L'Ambasciatore Varricchio ai giornalisti: "Noi facciamo in realtà un mestiere molto simile!"

Tommaso Cartia (December 15, 2016)
L'Ambasciatore d’Italia a Washington Armando Varricchio incontra per gli auguri di Natale la stampa italiana a New York. Una straordinaria occasione per riflettere insieme: "È importante seguire da vicino tutte le tessere di quella che sarà la nuova immagine dell’America e anche cercare di comprendere come il nuovo governo italiano sarà in grado di impostare un dialogo di ampio respiro diplomatico con gli States"

Un brindisi al 2017 e un augurio carico di buoni propositi per il nuovo anno. Nella sala principale del Consolato, il Console Generale Francesco Genuardi ha ospitato l'incontro dell'Ambasciatore d'Italia a Washington, Armando Varricchio, con i giornalisti italiani residenti a New York.

Questo in tempi di transizioni importanti, che impongono una riflessione sui futuri rapporti diplomatici tra gli Stati Uniti e lo storico alleato italiano. Nel salutare i giornalsti l'ambasciatore si è concentrato proprio sulla necessità di riflettere, di interrogarsi a fondo sulla natura dei cambiamenti in corso.

“Questo 2017 avrà un calendario importante qui in America, in Europa e nel nostro Paese. Noi facciamo in realtà un mestiere molto simile - ha detto Varricchio rivolgendosi ai giornalisti in sala -  nel senso che siamo tutti impegnati a crcare di comprendere i fenomeni che accadono attorno a noi. Abbiamo vissuto transizioni, cambiamenti che vanno oltre la normale routine. Si aprono nuove prospettive. C’è qualcosa di molto profondo che sta avvenendo qui in America, lo vedo ovunque vado. Soprattutto fuori dalla bolla di Washington”.

Ha esordito così l’Ambasciatore d’Italia, riferendosi prima di tutto alla presidenza di Trump, anche nel rapporto con l'Italia, storicamente improntato ad una salda amicizia. “Non vedo alcun motivo per cui la nuova amministrazione non mantenga questo rapporto privilegiato con l’Italia. Bisogna però costruire tutti insieme una nuova agenda per il 2017, bisogna dimostrare quanto queste relazioni siano importanti, bisogna aprirsi ad una fase nuova. È importante seguire da vicino tutte le tessere di quella che sarà la nuova immagine dell’America e anche cercare di comprendere come il nuovo governo italiano sarà in grado di impostare un dialogo di ampio respiro diplomatico con gli States. Ci sono già dei segnali ncoraggianti”.

L’Ambasciatore, a New York solo per poche ore anche per attendere alla presentazione dell’Investor Day dell' ENI (durante la quale l' Amministratore delegato Claudio Descalzi ha illustrato l'evoluzione, i risultati e le prospettive della strategia di trasformazione avviata nel 2014), ha raccontato anche la sua recente visita in Italia. “Sono stato in Italia la settimana scorsa, a Milano e a Roma, ho avuto incontri con il mondo degli affari. Ho riscontrato un enorme interesse nei confronti di quello che sta avvenendo in America. Credo che si sia un po’ assorbito lo shock iniziale di questo inatteso esito elettorale, adesso si tratta di capire dove si va. C’e’ una grande disponibilità intellettuale a capire."

Dal canto suo anche Washington si sta riprendendo. Ha vissuto qualche settimana di sbandamento. Il mondo va avanti, grandi riallineamenti, spostamenti. Ed ecco una nota ottimista legata anche al modus vivendi italiano: 

“Noi abbiamo un vantaggio: una storia antica, non ci sorprendiamo di niente, siamo meno rigidi su certe prese di posizione e capiamo poi alla fine come si ricompongono le tessere. Chiudiamo un anno molto positivo per il rapporto tra Italia e Stati Uniti se guardiamo a tutto quello che è stato fatto, dati economici impressionanti, rapporti politico diplomatici, collaborazione sul piano internazionale, iniziative concrete, l’ambiente ed il cambiamento climatico. Il ruolo che abbiamo avuto anche noi nella Conferenza di Parigi, credo che possiamo essere soddisfatti.”

L’Ambasciatore si augura di vedere i giornalisti a Washington anche per supportare le istituzioni nel lavoro di studio di quello che sta avvenendo, per capire che umori ci saranno. 

“Se posso dare una pista di riflessione, almeno  di quello che faremo noi come Ambasciata, vi dico che questo Congresso è molto diverso da quello che si è chiuso. Aldilà della turnazione, il partito repubblicano è molto diverso da quello che è uscito, si ritrova infatti a pretendere di aver vinto, ma non si può dire che sia il partito che ha vinto. Ha vinto Trump che ha portato un mondo nuovo. Insomma il Congresso deve trovare nuovi equilibri. C’è poi  un partito democratico - che aldilà della sofferta conferma di Nancy Pelosi come leader -  deve ritrovare un punto di equilibrio e capacità di esprimersi con il paese.”

Ci sono dunque temi importanti e non non si sa cosa accadrà, tra questi la politica energetica, la politica ambientale, si parla di una forte politica di spesa pubblica che dovrà andare a toccare quella quota, quel terzo che non sono spese obbligatorie. 

“Quando si costruisce una nuova amministrazione c’è tutto il mondo del think tank di Washington che fa un grande lavoro di autoanalisi. Si stanno facendo nuove riflessioni. Ecco perché vedo un 2017 di grande interesse intellettuale, noi ci saremo. L’Italia è un punto di riferimento.”

Ultima annotazione, molto importante per l’Ambasciatore. “Non è una banalità dire che nel giro ristretto di Trump ci sono tantissimi Italo-Americani, come Lou BarlettaTom Marino". Un costante punto di riferimento per alimentare quel dialogo che nonostante le trasformazioni della storia non ha mai smesso di legare a doppio filo l’Italia con gli Stati Uniti d’America.

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