"DireNapoli" secondo Vincenzo Scotti

Letizia Airos (January 16, 2011)
Intervista all'On. Vincenzo Scotti, Sottosegretario agli Affari Esteri, in occasione della sua presenza a New York per la visita del Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe (17-21 gennaio 2011)

"DireNapoli" è lo slogan che accompagna la visita del Cardinale Sepe a New York. Napoli come città che parla al mondo dei suoi mali, ma anche delle sue speranze. Lei ha subito accolto con calore l’intento di portare questo messaggio del Cardinale a New York. Cosa vuol dire per lei "Dire Napoli"?

Il Cardinale Sepe costituisce oggi un punto di riferimento a Napoli per un riscatto della città e per sostenere un cammino di crescita e sviluppo di tutta l’area. Sepe ha saputo dare voce alla volontà della maggioranza dei napoletani che non si rassegna, ma vuole lavorare per rispondere alle sfide che la nuova realtà impone. Il titolo del viaggio del Cardinale “DireNapoli” ha proprio questo significato: di raccontare una Napoli che spesso non si vede sulle televisioni e sulla stampa ma è quella che, giorno dopo giorno, cerca di costruire una città moderna, una città solidale, una città in grado di assicurare alle giovani generazioni una prospettiva rassicurante.

Napoli è anche città di eccellenze… Non solo di carattere naturale e paesaggistico, ma anche di tipo scientifico, produttivo, artistico e culturale. Come si fa a rendere partecipe il mondo anche di questo?

Si, e non solo per quello che il creatore ha dato: la bellezza naturale del paesaggio. Ma anche quello che gli uomini hanno costruito nei secoli. Il grande patrimonio di arte e cultura dai tempi antichi dei greci e romani fino ad oggi.

Napoli è anche una città dove la ricerca scientifica ha sedi di particolare eccellenza che vedono la presenza di ricercatori provenienti da tutto il mondo. Vi sono aree della produzione che portano prodotti di nicchia particolarmente significativi non solo in settori tradizionali, quali quello dell’industria agroalimentare, ma anche nei settori avanzati dall’aerospazio, della meccanica di precisione ed infine tutta l’area delle confezioni.

Napoli è famosa per la sartoria. Per la produzione di camicie e cravatte, della pelletteria. Tutti settori che esprimono il gusto e la raffinatezza di questa città,  poi c’è il teatro e la musica.  Non solo abbiamo il ricordo dei grandi del passato ma anche, e soprattutto, le nuove generazioni emergenti di attori, musicisti.  Il ruolo che il teatro San Carlo ha avuto nel corso dei secoli ed ha ancora oggi.

Nella visita del Cardinale di Napoli ci sarà un momento di grande valore simbolico legato all’analisi dei problemi delle migrazioni umane, presso la City University di New York. Ci si chiede, alla luce dell'esperienza di dolore e di riscatto di milioni di emigranti italiani negli USA, e soprattutto di tanti meridionali, perchè sia ancora spesso difficile in Italia accettare l'altro. Non averne paura. Vuole condividere con noi le sue riflessioni a riguardo?

Certamente nella visita del Cardinale ci sarà questo momento di particolare valore simbolico legato proprio all’analisi dei problemi delle migrazioni umane soprattutto negli Stati Uniti. Napoli ha contribuito nel passato all’emigrazione verso gli Stati Uniti e i napoletani sono passati attraverso esperienze difficili e dolorose ma sono anche riusciti ad arrivare a punte di grande responsabilità. Nel campo della politica,  nel campo dell’economia e della finanza, nel campo dell’università e della ricerca.

Quello che napoletani hanno saputo fare negli Stati Uniti, come anche italiani provenienti di altre regioni,  sta a dimostrare che i napoletani ci sanno fare. Sono passati attraverso prove anche difficili ma alla fine sono emersi con tutte le loro doti e capacità.

Oggi l’Italia, incluso la città di Napoli,  è un paese di immigrazione e noi guardiamo all’esperienza americana per realizzare nel nostro paese una pacifica convivenza e integrazione tra le diverse etnie culture e religioni.

Quella degli Stati Uniti è  lezione importante per il nostro Paese e per i nostri concittadini. Non avere paura. Bisogna rendersi conto che l’immigrazione è una risorsa, una ricchezza. Che la pluralità delle culture e delle religioni e delle etnie, lungi dall’essere un pericolo, è una grande possibilità per arricchirsi tutti, reciprocamente.  Dall’altro io posso ricevere qualcosa in più, nella consapevolezza che l’altro non è un diverso da me ma un’altra parte di me stesso. E’ questo il significato poi del linguaggio evangelico: amerai il prossimo tuo come te stesso. L’altro non è un diverso ma un’altra parte di te.

Il Cardinale Sepe è impegnato particolarmente nel dialogo intereligioso e interculturale in Italia e all’estero. Di recente è stato a Pechino, messaggero di una parola di dialogo. Credo che il mondo abbia bisogno oggi di questo. Il Cardinale si recherà non solo a incontrare i responsabili della comunità ebraica newyorkese ma anche giovani in una scuola. Perché i giovani abbiano la consapevolezza di quello che è stata la Shoah e di quello che bisogna fare perchè non ci sia più un periodo come quello che è stato vissuto negli anni 40.

E il Cardinale Sepe visiterà anche le Nazioni Unite…

In questo momento nel mondo vi è una grande preoccupazione per i cristiani e le violenze contro i cristiani. Ma non è solo un problema dei cristiani. E’ un problema in cui gli organismi internazionali e gli Stati devono affrontare per il rispetto della libertà religiosa e per assicurare a tutti i cittadini quello che negli Usa è un dato emblematico: il rispetto e la tolleranza.

Possono anche avvenire cose drammatiche come l’uccisione di una giovane parlamentare americana per violenza, ma questi sono fatti isolati. C’è invece una grande lezione che viene dagli Usa ed è quella della tolleranza e del rispetto. L’Italia chiede che l‘Europa si faccia paladina di questa difesa della libertà religiosa e credo che il Cardinale porterà un messaggio perché le Nazioni Unite, sempre più diventino paladine di rispetto della libertà religiosa.

Lei conosce New York molto bene. Cosa porterebbe di New York a Napoli e di Napoli a New York?

Io porterei a Napoli la capacità di organizzare e la capacità di cogliere ogni possibilità per crescere. In fondo il sogno americano è il sogno proprio di ogni uomo che sa che può se lo vuole crescere e realizzare pienamente se stesso.
 

Vorrei portare a Napoli questa fiamma di non mai rassegnarsi ma di utilizzare tutte le possibilità per crescere. E vorrei portare a New York quella apertura, quel forte spirito di solidarietà che anche nella miseria e nelle difficoltà è sempre stato un segno distintivo di Napoli. Il napoletano aperto, solidale. Quello che fa convivere insieme ceti sociali diversi ma tutti animati da una volontà e da uno spirito di solidarietà.

Per maggiori dettagli sulla visita del Cardinale Sepe visita il sito direNapoli.it
 

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