Ammalati di serie A e serie B

Gennaro Matino (April 28, 2015)
I medici giurano, ma ha ancora valore il giuramento di Ippocrate? Mi chiedo su quale etica si strutturi una prassi consolidata, e giustificata dal sistema economico e politico, che gestisce la sanità, non poche volte confermata dal comportamento del medico, che ritiene normale fare una distinzione tra il paziente che ha possibilità di pagare e chi invece no. Oggi l'unica ambizione sembra essere il potere economico e di fronte al fascino e alla seduzione della ricchezza non c'è più tradizione o giuramento che tenga.

I MEDICI recriminavano sul mancato impegno del governo sugli investimenti promessi alla ricerca. "Senza medici restano solo i miracoli": questo il loro slogan. L'economia e la sua preoccupante crisi rischia di cambiare i connotati alla nobile arte medica. «I medici» ha aggiunto Scotti «giurano di curare ogni paziente secondo scienza e coscienza, non di curare solo se non costa troppo».

I medici giurano ma ha ancora valore il giuramento di Ippocrate? È una provocazione lanciata a questo nostro mondo dove la confusione tra parola data e parole facilmente commerciabili lascia sempre più sullo sfondo del nostro agire il senso etico del vivere. E la buona medicina dipende solo dal legislatore, dalla politica o anche e soprattutto da quel giuramento che dovrebbe guidare il medico nelle sue scelte? La provocazione non allude ai casi di malasanità da tutti riconosciuti come distorsioni accidentali o condannabili del sistema.

Tuttavia mi chiedo su quale etica si strutturi una prassi consolidata, e giustificata dal sistema economico e politico, che gestisce la sanità, non poche volte confermata dal comportamento del medico, che ritiene normale fare una distinzione tra il paziente che ha possibilità di pagare e chi invece no.

Proverbialmente è risaputo che "senza denari non si cantano messe" e d'altronde è doveroso che in ogni mestiere o professione a ciascun lavoratore sia pagata la giusta mercede. Ciò nonostante non posso fare a meno di chiedermi in base a quale etica a chi paga è facilitato qualsiasi percorso diagnostico, mentre a chi non può pagare resta solo la rassegnazione a sopravvivere. Una strana logica che riduce la persona umana al suo valore economico e rende la malattia e la cura un numero quantizzabile, un articolo da inserire in un listino prezzi che costringe a fare i conti con il portafoglio e porta a distinguere di conseguenza gli ammalati in clienti di serie A e serie B.
 

Questa distinzione di sicuro non rientra in quel giuramento di Ippocrate che ogni medico pronuncia prima d'intraprendere una professione che per la sua peculiarità, più delle altre, non dovrebbe mai perdere il sapore della missione. Purtroppo non c'è mestiere al mondo in cui non si subisca la tentazione e il fascino di barattare la propria vocazione con l'interesse economico. Là dove c'è maggiore guadagno, là c'è maggiore impegno, là s'investono le proprie energie.

Senza demonizzare il benessere, né misconoscere il valore della meritocrazia, l'aver messo in secondo piano le motivazioni profonde, etiche, vocazionali, che dovrebbero guidare le nostre scelte, ha lasciato in ombra l'essere, mettendo in primo piano l'avere. Che un cristiano sostenga che il benessere spirituale, che affonda le sue radici nei sentimenti, nell'onestà, nell'altruismo, nella passione per la propria professione, sia più importante del valore contrattuale di un mestiere, della collocazione sociale e del benessere materiale appare scontato e si dovrebbe sentire in peccato il credente che andasse per un'altra strada. Ma in una società, che nella scala dei valori mette al primo posto ciò che si ha e non ciò che si è, nessuno si accorge del dramma dell'etica laica.

Una volta rigorosa su pochi ma alti valori condivisi, oggi, investita dall'onda anomala della globalizzazione, costretta all'angolo dalla politica della sola economia, rischia di lasciar annegare ogni sano valore nella logica del profitto.
 

Sta di fatto che ai nostri giovani non s'insegna più a costruire il futuro seguendo il proprio cuore, i propri sogni, le proprie attitudini, ma a scegliere sempre ciò che rende di più. Oggi l'unica ambizione sembra essere il potere economico e di fronte al fascino e alla seduzione della ricchezza non c'è più tradizione o giuramento che tenga.

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