Fine del mandato presidenziale di Barack Obama, la votazione per il prossimo presidente USA e per il rinnovo delle due camere avrà luogo l’otto novembre 2016. Un mese dopo ci sarà il referendum costituzionale in Italia, il 4 dicembre.
Due date vicine, fatti lontani ed estranei l’uno all’altro. Però l’invito a Washington rivolto a Matteo Renzi e la tradizionale cena di addio alla Casa Bianca fatta in onore dell’Italia, in un certo senso, collegano questi due eventi: ambedue cruciali scadenze elettorali. La visita del nostro primo ministro a Washington e l’esaltazione dei tradizionali rapporti di antica amicizia fra Italia e USA certamente non sposterà i voti di quelli già decisi, ma potrebbe influenzare gli indecisi ed aumentare la partecipazione al voto, di qua e di là dell’oceano.
Per il Presidente uscente la presenza di Matteo Renzi alla cena di addio è una bella occasione di comunicazione umana e politica con la vasta comunità americana di origine italiana. Matteo Renzi è una bella immagine dell’Italia. Giovane, dalla parlantina facile e persuasiva, imbattibile nei confronti, appartenente anch’egli al partito democratico; la moglie sottile e sofisticata, come una modella indossa abiti raffinatissimi delle migliori firme del made in Italy. Bella occasione per rinsaldare i legami di antica amicizia e orientare il voto degli incerti americani di origine italiana verso Hillary e i candidati del partito democratico. Inni nazionali, baci, abbracci, pacche sulle spalle, brindisi, esibizione del made in Italy: attori ed artisti premi Oscar, campioni dello sport, firme della moda, vestiti, scarpe, cibo, vino e tutto quanto di bello produca l’Italia, esibito ed esaltato. Negli USA, una grande festa dell’italianità.
E qui in Italia, per il nostro Matteo, alle prese con un ampio e forte fronte del no al referendum costituzionale, sarà stato certamente gratificante l’apprezzamento positivo della sua riforma del parlamento espresso dal presidente degli USA in persona, costituzionalista laureato ad Harvard. Elogi manifestati a chiare lettere con una enfasi insolita per l’elegante e raffinato Presidente. Opposizioni autorevoli e non, ciarle, chiacchiere e critiche negative di gufi e grilli, per un momento messe in un angolo.
Subito dopo, in USA, scontro finale fra i due contendenti, Donald Trump e Hillary Clinton. Armi, aborto, Putin, politica estera, immigrazione ed economia discussi senza esclusione di colpi, in un duello crudo e feroce, denso di accuse e controaccuse fino alle minacciose dichiarazioni finali. Hillary: E’ il candidato più pericoloso della storia. Trump: Non so se accetterò il risultato del voto.
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