Il turno degli omosessuali
Dopo i terroni, gli immigrati, ora è il turno degli omosessuali. Abbiamo paura di essere liberi, forse di non esserlo mai stati. In tempi di finta democrazia la libertà è caricatura di se stessa. Meglio erigere muri, meglio steccati alla diversità, meglio inventarsi nemici che siano migranti messicani o africani, meglio inventarsi la scusa dei francesi, dei tedeschi o dei cinesi, da una parte all’altra del mondo, dagli Stati Uniti all’Italia, la politica dei nuovi tiranni non fa eccezioni, uguale ignorante arroganza, per la quale qualsiasi cosa sia a tema può essere utile all’uso che le permetta in maniera delinquenziale di spostare di volta in volta l’attenzione di un’opinione pubblica rassegnata, distratta dalla verità del tempo e delle sue ragioni al clamore della nuova inventata paura.
Costruirla a tavolino, confezionarla ad arte perché sia più convincente, e se mai metterle il detonatore che possa scoppiare al momento giusto, che favorisca il prossimo turno elettorale, la prossima legge barbara da varare, capace di nascondere il proprio fallimento. Si trova sempre un nemico da inventare, lo si trova quando la rabbia è diventata più forte del pensiero, quando la maggioranza di un paese è fatta da un uditorio sempre più incapace di senso critico, sempre più ignorante della storia che non gli è più maestra. Non solo un voler ignorare il passato, ma rifiutare di pensarlo, negare l’evidenza con una povertà assoluta di pensiero pensante che permetta al giudizio critico nel presente di fare seriamente il suo lavoro.
E a queste condizioni è difficile provocare seria opposizione ai tiranni che sguazzano nella melma che loro stessi hanno creato, complici i governi dei mediocri che li hanno preceduti e proprio non hanno compreso che, mentre si stracciavano le vesti con i loro bizantinismi da salotto, consegnavano il paese nelle mani della più impietosa delle decadenze. E al declino democratico si unisce il servilismo dei lacchè di turno che ci sono sempre stati in ogni epoca e per ogni forma di governo, ma che ora si sentono forti di poter rivendicare quello spazio che facilmente possono conquistare in tempo di anemia di pensiero, mentre furoreggiano le fake news, un’antica voglia di presenzialismo, un tempo fallito, ma che ora rilancia la propria sfida di protagonismo con chi la dice più grossa, con chi possa attirare più facilmente l’attenzione di un populismo inebetito.
Con gli omosessuali per esempio, per dirla con Libero di Feltri: " Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay". Con tanto di sommario: "C’è poco da stare allegri", e di spiegazione: " L’economia soffre, ma gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione". Qual è lo scopo? Provocare invidia o indignazione? L’odio contro il diverso, spesso celato dietro l’ipocrita gentilezza di un linguaggio garbato, affonda i suoi artigli nella scrittura di chi non ti sorprende che sia fascista, ma che possa farlo con i soldi dello Stato. A questo governo non piacciono i titoli e la scrittura di Repubblica, del nostro giornale, solo perché la pensa spesso diversamente, perché lascia spazio di pensiero pensato, ma non si indigna per quelle testate come Libero che in prima pagina fanno della volgarità dell’offesa al diverso il proprio vangelo. Mercoledì scorso, dopo aver demonizzato i terroni al governo, dopo la volgarità di un’aggressione continua a chi cerca aria di sopravvivenza sulle nostre sponde, Libero apre la caccia all’omosessuale.
E non c’è da ridere, il passato per chi il passato lo conserva, racconta di incendi iniziati con le scintille delle barzellette. Ebrei, zingari, omosessuali, neri. Anche le celebrazioni più commoventi, più urgenti come quelle di questi giorni che dovrebbero gridare "mai più" all’olocausto di innocenti, fa i conti con un ritorno volgare ad una aggressione senza precedenti alla diversità. In quei campi di concentramento eretti dal calcolo dei sovranisti d’allora, i diversi si facevano compagnia aspettando la morte atroce, la razza era la prima accusa ma non la sola.
Zingari, malati fisici e mentali, diversamente sani e omosessuali, un unico circo, un abisso di sofferenza, ad ognuno una stella, un colore diverso per uguale destino. Se la storia fosse stata maestra, se la memoria avesse davvero scritto nel cuore del mondo la sua suprema ragione di giustizia e di pace, il " mai più" non sarebbe stato messo più in discussione, non poteva essere messo senza che la cloaca della disumanità navigata nei lager si ripresentasse nella odierna quotidianità. Ed invece questa bugiarda democrazia, mentre illude di libertà, sempre più frequentemente attiva meccanismi di odio che nell’inventare nemici non ha paura di creare steccati, non teme nuove guerre, anzi se ne fa silenziosamente artefice perché solo così spegne il pensiero pensante e crea i suoi sudditi ignoranti. Chi può, resista.
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