Riuscirà Francesco a smantellare le resistenze all'interno della Chiesa?

Gennaro Matino (May 14, 2014)
Tuttavia, solo un nuovo Concilio potrebbe dare a Francesco la forza necessaria per garantirgli una riforma globale della Chiesa che porti a compimento le intuizioni del Vaticano II, un sostegno di tutta la Chiesa al Papa che il rumore di una piazza San Pietro gremita o di una piazza mediatica non può inventare


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Dodici mesi da Papa, Bergoglio ha lanciato una sfida alla Chiesa e al mondo credente. Attenti osservatori, cattolici e laici, gridano alla rivoluzione. Il rischio è che il rumore delle sue parole restino bloccate alla periferia dell’annuncio, ma non abbiano la forza di riorganizzare la struttura ecclesiastica. Un rischio che, se dovesse risultare tale, trasformerebbe il pontificato di Francesco nel più grande dramma della Chiesa cattolica.


Non è un giudizio su Francesco, ma sulla gerarchia della Chiesa che sembra non essere ancora pronta, al di là delle parole di circostanza, alla rivoluzione annunciata, come d’altronde non è stata capace di rischiare il cambiamento auspicato dal Concilio Vaticano II, un evento ben più importante dell’elezione di un papa. Indubbiamente gli osservatori di questioni vaticane sono contenti di riempire le pagine dei giornali per raccontare il nuovo verbo di Francesco, ma quasi tutti dimenticano che basterebbe che la Chiesa desse finalmente corso alle sue quattro costituzioni e alla visione organizzativa che si è data con il Concilio, che lo stesso Francesco sarebbe di gran lunga superato. Egli stesso ne sarebbe felice.


Certo va dato merito al Papa il mettere in discussione il presente della Chiesa con parole inaudite che rispondono alle attese di tanti che vorrebbero una Chiesa madre e non matrigna, di uomini e donne emarginati dalla vita ecclesiale per le loro scelte e condizione di vita. Indubbie aperture, quelle del Papa, alla condizione omosessuale, ai separati, ai divorziati, ma benché le sue parole abbiano giustamente fatto rumore e creato attese, altre, necessarie a garantire una riflessione ampia e seria della Chiesa su stessa, per ripensare il suo ruolo e la sua missione nel mondo, sembrano essere pronunciate con minor forza.


Parole nuove come elezione dei vescovi, criteri di scelta e di invio, rapporto tra chiesa locale e chiesa universale, ruolo del laicato nel governo della chiesa, celibato sacerdotale, ammissione delle donne ai ministeri ecclesiastici, governo delle diocesi e efficienza pastorale, che invece vengono ritenute più di ambito tecnico per addetti ai lavori. Eppure sarebbero proprio queste le parole che garantirebbero un ripensare insieme le grandi tematiche avanzate dal Concilio, colpevolmente insabbiate da una gerarchia che, dietro la presunta preoccupazione di difendere la tradizione, ha invece garantito più il proprio potere che il bene della comunità.


Riuscirà Francesco a smantellare questa struttura resistente? La sua parola sarà capace di trapassare il muro di un potere incancrenito? Sarà interessante capire quali saranno le sue prossime decisioni, in tanti guardano al Sinodo del prossimo ottobre sulla famiglia come a un evento decisivo. Personalmente la penso diversamente perché delle novità certamente arriveranno in campo matrimonialista, si parlerà del rispetto della condizione sessuale di ognuno uomo e sarà già tanto. Tuttavia, solo un nuovo Concilio potrebbe dare a Francesco la forza necessaria per garantirgli una riforma globale della Chiesa che porti a compimento le intuizioni del Vaticano II, un sostegno di tutta la Chiesa al Papa che il rumore di una piazza San Pietro gremita o di una piazza mediatica non può inventare.

* Gennaro Matino  è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Editorialista di 'Avvenire' e 'Il Mattino'.  Opinionista di 'La Repubblica". Parroco della SS Trinità. Il suo più recene libro: “Economia della crisi. Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread" (Baldini & Castoldi - 2013).


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