Ferite a Morte: Serena Dandini scuote New York

Roberta Michelino (November 27, 2013)
Il libro di Serena Dandini “Ferite a Morte” nasce dalla volontà di raccontare storie di donne di tutto il mondo vittime di femminicidio. Vicende con epilogo drammatico, ma narrate anche con un leggero tocco di ironia, per ricordare la quotidianità di queste donne dalla vita tragicamente interrotta. Il volume è stato presentato, con una grande presa sul pubblico, alla Casa Italiana Zerilli-Marimò e i monologhi sono stati recitati, da donne provenienti da diversi mondi, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne alle Nazioni Unite

Una donna bruciata, inconsapevole di aver sposato un mostro, una fanciulla stuprata a Central Park, una ragazza lapidata la cui unica colpa fu quella di innamorarsi di quel giovane dagli occhi di gatto scorto al mercato, una moglie uccisa brutalmente con un colpo di pistola dallo stesso uomo che le aveva promesso amore eterno, un ex-fidanzata pugnalata.

Queste donne, insieme a molte altre descritte nei monologhi di Serena Dandini, sono vittime innocenti di drammatici omicidi. Un unico movente, l’essere donna, uno stesso carnefice, l’uomo.

Nato in primis come progetto teatrale sul femminicidio, soltanto in secondo momento la Dandini decide di mettere nero su bianco queste storie. Scrivendo il libro "Ferite a Morte" Serena restituisce la vita alle sue inconsapevoli protagoniste e le libera dalla paura.

La giornalista-scrittrice e volto noto della televisione Italiana racconta storie di violenza sulle donne di tutto il mondo, senza distinzioni geografiche, culturali, sociali e di religione.

Il modello culturale che emerge in queste storie in maniera preponderante è quello dell’uomo che può possedere e distruggere ciò che ama, indipendentemente da che si trovi in America, Pakistan, Messico o Italia.

Le vittime si raccontano ripercorrendo i loro ultimi istanti di vita. La scelta di dare voce a donne morte è dettata dal desiderio di rendere loro finalmente libere di parlare e di incriminare i loro carnefici. Non manca un tocco di ironia, scelta stilistica della stessa scrittrice, nel descrivere la quotidianeità di queste donne.

Il racconto delle vite di queste donne voleva ricordare anche la loro allegria nonostante il tragico epilogo, afferma la Dandini alla redazione di i-Italy, la loro storia nelle cronache viene sfruttata soprattutto per l’audience, ma la loro esistenza è fatta di tanti piccoli episodi in cui noi tutti ci riconosciamo.

Il femminicidio non è altro che il brutale epilogo per milioni di donne che vivono imprigionate nella paura ed in una quotidianeità fatta di violenze non solo fisiche, ma anche verbali, morali e psicologiche. Nonostante se ne parli continuamente, aggiunge Serena Dandini, dai primi del ’900 ad oggi la violenza sulle donne è una cifra fissa. Questo significa che il problema non è stato proprio preso in considerazione. Non bisogna sottostimare la questione.

Il femminicidio non deve essere considerato un destino ineluttabile, è necessario fare prevenzione incominciando dalle scuole, perchè dove c’è stato l’ intervento preventivo delle istituzioni si è riusciti ad arginare questa problematica.

La seconda parte del libro è composta da scioccanti schede che riportano i dati del femminicidio. Dati che purtroppo vedono l’Italia tra i primi posti della classifica. L’accurato studio condotto da Maura Misiti, ricercatrice del Cnr, ci ha fornito cifre allarmanti. La Misiti, dopo una lunga ricerca atta a ricostruire le radici di questa violenza, ha sottolineato l’importanza di un programma di prevenzione.

Alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, in occasione della presentazione del libro della Dandini, il Direttore Stefano Albertini ha introdotto un dibattito molto profondo con l'autrice sulla  tematica del femminicidio. All'incontro hanno partecipato la giornalista ed ideatrice del documentario "Besame Mucho" Marina Catucci che affronta lo stesso tema facendo parlare però i 'carnefici', Maura Misiti ed il professore di NYU Antonio Monda.

La rappresentazione teatrale di Ferite a Morte, oltre a fare il giro di tutta l’Italia, è passata anche per Washington nella sede dell’Organizzazione degli Stati Americani, ed a New York,  alle Nazioni Unite.  Ad aprire l'evento è  stato l'ambasciatore italiano Sebastiano Cardi, che ha la necessità di una sensibilizzazione contro i numerosi soprusi che le donne subiscono ogni giorno. Lo scopo è quello di generare un dibattito e scuotere le coscienze proprio all’interno di istituzioni dove la difesa per i diritti umani è una battaglia quotidiana.

Le conferenze, le manifestazioni e le assemblee precedenti a questi eventi organizzati dagli organismi internazionali purtroppo non hanno sortito gli effetti sperati: le donne continuano a morire per mano degli uomini. La strada è difficile ed ancora impervia, ma la presa di coscienza e la concreta azione è una scelta obbligata. 

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