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  • Fatti e Storie

    71° anniversario della Liberazione. Il Presidente Mattarella si reca a Varallo


    Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 71° anniversario della Liberazione si è recato a Varallo, città insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare. Al suo arrivo ha deposto una corona d'alloro al "Muro dei Fucilati" al Cimitero di Varallo.


    Nel teatro comunale ha avuto luogo la cerimonia di celebrazione che è stata aperta dall'esecuzione dell'Inno nazionale da parte degli alunni delle scuole elementari e medie dell'Istituto Comprensivo di Varallo.



    Sono quindi intervenuti il sindaco di Varallo Eraldo Botta, il Presidente dell'Unione Montana, Carlo Cerli, il Presidente dell'ANPI, sez. Varallo Val Sesia, Bruno Rastelli, il Direttore dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nel Biellese, nel Vercellese, e in Valsesia, Enrico Pagano. 


    La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Presidente Mattarella.


    Successivamente il Presidente della Repubblica si è recato al Cimitero di Rassa e ha deposto una corona d'alloro sulla Lapide dei Caduti. Mattarella ha incontrato quindi la cittadinanza di Rassa.





    Questo l'integrale dell'intervento del del Presidente Sergio Mattarella alla cerimonia per il 71° anniversario della Liberazione

    Varallo, 25/04/2016


    Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alle genti della Valsesia, al Sindaco di Varallo e a tutti i Sindaci, al Presidente dell'Unione Montana, al Presidente della Regione Piemonte, alle autorità presenti, ai parlamentari, agli oratori di questa mattina che ringrazio per le loro considerazioni, a partire dal presidente dell'Anpi, figlio del Sindaco della Liberazione di questa città.


    Un saluto particolare ai bambini e ai ragazzi che sono qui con noi oggi: è soprattutto loro questo giorno di festa che sono lieto di celebrare per tutta Italia, qui in questa città e in questa splendida valle.


    La festa della Libertà, la festa della Liberazione.

    Del giorno che vide Sandro Pertini annunciare, da Radio Milano Libera, la fine della guerra, il recupero dell'unità nazionale, l'avvio di un nuovo cammino democratico.


    Libertà che è nata qui, su queste montagne, con la prima "zona libera", anello di quelle Repubbliche partigiane che hanno segnato la volontà di riscatto del popolo italiano; vere e proprie radici della scelta che il voto del 2 giugno 1946 avrebbe sancito.


    Ricordiamo, in questo 2016, i settanta anni dal referendum istituzionale in cui gli italiani e le italiane - queste ultime per la prima volta al voto - vennero chiamati a decidere tra monarchia e repubblica.


    E' un filo che segna il legame tra la Resistenza, il nuovo carattere dell'Italia democratica e l'ordinamento repubblicano.


    E' sul 25 aprile, su questa data, che si fonda, anzitutto, la nostra Repubblica.


    E' nel percorso, arduo ed esigente, che va dall'8 settembre 1943 alla Liberazione che troviamo le ragioni della ripresa d'Italia.


    Un'Italia divisa fra il Regno del Sud e il governo Badoglio, la amministrazione alleata nel Mezzogiorno, il Terzo Reich che occupava, a partire da Napoli, il resto d'Italia, annettendosi addirittura l'Alto Adige, il Friuli e la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia, sino alla sciagurata avventura di Salò.


    Un'Italia che aveva perso l'unità, così faticosamente conquistata con le guerre d'Indipendenza.

    Un'Italia che aveva visto sfumare la propria indipendenza.

    Un'Italia devastata dalla guerra nelle sue macerie materiali e sfregiata da vent'anni di dittatura fascista nelle sue macerie morali, con la perdita, anzitutto, della libertà.


    Contro tutto questo si levarono le coscienze limpide del nostro Paese: patrioti antifascisti che non avevano mai smesso di credere in un futuro migliore; militari abbandonati a se stessi dopo l'armistizio, che difesero il senso dell'onore e la Patria onorarono con sacrificio, talvolta con vero e proprio eroismo; donne e uomini, nelle città e nelle campagne, che non avevano mai smesso di credere che ogni persona va rispettata e che la sua dignità non può mai essere violata né per ragioni di razza, né per ragioni di religione, né per ragioni di pensiero, né per ragioni di genere, né per ragioni di condizione sociale.


    Lì - dalle loro convinzioni e dai loro comportamenti - è nata la Repubblica.

    Dalla necessità di trasfondere l'anima autentica del Paese nell'ordinamento dello Stato.

    Di riannodare l'idea di Italia, così oltraggiata, ai sentimenti del suo popolo.

    Di conferire significato alla condizione di cittadinanza, come forma di integrazione civica e democratica, nel passaggio da "sudditi" a "cittadini".


    Il 2 giugno 1946 divenne così la conclusione di un percorso e, allo stesso tempo, un punto di partenza.


    Punto di partenza, per lo sviluppo di quel confronto che avrebbe poi condotto, un anno e mezzo dopo, alla Costituzione, con i suoi valori personalisti e solidaristici.


    Conclusione di un percorso, legato alla idea mazziniana, nel Risorgimento (e condivisa da Gioberti), di un patto nazionale dettato da una Costituente, essenziale per la nuova Italia unita.


    Un percorso di transizione costituzionale, infine, svoltosi dopo il 25 luglio 1943 e che fu formalizzato nell'accordo tra il Comitato di Liberazione Nazionale e la Corona, nel gennaio 1944, dopo il Congresso di Bari delle forze antifasciste e la dichiarazione di Vincenzo Arangio-Ruiz: "il patto fra re e popolo ha perduto il suo vigore e vale, invece, il principio che ogni potere venuto dal popolo al popolo ritorni".


    La popolazione, stremata dal fascismo e dalle sue guerre, guardava già da tempo oltre il conflitto, a conferma dell'avvenuto divorzio tra regime e nazione.


    Il diffuso desiderio di pace e di libertà portava all'aspirazione condivisa di dar vita ad una nuova Italia che, lasciando alle spalle le atrocità vissute, guardasse a un futuro ricco di speranza e di progresso.


    E' stata la promessa realizzata dalla Repubblica in questi settanta anni !


    La scelta repubblicana del popolo italiano reagiva alle sofferenze di una guerra prolungata: la sfiducia nei confronti della dinastia regnante doveva travolgere, con questa, l'istituto monarchico, che pure era stato strumento della unificazione italiana.


    Restituire sostanza allo Stato, dissoltosi nell'estate del 1943, significò sceglierne una nuova forma, lontana dal concepirlo come padrone e oppressore dei suoi cittadini, ed espressione, invece, dei diritti dei singoli e delle comunità.


    Questo il messaggio del costituzionalismo della Resistenza: realizzare un ordine politico e sociale incarnazione di valori ben diversi da quelli dell'autoritarismo fascista ma che non erano neppure quelli ottocenteschi della nazione e dello Stato liberale.


    Un ordine che, sull'esempio delle Repubbliche partigiane, avrebbe guardato alle autonomie locali e sociali del Paese come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.


    Dispersa l'identità, annullati i vincoli di solidarietà nazionale con l'avventura del regime fantoccio di Salò, il loro recupero si manifestò con un assetto che faceva tesoro della grande lezione della lotta delle democrazie contro il nazifascismo: a unire, o a contrapporre, non sarebbe stata più la logica di patrie arroccate su se stesse, bensì la comunanza di ideali di una comunità nazionale, impegnata a sostenere una nuova visione della comunità internazionale. Una visione incentrata sull'ideale dell'Europa e su quello delle Nazioni Unite.


    Travolte, tra il 1943 ed il 1945, le istituzioni legali, le popolazioni dettero vita autonomamente, con le "zone libere", dalla Valsesia all'Ossola, alle Langhe, all'Oltrepo' pavese, alla Carnia, alla Repubblica del Vara in Liguria, a quella di Montefiorino, ad altre e diverse istituzioni, modellate su principi inediti e orientate all'affermazione di valori democratici.


    La Resistenza interpretava, in questo modo, il sentimento del Paese.


    Un sentimento che, prima ancora che politico, veniva dalla consapevolezza della comune appartenenza al genere umano; dalla ribellione all'orrore delle stragi, delle leggi razziali e della persecuzione degli ebrei, dell'ideologia del sopruso e dell'esaltazione della morte.


    La Resistenza era, così, nel cuore degli italiani, prima ancora che nel loro impegno.


    La partecipazione dei cittadini tornava al centro di ogni iniziativa, con la carica rivoluzionaria che questo comportava: un bene che sarebbe divenuto cardine costituzionale.


    La democrazia è proprio questo: essere protagonisti, insieme agli altri, del nostro domani.


    Ecco perché siamo qui oggi, in Valsesia, a celebrare il 25 aprile e, con esso, gli imminenti settanta anni di Repubblica.


    Scriveva Piero Calamandrei:

    "se volete andare nei luoghi dove è nata la nostra Repubblica, venite dove caddero i nostri giovani. Ovunque è morto un italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì perché lì è nata la nostra Repubblica".

    A Cefalonia, come a Sant'Anna di Stazzema, Boves, Porta San Paolo a Roma, Marzabotto, le Fosse Ardeatine, la risiera di San Sabba, nelle camere a gas, nei campi dove vennero rinchiusi gli internati italiani, ne troviamo la conferma.


    Ci parlano i fucilati di piazza Martiri a Borgosesia, quelli al cimitero di Varallo, a Rassa, i morti del Ponte della Pietà a Quarona (e oggi, qui, abbiamo, in Fra Malagola, un eccezionale testimone di quell'eccidio).

    Riposano qui i Carabinieri uccisi ad Alagna, i prigionieri di guerra australiani, britannici e neozelandesi che si unirono alla Resistenza e qui trovarono la morte ad opera dei reparti tedeschi e delle Brigate Nere.


    Su questi monti, in queste valli, con il sacrificio del sangue è stata scritta la parola libertà.


    Quasi tremila partigiani combattenti, cinquecento caduti, hanno rappresentato il tributo pagato in Valsesia, a nome dell'intera collettività nazionale, per la nuova Italia.


    Comandanti di prestigio come Cino Moscatelli ed Eraldo Gastone, entrambi, poi, parlamentari della Repubblica, seppero condurre, con sagacia, una campagna di guerriglia, a stretto contatto con la popolazione, sino a scacciare temporaneamente l'occupante.


    "Congiunte virtù militari e civili - recita la motivazione della Medaglia d'oro - opponevano all'aggressore la forza invincibile dell'amore per la libertà e per l'indipendenza della Patria".


    Fu il momento della diffusione dei Comitati di Liberazione Nazionale nei Comuni, nelle fabbriche, destinati a diventare un'efficace amministrazione-ombra clandestina, banco di prova delle capacità di governo, delle capacità di ricostruzione del popolo italiano.


    E, da quelle esperienze, la Valsesia democratica generò una assemblea di popolo: quel Consiglio di Valle che, sorto nel 1946 sotto l'impulso determinante di Giulio Pastore, doveva giocare un ruolo fondamentale nella ricostruzione materiale e civile di queste montagne e imporsi come modello nazionale: riprova dell'importanza del contributo che dalle periferie alimenta la vita democratica di tutta Italia.


    Cari giovani,

    quella storia, quelle storie ci interpellano ancora oggi.

    Ci dicono che è possibile dire no alla sopraffazione, alla violenza della guerra e del conflitto.

    Ci dicono che è possibile dire no all'apatia, al cinismo, alla paura.

    Ci dicono che esistono grandi ideali e sogni da realizzare per cui vale la pena battersi e che vi sono buone cause da far trionfare.


    Anzitutto la causa della verità, invocata, non a caso, dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, in opposizione a tesi revisioniste di comodo, nel corso della sua visita, nel 1994, a Borgosesia, in occasione del 50° anniversario della "zona libera".


    Qualcuno osserva che, senza il contributo delle forze alleate, la Liberazione sarebbe stata assai più aspra e dagli esiti incerti.


    L'unione delle democrazie fu decisiva ma, per la nostra libertà fu decisivo anche il contributo del nostro popolo.


    Del resto, ammoniva, sin dal Risorgimento, Giuseppe Mazzini, rivolgendosi ai tanti che speravano nell'intervento francese:" Più che la servitù temo la libertà recata in dono".


    Ecco perché è sempre tempo di Resistenza.


    E' tempo di Resistenza perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d'Europa, in Mediterraneo, in Medio Oriente.


    E, ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza.


    Non esiste una condizione di "non guerra".


    O si promuove la pace e la collaborazione o si prepara lo scontro futuro.


    Per questo è stata lungimirante la scelta di quegli statisti che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ricostruirono l'Europa nell'integrazione politica ed economica.


    I patimenti sofferti hanno fatto sì che l'Italia (e con lei altri Paesi europei), scegliesse la strada del ripudio della guerra.


    A chi come i partigiani qui presenti - ai quali rivolgo il ringraziamento della comunità tutta intera - seppe interpretare il desiderio di pace del popolo italiano, va riconosciuto un merito storico.


    Settant'anni di pace ci sono stati consegnati dai nostri padri.


    A noi spetta il compito di continuare, di allargare il sentiero della concordia dentro l'Unione Europea e ovunque l'Europa può far sentire la sua voce e sviluppare la sua iniziativa.


    Le missioni di pace della comunità internazionale, alle quali responsabilmente partecipiamo, stanno a testimoniare la nostra sensibilità e la nostra coerenza.


    Non ci può essere pace soltanto per alcuni e miseria, fame, guerre, per altri: queste travolgerebbero anche la pace di chi pensa di averla conseguita per sempre.


    Di questo dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo operare di conseguenza.


    Come non sostenere la battaglia della Liberazione dei popoli, anzitutto dal terrorismo, che affigge e destabilizza interi Paesi dell'Africa e del Medio Oriente e si riverbera in Europa ?


    Come reagire alle ingiustizie e alle violenze se non, ancora una volta, attraverso la tenace costruzione di un ordinamento internazionale che applichi il principio fondamentale della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo: "tutti gli uomini sono uguali"?


    Il patto di cittadinanza determinato dalla scelta repubblicana ci ha permesso di crescere in coesione sociale, affrontando sfide, anche drammatiche, in questi sette decenni, eppure oggi è necessario essere consci che è la dimensione internazionale, a partire dall'Unione Europea, quella in cui vengono messi alla prova i motivi ispiratori della nostra convivenza.


    La Resistenza e la Repubblica, insieme con i movimenti di lotta antifascista degli altri Paesi europei, sono diventati storia e identità del nostro popolo. Hanno generato un ordinamento costituzionale che ci ha permesso di sviluppare diritti, opportunità, responsabilità diffuse.


    Oggi questa sfida riguarda l'Europa: per svolgere i suoi compiti è necessario che si consolidi un ordinamento europeo in grado di farne davvero un soggetto attivo di cooperazione e giustizia nel mondo globalizzato.


    Nella storia comune che abbiamo saputo costruire in questo dopoguerra, è legittimo e giusto guardare ai contrasti che ci hanno accompagnato con la saggezza della corresponsabilità di cui ci siamo caricati.


    Il 25 aprile 1945 e i giorni immediatamente successivi segnarono il ritorno alla democrazia in Italia, la sconfitta del nazifascismo in tutta Europa, la possibilità che il nostro Paese e tutta l'Europa sviluppassero in pace.


    C'è motivo di festa, dunque, oggi, per la rifondata identità italiana ed europea, per fare memoria della insurrezione generale proclamata dal Comitato nazionale di Liberazione Alta Italia, che portò a scacciare il nemico dalle principali città del Nord.


    Una festa che appartiene a tutti gli italiani amanti della libertà.


    Viva la Valsesia, con la sua Medaglia d'oro al valor Militare!


    Viva la Repubblica!


    Viva l'Italia!







     

  • 71° anniversario della Liberazione. Il Presidente Mattarella si reca a Varallo


    Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 71° anniversario della Liberazione si è recato a Varallo, città insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare. Al suo arrivo ha deposto una corona d'alloro al "Muro dei Fucilati" al Cimitero di Varallo.


    Nel teatro comunale ha avuto luogo la cerimonia di celebrazione che è stata aperta dall'esecuzione dell'Inno nazionale da parte degli alunni delle scuole elementari e medie dell'Istituto Comprensivo di Varallo.



    Sono quindi intervenuti il sindaco di Varallo Eraldo Botta, il Presidente dell'Unione Montana, Carlo Cerli, il Presidente dell'ANPI, sez. Varallo Val Sesia, Bruno Rastelli, il Direttore dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nel Biellese, nel Vercellese, e in Valsesia, Enrico Pagano. 


    La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Presidente Mattarella.


    Successivamente il Presidente della Repubblica si è recato al Cimitero di Rassa e ha deposto una corona d'alloro sulla Lapide dei Caduti. Mattarella ha incontrato quindi la cittadinanza di Rassa.





    Questo l'integrale dell'intervento del del Presidente Sergio Mattarella alla cerimonia per il 71° anniversario della Liberazione

    Varallo, 25/04/2016


    Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alle genti della Valsesia, al Sindaco di Varallo e a tutti i Sindaci, al Presidente dell'Unione Montana, al Presidente della Regione Piemonte, alle autorità presenti, ai parlamentari, agli oratori di questa mattina che ringrazio per le loro considerazioni, a partire dal presidente dell'Anpi, figlio del Sindaco della Liberazione di questa città.


    Un saluto particolare ai bambini e ai ragazzi che sono qui con noi oggi: è soprattutto loro questo giorno di festa che sono lieto di celebrare per tutta Italia, qui in questa città e in questa splendida valle.


    La festa della Libertà, la festa della Liberazione.

    Del giorno che vide Sandro Pertini annunciare, da Radio Milano Libera, la fine della guerra, il recupero dell'unità nazionale, l'avvio di un nuovo cammino democratico.


    Libertà che è nata qui, su queste montagne, con la prima "zona libera", anello di quelle Repubbliche partigiane che hanno segnato la volontà di riscatto del popolo italiano; vere e proprie radici della scelta che il voto del 2 giugno 1946 avrebbe sancito.


    Ricordiamo, in questo 2016, i settanta anni dal referendum istituzionale in cui gli italiani e le italiane - queste ultime per la prima volta al voto - vennero chiamati a decidere tra monarchia e repubblica.


    E' un filo che segna il legame tra la Resistenza, il nuovo carattere dell'Italia democratica e l'ordinamento repubblicano.


    E' sul 25 aprile, su questa data, che si fonda, anzitutto, la nostra Repubblica.


    E' nel percorso, arduo ed esigente, che va dall'8 settembre 1943 alla Liberazione che troviamo le ragioni della ripresa d'Italia.


    Un'Italia divisa fra il Regno del Sud e il governo Badoglio, la amministrazione alleata nel Mezzogiorno, il Terzo Reich che occupava, a partire da Napoli, il resto d'Italia, annettendosi addirittura l'Alto Adige, il Friuli e la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia, sino alla sciagurata avventura di Salò.


    Un'Italia che aveva perso l'unità, così faticosamente conquistata con le guerre d'Indipendenza.

    Un'Italia che aveva visto sfumare la propria indipendenza.

    Un'Italia devastata dalla guerra nelle sue macerie materiali e sfregiata da vent'anni di dittatura fascista nelle sue macerie morali, con la perdita, anzitutto, della libertà.


    Contro tutto questo si levarono le coscienze limpide del nostro Paese: patrioti antifascisti che non avevano mai smesso di credere in un futuro migliore; militari abbandonati a se stessi dopo l'armistizio, che difesero il senso dell'onore e la Patria onorarono con sacrificio, talvolta con vero e proprio eroismo; donne e uomini, nelle città e nelle campagne, che non avevano mai smesso di credere che ogni persona va rispettata e che la sua dignità non può mai essere violata né per ragioni di razza, né per ragioni di religione, né per ragioni di pensiero, né per ragioni di genere, né per ragioni di condizione sociale.


    Lì - dalle loro convinzioni e dai loro comportamenti - è nata la Repubblica.

    Dalla necessità di trasfondere l'anima autentica del Paese nell'ordinamento dello Stato.

    Di riannodare l'idea di Italia, così oltraggiata, ai sentimenti del suo popolo.

    Di conferire significato alla condizione di cittadinanza, come forma di integrazione civica e democratica, nel passaggio da "sudditi" a "cittadini".


    Il 2 giugno 1946 divenne così la conclusione di un percorso e, allo stesso tempo, un punto di partenza.


    Punto di partenza, per lo sviluppo di quel confronto che avrebbe poi condotto, un anno e mezzo dopo, alla Costituzione, con i suoi valori personalisti e solidaristici.


    Conclusione di un percorso, legato alla idea mazziniana, nel Risorgimento (e condivisa da Gioberti), di un patto nazionale dettato da una Costituente, essenziale per la nuova Italia unita.


    Un percorso di transizione costituzionale, infine, svoltosi dopo il 25 luglio 1943 e che fu formalizzato nell'accordo tra il Comitato di Liberazione Nazionale e la Corona, nel gennaio 1944, dopo il Congresso di Bari delle forze antifasciste e la dichiarazione di Vincenzo Arangio-Ruiz: "il patto fra re e popolo ha perduto il suo vigore e vale, invece, il principio che ogni potere venuto dal popolo al popolo ritorni".


    La popolazione, stremata dal fascismo e dalle sue guerre, guardava già da tempo oltre il conflitto, a conferma dell'avvenuto divorzio tra regime e nazione.


    Il diffuso desiderio di pace e di libertà portava all'aspirazione condivisa di dar vita ad una nuova Italia che, lasciando alle spalle le atrocità vissute, guardasse a un futuro ricco di speranza e di progresso.


    E' stata la promessa realizzata dalla Repubblica in questi settanta anni !


    La scelta repubblicana del popolo italiano reagiva alle sofferenze di una guerra prolungata: la sfiducia nei confronti della dinastia regnante doveva travolgere, con questa, l'istituto monarchico, che pure era stato strumento della unificazione italiana.


    Restituire sostanza allo Stato, dissoltosi nell'estate del 1943, significò sceglierne una nuova forma, lontana dal concepirlo come padrone e oppressore dei suoi cittadini, ed espressione, invece, dei diritti dei singoli e delle comunità.


    Questo il messaggio del costituzionalismo della Resistenza: realizzare un ordine politico e sociale incarnazione di valori ben diversi da quelli dell'autoritarismo fascista ma che non erano neppure quelli ottocenteschi della nazione e dello Stato liberale.


    Un ordine che, sull'esempio delle Repubbliche partigiane, avrebbe guardato alle autonomie locali e sociali del Paese come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.


    Dispersa l'identità, annullati i vincoli di solidarietà nazionale con l'avventura del regime fantoccio di Salò, il loro recupero si manifestò con un assetto che faceva tesoro della grande lezione della lotta delle democrazie contro il nazifascismo: a unire, o a contrapporre, non sarebbe stata più la logica di patrie arroccate su se stesse, bensì la comunanza di ideali di una comunità nazionale, impegnata a sostenere una nuova visione della comunità internazionale. Una visione incentrata sull'ideale dell'Europa e su quello delle Nazioni Unite.


    Travolte, tra il 1943 ed il 1945, le istituzioni legali, le popolazioni dettero vita autonomamente, con le "zone libere", dalla Valsesia all'Ossola, alle Langhe, all'Oltrepo' pavese, alla Carnia, alla Repubblica del Vara in Liguria, a quella di Montefiorino, ad altre e diverse istituzioni, modellate su principi inediti e orientate all'affermazione di valori democratici.


    La Resistenza interpretava, in questo modo, il sentimento del Paese.


    Un sentimento che, prima ancora che politico, veniva dalla consapevolezza della comune appartenenza al genere umano; dalla ribellione all'orrore delle stragi, delle leggi razziali e della persecuzione degli ebrei, dell'ideologia del sopruso e dell'esaltazione della morte.


    La Resistenza era, così, nel cuore degli italiani, prima ancora che nel loro impegno.


    La partecipazione dei cittadini tornava al centro di ogni iniziativa, con la carica rivoluzionaria che questo comportava: un bene che sarebbe divenuto cardine costituzionale.


    La democrazia è proprio questo: essere protagonisti, insieme agli altri, del nostro domani.


    Ecco perché siamo qui oggi, in Valsesia, a celebrare il 25 aprile e, con esso, gli imminenti settanta anni di Repubblica.


    Scriveva Piero Calamandrei:

    "se volete andare nei luoghi dove è nata la nostra Repubblica, venite dove caddero i nostri giovani. Ovunque è morto un italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì perché lì è nata la nostra Repubblica".

    A Cefalonia, come a Sant'Anna di Stazzema, Boves, Porta San Paolo a Roma, Marzabotto, le Fosse Ardeatine, la risiera di San Sabba, nelle camere a gas, nei campi dove vennero rinchiusi gli internati italiani, ne troviamo la conferma.


    Ci parlano i fucilati di piazza Martiri a Borgosesia, quelli al cimitero di Varallo, a Rassa, i morti del Ponte della Pietà a Quarona (e oggi, qui, abbiamo, in Fra Malagola, un eccezionale testimone di quell'eccidio).

    Riposano qui i Carabinieri uccisi ad Alagna, i prigionieri di guerra australiani, britannici e neozelandesi che si unirono alla Resistenza e qui trovarono la morte ad opera dei reparti tedeschi e delle Brigate Nere.


    Su questi monti, in queste valli, con il sacrificio del sangue è stata scritta la parola libertà.


    Quasi tremila partigiani combattenti, cinquecento caduti, hanno rappresentato il tributo pagato in Valsesia, a nome dell'intera collettività nazionale, per la nuova Italia.


    Comandanti di prestigio come Cino Moscatelli ed Eraldo Gastone, entrambi, poi, parlamentari della Repubblica, seppero condurre, con sagacia, una campagna di guerriglia, a stretto contatto con la popolazione, sino a scacciare temporaneamente l'occupante.


    "Congiunte virtù militari e civili - recita la motivazione della Medaglia d'oro - opponevano all'aggressore la forza invincibile dell'amore per la libertà e per l'indipendenza della Patria".


    Fu il momento della diffusione dei Comitati di Liberazione Nazionale nei Comuni, nelle fabbriche, destinati a diventare un'efficace amministrazione-ombra clandestina, banco di prova delle capacità di governo, delle capacità di ricostruzione del popolo italiano.


    E, da quelle esperienze, la Valsesia democratica generò una assemblea di popolo: quel Consiglio di Valle che, sorto nel 1946 sotto l'impulso determinante di Giulio Pastore, doveva giocare un ruolo fondamentale nella ricostruzione materiale e civile di queste montagne e imporsi come modello nazionale: riprova dell'importanza del contributo che dalle periferie alimenta la vita democratica di tutta Italia.


    Cari giovani,

    quella storia, quelle storie ci interpellano ancora oggi.

    Ci dicono che è possibile dire no alla sopraffazione, alla violenza della guerra e del conflitto.

    Ci dicono che è possibile dire no all'apatia, al cinismo, alla paura.

    Ci dicono che esistono grandi ideali e sogni da realizzare per cui vale la pena battersi e che vi sono buone cause da far trionfare.


    Anzitutto la causa della verità, invocata, non a caso, dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, in opposizione a tesi revisioniste di comodo, nel corso della sua visita, nel 1994, a Borgosesia, in occasione del 50° anniversario della "zona libera".


    Qualcuno osserva che, senza il contributo delle forze alleate, la Liberazione sarebbe stata assai più aspra e dagli esiti incerti.


    L'unione delle democrazie fu decisiva ma, per la nostra libertà fu decisivo anche il contributo del nostro popolo.


    Del resto, ammoniva, sin dal Risorgimento, Giuseppe Mazzini, rivolgendosi ai tanti che speravano nell'intervento francese:" Più che la servitù temo la libertà recata in dono".


    Ecco perché è sempre tempo di Resistenza.


    E' tempo di Resistenza perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d'Europa, in Mediterraneo, in Medio Oriente.


    E, ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza.


    Non esiste una condizione di "non guerra".


    O si promuove la pace e la collaborazione o si prepara lo scontro futuro.


    Per questo è stata lungimirante la scelta di quegli statisti che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ricostruirono l'Europa nell'integrazione politica ed economica.


    I patimenti sofferti hanno fatto sì che l'Italia (e con lei altri Paesi europei), scegliesse la strada del ripudio della guerra.


    A chi come i partigiani qui presenti - ai quali rivolgo il ringraziamento della comunità tutta intera - seppe interpretare il desiderio di pace del popolo italiano, va riconosciuto un merito storico.


    Settant'anni di pace ci sono stati consegnati dai nostri padri.


    A noi spetta il compito di continuare, di allargare il sentiero della concordia dentro l'Unione Europea e ovunque l'Europa può far sentire la sua voce e sviluppare la sua iniziativa.


    Le missioni di pace della comunità internazionale, alle quali responsabilmente partecipiamo, stanno a testimoniare la nostra sensibilità e la nostra coerenza.


    Non ci può essere pace soltanto per alcuni e miseria, fame, guerre, per altri: queste travolgerebbero anche la pace di chi pensa di averla conseguita per sempre.


    Di questo dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo operare di conseguenza.


    Come non sostenere la battaglia della Liberazione dei popoli, anzitutto dal terrorismo, che affigge e destabilizza interi Paesi dell'Africa e del Medio Oriente e si riverbera in Europa ?


    Come reagire alle ingiustizie e alle violenze se non, ancora una volta, attraverso la tenace costruzione di un ordinamento internazionale che applichi il principio fondamentale della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo: "tutti gli uomini sono uguali"?


    Il patto di cittadinanza determinato dalla scelta repubblicana ci ha permesso di crescere in coesione sociale, affrontando sfide, anche drammatiche, in questi sette decenni, eppure oggi è necessario essere consci che è la dimensione internazionale, a partire dall'Unione Europea, quella in cui vengono messi alla prova i motivi ispiratori della nostra convivenza.


    La Resistenza e la Repubblica, insieme con i movimenti di lotta antifascista degli altri Paesi europei, sono diventati storia e identità del nostro popolo. Hanno generato un ordinamento costituzionale che ci ha permesso di sviluppare diritti, opportunità, responsabilità diffuse.


    Oggi questa sfida riguarda l'Europa: per svolgere i suoi compiti è necessario che si consolidi un ordinamento europeo in grado di farne davvero un soggetto attivo di cooperazione e giustizia nel mondo globalizzato.


    Nella storia comune che abbiamo saputo costruire in questo dopoguerra, è legittimo e giusto guardare ai contrasti che ci hanno accompagnato con la saggezza della corresponsabilità di cui ci siamo caricati.


    Il 25 aprile 1945 e i giorni immediatamente successivi segnarono il ritorno alla democrazia in Italia, la sconfitta del nazifascismo in tutta Europa, la possibilità che il nostro Paese e tutta l'Europa sviluppassero in pace.


    C'è motivo di festa, dunque, oggi, per la rifondata identità italiana ed europea, per fare memoria della insurrezione generale proclamata dal Comitato nazionale di Liberazione Alta Italia, che portò a scacciare il nemico dalle principali città del Nord.


    Una festa che appartiene a tutti gli italiani amanti della libertà.


    Viva la Valsesia, con la sua Medaglia d'oro al valor Militare!


    Viva la Repubblica!


    Viva l'Italia!







     

  • Facts & Stories

    Italy's Ambassador to the US at NIAF- Frank J. Guarini Public Policy Forum Luncheon



    Honorable Armando Varricchio, newly-appointed Ambassador of Italy to the United States, will be the guest of honor at the NIAF-Frank J. Guarini Public Policy Forum Luncheon. Ambassador Varricchio will be welcomed to Capitol Hill by The Foundation’s leadership, U.S. Members of Congress, government officials, business and community leaders, media and other notables.
     
    Ambassador Varricchio will be discussing his vision for his tenure in the United States, and will welcome questions from the guests.
     
    The Co-Chairmen of the Italian American Congressional Delegation, Representatives Pat Tiberi(Ohio) and Bill Pascrell (N.J.), will introduce Ambassador Varricchio to Representatives Michael Capuano (Mass.); Virginia Foxx (N.C.); Joe Heck (Nev.) and Brad Wenstrup (Ohio). NIAF’s leadership will be represented by the Foundation’s President John M. Viola; Vice Chairs Patricia de Stacy Harrison and Gabriel A. Battista; the Foundation’s Government Relations and Public Policy Committee Chair Mark Valente lll, and Board member Anita Bevacqua McBride.


    Ambassador Varricchio began his career in Italy’s Ministry of Foreign Affairs in 1986. The following year, he was appointed to the Italian Embassy in Budapest. In 1992, he was appointed to the Italian Mission to the European Commission, in Rome. He served as counselor at the Prime Minister’s Office in charge of the European and Asia Desk in 1996. Four years later, he became chief of staff to the Minister for European Affairs; and then, in 1999, he was appointed diplomatic advisor to the President of the European Commission and personal representative (sherpa) at the G7 and G8 Summits in Okinawa, Genoa and Kananaskis (Alberta, Canada). He was posted in 2002 to the Italian Embassy in Washington, D.C., in charge of economic, trade and scientific affairs. On his return to Rome in 2006, he was appointed deputy diplomatic advisor to the President of the Republic and named Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary to Belgrade in 2009. Ambassador Varricchio returned again to Rome in 2012 to serve as deputy secretary general at the Ministry of Foreign Affairs, before becoming, in 2013, the diplomatic advisor and G7 and G20 Sherpa of the Prime Minister. In 2014, he was promoted to the rank of Ambassador. In 2016, he was appointed Ambassador of Italy to the United States.
    NIAF is nonpartisan and serves as an important voice for Italian Americans in Washington, D.C. The Foundation works closely with Congress, The White House, the Department of State, the U.S. Embassy in Rome, and the Italian Embassy in Washington to promote Italian American heritage and serve as a bipartisan educational foundation. As a unified voice on issues of importance to Italian Americans, the Foundation builds relationships with key decision makers on behalf of the Italian American community and serves as a resource and thought leader for politicians, policy makers and diplomats. Visit www.niaf.org.

      

  • Art & Culture

    Italian Language and PIZZA!

    Last week at Sottocasa Pizzeria in Williamsburg, Brooklyn 23 students studying Italian at John P. Stevens High School Edison NJ attended a very special hands-on workshop where the art of pizza craft was used to deepen understanding of both the Italian language and lifestyle.

     

    The workshop, organized by the Italian American Committee on Education (IACE), is a part of aseries of fun and interactive outside-the-classroom educational events (‘Mangia Sano e Parla Italiano’) for American students of Italian aimed to expose learners to the full flavor and richness of Italian language and culture.
     
    Furnished in advance by their Italian teacher Elisabetta Schiavone with the basic vocabulary they would need to navigate the pizza kitchen(see the cartoons/teaching material below) the students were able to follow the very specific Italian language instructions of Laura and Luca Arrigoni (founders and owners of Sottocasa Pizzeria) to make an authentic pizza napoletana.
     
    Angelika, a third-year Italian student, asks shyly if the typical New York Pizza is the real deal or a pale imitation of the Italian original. Luca proudly answers that the main difference consists in the use of a brick versus electric ovens, the type of dough, and the fresh and simple ingredients (pomodoro, mozzarella and basilico). They explain that Sottocasa strictly follows the oldest Italian tradition and recipes in the art of making pizza. According to Luca “making a real pizza is like making a real piece of art”.
     
    After a brief introduction about the many virtues of pizza napoletana, the students were invited to work on the impasto (dough), literally con le mani in pasta (hands on), and experience firsthand how difficult it can be. Laura meticulously guides them through the delicate process of mixing and patting the dough with the tips of the fingers stressing that it is like a “gesto d’amore” (gesture of love). Rebecca, who studies Italian because her grandparents are from Naples and would like to be able to communicate with them in their native language, is very surprised at how hard it is to make the dough without breaking it.
     
    Back in the kitchen Luca, with the help of three student helpers, chosen among those who gave the right answers in Italian about the pizza’s ingredients, is preparing focaccia (hard to make and hard to pronounce) and pizza in the brick oven. Students could finally taste and enjoy the delicious pizza they have been so anxiously hearing and learning about.
    Jordan, a senior studying Italian because “it is cool”, was amazed that the pomodoro (tomatoes) really tasted like pomodoro (tomatoes), the mozzarella really tasted like mozzarella and the cornicione (crust) was so incredibly thin!
     
    Ilaria Costa-IACE Executive Director- explains that this initiative, among other similar events sponsored by IACE (educational trips to EATALY, Barilla Restaurant, Ferrari showroom and Opera for kids) fully reflects IACE’s  Educational Philosophy that “learning Italian is cool”. This approach (technically called ‘CBI’ Content Based Instruction - acquiring a second language through a fun cultural content) has been proven very effective in promoting the Italian language and culture in the American public and private school system.

     
    Today IACE supports Italian language courses in over 150 schools in the tri-state area (from Pre-k to 12 grade) and reaches around 34,000 students who are offered access to the best culinary experiences that Italy has to offer, all while learning the language.  Through the use of very simple ingredients (dough, tomatoes, basilico and mozzarella) the students were be able to appreciate the authentic made in Italy brand, to experience a “slice” of genuine Italian culture, while at the same time learning vocabulary, conversation skills, and most importantly, having fun…the best possible way to export our “eccellenze italiane” abroad.

  • Our Next Italian Destination: Milan

    WHERE 

    Milan is located in Northern Italy, just south of the Alps in close proximity to Lakes Como, Maggiore and Lugano. Its pleasant summers and picturesque winters provide a beautiful landscape for travelers to explore. Centered on art and fashion this metropolis has something for everyone!
     

    WHAT

    Milan is home to many cultural institutions. While visiting, guests have the opportunity to experience some of the world’s most well-known works of art. Take a trip to The Castello Sforzesco where Michelangelo's last sculpture, the Rondanini Pietà, is housed. The Milan Cathedral or Duomo di Milano is a must visit! This breathtaking gothic structure took nearly six centuries to complete. If fashion is your forte, Milan is regarded as one of the world’s fashion capitals and is synonymous with Italian fashion brands. Stroll down the city’s most prestigious shopping streets like the Via Monte Napoleone and have your fill of high fashion and design. Like many cities in Italy, Milan has developed its own local culinary traditions! If you get hungry while sightseeing, make sure to sample some traditional Milanese dishes, as this city is well known for its world renowned restaurants and cafés. Milan is a treat for all of the senses! 

    HOW

    Start planning your trip! Many hotels and resorts in Italy will welcome you with special offers and discounted rates. Fly Alitalia to Milan and experience all of the wonder this city has to offer!! 

  • Events: Reports

    The Good earth, postwar Italian landascape photography by Mario Giacomelli

    The Good Earth features vintage photographs created by seventeen image-makers from towns and cities on the North and Adriatic Coasts of Italy: Valentino Bassanini, Gianni Berengo-Gardin, Ulisse Bezzi, Augusto Cantamessa, Tino Carretto, Romeo Casadei, Arturo Crescini, Ferruccio Ferroni, Eros Fiammetti, Guiseppe Goffis, Carlo Monari, Enzo Passaretti, Santo Piano, Ezio Quiresi, Pietro Todo, Piero Vistali, and Umberto Vittori. 

    These photographers shared a familiarity with and affection towards their subject matter. 

    Their deep understanding of their surroundings allowed them to capture the landscape from the best positions at the ideal time of day to create stunning images.

    These photographs highlight the patterns, textures, and natural light that make the Italian landscape unique. When the human figure appears in the photographs, their relationship with the land is key. They admire the ocean, walk the dirt paths, or harvest food.

    Perhaps the most striking aspect of this collection of photographs is the wide range of emotions they elicit. From peaceful to foreboding, the landscape as depicted by these photographers is able to instill happiness, calm, fear, and wonder in its viewers.

    The cornerstone artist of the exhibition, Mario Giacomelli (1925-2000) sought out and even sometimes created abstract qualities in the Italian landscape.

    Giacomelli was a self-taught photographer. At 13, he left high school, began working as a typesetter and spent his weekends painting. After the horrors of World War II, he turned to the more immediate medium of photography. He wandered the streets and fields of post-war Italy, inspired by the gritty Neo-Realist films of Vittorio De Sica and Roberto Rossellini, and influenced by the renewed Italian photographer Giuseppe Cavalli, eventually developing a style characterized by bold compositions and stark contrasts.

    Shying away from more traditional and representational views of the land, Giacomelli's photographs transform the familiar into the foreign through distance, pattern, and stark contrast. 

    With formal training as a typesetter, Giacomelli's graphic compositions come as no surprise. His work can be found in the collections of the Metropolitan Museum of Art, the Museum of Modern Art, and the Art Institute of Chicago and also in many internationally acclaimed museums permanent collection, including Castello di Rivoli in Turin.

    The Good Earth will be on view at the Keith de Lellis Gallery through May 7, 2016. 

  • Arte e Cultura

    New York. Il gala annuale dell’Università John Cabot di Roma

    L’Università John Cabot di Roma, la prima Università Americana pienamente accreditata nell’Unione Europea, onorerà tre illustri Americani durante il gala annuale che si terrà il 5 di aprile 2016 nello storico Union League Club di New York.

    Con oltre 300 amici, sostenitori, ed ex alunni di questa Università nata 44 anni fa, l’evento annuale di fundraising rappresenta l’occasione per offrire un riconoscimento a personaggi eccellenti che si sono distinti nei campi dell’amministrazione pubblica, della filantropia, del diritto, della diplomazia, degli affari, dell’istruzione, ed altri. Il Presidente della JCU, Dr. Franco Pavoncello, presenterà anche i recenti sviluppi alla JCU come l’ampliamento del campus, i nuovi programmi e la marcata crescita del corpo studentesco.

    Tra i premiati di quest’anno figurano Sua Eccellenza l’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Rappresentante Permanente per l’Italia presso le Nazioni Unite, che riceverà il riconoscimento Judge Marie Garibaldi Award per il Servizio Pubblico; Paula Frohring, Presidente della Frohring Foundation e membro del Consiglio d’Ammistrazione dell’Università, che riceverà la Medaglia John Cabot University per il suo servizio all’istituzione; e il Dr. Domenic Grasso, Provost dell’Università del Delaware, che riceverà il John Cabot University Award per l’Eccellenza Accademica.

    L’ On. Frank Guarini, ex membro del Congresso degli Stati Uniti e Presidente del Consiglio di Amministrazione della JCU, ha dichiarato che i vincitori di quest’anno rappresentano i modo emblematico i valori della JCU e il suo prestigio nel mondo accademico: “Siamo fieri come istituzione di onorare queste persone esemplari per i risultati ottenuti nelle politiche pubbliche, nella filantropia, nel servizio pubblico e nell’istruzione. La John Cabot University sostiene l’eccellenza accademica e dei servizi in tutto ciò che fa, dai corsi universitari alla composizione della facoltà, dai nostri team e società fino ai Trustee e a tutta l’Amministrazione, che guidano i progressi del nostro brillante e appassionato corpo studentesco. La nostra comunità si riunisce il 5 Aprile a New York, dove celebreremo i continui sviluppi della JCU come prima Università nel suo genere in Europa”.

    Il Comitato organizzativo del Gala include l’On. Frank Guarini, Presidente del Consiglio d’Amministrazione; l’On. Giudice Federale William Martini, Vice-Presidente del Consiglio; ed i Trustee Cav. Vivian Cardia, Comm. Stefano Acunto, e Cav. Frank Desiderio.

    La John Cabot University, fondata nel 1972, è un’università di studi umanistici quadriennale, indipendente, che offre corsi di laurea e post-laurea e programmi di studio all’estero per studenti di madrelingua inglese provenienti da tutto il mondo.
     

  • Art & Culture

    Announcing the New York City Gala of the John Cabot University in Rome

    John Cabot University of Rome, the foremost fully accredited U. S. institution of higher learning in the EU, will honor three distinguished Americans during its annual gala on April 5, 2016, at New York's historic Union League Club. 

    Drawing more than 300 friends, supporters, and alumni of the 44-year-old university, the annualfundraising event provides the university with a platform to recognize outstanding leaders in public affairs, philanthropy, law, diplomacy, business, education, and other fields. President of JCU Dr. Franco Pavoncello will also showcase recent developments at JCU, including the expansion of the campus, new programming, and the dramatic growth of the student body.
     

    Among the honorees this year are H E Ambassador Sebastiano Cardi, Italy's Permanent Representative at the United Nations, who will receive the inaugural Judge Marie Garibaldi Award for Public Service; Paula Frohring, Chairman of the Frohring Foundation and university trustee, who will receive the John Cabot University Medal for service to the institution; Dr. Domenic Grasso, Provost, University of Delaware, who will receive the John Cabot University Award for Excellence in Education.

    Former U.S. Congressman and Chairman of the Board of JCU Hon. Frank Guarini said this year's honorees are emblematic of JCU’s values and its status in the world of education: "We are proud as an institution to be honoring these exemplary individuals for their achievements in public policy, philanthropy, public service, and education. JCU stands for excellence in education and in service in all that we do, from our college majors, our faculty, our teams and societies to the Trustees and Administration that guide the progress of our bright, passionate student body. As our community comes together April 5th in New York, we celebrate JCU's continued advancement as the top University of its type in the EU."
              
    The organizing Committee for the Gala includes Hon. Frank Guarini, Chairman of the Board; Hon. US Judge William Martini, Vice Chairman of the Board; Trustees Cav. Vivian Cardia, Comm. Stefano Acunto, and Cav. Frank Desiderio.
     

    John Cabot University, founded in 1972, is an independent, four-year liberal arts university offering undergraduate and graduate degrees and study abroad programs to English-speaking students from all over the world.

  • Spring in Italy: Rome!

    WHERE 

    Rome is not only the capital of Italy but perhaps one of the most beautiful cities in the world. Centrally located within the country, and just inland of the Tyrrhenian Sea, Rome is your gateway to Italy but first you must see all of the beauty this city has to offer!
     

    WHAT

    Rome’s history spans more than 2,000 years. With a history so rich, there is plenty to see if you are visiting! While there, visitors can make a wish and toss their coin into the breathtaking Trevi Fountain or explore the Forum, Pantheon and the Colosseum. Visitors also have the opportunity to travel to the Vatican City, a city-state surrounded by Rome. Here, you can visit some of the world’s most famous works of art, like the Creation of Adam, painted on the Sistine Chapel ceiling by famous Renaissance artist Michelangelo. If you get hungry between the sightseeing, make sure you stop for a pizza bianca or a gelato. There is something for everyone in this beautiful ancient city!

    HOW

    Start planning your trip! Many hotels and resorts in Italy will welcome you with special offers and discounted rates. Fly Alitalia to Rome, Fiumicino Airport and you are just a short distance away from the heart of Rome! All-inclusive, round trip fares in Premium Economy  from New York start at $1879!

    Book by March 25, 2016 for these incredible offers!

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