Oltre la sindrome di Asperger: "Quanto basta" di Francesco Falaschi

Mattia Ronsisvalle (December 05, 2018)
"Quanto basta" di Francesco Falaschi, offre una nuova visione sulla Sindrome di Atsperger. Il film trasforma la percezione della malattia. Non è un punto di debolezza, ma uno stimolo a dare sempre di più. Una storia semplice, ma che fa riflettere, proposta in occasione del NICE - New Italian Cinema Events di New York a New York

Parliamo della sindrome di Arsperger, conosciuta anche come SA. Si tratta di un disturbo pervasivo dello sviluppo, simile all’autismo.

Tra i vari effetti però, non c’è la compressione dell’intelligenza, della comprensione e dell’autonomia. La sindrome è considerata un disturbo dello spettro autistico “ad alto funzionamento”.

Ma quanto è difficile parlare delle diversità e dei problemi che le persone affette da SA devono affrontare ogni giorno? Occorre educare e di sensibilizzare all’argomento.

Ed è quello che prova e riesce a fare Francesco Falaschi con il suo film intitolato “Quanto basta” proposto alla Casa Italiana Zerilli – Marimò (NYU) o occasione del NICE – New Italian Cinema Events.

La trama racconta di Arturo (Vinicio Marchioni), uno chef talentuoso ma non più di successo, con una forte tendenza alla critica e alla polemica che hanno finito con l'emarginarlo. 

I suoi problemi di controllo dell'aggressività lo hanno addirittura fatto incarcerare per rissa. Deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici dove lavora Anna (Valeria Solarino). 

Tra i ragazzi di cui si deve occupare Arturo c'è Guido (Luigi Fedele), un giovane che ha la sindrome di Asperger e una grande passione per la cucina. Arturo tratta Guido senza filtri, senza pietismo e in modo istintivo, alla pari, talvolta sbagliando. Ma di fronte alla "neurodiversità", che non è inferiorità, del ragazzo, Arturo tende a poco a poco a mutare il proprio comportamento e a ridefinirsi come persona. 

Quando le circostanze lo obbligano ad accompagnare Guido a un talent culinario - manifestazione che Arturo odia - si crea un rapporto di amicizia e di fratellanza che cambierà la vita di Arturo e i destini di entrambi.

La bravura degli attori è tanta, soprattutto quella di Luigi Fedele che ha saputo interpretare un ruolo molto delicato e difficile.

Inoltre i dialoghi proposti dal regista sono molto autentici, senza necessità di mediazione.

All’inizio Arturo usa un tono abbastanza aggressivo con Guido, trattandolo come un ragazzetto qualunque, ma si  instaura un rapporto di amicizia che si instaura tra i due.  Questo nonostante i modi talvolta bruschi ma i due protagonisti sono molti veri tra di loro. SI crea un legame sincero.

Al termine del lungometraggio Stefano Albertini, Direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò e Francesco Falaschi, regista del film, hanno parlato con il pubblico dei diversi temi presentati all’interno della pellicola.

E' sorto  un dibattito davvero costruttivo ed interessante.

Innazitutto si è compreso che i malati di Asperger possono apparire distratti, poco empatici e insofferenti alle regole, in alcuni casi possono essere refrattari alle norme igieniche e avere difficoltà ad entrare in una relazione alla pari con gli altri, ma sono in grado di lavorare e soprattutto di comunicare verbalmente. La loro attenzione si concentra spesso su un unico interesse: quello del protagonista di Quanto basta, Guido, è la cucina. 

Chi è affetto da SA, quindi, può comunque vivere il quotidiano attraverso azioni e pensieri in relazione ad altre persone. Questa Sindrome non condanna chi ne soffre, ma funge da stimolo, proprio come è successo al protagonista Guido.

In conclusione possaimo dire che il regista mescola il buddy movie al road movie. La sua macchina da presa è al servizio delle emozioni. Il film è un invito alla semplicità, ai buoni vecchi valori che sono un balsamo per i nostri cervelli storditi dai ritmi frenetici della contemporaneità, riuscendo a sensibilizzare i fruitori a un tema così delicato come la Sindrome di Arsperger, presentata non come una condamma ma come uno strumento per dare il cento per cento nella vita come ci ricorda Guido.

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