Nichi Vendola alla Casa Italiana Zerilli-Marimò

"Se la libertà incontra il sapere e il lavoro, si mette in piedi un mondo nuovo"

La forza comunicativa e il registro linguistico utilizzato dal Presidente Vendola hanno riscontrato l’innegabile favore della platea di spettatori riunitisi per l’evento. Sono rare le occasioni in cui capita di vedere l’auditorium di Casa-Italiana Zerilli-Marimò così gremito e traboccante di gente in occasione della visita di un politico, perfino il piano superiore con maxi-schermo da stadio era occupato da curiosi accorsi per assistere alla conferenza. La discussione, moderata dalla Prof.ssa Anna Di Lellio, con l’intervento del Prof. Pasquale Pasquino della New York University e Nadia Urbinati della Columbia University, ha toccato molti dei temi cari a Vendola. Quest'ultima ha stuzzicato il presidente sull'annosa questione Nord-Sud, mentre il Prof. Pasquino ha preferito insistere sulla politica attuale e la crisi che attanaglia il governo italiano.

“Un Paese che soffre…”è stata la prima frase del Presidente della Regione Puglia. Un’Italia smarrita, alle prese con una politica fatta di barzellette e di avanspettacolo. Si parla di questione meridionale, politiche sociali, innovazione ed ecologia. Un emozionato Nichi Vendola inizia a discutere del difficile rapporto Nord-Sud, nato a partire dall’unità di Italia. È un Vendola che cita e che si autocita. Gramsci, Ettore Scola, Bergman e Pasolini sono alcune delle personalità culturali del Novecento che fanno capolino durante la conferenza a Casa Italiana.

La critica di Vendola è forte e si scaglia contro la politica attuale, tanti i rimproveri e gli appunti del Presidente contro il governo Berlusconi. Il concetto di bellezza è il punto da cui partire, secondo Vendola, per riformare e aiutare un Sud boccheggiante. Bellezza come termine da utilizzare in ambito politico, non solo poetico. Valorizzare “la più grande industria della qualità della vita, del turismo..” è l’intento del Presidente. È duro l’affondo contro il governo per i finanziamenti destinati al meridione, passati dal 43% al 36% e l’utilizzo dei fondi dell’Unione Europea per finanziare gli ammortizzatori sociali delle fabbriche del Nord e le multe per gli allevatori del Nord per le quote latte.

Si parla anche di stranieri e xenofobia. Vendola è critico verso le discriminazioni attuate dal governo Berlusconi nei confronti degli stranieri, affermando che bisognerebbe accettare piuttosto che respingere, e che l’accoglienza è stata una delle caratteristiche storiche del popolo italiano. Ammette, emozionato, che il suo sogno sarebbe vedere concessa la cittadinanza italiana a tutti i figli di stranieri nati sul suolo italiano e assistere alla trasformazione di un’Europa più aperta alle diversità e meno chiusa entro i suoi confini.
 

La discussione si sposta sulla crisi di governo e sull’ipotetica esistenza di una maggioranza alternativa. Vendola vorrebbe una vera alternativa, prima di una maggioranza, mentre l’assenza dei valori è l’ago della bilancia della crisi italiana. “Berlusconi ha vinto nell’immaginario, ha vinto nella cultura diffusa, ha vinto nel linguaggio” e ha sostituito i grandi miti letterari e culturali del Novecento con le fiction e i reality, utilizzando in particolare il mezzo televisivo per veicolare nuovi modelli culturali e linguistici. “Una società che dà un prezzo alle cose, e non un valore..” è la frase che riassume lo sconforto di Vendola. “Ad oggi le virtù civiche sono considerate segni di debolezza…la maschia razza dell’Italia del 2010 è una razza che ha il mito del cinismo, che fa della furbizia una virtù…” afferma in tono polemico e sicuro. La nostra politica é infarcita di riferimenti sessisti, la figura della donna ridotta a mera presenza fisica, il suo contribuito intellettuale assume un ruolo assolutamente secondario.

Fondamentale sarebbe, invece, reinvestire in cultura, soprattutto rivalutando la scuola pubblica e il suo ruolo di costruzione dello spirito pubblico, perché i giovani sono le vittime di questo scempio. I giovani che, come tiene a sottolineare il Presidente, sono al centro di un progetto di speranza chiamato le fabbriche di Nichi: “luoghi in cui si fa politica senza competizione, per spirito di cooperazione, ricostruendo il senso del bene comune...”.
 
Parole di forte disappunto vengono spese per descrivere la situazione degenerante in Abruzzo, Vendola afferma che é stato messo in atto un meccanismo vergognoso di "filantropia televisiva" con "la costruzione di fabbricati immondi"; metterli insieme e dire di aver ricostruito una cittá é inaccettabile, manca un vero e proprio modello che preservi il valore culturale de L'Aquila.
 

Vendola rispondendo a diverse domande del pubblico parla della situazione del nucleare, dell’ecologia e della sua Puglia. Il sogno di una Puglia multietnica che rivendica le proprie radici di società multiculturale e aperta, attenta ai bisogni degli stranieri sul proprio suolo. L'auditorio, visibilmente soddisfatto, assiste alla promessa che nessuna centrale nucleare verrà costruita nella sua regione; l’Italia, afferma Vendola, ha la fortuna di poter sfruttare a suo vantaggio l’enorme potenziale di energia eolica.

La discussione, dopo un paio di ore intense, finisce tra gli applausi e la commozione di un pubblico entusiasta che lo saluta con grande calore.

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