

L’Ospedale fondato dai Padri Antoniani nel 1337,  è stato chiuso nel 1972 quando le attività ospedaliere furono trasferite in una nuova struttura, per poi diventare  prima sede di alcune scuole e poi definitivamente cadere in disuso dopo il terremoto del 1997 che ne lesionò alcune parti.

Solo negli ultimi due anni sono stati avviati i primi interventi di recupero grazie all’impegno delle istituzioni, della Regione Lazio proprietaria degli immobili, e del Comune di Rieti, con il sostegno del Ministero dei Beni. E’ stato così possibile recuperare un grande giardino terrazzato con vista panoramica sulla montagna del Terminillo che ha portato alla luce tanti particolari, grandi e piccoli, che testimoniano sedici secoli di storia di questo complesso monumentale.

Il comitato reatino ha promosso con grande entusiasmo la raccolta dei voti coinvolgendo gente da tutto il mondo per restituire agli abitanti del luogo e al Paese un luogo del cuore che rappresenta un capitolo imprescindibile della memoria identitaria della città di Rieti, oltre ad avere le potenzialità per diventare un sito di interesse turistico e storico di grande importanza.

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