Molise. “C’è da lavorare, non da disperare”

Letizia Airos (February 04, 2018)
Intervista con Enrico Colavita. A cavallo tra la presidenza di Confindustria Molise appena avviata e la recentissima candidatura al Senato della Repubblica Italiana. Un imprenditore che da sempre ha creduto nelle reti d’impresa e che mette la sua esperienza a servizio del Paese e della sua regione, il Molise.

La nostra conversazione comincia quando è “solo” Presidente di Confindustria Molise. Ancora non si sapeva della sua candidatura. La sua agenda era piena di impegni aziendali, e associativi, non certo politici.  Che fare, ora che si è dimesso per correre per il Senato da indipendente del centrosinistra? Cancellare tutto e ripetere l’intervista?  Ma rileggendo le sue risposte mi rendo conto che basterà qualche domanda in più alla fine. Enrico Colavita è un uomo con un volto solo, non uno che cambia a seconda dell’opportunità politica. Quello che aveva detto prima è ancora tutto valido.
 

DA SANT’ELIA A PIANISI PARTE UN’AZIENDA FAMILIARE CHE OGGI HA UN FATTURATO DI 180 MILIONI NEL MONDO

Dunque,  Enrico Colavita, classe ’45, Cavaliere della Repubblica, Presidente della Colavita Spa -  impresa agroalimentare presente in tutto il mondo - per due volte già Presidente degli industriali molisani si racconta in quel modo schietto che lo contraddistingue.

L’azienda nata grazie a Giovanni e Felice Colavita nel 1938 a Sant’Elia a Pianisi, in provincia di Campobasso, è oggi un colosso mondiale con un fatturato di 180 milioni di Euro. E ciò nonosrante, era e rimane un’azienda familiare.

E lo è anche negli Stati Uniti, dove è diventata un’icona del Made in Italy e un pioniere di quella che oggi si chiama, internazionalizzzione. Tutto parte infatti da un episodio familiare. Nel 1978, durante il suo viaggio di nozze, il giovane Enrico conosce John Profaci, uomo d’affari italo-americano e capostipite di una famiglia che manteneva a distanza un forte legame con il territorio di origine. Una stretta di mano e nasce la Colavita USA, quasi il sigillo simbolico di un modo ostinatamente familiare di fare azienda: da una parte lui con il fratello Leonardo, dall'altra John Profaci. E ancora oggi, tutta la famiglia lavora insieme, da entrambe le sponde dell’Atlantico.

Parte così quarant’anni fa quella che allora era una vera  scommessa: oltreoceano non si aveva idea di cosa fosse la dieta mediterranea, nè s’era mai sentito parlare di Olio Extra Vergine di Oliva.

Questa intuizione lo ha portato a svolgere un ruolo importante nel mondo e non solo per la sua di azienda. Gli ha consentito di avere esperienze ed aperture culturali che pochi hanno potuto avere. Questo è particolarmente importante dall’osservatorio americano da cui gli parlo. 
 

ENRICO COLAVITA E CONFINDUSTRIA

Ci racconta i suoi primi passi nella più grande realtà associativa degli industriali italiani, Confindustria.

“Sono stato presidente di Confindustria Molise tra il i ‘95  ed il ‘98 e poi tra il  2003 e 2005. Il Molise viveva una stagione di ottimismo, attraeva investimenti anche da aziende multinazionali. La Fiat andava bene. Sembrava ci fossero buone prospettive di sviluppo, per la nostra piccola regione, nonostante le risorse limitate. C’era anche una grande speranza per il turismo.  Io ero stato anche presidente delle camere di commercio e questo era molto utile. Avevamo inventato un marchio 'Piacere Molise' che nel logo aveva una farfalla. 'Accoglienza cortese' era lo slogan.

Poi invece arrivò l’ondata della crisi. C’erano stati investimenti importanti, per esempio nella  produzione di barbabietole da zucchero e nell’allevamento del pollame. Ma dopo alcuni anni lo zucchero divenne una produzione limitata e controllata dalla Comunità Europea, e non c’era la quota per il Molise, mentre l’impresa veronese che aveva investito nella pollicoltura fallì.

Nel 2010 poi le difficoltà coincisero con una fase di crisi più generale.  Il Molise che era già debole, è affondato economicamente. Molti giovani se ne andarono. Perdevamo risorse umane.”

Perchè dunque a fine 2017 Enrico decide di tornare a Confindustria?

“Racconto una cosa. Qualche giorno fa ho fatto due incontri nelle aree industriali. Quella interna di Venafro e sulla costa di Termoli. Sono aree con grosse possibilità. Nel nord Italia, dove l’economia si è ripresa, incontri difficoltà che qui paradossalmente non ci sono. In Veneto non trovi uno spazio, un capannone in una zona comoda, in una  pianura, con una strada, neanche a pagarlo a peso d’oro. A Termoli, invece, trovi un’immensa zona industriale con alcune grandi imprese tra cui la stessa FIAT.  Ci sono capannoni vuoti sull’autostrada, sulla costa. Insomma ci sono le condizioni per attrarre investimenti. Il potenziale rimane.”
 

PAROLA D’ORDINE: INTERNAZIONALIZZARE IL MOLISE

Attrarre investimenti anche dall’estero… è vitale per una regione così. Cosa serve, secondo Enrico Colavita?

“Ad esempio una politica di marketing  territoriale, come la stanno facendo il Veneto e la Toscana. La regione certo è piccola, le infrastrutture nuove non ci sono, ma la parte più pianeggiante, sulla costa, ha ferrovia, l’autostrada, ed è vicino ai porti. Poi c’è l’agricoltura, che è il settore primario in Molise. Si è sviluppata molto la viticoltura.  C’èda lavorare, insomma, non c’è da disperare.”

E’ un lavoro con i piedi per terra quello che propone Enrico Colavita. Un percorso di piccoli-grandi passi.

LA CHIAVE DEL SUCCESSO: FARE RETE

Oggi si parla molto di reti d’impresa. Il Presidente delle Reti d’Impresa di Confindustria Nazionale, Antonello Montante,  sta facendo un grande lavoro in questa direzione. Per una regione come il Molise portare le proprie piccole e medie imprese a “fare rete” potrebbe essere vitale….

“Infatti, abbiamo avuto recentemente un meeting con Confindustria proprio per le reti d’impresa, per spiegare il concetto alle aziende. Ho riunito quelle del comparto agro-alimentare. L’idea è di ripartire proprio da loro, ma non singolarmente con un prodotto. Occorre presentare le nostre eccellenze attraverso una selezione dei generi più vari, metterli insieme e portarli in giro, raccontando anche la capacità e bellezza del territorio che li produce. Pasta e olio, il grano, i  tartufi , il vino e altro ancora,  tutto insieme.”

Un lavoro in cui proprio Enrico Colavita è stato un pioniere nel corso degli anni, sia come presidente della Camera di commercio del Molise, sia con la sua stessa azienda, che ha utilizzato la propria capacità di distribuzione nel mondo per far conoscere molti altri marchi, non solo i propri.

“Certo il lavoro cominciato con la Camera di commercio si è allargato nel tempo. Siamo stati in grado di avviare la distribuzione su tanti mercati. Qualche decina d’anni fa fondai il consorzio Molise export alimentare,  primo consorzio mono settoriale del Mezzogiorno. Sono successe tante cose da allora. Oggi la nostra rete nel mondo è cresciuta ed il potenziale di accesso anche.

Dunque Colavita grazie al lavoro di distribuzione della sua azienda, ha svolto un ruolo nell’internazionalizzazione di marchi che sarebbero rimasti chiusi nel luogo di origine...

“I nostri distributori, tramite i nostri contatti, fanno già rete; la difficoltà sta nel mettere insieme tante piccole realtà e accompagnarle in USA, Australia, Brasile, Giappone...

Per fortuna ci sono molti giovani su cui possiamo contare. Anni fa era molto più difficile. E poi oggi ci aiuta molto la tecnologia”.

L’IMPEGNO PER IL SUO MOLISE

Ma torniamo in Molise, un territorio senza uguali.

“Infatti. Il Molise può proporre un turismo autentico. Abbiamo 140 paesi, quasi tutti borghi. Moltissimi sono carini, hanno una storia notevole e costano pochissimo. Bagnoli del Trigno, Fossalto, Castellino del Biferno, Oratino, Castelpetroso, Vastogirardi, Riccia, Pescopennataro… Sono tantissimi. E a Natale, in molti di questi vengono allestiti presepi viventi davvero suggestivi...”

Questi borghi tra l’altro stanno oggi entrando nel circuito dell’offerta turistica.

“Si, la nostra proposta alberghiera si sta evolvendo. Stiamo rilanciando progetti di ‘albergo diffuso’ nei borghi, nelle residenze private dove si vive in pieno l’atmosfera del nostro Molise. E cresce anche la realtà del bed and breakfast, dell’ agriturismo. Sono proposte perfette per far risaltare la tipicità della regione. Non aspettatevi il grande albergo, ma avrete lo stesso un’accoglienza indimenticabile. Per non parlare della possibilità di degustare prodotti introvabili altrove... se capiti nella stagione del tartufo bianco -  tra ottobre e dicembre - è fantastico”

Il Molise pronto al rilancio turistico come Basilicata e la sua Matera?
“Siamo molto simili. Abbiamo la possibilità di fare un percorso analogo nel turismo per farci conoscere al mondo intero."

Ma perchè Enrico Colavita, imprenditore di successo a livello internazionale, fa tutto questo?

“Perchè ho esperienza, conosco tanti ambienti e so che posso dare una mano.  Vedere  felici i miei conterranei per me è molto gratificante. Voglio dare il mio contributo.”

E lo fa anche con piccole azioni.  “Qualche giorno fa ho accompagnato due piccole aziende in banca per presentarle. Per avere l’attenzione che meritano. Si trattava di produzione artigianale.  Pasta e ceramica,  progetti di investimento piccoli ma interessanti. Poi è passato un amico. Lo conosco da quaranta anni. Non è un nostro distributore, vive a Londra e lavora con prodotti molisani. Mi ha invitato all’apertura di un albergo che ha aperto a Capracotta per invitare i suoi amici londinesi. Certo che ci vado. Andare ad una inaugurazione così è molto più gratificante che al Westin, no?”
 

ITALIANI NEL MONDO

Ed il suo rapporto con gli italiani all’estero? Li conosce bene… come pochi. E li avvicina sempre con quel calore umano che fa parte del suo modo di essere.

“Li ho frequentati come imprenditore, come presidente delle camera di commercio. Voglio dire che sostengo da sempre, come Piero Bassetti, l’importanza delle camere di commercio all’estero. Credo che la presenza “italica” nel mondo -- come la chiama lui -- sia fondamentale.”

Eppure la loro realtà è ancora poco conosciuta in Italia… anche quella di grandi associazioni come la NIAF, National Italian American Foundation.

“La Niaf è molto sottostimata nel nostro Paese, eppure dovrebbe essere un punto di riferimento per l’intero Sistema Italia. Con i suoi importanti associati, politici e imprenditori, professionisti e scienziati, artisti e giornalisti, dovrebbero essere un nodo vitale per noi. Ma in Italia spesso viene addirittura snobbata dalle nostre autorità’. E se chiedi chi conosce la NIAF nel nostro Paese, forse uno su un milione ne ha sentito parlare.

E’ un grande errore, non ci rendiamo conto del potenziale di queste presenze in giro per il mondo! Torno a Piero Bassetti, condivido molto il suo manifesto, che parla di 'italici nel mondo'. E noi non ce ne curiamo!

Così si concludeva la mia prima conversazione con Enrico Colavita. Ero soddisfatta: sono rare le interviste telefoniche che riescono a trasmettere anche la solarità di chi ti parla.  Ma qualche giorno dopo, mentre stendevo il testo, apprendo della sua candidatura al Senato. Non mi meraviglia, visto l’impegno e la passione che aveva dimostrato. Ma decido di richiamarlo per un approfondimento.

LA POLITICA, PERCHE’?

Come mai Enrico Colavita, appena avviato a riprendere l’esperienza con Confindustria, ha deciso di candidarsi?

“E’ andata così. Mi chiamano e mi dicono: ‘Abbiamo bisogno di un candidato che aggreghi, che sia distaccato dai partiti, abbiamo fatto il tuo nome…’  ‘Ma chi vi ha autorizzato!?’ Ho risposto io, di getto. Ma poi ripensandoci… proprio questo recente ritorno a Confindustria è stato determinante per farmi dire sì. Tutte le aziende che avevo cominciato a rivedere … Quel mondo ha bisogno di una politica diversa … E allora che faccio? La politica mi chiama e dico no?”.

In passato aveva detto di no a simili proposte. Cosa è cambiato questa volta? E cosa pensa della politica, oggi?
“Allora era presto, e non avevo giovani pronti a sostituirmi in azienda. Ora ho parlato con loro, e mi hanno detto tutti: ‘Lo devi fare, papà!’, ‘Lo devi fare, zio!’ Di politica sono sempre stato un appassionato. Ho studiato 'Scienze politiche' con maestri come Giovanni Spadolini,  Giovanni Sartori, Giorgio La Pira …  Ma ormai non credo più alle costruzioni ideologiche. Penso che il mio contributo possa essere di tipo progettuale, amministrativo, applicando la mia esperienza di imprenditore...”

Essere conosciuto anche nel mondo imprenditoriale all’estero è importante secondo lei?

“Certo, soprattutto quando si parla di promozione del brand Italia. Conosco già quel palcoscenico.  So come muovermi. L’ho fatto per decenni. Posso davvero dare una mano."

E ritorna su Confindustria alla fine.  Ci tiene proprio. Non deve essere stato facile per lui lasciare l’incarico intrapreso da pochissimo.

“Ho un ottimo rapporto con Confindustria. Voglio dirlo. Non l’abbandono anche se non saro’ più presidente. E’ importante per la mia regione, per l’Italia di tutto il Sud”.

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