Tony Scott. Questa è la storia del dio del clarinetto

Letizia airos (September 30, 2012)
Intervista a Franco Maresco, regista di “Io sono Tony Scott - Ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”. Il documentario racconta la vita del musicista italo-americano Antony Joseph Sciacca originario di Salemi, un grande clarinettista tra gli anni 30 e 50. Suonò nei club della 52ma strada con Dizzy Gillespie, Charlie Parker e Billie Holiday.

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Ho incontrato per la prima volta Franco Maresco, poco più di un anno fà a Palermo. Mi avevano detto che aveva realizzato un film importante per il mondo italo-americano: “Io sono Tony Scott - Ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”.

Lo conoscevo come regista, sceneggiatore e direttore della fotografia soprattutto per gli sketch di Cinico TV e altri documentari, spesso molto provocatori. Sapere di questa sua attenzione per una storia italo-americana mi aveva procurato non poca curiosità. Perchè aveva girato un documentario su Tony Scott, ovvero su Antony Joseph Sciacca? Solo perchè era di origine siciliana?
 

Parlando con lui, nel suo studio, mi rendo conto dell'esistenza di un patrimonio indescribile di materiale raccolto per realizzare il documentario. Mentre discutevo, un suo collaboratore faceva scorrere sullo schermo alcuni filmati, spesso non utilizzati nel montaggio. Bellissimi, emozionanti, quasi sempre in bianco e nero.

E così parlando di jazz ed italo-americani  il regista piano piano perde un'atteggiamento inzialmente un pò distaccato per raccontare e lasciarsi andare a qualche ricordo particolare.
 

Con me c'era Gaetano Calà dell’Anfe. Una volta visto il film, è sembrato ovvio a tutti e due: andava portato a New York. Ed è grazie al lavoro dell’Anfe e del Calandra Institute che è possibile vederlo il 2 ottobre alle 18.00 al Borough of Manhattan Community College.

Ma comincio a parlare del documentario dal titolo. Riporto le risposte ad alcune domande che ho fatto di recente a Maresco, non appena siamo riusciti ad avere la conferma che il film sarebbe stato proiettato a New York.

“Io sono Tony Scott - Ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”. Un titolo che contiene in un certo senso una contraddizione. Cosa? Perchè? Un Paese non apprezza il pìu grande clarinettista del Jazz?

Comincia da questa curiosità la mia intervista a Maresco che risponde : “L'Italia ha fatto fuori Tony Scott con l'arma che sa usare meglio: il sottovalutare e l'indifferenza. L'Italia non ce l'aveva con Tony, ma ha questo atteggiamento anche nei confronti dei suoi artisti più illustri. Non è un caso che vi sia un premio, il premio Riccardo Bacchelli, dedicato agli artisti che vivono al limite dell'indigenza. L'Italia, ahimè, è un paese che ha memoria corta e non è difficile immaginare che un personaggio come Tony, eccentrico e bizzarro, alla fine diventasse una specie di clown e quindi fosse emarginato mettendo in secondo piano la sua grandezza artistica.”

L’idea prese l’avvio molti anni fa quando, insieme alla sceneggiatrice Claudia Uzzo, Maresco decise di fare un film sui musicisti di origine siciliana emigrati in America. Cominciarono le ricerche e scoprirono che in Italia viveva un grande, Tony Scott. Nel 2000 lo invitarono a suonare a Palermo e subito realizzarono una lunga videointervista nella sua abitazione romana. Buona parte di questa conversazione viene utlizzata nel film.

Ma è la morte di Tony Scott, come artista dimenticato da tutti,  che genera in lui l’idea di fare un vero film sulla sua figura. “Era il 2007: quando appresi la notizia che Tony era morto. Ci fu un moto nell'animo, un forte istinto che mi portò a riprendere quella vecchia intervista e mi decisi ad iniziare il film. Tra ricerche, preparazione e riprese il lavoro è durato quasi 3 anni”.

Tony Scott era passato da un grande successo a New York, tra gli anni' 30 e ' 50, quando era considerato un dio del clarinetto, ad una  vita quasi umiliante in Italia. Tornato  nella sua terra di origine, viene infatti travolto da volgari serate in tv, in piazza, in locali di second’ordine. Muore dimenticato.

Per ralizzare questo documentario Maresco smuove mari e monti, è il caso di dirlo, la ricerche passano l’oceano, sono a 360 gradi: “Siamo dovuti tornare indietro nel tempo, alla nascita di Tony nel 1921 e alla sua attività di musicista fin da giovane, abbiamo affrontato la swing era e gli anni Cinquanta con il Be-bop che saranno gli anni più felici della carriera artistica di Tony. Per le ricerche ci siamo avvalsi di amici musicologi, tra cui ci tengo a citare Stefano Zenni, critici, musicisti e storici anche stranieri soprattutto di natura musicologica ma abbiamo indagato anche la storia dell'emigrazione, la storia dei siciliani in America e il rapporto tra intrattenimento, musica e mafia.”

Per il regista era certo una sfida, ma sapeva anche cosa doveva cercare: “Devo dire che io avevo una certa dimestichezza con l'argomento perchè sono un appassionato di jazz e quindi non potevo non sapere che un contributo fondamentale alla musica jazz l'hanno dato gli italiani fin dalle origini. I due sud, il sud degli Stati Uniti e il sud d'Italia, si uniscono a cavallo fra Ottocento e Novecento e insieme costruiscono questa musica meravigliosa che è il jazz. Questo film smitizza tutta una serie di luoghi comuni e mette in luce l'importanza del fatto che il jazz è una musica alla quale tutti hanno dato un contributo più o meno grande, gli italiani in generale e i siciliani in particolare hanno dato un grandissimo contributo.”
 

E Scott era originario di Salemi.  Gli italiani non erano ben visti dagli americani allora. Chiedo che tracce ha trovato nelle su ricerche di tutto questo. “ I racconti sono stati tanti e mi rammarico di non averli potuti inserire nel film e per motivi di montaggio abbiamo dovuto tagliare molte cose tra cui una parte a cui io tenevo molto e cioè il rapporto tra la Sicilia e Cosa Nostra americana e il prezzo che dovettero pagare migliaia di emigranti onesti accollandosi la fama di mafiosi, di dago, di criminali. Nel film ci sono molte testimonianze di musicisti e di studiosi e d'altra parte Tony, quando era in vita, mi raccontava le difficoltà che gli italo-americani e i meridionali in particolare incontravano nella vita quotidiana.”
 

E già, c’era la mafia…”Questa è una storia che va approfondita e non riguarda solo gli italiani. Da sempre, ce lo dice anche il cinema più commerciale, la musica era un elemento fondamentale perchè la malavita gestiva bordelli, bische clandestine e l'intrattenimento è sempre stato un gran business e in altre occasioni io ho sempre detto che paradossalmente la mafia ha dato un contributo non indifferente al sostentamento dei jazzisti e quindi allo sviluppo della musica jazz.”
 

Il film è molto ricco di spunti. La personalità di Tony Scott è estremamente variegata,  come la fase storica che attraversa la sua vita. Il suo rapporto con i neri, le battaglie per i diritti civili e umani, di cui fu uno dei principali sostenitori è raccontato con grande sensibilità nel film:
“Questo è uno degli aspetti più affascinanti della figura di Tony. Tony lo ho amato e lo amo tutt'ora come musicista e come persona perchè Tony è stato un Don Chisciotte, è stato un idealista come pochi. Nel periodo di massima discriminazione, Tony è stato anche un grande paladino e difensore dei diritti civili come pochi.”
 

Ed il racconto del triste declino di Scott al ritorno in Italia diventa per Maresco anche un modo per raccontare un Paese che sa distruggere se stesso: “Il film non è un film solo per appassionati di jazz ma per me è stato significativo perchè vuole raccontare non solo la storia di Tony ma la deriva dell'Italia e degli italiani. Tony arriva in Italia negli anni sessanta proprio in un periodo in cui il nostro paese, l'Italia appunto, entra in un tunnel senza fine che lo porterà alla deriva attuale. La storia di Tony è rivelatrice dell'abisso in cui questo paese precipita e della degenerazione morale che ormai è sotto gli occhi di tutto il mondo.”
 

E’ chiaro in Maresco non c’è solo tutta la fascinazione dalla musica di Tony Scott, c’è molto di più ” Sicuramente la figura dell'artista che non si piega ai compromessi, la sua dedizione all'arte perchè convinto che l'arte serva a cambiare il mondo. Dall'altro lato c'era questa personalità alla dott. Jeckyll e mr Hyde, cioè una personalità complessa, una personalità problematica con lati oscuri. Ecco, questo è quello che mi ha più affascinato di Tony e mi ha anche fatto pensare che ci fossero, di tanto in tanto, alcuni punti di contatto tra me e lui per quanto riguarda la personalità.”
 

Maresco non è potuto venire alla presentazione del film, nonostante lo desiderasse molto e mi dice: “ Nella prima parte del film New York è la città protagonista, la città che ha ospitato la nascita del Bebop e mi piacerebbe che il pubblico riconoscesse e sentisse l'amore del sottoscritto per questa musica e per questa città che per mille motivi io non ho mai avuto il piacere di visitare”


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