Emigrare per una startup

Mila Tenaglia (May 22, 2014)
Maria Teresa Cometto, Co-autrice con Alessandro Piol del libro “Tech and the City” organizza un evento in Consolato con il presidente della Camera Laura Boldrini ed un gruppo di giovani imprenditori italiani attivi nell'high-tech. Desiderio del presidente della Camera, in questo incontro, era anche quello di capire i motivi del successo di startup innovative a New York, e riflettere poi sulla loro replicabilità in Italia

"Questo non vuole essere un meeting istituzionale, ma un modo per capire la realta’ che ci circonda" esordisce.  Laura Bordini, dopo due intense giornate a New York, conclude la sua visita incontrando giovani imprenditori italiani attivi nell’high-tech.
 

L'alta tecnologia è considerato il secondo settore importante dopo la finanza a New York. A raccogliere queste storie,  e a presentarle al presidente della Camera dei Deputati,  è stata una giornalista e scrittrice che da tempo segue la loro esperienza.
 

Si tratta di Maria Teresa Cometto, lavora a New York occupandosi di business, mercati finanziari e high-tech per il Corriere della Sera e per il blog StartupItalia! Co-autrice con Alessandro Piol del libro “Tech and the City”, ha sviluppato una grande competenza sull’argomento.

Nella sala generale del Consolato Italiano c'è un piccolo banchetto con caffe' e biscotti. Le sedie e  poltrone sono disposte ad anfiteatro. Presente il Console Generale, Natalia Quintavalle che indroduce Maria Teresa Cometto. Subito dopo i giovani imprenditori in circolo raccontano le loro esperienze, si confrontano.  Presenti anche Laura del Vecchio dell'ICE e Teresa Fiore, della Montclair University (NJ).

"La migrazione e' una grande opportunita', fa parte del passaggio della storia e dei movimenti: delle merci, del capitale e di conseguenza anche dell'uomo.” dice Boldrini. E oggi esiste anche una emigrazione di giovani imprenditori che vengono a New York. Cercano occasioni di lavoro nell’high-tech. E lo fanno trovando fondi e partner per creare una propria startup.
 

L’intento del presidente della Camera  in questo incontro era anche – come ha detto lei stessa – quello di capire i motivi del successo di startup innovative a New York, e  riflettere poi sulla loro replicabilità in Italia.
 

Così Silvia Bosio e Paolo Bonaccorsi di W-lamp, Paolo Timoni de I Maestri, Claudio Carnevali di Open Picus, Sara Matiz di MAD-Matiz architecture & design, Elio Narciso di MobAVE e Talent Garden, Alberto Pepe di Authorea, Manuel Toscano di Zago e Claudio Vaccarella di HyperTV., raccontano le loro esperienze.
 

Ed ecco mostare – tra le tante proposte -  un cucchiaio per neonati da svezzare che non rilascia sostanze tossiche, una lampada di carta tagliata al laser,  un portale per distribuire prodotti di designer italiani in America ….
 

Ma “Chiedo, secondo voi, che cosa non funziona in Italia?” interroga il  Presidente della Camera dei Deputati.

Claudio Vaccarella, di HyperTV. , pone l’accento sul fatto che “Le startup italiane avrebbero bisogno di più flessibilità nell’impiego, perché il loro business è volatile, con continui alti e bassi”.
 

Paolo Timoni, de I Maestri,  mette sul banco dell’imputato soprattutto il costo del lavoro: “Faccio un esempio. Cento euro di stipendio costano alla società 118 euro qui, 158 in Italia”.

Il racconto poi verte, su imput di Elio Narciso, di MobAVE, sui problemi legati alla burocrazia italiana che ritarda ogni processo innovativo e sulla figura dei notai.  E Silvia Bosio e Paolo Bonaccorsi, di W-lamp, narrano come è invece facile aprire un'attività in New York .
 

Claudio Carnevali, di Open Picus, racconta di aver rinunciato a chiedere un finanziamento dalla Regione Lazio: ottenere 100 mila euro avrebbe significato impiegare due persone per gestire la rendicontazione del finanziamento.
 

C’è anche però la consapevolezza che non tutto dipende dalle istituzioni, e che  quindi occore anche un'autocritica: spesso in Italia manca la cultura d’impresa. Sara Matiz, di MAD-Matiz architecture & design, in particolare denucia l’assenza nel Bel Paese di una cultura che accetti il rischio e la possibilità di fallire, come parte di un’impresa.

E poi ancora altre proposte. Vanno valorizzati i giovani in Italia e loro risorse scarsamente utilizzate. Vanno creati hackaton dentro le stesse fabbriche, veri laboratori dove i si inventano cose nuove.
 

Un motivo di successo delle startup a New York è anche l’esistenza di una comunità con una grande apertura e disponibilità verso i giovani. Lo stesso Michael Bloomberg ha portato poi avanti una politica di incoraggiamento alle startup con incentivi e con la creazione di veri e propri incubatori.

Maria Teresa Cometto cita con spirito ottimista un noto venture capitalist newyorchese, Fred Wilson. “Quello che è successo a NY può succedere ovunque ci sia spirito imprenditoriale e la libertà di innovare … e l’Europa è un fantastico mercato su cui scommettere, grazie al grande talento e alle capacità tecnologiche e professionali degli europei”.

E al termine dell’incontro il Presidente invita i giovani imprenditori  a partecipare con le loro idee ai futuri BarCamp che si terranno a Montecitorio.  "Spero di rivederli presto." ha detto " Le porte della Camera sono aperte."

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