In cerca di un voto cattolico?

Gennaro Matino* (February 16, 2015)
Il mio consiglio è di non perdere tempo, di voti cattolici in giro non se ne trovano più, anzi, è offensivo per quei pochi autentici cattolici pensare di poter essere ridotti a un voto in campagna elettorale. Dopo il fallimento annunciato di Scelta Civica - partito voluto più dai vescovi che da Monti - perchè lontano dalla gente, lontanissimo dalla Chiesa della base ...




SCELTA civica, il partito voluto meno da Monti e più dai vescovi, s’è dissolto. Doveva essere il nuovo della politica, la ricoagulazione di quel mondo cattolico impegnato che nella visione profetica dei vescovi, sbandierata in ogni dove, avrebbe dovuto riproporre le gesta gloriose della mai dimenticata Democrazia cristiana. Soprattutto avrebbe dovuto essere un partito-movimento dal significativo peso decisionale per le sorti del Paese.


Un partito capace di dare ragione a quel centro parlamentare in perenne bilico tra partiti di destra e sinistra.


Un desiderio, quello dei vescovi, forse legittimo dal loro punto di vista, ma il progetto era oggettivamente sbagliato, lontano dalla gente, lontanissimo dalla Chiesa della base, colpevole di non aver saputo leggere con attenzione e verità i segni dei tempi ed essere risultato così distante proprio da quel mondo cattolico che i vescovi e i cofondatori di Scelta civica volevano rappresentare.


Oggi, a fronte del fallimento del progetto e della miopia organizzativa con la quale presuntuosamente si è dato inizio a un’avventura persa in partenza, alla presa d’atto della polverizzazione del sogno neodemocristiano, ci si sarebbe aspettato perlomeno una parola di scuse da parte dei politici fondatori di Lista civica. Scuse per quei cittadini che comunque li hanno sostenuti, scuse che sarebbero dovute arrivare ai fedeli e alla Chiesa innanzitutto dai vescovi per la inaffidabilità delle loro previsioni.


Ma si sa che è difficile aspettarsi una presa di responsabilità adulta, un pentimento pubblico per l’inopportunità storica di una scelta approssimativa da chi parla sentenziando e sentenzia per volontà divina.

Difficile far comprendere loro quale grave danno quella scelta abbia potuto arrecare alla storia del cattolicesimo politico italiano.


Eppure da più parti, nella stessa Chiesa, si era cercato di mettere in guardia i vescovi dall’inevitabile fallimento di quella loro suggestione così lontana dalla gente che, non solo avrebbe portato ai risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti, ma, forse, irrimediabilmente alla completa irrilevanza del pensiero cattolico sul Paese e sulle scelte della politica italiana.


Io stesso, ricevendo non poche critiche e qualche infantile ritorsione, in tempi non sospetti scrivevo dalle pagine di questo giornale a proposito di Scelta civica: «La responsabilità di chi ha organizzato un contenitore senza anima e ha presentato un progetto senza avere l’umiltà dell’ascolto di quelli che avrebbe dovuto rappresentare è singolare e grave». E a dire che quel contenitore era stato presentato dai vescovi, anche a Napoli, come anima nuova e referenziale del cattolicesimo politico italiano, dove i credenti si sarebbero potuti riconoscere e ritrovare. Ne era prova l’insieme delle sigle di movimenti ecclesiali che si erano fatte parte attive nella costruzione del percorso del nuovo movimento, tanto da non disdegnare pubblicamente la loro estrema e massiccia evidenza. Ne era prova la sovraesposta parola della Chiesa italiana che nel presidente della Cei affermava, cosa che non era avvenuto neppure ai tempi d’oro della Democrazia cristiana, che Lista civica era una risposta ai problemi del Paese. «Quello che sta succedendo in casa Monti — scrivevo — è rappresentativo di come si sia polverizzata l’idea di partecipazione dei cattolici in politica, svenduta frettolosamente per occupare qualche minuscolo spazio di potere.


La miopia strategica non ha avuto la pazienza di seguire un progetto che coinvolgendo la base cattolica, ricca anche se complessa, varia e intraprendente anche se anarchica, ancor prima di avere l’approvazione dei vertici della Chiesa, che quasi mai sono all’altezza della base, desse vita a un vero movimento plurale, di credenti e laici, in cui il Vangelo potesse essere ecumenicamente accettato come il motore della vita politica del paese. Senza un progetto, c’è solo la corsa agli scanni».


Mi dispiace dover riconoscere che ero stato facile profeta, ancor di più mi dispiace che dal vertice della Chiesa italiana non una parola per raccontare il disastro del quale è stata principale protagonista e per il quale è stata forse traghettata al suo epilogo la storia del popolarismo cattolico. Ma si sa che chi detiene il potere per volontà divina parla con il cielo e si lascia difficilmente giudicare dalla terra.


Tra pochi mesi anche in Campania si voterà e tanti candidati a Palazzo Santa Lucia andranno in cerca di voti cattolici necessari alla conta. Forse li cercheranno ancora nelle curie, o nelle sacrestie.


Il mio consiglio è di non perdere tempo, di voti cattolici in giro non se ne trovano più, anzi, è offensivo per quei pochi autentici cattolici pensare di poter essere ridotti a un voto in campagna elettorale.



*Gennaro Matino  è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Editorialista di 'Avvenire' e 'Il Mattino'.  Opinionista di 'La Repubblica". Parroco della SS Trinità. Il suo più recenti libri: “Economia della crisi. Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread" (Baldini & Castoldi - 2013) e "Tetti di Sole" (2014).

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