Scuola. Jovanotti: modello americano e italiano. Per i cittadini del futuro

Giovanna Pagnotta (March 26, 2014)
Incontriamo l’artista, in veste di papà Lorenzo Cherubini al Gala della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi. Con lui parliamo della scuola italiana e di quella americana. Del felice lavoro portato avanti dalla Scuola che frequenta la figlia

Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti ha partecipato anche lui al Gala della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi da Cipriani ‘42. Lo ha fatto in veste di padre oltre che di artista italiano.

L’artista si è esibito con generosità in un breve concerto per la felicità di ospiti, studenti e genitori e ha contribuito con grande entusiasmo all'auction allestita per raccogliere fondi per la scuola.

Nell’intervista che vi raccontiamo, rilasciata a Letizia Airos per i-ItalyTV, troviamo il padre che in poche parole rende il senso dell’importanza di questa istituzione scolastica italiana a New York.

“Sono qui al Gala per il secondo anno consecutivo da genitore. Anche se viaggio molto, seguo assiduamente mia figlia e penso che questa scuola sia una grande risorsa per il nostro paese” racconta Jovanotti.

La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi infatti dal 1977 svolge l’importante ruolo di veicolare la lingua e la cultura italiana a New York con un’offerta formativa completa basata sul bilinguismo e soprattutto sull’educazione al multiculturalismo.

“Probabilmente il rapporto tra la nostra scuola in Italia e questa scuola dovrebbe essere più sviluppato. Penso infatti a quanti ragazzi in Italia avrebbero piacere di visitare e magari fare un’esperienza di un paio di mesi a New York.” continua Jovanotti

“Questa è una città che ti cambia la vita, ti spalanca gli orizzonti. Il mio auspicio è quindi quello che la Scuola D’Italia possa ampliare sempre più questo rapporto”.

L’apertura verso le altre culture, e particolarmente lo scambio tra quella italiana e americana, sono i punti cardine della scuola d’Italia che proprio lo scorso 20 Marzo ha anche siglato un importante protocollo con l’Università per Stranieri di Perugia.

“Ciò che mi colpisce della Scuola Marconi è la sua doppia identità" contiua Jovanotti  "il fatto che una scuola italiana si apra anche ai benefici del sistema americano.
Questa identità multipla si avvantaggia così anche di un certo pragmatismo, una certa attenzione al mondo del lavoro, quindi uno  sguardo al dopo".

"La scuola in Italia  mi sembra sia ancora troppo concentrata al sapere per il sapere, che va benissimo. Forse però nell'epoca moderna sono necessarie le due cose insieme, ovvero il piacere del sapere per il sapere e la necessità di un sapere applicato al mercato. Mercato inteso in senso ampio:  del sapere, della tecnologia, dell'innovazione. In questo senso penso che la scuola d'Italia abbia queste due identità e questo equilibrio è bello e va fortificato".

E alla domanda se consiglierebbe la Scuola d’Italia anche ad un americano, Jovannotti risponde: “Assolutamente si, perché mi sembra che gli americani abbiano una carenza nelle scuole prima dell'università. C’e poca  attenzione alle materie umanistiche ad esempio che vengono considerate quasi di seconda scelta. Io ho fatto il liceo scientifico. L'Italiano, la Storia, la Filosofia …  mi pento di non averle studiate meglio quando era il momento. Ora mi trovo nella vita ad apprezzarle di più rispetto a tutto il resto.

Questo è un mio caso particolare, molti dicono che in futuro le materie umanistiche non esisteranno più. Nella scuola si studierà altro. Questo non mi piace.
Non sarà così, lo impediremo.” 

L’Italia, da sempre nota per il suo sistema educativo “umanistico”, fatica ancora ad offrire agli studenti un tipo di istruzione realmente fruibile, una preparazione che li renda capaci di immettersi nel mondo del lavoro senza difficoltà, una volta finito il percorso di studi.

Ma certo anche il modello Americano, per quanto funzionale  presenta comunque rispetto a quello italiano una carenza nelle materie umanistiche, considerate quasi di seconda scelta.
Di conseguenza una fusione dei due sistemi  compensa certamente quelle che possono essere le carenze di tutti  per preparare in maniera completa i cittadini del domani.

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