Articles by: Emanuela Medoro

  • Arte e Cultura

    L'Italia dei sogni di Goffredo Palmerini: il testo e la scrittura


     Ne L’Italia dei sogni. Fatti e singolarità del bel paese, l’autore illumina la presenza e la concretezza del sogno come motore fondamentale dell’esistere, ieri ed oggi molla primaria delle migrazioni dei popoli, dovunque nel globo. 



    L’emigrazione non è più la valigetta di cartone legata con lo spago, non è più la nostalgia del passato, delle radici personali. È un’onirica visione del futuro, che poi si scontra e si realizza nella realtà, di un tempo migliore per sé e per i discendenti, di cui il migrante diventa esso stesso radice fondante.   



    Dobbiamo esserne consapevoli, visto che l’Italia è diventato un paese che esporta cervelli e cultura ed importa manodopera. 

     
    G. Palmerini svolge i temi prescelti, eventi o personaggi, mescolando storie antiche e fatti recenti. Per esempio, parlando della visita in Abruzzo di Alberto di Giovanni, emigrato in Canada da Roccamorice, apprendiamo tutto non solo del suo impegno per la diffusione della lingua e cultura italiana a Toronto, ma anche la storia più antica del suo paese d’origine. 


    E così la vita dell’emigrato diventa una sorta di filo tricolore che collega il vecchio ed il nuovo mondo.  
     
    Tra la folla dei personaggi e dei fatti ricordo volentieri la donna musicista, che spicca nel ricco mondo delle donne presenti in questa raccolta, per la specificità del suo campo professionale, la musica non solo come esecuzione, ma come composizione. 


    Un campo tradizionalmente maschile sembrava veramente un muro insuperabile dalle donne. 


    Ecco una donna nativa di Avezzano, Ada Gentile, vive ed opera a Roma ed è considerata una delle compositrici più originali e autentiche degli ultimi decenni. Diplomata in pianoforte e composizione al conservatorio di Santa Cecilia si è affermata in vari concorsi internazionali di composizione e le sue opere sono state eseguite in tutto il mondo in sedi prestigiose. Ha scritto più di 80 opere, quasi tutte pubblicate sotto l’etichetta di Casa Ricordi, per strumento solista, per gruppi da camera, per orchestra e teatro da camera. 
     
    L’ insieme delle informazioni ricevute nel corso della lettura di questo libro, si fonde nella mente del lettore in un’unità prismatica fatta di eventi antichi e moderni che si svolgono nei quattro angoli del pianeta. 


    Il ricordo della lettura, pertanto, dipende dalle curiosità e dagli interessi personali dei destinatari dei testi. Vale la pena sottolineare che essi sono diversissimi per luoghi di origine, età, famiglia, istruzione, lingue e culture acquisite nei luoghi di accoglienza e nel corso delle generazioni.  
     
    Il valore di questo libro, per ora solo in lingua italiana, non è limitato alla mera testimonianza di avvenimenti e personaggi. Sta, soprattutto, nel tipo di scrittura, vario, ricco, coinvolgente, che trova sempre le parole adatte per descrivere sentimenti ed emozioni, scava nella psicologia dei personaggi in modo acuto ed efficace, si sofferma sull’ambiente della formazione, costruisce delle figure a tutto tondo, trasformandole in qualcosa di più. 


    Ne fa dei personaggi- simbolo, rappresentativi di milioni di altre esperienze di emigrazione. E’ un modo di comporre il testo simile a quello della Fallaci, i cui articoli   andavano ben oltre la cronaca o l’intervista pura e semplice.
     
    Era un formicaio Pennsylvania Station, il 7 ottobre scorso. Un venerdì mattina di tran tran, nella Grande Mela, come sempre. Viaggiatori in arrivo dell’hinterland solerti e premurosi di guadagnare le uscite. 


    Altri, come noi, in ordinata attesa dell’indicazione, sul grande tabellone orario, del binario di partenza del treno…Brilla l’acciaio delle carrozze strisciate di rosso e blu… Il treno sotterraneo va man mano guadagnando la luce, all’aperto. L’ineguagliabile profilo di Manhattan si allontana, i binari corrono lungo una teoria di specchi d’acqua. 


    Poi il treno si infila tra gli alberi, che, in questa stagione ostentano uno straordinario ventaglio di colori… Segue una ricca ed articolata descrizione dell’ambiente, che dona al lettore, con parole semplici ed ispirate, l’esperienza di quel viaggio. Non è Oriana Fallaci, è Goffredo Palmerini.
     
    I fatti narrati nei suoi articoli si svolgono in territorio regionale abruzzese, o all’estero, si rivolgono a persone ormai di culture e lingue diverse, sparse nei quattro angoli del pianeta, collegandole e dando loro una possibilità d’incontro, di scambi di informazioni e di opinioni.
    È un fenomeno che può essere fecondo di sviluppi per ora ignoti.  


    Insomma, Goffredo Palmerini è uno scrittore che ha capito ed usato in modo intelligente, aperto al futuro, creativo, le possibilità infinite della rete internet.   


    L’emigrazione abruzzese, e non, ha trovato dunque il suo cantore.

  • Opinioni

    Elezioni europee. Vince la buona educazione


    Lascio a tanti esperti commentatori della politica il compito di analizzare tutti i significati dei numeri di questa competizione elettorale per il rinnovo del parlamento europeo, i dati dell’affluenza alle urne, la preoccupante astensione dall’esercizio del diritto di voto, i conteggi fra chi guadagna voti, chi ne perde ed in che misura. Mi soffermo solo su qualche osservazione su fatti di costume del nostro vivere quotidiano.  

        

    Dunque, Matteo Renzi ha stravinto con una proporzione di voti che non raggiungeva neppure la DC dei tempi d’oro.  Ha stravinto perché ben educato, dotato da madre natura di energia non comune e forte passione civile, capace di comunicare e far rinascere l’idea che la politica, l’impegno nella polis, nella società, può essere anche una cosa bella, non necessariamente sporca. Ha stravinto perché propositivo, concreto, portatore di un programma di cambiamenti profondi, non di facciata, discutibili sì, e parecchio, ma scritti e su cui si può lavorare bene nelle sedi competenti, cioè in parlamento e nel governo.


    Lui ha proposto cambiamenti da elaborare e realizzare nell’interno del sistema, esprimendo fiducia nelle regole della civile convivenza democratica. Regole che sono costate, i giovani non lo dimentichino, lacrime e sangue che parecchi di noi ancora ricordano. Si è rivolto a tutti in buona lingua italiana, quella di matrice toscana, modello per tanta gente di buona cultura e buoni studi. Ha espresso civiltà, buona educazione, cultura antica, sentimenti e valori condivisibili dalla stragrande maggioranza degli italiani.  Ha  superato vecchie distinzioni e parecchi steccati che dividevano gli italiani fra destra e sinistra, in una specie di sotterranea prosecuzione della guerra civile che insanguinò l’Italia dopo l’armistizio con gli alleati. Ultimo, ma non meno importante, Matteo Renzi non è titolare di un patrimonio personale stellare da spendere nell’arena politica. Ottimo rappresentante dell’Italia in Europa. 

    Patetico, dunque, Silvio Berlusconi, visibilmente invecchiato ed appesantito dagli anni, condannato in tre gradi di giudizio per evasione fiscale, i suoi collaboratori più stretti in guai seri con la giustizia, anche ospiti delle patrie galere. Patetico quando gridava in una piazza che Matteo Renzi è la vecchia sinistra, la sinistra di sempre. Sinistra, sinistra, ripeteva questa parola come un mantra ossessivo che doveva idealmente e misticamente legarlo ai suoi fedelissimi. Pochini, rispetto alle cifre trionfanti di qualche anno fa. Questo gigante della comunicazione televisiva, entrato in politica in funzione anticomunista ed in difesa degli interessi economici di pochi, doveva far sparire per sempre la sinistra ed invece ha frantumato la destra, in cerca ora di nuovi assetti e di una leadership credibile all’altezza dei tempi.


    Perde il   volgarissimo vaffa ripetuto fino alla nausea contro tutto e contro tutti, contro il sistema, in favore di un cambiamento radicale ed oscuro fondato sulla rabbia dei disoccupati, sull’ impoverimento delle classi medie e sul funzionamento del web. Perdono l’arroganza, la boria, la presunzione dello stravinceremo, del noi siamo fortissimi. Perde la minaccia, brutta e cattiva, di andare sotto il Quirinale per cambiare il paese.  Cambiarlo come? Con i processi popolari contro i giornalisti di opinioni diverse? Credevamo superati per sempre squadristi, olio di ricino e manganello, realtà nella memoria dei più anziani, solo immagini nella mente dei più giovani, di recente rinvigorite con tutta la loro carica di rozza e violenta brutalità. Ci siamo, per ora e spero per sempre, liberati da questo pesante incubo manifestato da un uomo di spettacolo, da un comico francamente brutto.


    Brutto il suo gesticolare esasperato, brutte le espressioni del volto con gli occhi sbarrati puntati verso la folla plaudente, brutta la chioma grigia lunga e scomposta, brutte le minacce, brutto il vaffa gridato, urlato a voce altissima. Auspico che finisca per sempre questa abitudine rozza e volgare nei rapporti fra persone di opinioni diverse.


  • Arte e Cultura

    L'Aquila vista da lontano


    Louis-Philippe Dalembert è un romanziere, poeta e saggista nato ad Haiti, nel 1962. Conosce bene l’Abruzzo, è vissuto a l’Aquila a lungo, ha sposato un’abruzzese, ed oggi vive da oltre 25 anni tra Port-au-Prince, Parigi e Roma. Il suo romanzo Ballata di un amore incompiuto, edito da Frassinelli, è stato presentato a l’Aquila presso la libreria Colacchi, attualmente situata nel centro commerciale Amiternum,   allontanata dal sisma dalla bella sede storica situata nel centro della città.

     Il romanzo è ambientato per gran parte in Abruzzo, in un borgo nelle immediate vicinanze dell’Aquila. Bella occasione per vedere noi stessi studiati e osservati da un occhio estraneo, in un rovesciamento della nostra situazione quando, emigrati per lavoro in terre lontane, ci mettiamo ad osservare il paese ospitante. Bella occasione per conoscerci in una prospettiva multiculturale, vissuta ed espressa da un uomo di pensiero, da un artista, un autorevole giudizio su di noi, fra i tanti quotidianamente espressi dagli extracomunitari ospiti della nostra città per lavorare nei cantieri della ricostruzione.

     
    La narrazione del romanzo Ballata di un amore incompiuto si svolge tra presente e passato, l’inizio e la fine due sismi, quello che colpì Haiti, per cui il protagonista rimase vivo tra le macerie e fu salvato dopo tre giorni, e quello de L’Aquila, che compie il destino del protagonista con la perdita della moglie incinta e prossima al parto, schiacciata dalle macerie della sua casa. L’autore   ha una sensibilità marcata per le apocalissi provocate dai sismi, di cui descrive particolari con chiarezza ed efficacia; è evidente anche un’idea di stretto legame tra eros e thanatos, amore e morte, per cui   egli alterna ricordi ed episodi di amore e sesso con quelli di morte e distruzione. 

    Vivacissime le scene di vita domestica nel paese dei dintorni dell’Aquila, dove vive la ragazza protagonista. L’extracomunitario è accolto con tolleranza e benevolenza, dando a lui l’opportunità di integrarsi e vivere in serenità la sua esperienza di lavoro in Italia. Non senza sporadici episodi di razzismo, per cui il romanzo si conclude con un finale veramente sorprendente.

     
     La presentazione del romanzo è stata fatta in presenza dell’autore, il quale ha notato che noi italiani siamo troppo propensi a sottolineare le nostre negatività, al contrario dei francesi che esaltano con orgoglio i loro pregi. Ha fatto notare inoltre che siamo troppo passionali, sempre pro o contro qualcuno, e che un po’ più di ragionevole distacco dalle cose potrebbe essere utile.
     L’incontro con Louis-Philippe   Dalembert   è stato accompagnato da una mostra di opere dell’artista aquilano Vincenzo Bonanni, anch’egli presente in libreria e già conosciuto all’Aquila per precedenti mostre. Fra le opere in esposizione mi ha colpita in modo particolare l’opera legata alla poesia, in particolare ad Alda Merini, che ha ispirato anche altri lavori di Vincenzo Bonanni.

     In questa immagine della poesia, come arte creativa astratta, appare il profilo del volto della poetessa sul lato sinistro dell’opera, circondato dal colore rosso, lo sguardo aperto verso una zona del quadro, che, contrariamente al solito nell’opera di V. Bonanni, è volutamente lasciata in bianco, con macchie di colore sparse qua e là. Mi è sembrata un’efficace  rappresentazione dell’idea di creatività, uno spazio bianco che prende vita a seconda dell’ispirazione e delle capacità dell’artista.

     
     Una bella serata, da ripetere, per tanti lettori che possono avere una buona occasione di incontri, divenuti tanto difficili nell’epoca postsisma, che ha disperso gli aquilani dal centro storico ai   centri commerciali delle periferie.


     
     


  • Opinioni

    4 Papi per riflettere


    Pellegrinaggio oceanico, gente comune e grandi della terra, a Piazza S. Pietro e Via della Conciliazione per la canonizzazione di due Papi che sono nella memoria di tanti. Papa Roncalli Giovanni XXIII, il Papa della carezza, del concilio ecumenico, descritto come docile allo spirito, guida guidata dallo Spirito, e Papa Karol Woytila Giovanni Paolo II, il Papa dell’amore vissuto nell’ambito della vita familiare, ricco di una speciale capacità di comunicazione con le folle.

     Romani, italiani, polacchi, sudamericani, tutti insieme in un solenne, ininterrotto silenzio di preghiera, per seguire il rito che iscrive i due papi nell’albo dei santi, il più alto onore che la Chiesa cattolica riserva ai suoi figli.    Impossibile per i comuni mortali essere presenti alla cerimonia, se non si voleva passare la nottata nei dintorni di quella piazza che abbraccia tutti con il suo solenne colonnato, ove l’ingresso era consentito fin dall’ alba.

     Celebrazione solenne, con due papi viventi, uno emerito, che ritenne opportuno per la chiesa cessare il servizio attivo sebbene fosse ancora in vita, Papa Ratzinger Benedetto XVI, ed uno nel pieno delle funzioni il padre gesuita Jorge Bergoglio, il primo Papa a farsi carico del nome del Santo più amato e rivoluzionario della chiesa cattolica, il giullare che rinunciò alle ricchezze terrene per cantare le lodi del Signore, parlare con il lupo, gli uccelli, le creature del cielo e della terra, San Francesco.  Ispiratore primo del messaggio di amore, misericordia, perdono e fedeltà alla Chiesa cattolica che Papa Francesco vede testimoniato dalle piaghe del Cristo in croce.


    Messaggio di amore, di speranza e di pace offerto dalla chiesa di Dio, realizzato nella vita e nelle opere dei due papi fatti santi, perché possano essere per i credenti di oggi esempi, modelli di vita e conforto nelle difficoltà quotidiane.

    Tantissime ed articolate le opinioni su questo solenne e partecipato rito di canonizzazione.
    Accanto al coro di quelli che lodano senza riserve la canonizzazione dei due nuovi santi, riporto un paio di voci discordanti. Prima di tutto quella del Cardinale Carlo Maria Martini che, interrogato al processo di santificazione di Giovanni Paolo II, disse che sarebbe stato meglio non procedere, per il suo operato con qualche luce, ma pieno di ombre.  Aggiungo l’opinione dell’autorevole quotidiano New York Times che titolava   A Saint, he ain’t, non è un santo, riferendosi ai rapporti amichevoli di Papa Woytila con i più scellerati regimi conservatori del Sud America, quelli delle torture, dei massacri, della vergognosa miseria di masse di diseredati e delle altrettanto vergognose ricchezze stellari di pochi.

     Per chiarire questo punto aggiungo un passo dell’articolo di Don Paolo Farinelli pubblicato su Micromega   online, intitolato Roncalli e Woytila Santi, un enorme ossimoro, poiché Papa Woytila ha, secondo lui, scientemente e scientificamente cancellato i risultati del Concilio Vaticano II indetto da Papa Roncalli.

    Dall’articolo accorato e dolente dello stesso autore, riporto un passo facilmente comprensibile: … Papa Woytila ricevette una sola volta Mons. Romero, dopo una lotta titanica di questi per parlare con lui ed esporgli le prove delle violenze e degli assassinii che il governo salvadoregno ordinava tra il popolo e i suoi preti. Il papa non lo ascoltò nemmeno, ma davanti alla foto dello sfigurato prete padre Rutilio, segretario di Mons. Romero, assassinato senza pietà e con violenza inaudita, il papa invitò il vescovo a ridimensionarsi e ad andare d’accordo con il governo. Il vescovo, racconta lui stesso, capì che al papa nulla interessava della verità, ma solo gl’importava di non disturbare il governo. Raccolse le sue foto e le sue prove e tornò piangendo in patria, dove fu assassinato mentre celebrava la Messa. No, non può essere santo chi ha fatto questo.

    A conclusione di queste modeste riflessioni ritengo opportuna anche una risposta a tutti quei cittadini italiani laici, o cristiani non cattolici, o appartenenti ad altre confessioni religiose, o agnostici ed indifferenti nel mondo secolarizzato e globalizzato che, scesi dalle meditazioni sul divino a fatti terreni, fanno il conto delle spese sostenute dal Comune di Roma per questa giornata storica: si dice che siano stati spesi 7 milioni di euro, a carico di tutti i contribuenti.


    Ebbene, l’articolo 7 della Costituzione recita come segue: Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani… Significa che in Italia ci sono due stati, la repubblica democratica fondata sul lavoro e lo stato cattolico, questo con un territorio ristrettissimo incluso nel Comune di Roma.


    La nostra storia, dunque, ci trasmette un intreccio di complessi rapporti fra stato e chiesa, antichi di secoli. Chi se la sente di toccare l’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana? Papa Francesco? Beppe Grillo? Qualcuno della sinistra? In attesa che ciò accada, ai contribuenti non resta che pagare le spese, indipendentemente dalle opinioni religiose.


  • Arte e Cultura

    Frida. Viva e affascinante. Indimenticabile magica artista e donna


    Le Scuderie del Quirinale ospitano fino al 31 agosto 2014 una serie di opere che rappresentano l’intera carriera artistica di Frida Kahlo. Sono più di 40 dipinti di soggetti diversi: autoritratti e ritratti, paesaggi messicani e nature morte, sparsi in musei e gallerie di tutto il mondo. Simbolo dell’esuberanza artistica della cultura messicana, il depliant informativo della mostra descrive Frida Kahlo come la ribelle, l’ocultadora, l’ironica pasionaria dell’arte.

     
    F. Kahlo nacque a Coyoacan-Mexico City il 6 luglio 1907 e morì il 13 luglio 1954, figlia di Matilde Calderon di origine ispano- amerinda e di Guillermo Kahlo, fotografo nato in Germania da una famiglia ebreo-ungherese. Nata con un difetto alla spina dorsale, a 18 anni fu vittima di un gravissimo incidente automobilistico che la costrinse a numerose operazioni chirurgiche e ad anni di immobilità. Ebbe una vita segnata profondamente dal dolore. Iniziò la sua attività artistica con gli autoritratti. Me stessa “il soggetto che conosco meglio”, soggetto sul quale ritornerà spesso in seguito, producendo una serie di opere di straordinaria forza espressiva che esprimono un rapporto quasi ossessivo con il corpo martoriato.

     
     Il suo volto, rappresentato con tratti nitidi, in proporzioni realistiche e definito con particolari simbolici, rappresenta la sua travagliata ricerca della identità personale nell’ambito della cultura messicana, passata e contemporanea. Come esempio, cito il ritratto- manifesto della mostra, in cui intorno al volto serio ed austero sono presenti scimmiette, farfalle, foglie ed una intricata e vistosa collana ornata di un colibrì, che narrano di passioni personali e rielaborazioni culturali. In un altro autoritratto appare sulla fronte di lei il disegno del volto del marito Diego Rivera, un pensiero fisso, una urgente necessità da esprimere, rivelare e condividere.  La interpretazione di sé muta con il trascorrere del tempo. Progressivamente l’artista imbruttisce i tratti del volto, arricchisce e varia i dettagli che lo definiscono. Mantiene sempre le stesse misure e le stesse proporzioni, e così gli autoritratti rimangono impressi nella memoria dell’osservatore per una vivacità unica, una forza espressiva drammatica, vulcanica, inquietante. Una sorta di indimenticabile magia.   

     
    Memorabile la serie dei disegni che rappresentano sentimenti ed emozioni: gioia, dolore, pace, rabbia, ira, angoscia, odio, amore, amicizia. Tratti di pennello decisi, forti e chiari colpiscono l’attenzione dello spettatore, e lo coinvolgono nella acuta e sofferta ricerca introspettiva dell’artista.  

     
    I punti di vista attraverso cui si può analizzare la complessa opera di Frida Kahlo sono oggetto di una serie di conferenze tenute da specialisti: la desolazione, l’introspezione analitica della sua personalità e della sua difficile vicenda umana, la ricerca di una identità personale, gli aspetti politici e culturali inquadrati nella storia del Messico, i legami con miti antichi e suggestioni poetiche e letterarie, i collegamenti con i principali movimenti culturali del suo tempo: futurismo, metafisica, novecento italiano e surrealismo. La personalità di Frida, ricca ed affascinante, ha inoltre suggerito una viaggio cinematografico attraverso le esperienze di alcune grandi donne, per far conoscere le loro opere e per ricostruire il mosaico della moderna sensibilità femminile.
     
     
     
     
     


  • L'altra Italia

    Passeggiate romane. Le case del Celio

    E’ passato più di un secolo da quando Germano di San Stanislao, rettore della Basilica dei Ss. Giovanni e Paolo al Celio, incominciò a cercare la sepoltura dei due santi  cui è dedicata la basilica. San Giovanni e Paolo furono ufficiali della corte imperiale, subirono il martirio e furono sepolti nella loro casa sul Celio nel IV secolo dopo Cristo, all’ epoca dell’imperatore Giuliano l’Apostata.

    Qualcosa di ben diverso di una semplice sepoltura venne alla luce.

    Era il 1887, il padre passionista si trovò in una serie di vasti ambienti sotterranei, alcuni con pareti affrescate.  Interventi condotti successivamente, nel 1913-14 e nel 1951, hanno riportato alla luce un intero complesso archeologico, una serie di trasformazioni e stratificazioni edilizie avvenute fra il II secolo e la fine del IV d.c., concluse con la costruzione della basilica soprastante, voluta dal senatore Pammachio, ultimo proprietario della domus dei SS. Giovanni e Paolo. Questo complesso residenziale dal 2002 è aperto alle visite del pubblico.

    Ho visitato questo luogo insieme ad un gruppo guidato da un’esperta archeologa dell’Art Club

    di Roma. Per raggiungere l’ingresso delle case romane, bisogna entrare nell’area archeologica del Celio, accanto al Colosseo, una zona di ampi spazi verdi, quieta e silenziosa. L’ingresso delle domus si trova nel Clivo di Scauro, uno straordinario esempio di coesistenza di stili
    architettonici classici, medievali e moderni, che termina nel piazzale antistante la basilica.

    Subito dopo l’ingresso, si trova la pianta del complesso, necessaria per orientarsi nel luogo in cui ci si trova. Un intrigo di fabbricati: case, botteghe, negozi, strade, mura decorate, mura di fondamento della basilica soprastante, terme, ambienti di preghiera e sepolture. Tutto insieme costituisce un sorprendente labirinto sotterraneo, croce e delizia di archeologi, fonte inesauribile di ipotesi, interpretazioni, discussioni.

    Il visitatore di un giorno, appassionato de “la grande bellezza” di Roma, eterna, misteriosa ed impenetrabile, è stupito dall’ aspetto più rilevante di questo intrico di tempo e spazio: la contiguità delle manifestazioni del passaggio dalla cultura pagana a quella cristiana.

     Ecco su una parete vicina all’ingresso una delle prime immagini della crocifissione del Cristo, visto dal basso in alto, il corpo appare come una semplice colonna scura con le braccia aperte, il capo appena inclinato circondato da un’aureola dorata. Molto simile l’immagine, poco più in là, dell’Orante, cioè dell’uomo in preghiera. Subito dopo, ecco decorazioni di un vivace color rosso pompeiano, con fregi geometrici o ispirati alla natura, flora, fauna e trascorrere delle stagioni. Ricordo soltanto, ad esempio delle tante decorazioni di cultura pagana, la Stanza dei Geni, con figure di giovani nudi ed alati, i Geni, collegate da ghirlande di fiori e frutti, uccelli descritti con cura, putti che vendemmiano. 

    Per seguire questo percorso  si cammina su pavimenti di mosaici diversi per qualità e fattura. Alcuni di essi  sono composti da tessere policrome raffinate e minute ordinate in disegni geometrici, che dovevano essere lo chic della buona borghesia dell’epoca.  Si calpestano anche grossi lastroni in pietra nelle stradine che separavano i palazzi.     
       

    Tra le informazioni ricevute nel corso di questa visita, una mi ha colpita in particolare, come esempio della presenza degli antenati della Roma repubblicana o imperiale nella vita quotidiana odierna. Ho scoperto una forma di continuità con la Roma pagana nel tipo di progettazione e costruzione delle case del Celio, per proprietari o affittuari. I tecnici di allora realizzavano in mattoni palazzine di cinque piani con botteghe e piccoli laboratori a piano terra. Abito in un fabbricato di quattro piani in cemento armato, con ambienti commerciali a piano terra. Nihil novi sub solem.

  • L'altra Italia

    Note di lettura. L'Italia dei sogni di Goffredo Palmerini



    Oriana Fallaci si è guadagnata un posto nel mondo della letteratura italiana, tradotta e vendutissima all’estero, non solo per i romanzi scritti in età matura, ma anche con il giornalismo praticato fin dalla più giovane età. I suoi articoli   andavano ben oltre la cronaca o l’intervista pura e semplice: argomenti organizzati in modo originale, scrittura ricca di sfumature, lessico e sintassi adattati a persone e circostanze. Sempre coinvolgente, polemica, appassionata testimone della sua epoca, fu la giornalista più letta della sua epoca.

    Era un formicaio Pennsylvania Station, il 7 ottobre scorso. Un venerdì mattina di tran tran, nella Grande Mela, come sempre. Viaggiatori in arrivo dell’hinterland solerti e premurosi di guadagnare le uscite. Altri, come noi, in ordinata attesa dell’indicazione, sul grande tabellone orario, del binario di partenza del treno…Brilla l’acciaio delle carrozze strisciate di rosso e blu… Il treno sotterraneo va man mano guadagnando la luce, all’aperto. L’ineguagliabile profilo di Manhattan si allontana, i binari corrono lungo una teoria di specchi d’acqua. Poi il treno si infila tra gli alberi, che, in questa stagione ostentano uno straordinario ventaglio di colori… Segue una ricca ed articolata descrizione dell’ambiente, che dona al lettore, con parole semplici ed ispirate, l’esperienza di quel viaggio.

    Poche pagine più in là, ecco la biografia di un abruzzese che ha realizzato il sogno americano con l’intelligenza e la volontà: …Anche Pasquale, a 13 anni, lavora con il padre nell’edilizia, dal ‘58 al ‘62. In quegli anni il lavoro non ha età, specie nel sud, per aiutare la famiglia ed andare avanti. Eppure il giovane Pasquale, tra calce e cazzuola, pensa anche agli studi, studia musica e suona anche il clarinetto, di notte legge libri. Studi medi all’Avviamento commerciale, poi l’Istituto Tecnico Industriale…Il brano elenca poi informazioni sulla vita di quest’uomo, che passa dalle umili ristrettezze dell’Italia del dopoguerra, alle vette del mondo accademico americano della East Coast. Come è ben noto, rigorosamente selettivo per merito.  


    Non è Oriana Fallaci, è Goffredo Palmerini, con un libro che contiene una raccolta di articoli di argomenti diversi, difficile sintetizzarne in poche parole il contenuto. Invece di elencare i titoli degli articoli, mi pare opportuno mettere in luce il generale punto di vista con cui l’autore sceglie gli argomenti da trattare. Gli articoli che narrano di fatti che si svolgono in territorio regionale abruzzese, o all’estero, sono scelti perché possano interessare persone ormai di culture e lingue diverse, sparse nei quattro angoli del pianeta, collegandole e dando loro una possibilità d’incontro, di scambi di informazioni e di opinioni. È un fenomeno che può essere fecondo di sviluppi per ora ignoti. Insomma, Goffredo Palmerini è uno scrittore che ha capito ed usato in modo intelligente, aperto al futuro, creativo, le possibilità infinite della rete internet.  

     Il valore di questo libro in particolare (per ora solo in lingua italiana), non è limitato alla mera testimonianza di avvenimenti e personaggi della sua epoca, collocati nel testo in ordine cronologico. Sta, soprattutto, nel tipo di scrittura, vario, ricco, coinvolgente, che trova sempre le parole adatte per descrivere sentimenti ed emozioni, scava nella psicologia dei personaggi in modo acuto ed efficace, si sofferma sull’ambiente della formazione, costruisce delle figure a tutto tondo, trasformandole in qualcosa di più. Ne fa dei personaggi- simbolo, rappresentativi di milioni di altre esperienze simili sparse nel mondo.

    Da sottolineare che in questo caso L’Italia dei sogni. Fatti e singolarità del bel paese, l’autore illumina la presenza e la concretezza del sogno come motore fondamentale dell’esistere, ieri ed oggi molla primaria delle migrazioni dei popoli, dovunque nel globo. L’emigrazione non è più la valigetta di cartone legata con lo spago, non è più la nostalgia del passato, delle radici personali. È un’onirica visione del futuro, che poi si scontra e si realizza nella realtà, di un futuro migliore per sé e per i discendenti futuri, di cui il migrante diventa esso stesso radice fondante.   Dobbiamo esserne consapevoli, visto che l’Italia è diventato un paese che esporta cervelli e cultura ed importa manodopera.  

     L’emigrazione abruzzese, e non, ha trovato dunque il suo cantore. Per questo dobbiamo essere grati a quei cittadini di Paganica che una quindicina di anni fa sostennero la rivolta di Monte Manicola, senza di loro oggi avremmo un deputato in più ed uno scrittore in meno.


     
     


  • Arte e Cultura

    Passeggiate Romane. Alberto Giacometti alla Galleria Borghese

    Brillante inizio di primavera con una passeggiata a Roma, a Villa Borghese, per raggiungere la Galleria Borghese. Essa ospita in modo permanente una notissima collezione di   pitture del barocco romano e di statue, con opere che vanno da Gian Lorenzo   Bernini ad Antonio Canova. Mancava in quella sede preziosa la rappresentazione dell’uomo propria del 20° secolo

    Ed ecco, a colmare la lacuna, una esposizione temporanea, fino al 25 maggio 2014, di quaranta sculture in bronzo di Alberto Giacometti organizzata da Anna Coliva, direttrice della galleria e da Christian Klemm, illustre studioso dell’opera dell’artista.
    Alberto Giacometti (1901-1966) nato nel Canton dei Grigioni, fu scultore, disegnatore e pittore. Artista visionario, onirico e surreale rappresentò l’uomo moderno con linee personalissime e riconoscibili nella loro unicità.

    La sua opera ha una evoluzione fortemente influenzata dalla storia del secolo. Inizialmente legato a miti antichi risalenti all’arte egizia, che lui riteneva di insuperabile perfezione, giunse nel dopoguerra ad un singolare modo di osservazione della realtà, degli oggetti che lo circondano, il paesaggio, la madre, il fratello. La figura umana è concepita ed interpretata in forme geometriche altissime, longilinee, scarnificate e ruvide, sempre più sottili a rappresentare la desolazione causata dalla distruttiva perdita dei fondamentali valori umani della civile convivenza avvenuta in Europa con la seconda guerra mondiale.
     

     Collocate accanto alle statue marmoree di G. Lorenzo Bernini e di Antonio Canova, le sculture di A. Giacometti rappresentano, dunque, un dialogo fra antichi e moderni. Es.: le sue donne stilizzate e geometriche accanto alla morbida perfezione marmorea della Paolina Borghese di A. Canova comunicano al visitatore la trasformazione della rappresentazione della figura umana in modo drammatico, colpiscono l’attenzione, coinvolgono con emozioni non sempre facilmente spiegabili con le parole, e suscitano il bisogno di riflettere e di interrogarsi sui legami e le differenza fra l’oggi ed il passato.
     

    Come è noto, oggi la produzione artistica è influenzata fortemente dal mercato dell’arte. Quindi può essere interessante una notizia trovata navigando in internet. Una delle opere di A. Giacometti, “L’Uomo che cammina” del 1947, ripresa e rivisitata nel 1960, è l’opera d’arte più pagata al mondo (esclusi i quadri): 100 milioni di dollari, quattro anni fa pagati da una banca tedesca ad un’asta di Londra. Mi domando quale può essere il margine di rischio in un’operazione del genere.
     

    Lo spettacolo stupendo offerto dagli spazi, geometrie e cupole di Piazza del Popolo osservati dalla terrazza del Pincio, è la degna conclusione della visita alla mostra di A. Giacometti alla Galleria Borghese.

  • Fatti e Storie

    Presentare un libro



    L’uscita di un  nuovo libro, romanzo, saggio, diario, poesie, raccolta di articoli, raccolta di fotografie è diventato un fatto mondano, una cerimonia aperta al pubblico e frequentata in genere dagli amici dell’autore. Cerimonia celebrata da officianti specializzati, persone capaci di divagare sui temi esposti nel libro, esprimendo elogi tesi a promuovere le vendite del libro. Agli elogi si aggiunge in genere la lettura di brani del nuovo libro fatta da parte di persone che, con voce ben impostata, intensificano la comunicazione dei sentimenti e delle emozioni espresse nella pagina scritta.

    Abituata ai riti di cui sopra, spesso noiosi e ripetitivi, appena sono usciti i manifesti che annunciavano, per il 13 febbraio 2014, una strana coppia: uno storico e giornalista, Paolo Mieli ed I Solisti Aquilani, mi sono chiesta cosa dovessero fare tutti insieme.

     Ebbene, hanno presentato un libro I conti con la storia, con immagini e musica. Una novità a livello nazionale, inaugurata a L’Aquila, come simbolo di rinascita e crescita, nel futuro della città e della sua cultura. Una sorta di nuovo spettacolo teatrale, realizzato con proiezioni di filmati di fatti storici, intervalli musicali e la voce di Paolo Mieli che esponeva con pacatezza alcune idee fondanti del libro, il pensiero di uomo di buona cultura di origine classica.

    Scorrono immagini dei principali personaggi della storia del XX secolo, da Luigi Pirandello, Gabriel d’Annunzio nella spedizione di Fiume, Benedetto Croce e Giovanni Gentile, Mussolini e Hitler con relative parate militari e campi di sterminio. E poi guerra e dopoguerra, prima e seconda repubblica, da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, ai protagonisti della politica di tempi più recenti, Giulio Andreotti, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Brigate Rosse, Bettino Craxi, Marco Pannella, Emma Bonino, e così via fino ai tempi d’oggi.

    Non questi, però, i soli personaggi in scena. Nel montaggio del filmato erano abilmente mescolate immagini di Ulisse che si fa legare all’albero della nave per resistere alla tentazione del canto delle sirene, della sua discesa nell’Ade per incontrare l’indovino Tiresia, ed immagini dalla Divina Commedia, i dannati dell’inferno, il passaggio del Leté, i salvati in Paradiso. 
    Difficile dare da soli un senso alla intelligente commistione di immagini, sempre suggestive. Per questo ci è stata la pacata parola di Paolo Mieli, che ha svolto un tema presente nell’Odissea e nella Divina Commedia, quello di un particolare uso della memoria, l’oblio, voluto accantonamento di fatti ed esperienze.

     L’oblio, un sano e volontario processo di purificazione e liberazione, necessario per superare traumi sia personali che storici e per procedere serenamente nella vita. Dannoso, invece, quello fatto di improvvisi voltafaccia e cambiamenti di bandiera, tanto frequenti in Italia nei passaggi storici da un’epoca ad un’altra, quando tutti rinnegano il proprio passato politico, ciecamente trascinando nel tempo gli errori del passato, incapaci di ammetterli esplicitamente per tentare di superarli e procedere nel progresso civile e democratico.

    Complesso e ricco di esempi il discorso di Paolo Mieli che si è concluso con una spiritosa serie di frasi di Umberto Eco, ispirate dall’idea di “politicamente corretto”.

     I Solisti Aquilani, anch’essi protagonisti della serata, hanno suonato brani di P. Catalano, T. Albinoni, D. Shostakovich, E. Morricone e B. Bartok, che hanno intensificato e reso memorabili i contenuti delle parole e delle immagini


              


  • Arte e Cultura

    Chi reintrodurrà la Storia dell’Arte nei licei?



    Apprendiamo dalla cronache che la Corte dei Conti ha avviato una procedura per chiedere 234 miliardi di euro a S&P come risarcimento dei danni apportati all’Italia per averne declassato la valutazione senza tenere conto dell’ingentissimo valore del patrimonio artistico e culturale. Coinvolte anche le agenzie Moody’s e Fitch. Solleva lo stesso problema anche la magistratura di un piccolo centro pugliese, Trani.

     Insomma qualcuno comincia ad accorgersi dell’immenso valore, non solo culturale ma anche concreto, dei nostri musei, gallerie d’arte, basiliche, cattedrali, chiese, conventi, castelli, palazzi, residenze nobiliari, rovine, resti e zone archeologiche di due millenni fa. Impossibile secondo me quantificare con precisione il valore di questo patrimonio per quanto riguarda l’avere. Per il dare è un po’ più facile perché i costi di gestione, mantenimento, restauri e comunicazione di quanto sopra elencato è possibile raccogliendo dati concreti.

     Sicuramente i luoghi sacri della cultura italiana sono dei costi. Non tutti i luoghi, mostre d’arte, chiese e siti archeologici producono file di gente disposta a pagare il biglietto per vedere ed ammirare quanto è in esposizione. Ciò accade in genere per opere trasformate in fenomeni di cultura di massa dal mercato dell’arte che produce valori enormi, largamente gonfiando le cifre nei passaggi da un proprietario all’altro. Più è stellare l’ultima cifra di vendita, più si allunga la fila di gente che paga il biglietto, curiosa di vedere il fenomeno, di mercato oltre che di arte. 

    A proposito dei luoghi sacri della cultura italiana, ricordo un dibattito televisivo di questa mattina. Ho sentito un giovane sindaco del nord affermare, con serena sicurezza, che il danaro di provenienza statale è una droga tossica per l’economia, ed in conseguenza proponeva di trasformare musei, gallerie e zone archeologiche in chiassose Disneyland da divertimento di massa finalizzate alla produzione di utili, per mezzo di hotel, luoghi di accoglienza, ristoranti e simili.  Messo a tacere, ma non convinto, dalle parole autorevoli e precise da Philippe Daverio, informatissimo storico e critico dell’arte, comunicatore di straordinaria efficacia.

    Vogliamo aumentare il numero dei biglietti d’ingresso venduti in musei e gallerie d’arte? Dobbiamo creare fra i giovani la cultura che genera la curiosità ed il piacere della fruizione del patrimonio artistico.

     Qual è il luogo dove si trasmette e si forma la cultura delle nuove generazioni? La scuola. Ebbene, proprio in questi giorni, per la legge Gelmini di intervento nelle scuole statali, le ore di insegnamento di storia dell’arte sono state drasticamente diminuite, o cancellate nei licei.


    Come italiana mi vergogno profondamente per questo provvedimento. (Metto in parentesi che per qualificarlo mi viene in mente un aggettivo: asinino).  Mi vergogno per un governo che può serenamente cancellare la Storia dell’Arte dalla scuola italiana, una materia formativa che dà una ricchezza personale, non quantificabile in termini di danaro, ma che dura tutta la vita.
    E chi reintrodurrà la Storia dell’Arte nei licei? Aspettiamo i miliardi di S&P, Moody’s e Fitch.


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