Newark. Immigrazione. Foto che parlano. Emozioni d'inzio '900

Simona Zecchi (November 01, 2009)
Raccoglie ritratti dei primi immigrati italiani e le loro famiglie del 1900, la mostra organizzata e voluta dal Consolato italiano di Newark e l’ateneo Seton Hall del New Jersey. Intervista alla curatrice, la scrittrice e professoressa Sandra Lee Seton

“Queste foto è come se parlassero attraverso le emozioni che trasferiscono e il potere che sembrano emanare. Sono foto di respiro intimo e mi piacerebbe che a chi le guarderà possa venire voglia di uscire fuori, stringere le mani alle persone e baciarle su entrambe le guance... alla maniera italiana!”.

È la risposta che di primo acchito, la professoressa e ricercatrice della Seton Hall University Sandra Lee, dà a una delle nostre domande. Una risposta semplice all’apparenza ma che, proseguendo con la chiacchierata, rivela tutta la sua profondità.

La mostra di cui vi parliamo raccoglie una selezione di foto precedentemente pubblicate in un suo libro Italian Americans of Newark, Belleville, and Nutley, (Arcadia Press) esposte dal 29 ottobre al 6 novembre presso l’atrio del Consolato Italiano di Newark (One Gallery, One Gateway Center, Newark, NJ). Potete visitarla dalle 12 alle 2 del pomeriggio ogni giorno, in collaborazione con l’istituto di studi italiani Alberto dell’ateneo. L'ingresso e libero.

All’apertura dell'esposizione, giovedì 29 ottobre, il console Andrea Barbaria ha conferito il titolo di Cavaliere Omri al cittadino Giuseppe Angiulli che emigrò nel New Jersey nel lontano 1959 e da semplice carrozziere di auto sportive e antiche creo una grande e fiorente attività per cui è tutt’ora noto nell’area. L’onorificenza è stata consegnata in nome del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.  

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Com’è iniziata quest’avventura, com’è nata l’idea di curare una mostra su immigranti italiani e italo americani?

“Alla presentazione del mio primo libro, presso la Seton Hall, la Galleria Walsh ospitava una piccola mostra di fotografie dal titolo “Growing up Italian” (“Crescere da italiani”). Questo fatto fu un primo suggerimento concreto, tuttavia l’idea era già latente in me dal momento in cui cominciai a raccogliere fotografie e scatole di album da chi era disponibile.  

La collezione originariamente selezionata per il libro ammonta a più di 1000 fotografie e quelle da me scelte si riferiscono a ritratti dei primi immigrati italiani o dei loro familiari del 1900.  

Ho una passione antica per le foto d’epoca e ho sempre immaginato di poterle avere a grandezza naturale. In ogni caso da molti anni colleziono foto e le scannerizzo, ascolto storie delle persone e dei loro familiari, ecc. Me ne occupo dunque in mille modi; attraverso la scrittura, vivendo nelle stesse zone con le loro famiglie e respirando il loro mondo. In realtà Andrea Barbaria, il console italiano di Newark, ha avuto per primo l’idea di vedere le foto esposte alla One Gallery”

Perché il titolo ha una doppia intestazione, italiani immigrati e poi italo americani?

“Il corpo centrale su cui volevo basarmi nel curare la mostra era quello degli immigranti originari e le loro famiglie – infatti spesso figli e nipoti non erano degli immigrati ma semplicemente degli italo americani. Per questo ho voluto allargare il contenuto dei soggetti.” 
 

Si è avvicinata a questi argomenti a livello puramente accademico e culturale o in ragione di una sua vicinanza alla cultura ed eredità italiane?

Le ragioni sono duplici: infatti sono di origine italiana da parte di mio padre. I miei nonni , Giovanni Lea and Margherita Demangone, emigrarono a Latrobe nel 1910, un’area rurale della Pennsylvania occidentale. Mio padre poi aveva un piccolo teatro nella Little Italy di Erie, sempre Pennsylvania, la città in cui sono nata e cresciuta. Negli ultimi 10 anni ho lavorato molto sulla storia della mia famiglia, in più recentemente con mio marito ho visitato Mercenasco, a Nord di Torino, dove ho portato mio padre e dove sono nati i suoi genitori. Qui siamo stati ricevuti con estrema gentilezza e ospitalità passando da una casa a un’altra e da un piatto a un altro!  

D’altra parte, i miei studi presso l’istituto italiano Alberto e il mio continuo ascoltare storie di immigrati hanno fatto sì che  anche la mia curiosità professionale fosse sempre più stimolata.”

C’è da parte dei giovani italo americani del New Jersey e le aree circostanti dell’interesse verso la storia e la sua conservazione? Le istituzioni o la comunità italo americane fanno qualcosa in questo senso per stimolare il loro interesse?

“Questa è una domanda molto interessante. Molti giovani ultimamente sono sempre più coinvolti nelle organizzazioni come la UNICO (www.unico.org), l’associazione di servizi italo americana più grande degli Stati Uniti. Inoltre, un gruppo di studenti di un liceo locale assisteranno alla mostra con la loro insegnante e di recente la Commissione per il Patrimonio Italiano del New Jersey (www.njitalia.nj.gov) ha creato un eccellente modulo di studi per l’insegnamento della cultura italiana e la sua conservazione. Soprattutto, però, credo che costituisca una sfida concentrarsi maggiormente sui nostri giovani e il loro futuro, mantenendo questo legame con la memoria storica e l’identità italo americane. E mostre di questo tipo fungono da fortissimo stimolo per loro.”

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