L'America di Francesco

Massimo Milone (October 01, 2015)
Papa Francesco chiede al mondo un'inversione di rotta. Dal Direttore di Rai Vaticano una testimonianza molto personale dopo aver seguito il Pontefice nella sua storica visita americana


La Cuba socialista e rivoluzionaria alle prese con un lento avvicinamento all’Occidente. L’America di Obama alle prese con una crisi di leadership mondiale.


Ha parlato con chiarezza, efficacia, successo a due nazioni, due governi, due popoli, Papa Bergoglio, costruendo, nel suo recente viaggio, un capolavoro diplomatico che farà Storia.

A Cuba ha chiuso felicemente una pagina aperta nel 1998 da Giovanni Paolo II. “ Cuba – disse- si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”. Quel programma ora si sta realizzando. Il Papa venuto “quasi dalla fine del mondo” ne è il regista.


Negli Stati Uniti ha coniugato la libertà – marchio di fabbrica dell’America – con la giustizia, soprattutto sociale. E nei 32 applausi del Congresso americano la conferma che, con la visita, ha scritto anche qui la Storia dei prossimi anni. Il successo non sembrava così scontato alla partenza. A leggere i giornali americani è stato un trionfo. Parole forti, quelle di Bergoglio, riconciliazione e responsabilità il filo conduttore.


Il Papa in America ha parlato all’intero Occidente, alle sue responsabilità per la pace, la famiglia, la difesa del creato, la lotta alla povertà. E ha toccato il cuore quando, a Ground Zero, ha detto: “ In una metropoli che può sembrare impersonale, anonima, di grandi solitudini, siete stati capaci di mostrare la potente solidarietà dell’aiuto reciproco”.


E’ il Vaticano di Bergoglio, questo. Quel Vaticano che dice con chiarezza ai vescovi americani:  “La Chiesa non sia una minoranza spaventata. Ma un focolare umile che attira gli uomini mediante il fascino della luce e il calore dell’amore”. E in milioni, ora, saranno attirati, a Roma, per il Giubileo della Misericordia voluto dal Pontefice a 50 anni dal Concilio Vaticano II.

Una Chiesa, quella di Bergoglio, che suscita speranza e che mostra il volto di un Dio che non abbandona mai nessuno. Anche lontano. Che ha trasformato le “solite” prediche in un gesto d’amore ripetuto ogni giorno. Ha lanciato una sfida per affrontare i problemi del mondo contemporaneo imitando Gesù Cristo. E quando in America ha parlato di disuguaglianza , povertà, globalizzazione è stato capito ed amato cambiando, in pochi giorni, la percezione di una istituzione che ha 2000 anni di storia. Oggi la Chiesa, anche per l’America, è il rifugio sicuro in un mondo spietato. Missione consolatrice. Missione compiuta.


Il Papa chiede al mondo un’inversione di rotta. Parlando alla Potenza tra le potenze, ha detto : “Si vinca quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”. Sapendo che non serve mero attivismo ma occorre la fiducia “perché Dio condivide tutte le nostre sofferenze”.


L’America così dopo la presenza del Pontefice si sente un pò migliore. Settanta milioni di cattolici, cento milioni di protestanti. Dice un tassista , musulmano, nelle strade di New York . “Il Papa è un uomo giusto. La sua presenza in questo paese non può far altro che bene”. E Hillary Clinton, in corsa per la Casa Bianca, in un editoriale sul settimanale National Catholic Reporter prometterà una volta eletta di “mettere l’ambiente in cima all’agenda” . Liberal e conservatori, in punta di piedi ma non troppo, Papa Bergoglio ha conquistato tutti. Ora tocca alla politica.


* Direttore Rai Vaticano





                               

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