Scampia. Cresciuti nella Camorra

Fulvio Minichini (April 20, 2008)
Le testimonianze scioccanti di alcuni giovani studenti. Giovani cittadini a metà strada fra infanzia e adolescenza, sono la famosa gioventù di Scampia, quartiere di Napoli divenuto famoso nel mondo per il triste primato di maggior numero di omicidi in un anno in tempo di pace


La Camorra, come un'aspirante soubrette vanesia e goffa, ogni giorno guadagna il suo posto sulle principali testate italiane, a volte conquistando gli onori della cronaca nazionale, altre accontentandosi delle testate locali.

Agguati, politici corrotti e angherie feudali sono le starring di questo macabro spettacolo.

Ma oggi, 21 Aprile 2008, l'orrore della violenza e della codardia è stato superato dalle parole di alcuni tredicenni della Scuola Media Statale Salvo d'Acquisto. Questi giovani cittadini a metà strada fra infanzia e adolescenza, sono la famosa gioventù di Scampia, quartiere di Napoli divenuto famoso nel mondo per il triste primato di maggior numero di omicidi in un anno in tempo di pace.

Teatro delle recenti guerre di camorra e dagli anni '80 sede dei principali clan camorristici attivi sul territorio italiano, Scampia rappresenta la punta dell'iceberg di un territorio, quello campano, in cui la sovranità nazionale è a macchia di leopardo.

Nel mio quartiere vedi di tutto come droga, spacciatori ecc. Ma non mi spavento. Noi cittadini ci siamo abituati[...]”. Sono le parole di Antonio, scritte in un tema sulla camorra assegnatogli dalla professoressa, e continua: “C'è gente che odia la camorra, io invece no, anzi a volte penso che senza la camorra non potremmo stare perché ci protegge tutti[...]”. Le parole di Antonio non dovrebbero scioccarci, in assenza di uno Stato in grado di regolare i rapporti all'interno di una società questa si affida all'organizzazione che più gli si avvicina, in questo caso la Camorra. La Camorra raccoglie istanze sociali, alle quali lo Stato non risponde, con dinamiche simili a quelle di alcuni gruppi terroristici attivi medio-oriente . Come dichiara Padre Valletti, impegnato nel quartiere nel tentativo di strappare qualcuno di questi ragazzi alla camorra: “[...]Il sistema criminale di cui parliamo fornisce risposte concrete, spesso garantisce stabilità economica e punti di riferimento territoriali”.

Alcuni dei compagni di classe di Antonio nel loro scritto mostrano insofferenza nei confronti del sistema camorristico, come Giovanni: “La cosa che mi da fastidio è quando i figli di quelli grossi fanno i buffoni, ma alla fine sono nessuno perché sono bambini viziati”. Quando Giovanni scrive “i figli si quelli grossi fanno i buffoni” si riferisce alle prepotenze dei giovani camorristi, tali solitamente per diritto di sangue, basandosi la Camorra prevalentemente su una struttura clanica e familistica. Quello che lascia perplessi è la contrapposizione fra due espressioni usate da Giovanni in questa frase. “Quelli grossi” riferendosi ai capi e “non sono nessuno” quando parla dei loro figli. Una sorta di deviato senso della meritocrazia, come ad affermare che “quelli grossi” sono ai vertici perché se lo sono guadagnato, mentre i figli sono solo dei signorotti viziatelli; non serve essere psicologi infantili per carpire l'ambizione ad essere “uno grosso” nelle parole di Giovanni.

E come biasimarlo, da quando è nato vive in un quartiere in cui “vedi di tutto droga, spacciatori ecc.” come dice Antonio, ma “Se qualcuno da un'altra zona – l'esercizio del potere sul territorio da parte dei Clan si basa su una precisa ripartizione delle zone di influenza - avesse l'intenzione di farci del male [...] loro ci difendono” sottolinea Anna anche se consapevole che “[...]se c'è una discussione fra loro non guardano in faccia a nessuno e ci vanno di mezzo anche persone innocenti”, riferendosi alle vittime delle faide di camorra.

Ed è così dunque che i cittadini del futuro, la nostra più grande risorsa, così come definiti spesso dagli slogan della recente campagna elettorale, hanno vissuto i loro primi 13 anni di vita nella democratica e occidentale Repubblica Italiana

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Ma il degrado non si ferma a Scampia, come potrebbe apparire , il degrado infetta tutto il territorio, anche se con sintomi più subdoli. Dal parcheggiatore abusivo con la sua indolore e quotidiana estorsione alla macchina di lusso che sfreccia ogni oltre limite di velocità e buon senso in pieno centro cittadino, nell'indifferenza delle forze dell'ordine e nel leggero timore che incute agli onesti cittadini, certo non immuni alle leggi della Camorra. Perché è bene ricordarlo, la Camorra è un'organizzazione CRIMINALE che esercita il proprio potere quotidianamente su tutto il territorio Campano; quartiere più, quartiere meno.

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