'Colora il Partenone' con Lang Lang

Emanuela Medoro (July 02, 2015)
Questa volta la Cina non manda in giro per il mondo merci colorate a prezzi bassissimi, non imita i prodotti made in Italy. Ci fa conoscere un giovane uomo, uno straordinario artista che costruisce ponti di dialogo e comprensione fra mondi tanto diversi.



Colora il Partenone. Chi è costui che osa aggiungere qualcosa di suo ad un intoccabile pilastro della cultura occidentale? Ho sentito questa frase durante un’intervista fatta ad un docente della Università Bocconi a Milano, prima del concerto del pianista Lang Lang eseguito al Teatro degli Arcimboldi a Milano. Musiche di Chaikowski, Bach e Chopin in programma, Liszt nel bis, per un pubblico eterogeneo, vasto, certamente colto, abituato a concerti di alto livello. Applausi sentiti e prolungati, fiori per l’artista.

 

 Mi è piaciuta questa frase colorita e significativa, descrive in poche in poche parole lo stile, il personalissimo modo di suonare di questo giovane cinese dal nome abbastanza strano, ma che si ricorda bene.

 

Vidi in TV una sua intervista fatta a Firenze in Piazza della Signoria, durante la quale gli fu chiesto come mai il suo nome fosse la ripetizione di due parole uguali. “Non lo è”, replicò, “le due parole in cinese sono diverse, appaiono uguali nella trascrizione degli alfabeti occidentali”. E proseguì cercando di spiegare che in cinese le due parole sono ben diverse nel suono, lo spiegò tentando di farlo capire in inglese, agli italiani. Impresa impossibile. E sorvolò con un bel sorriso divertito sul suo volto di ragazzo, espressivo, e vivacissimo.    Possibilissimo invece, per Lang Lang comunicare con l’occidente attraverso il linguaggio musicale, nella interpretazione dei classici della musica occidentale.

 

 Come dilettante amante della musica, provo a descrivere lo specifico del suo linguaggio musicale, tenendo conto del fatto che la critica professionale ha nei suoi confronti una bella dose di scetticismo e non lo include nella ristrettissima élite dei “Grandi Interpreti” del patrimonio musicale occidentale.

 

 Mi pare di aver capito che Lang Lang interpreti i classici in modo del tutto personale rispetto alle interpretazioni tradizionali, ricorda per questo il fenomeno Glenn Gould. Lang Lang accelera i tempi, intensifica i forti ed i piani offrendo al pubblico qualcosa di diverso dal solito. Mostra una padronanza tecnica stupefacente, il suo suono è sempre limpido e pulito, anche nei momenti di maggiore intensità. Il che suscita stupore ed incanto, tanto maggiori se si osserva che spesso sul suo viso, mobile ed espressivo, compaiono espressioni che vivono e comunicano al pubblico i complessi sentimenti ed i significati impliciti nel testo. Sorride ed esprime, ad esempio, una straordinaria capacità di giocare e divertirsi eseguendo quei brani, sottolinea col viso le atmosfere sognanti, ed i momenti più intensi e pensosi dei testi che esegue. Sprigiona una forma di elettricità che giunge al pubblico, e stupisce ed emoziona. In breve, colora il Partenone. Efficace metafora della sua specificità.

 

Mi pare ovvio, che produca qualcosa di diverso. Come noi non comprenderemo mai la sua spiegazione della diversità di suono e significato della stessa parola ripetuta due volte nel suo nome, così lui non può sentire la nostra musica secondo le tradizioni consolidate dei nostri conservatori. Questa volta la Cina non manda in giro per il mondo merci colorate a prezzi bassissimi, non imita i prodotti made in Italy. Ci fa conoscere un giovane uomo, uno straordinario artista che costruisce ponti di dialogo e comprensione fra mondi tanto diversi.


 


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