New Italian Migrations: in cerca di una nuova vita

Mattia Ronsisvalle (November 14, 2018)
New Italian Migrations to the United States, nasce da un’idea di Laura E. Ruberto e Joseph Sciorra. L'emigrazione italiana è stata un fenomeno che ha visto lo spostamento da un continte all'altro di quasi un’intera popolazione.

In un primo momento, il fenomeno migratorio italiano ha riguardato sprattutto l'Italia Settentrionale e solo dopo il 1880, anche il Mezzogiorno d'Italia.

Pensate che secondo i dati dei registri di Ellis Island, gli italiani ammessi negli U.S.A tra il 1899 e 1931 sono stati circa quattro milioni: seicentomila unità dal nord della penisola e più di tre milioni dal sud Italia.
 

Poi dal 1945 assistiamo a scenari diversi.

"New Italian Migration to the United States", nasce da un’idea di Laura E. Ruberto e Joseph Sciorra.

Laura E. Ruberto è una professoressa di studi umanistici presso il Berkeley City College nel Dipartimento di Arti e Studi Culturali, Joseph Sciorra è il direttore per i programmi accademici e culturali presso l'Istituto americano italiano John D Calandra al Queens College, City University of New York.
I loro percorsi accademici li hanno portati ad analizzare le diverse connessioni tra i diversi periodi di migrazione italiana, riconoscendo così la necessità di parlare in modo più coeso del movimento italiano negli Stati Uniti. Da lì poi è nato, nel 2008, un progetto collaborativo che ha portato alla nascita del libro.
 

Il testo è diviso in due parti: nel primo volume il focus è sulla politica e sulla storia.

Partendo dal 1945 si propone di offrire un radicale ripensamento della periodizzazione storica convenzionale sulla migrazione italiana.
Tutto ciò attraverso una rivalutazione del significato politico, sociale e culturale dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti dalla seconda metà del ventesimo secolo, fino ai giorni nostri.

Questo lavoro interdisciplinare ha riunito un gruppo di studiosi, per esaminare i modi in cui gli italoamericani si mobilitarono contro le restrizioni dell'immigrazione, la politica del McCarran-Walter Act del 1952, i suoi effetti sulle donne e il funzionamento transnazionale dei mediatori politici.
 

Nel secondo volume si presta attenzione sull’arte e sulla cultura. Viene intrapreso un viaggio su tutti gli aspetti che sono cambiati all’interno della società americana grazie alla presenza degli immigrati italiani dal 1945. L’arte italiana diventa un segno contraddistintivo di una nazione in cerca di riscatto. Nel volume trovate excursus su come la cultura italiana si ramifichi all’interno della società statunitense attraverso la radio, il cinema, la stampa e in seguito la televisione. Per non dimenticare la grande tradizione culinaria italiana esportata negli States.

Nella serata evento a Casa italiana Zerilli-Marimò, i due curatori del libro hanno voluto presentare un quadro riassuntivo sugli aspetti più importanti del fenomeno migratorio italiano dal 1945 ad oggi, con riferimento alla terza generazione di immigrati.

Innanzitutto cominciamo col dire che la maggior parte degli italiani appartenevano alla cosiddetta “working-class”, la classe lavoratrice per intenderci.
Tutti erano “in cerca di una nuova vita”, cosa possibile negli U.S.A ora come oggi.

Gli italiani si integrarono gradualmente e questo segnò un passo importante per la storia della società americana.

Naturalmente gli usi e i costumi italiani e statunitensi si mescolarono dando vita a qualcosa di unico.
Nel 1954 si contavano circa due milioni di americani con origini italiane, solo a New York.

All'introduzione è seguito un focus singolo da parte dei due ideatori del libro.

Josep Sciorra ha condotto uno studio basato su “La Grande Famiglia”, radio show di quindici minuti trasmesso dal 1948 al 1961 dalla WOV-AM, una stazione di New York con un ampio palinsesto in italiano. Il tutto era nato da un’idea di una compagnia di cibo italo-americano, la Progresso Italian Food Corporation, per una campagna di marketing. Il format era basato sulla trasmissione di audio di ogni tipo registrati dall’Italia, soprattutto quelli da parte delle famiglie rimaste in Italia e che tentavano di mettersi in contatto con i parenti oltre oceano.
“La Grande Famiglia” arrivava anche a Miami, New Britain, Pasadena e Pittsburgh, e si quantifica che mezzo milione di famiglie parteciparono a questa comunicazione internazionale.

Successivamente Laura Ruberto ha illustrato il fenomeno della migrazione attraverso la lente del cinema di Hollywood e in particolare sulla figura femminile.
L’italianità, nei primi 15 anni dopo la seconda guerra mondiale, veniva espressa attraverso la sensualità femminile.

Ruberto, nella sua presentazione, si è soffermata sul film “Teresa”, del 1951. Qui una giovane donna italiana arriva a New York, dopo aver sposato un soldato americano, per ricongiungersi a lui; la protagonista è poi costretta a lottare per tenere insieme un matrimonio nato durante la guerra, in un Paese che non è il suo.

Grazie a questo e a molti altri esempi, la professoressa è riuscita a creare un filo conduttore di analisi rispetto a come Hollywood ha capitalizzato per decenni il ruolo delle celebrità italiane; e su come le imprese americane stavano guardando alla cultura italiana, grazie anche ai vantaggi fiscali.

Come Pier Angeli, attrice di “Teresa”, anche molte altre attrici – tra cui Anna Magnani, Pier Angeli, Sofia Loren – furono trasformate in immigrate “ipersessualizzate”. Erano provocatorie, presentate umoristicamente come rifugiate di guerra, orfane o prostitute. “Sono vogliose sessualmente, esotiche”, e la loro sessualità è accentuata dai corpi e dai comportamenti lascivi. Ma allo stesso tempo, ciò che non bisogna dimenticare è la loro indipendenza. Le donne italiane rappresentate nei film del dopo guerra non si riconoscono nella comunità italo-americana che incontrano nel nuovo continente, e questo fa di loro dei personaggi rimangono, nonostante tutto, fortemente indipendenti. E questi connotati, insieme, “influenzano altamente il modo in cui gli italo-americani sarebbero stati visti nei decenni successivi”, ha terminato Ruberto.

I due volumi contribuiscono alla crescita del sapere accademico riguardo alla conoscenza generale degli italo-americani.

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