Erri De Luca, No TAV e la libertà di parola

Judith Harris (January 29, 2015)
“Questo processo riguarda la libertà di parola”, dice Erri De Luca a i-Italy in una intervista telefonica. “Sono incriminato per ciò che ho detto in pubblico”.

“Questo processo riguarda la libertà di parola”, il pluripremiato scrittore Erri De Luca lo dichiara a i-Italy in una intervista telefonica. “Sono incriminato per ciò che ho detto in pubblico”. De Luca, 65, parla alla conclusione della prima udienza al tribunale di Torino, dove è sotto processo per aver detto che il sabotaggio ai lavori sulla linea dell'alta velocità tra Francia e Italia, è legittimo.

Il tunnel, conosciuto con il nome di TAV, portato avanti dalla compagnia francese Lyon Turin Ferroviaire (LTV) e da un'altra compagnia italiana, sembra sia stato costruito con l’amianto (e se così fosse sarebbe inquinante). La costruzione è stata più volte ostacolata da dimostrazioni spesso degenerate in maniera violenta.

La denuncia contro l'autore è stata portata avanti dalla compagnia francese LTV e sono molti gli intellettuali italiani che si oppongono.

De Luca è un autore molto noto di oltre 50 libri – Il Peso della Farfalla da solo ha venduto mezzo milione di copie in Italia ed è stato tradotto in 20 lingue, dal coreano al persiano.

Ma a causa delle sue parole, durante un'intervista con l'Huffington Post nel settembre 2013, rischia da tre a cinque anni di prigione per presunto “incitamento al crimine”.

De Luca aveva risposto su Facebook, dicendo, “Vogliono usare il tribunale per censurare la libertà di parola”. Allo stesso tempo, ieri in un'intervista italiana ha detto che il paragone tra “il mio piccolo stravagante evento giudizioario” e l'assassinio di Charlie Hebdo è inappropriato.

Appena un giorno prima di questi fatti, un'altro tribunale, riunito in un'aula bunker di massima sicurezza nel carcere di Torino, ha condannato 47 dimostranti No TAV per un totale di 150 anni di carcere per aver provocato atti di violenza estrema nell'estate del 2011. Sono solo 6 gli assolti.

Conosciuti come “No Tav” per la loro opposizione alla costruzione del tunnel, il 3 luglio di quell'anno in Val di Susa, si sono scontrati con la polizia lanciando pietre per due giorni, con un risultato di 180 feriti.

Secondo l'avvocato della difesa Claudio Novaro, le forze di polizia provocarono gli incidenti lanciando “una quantità enorme di fumogeni” contro i migliaia di dimostranti. Inoltre ha definito “una caricatura”, la relazione fatta dal Ministero della DIGOs.

Ancora, dopo la sentenza di ieri, alcuni simpatizzanti No TAV hanno scagliato delle pietre contro la polizia e bloccato l'autostrada.

All'udienza preliminare in relazione al caso De Luca, il giudice ha respinto almeno uno degli argomenti dell'accusa, la quale aveva provato a collegare le parole dell'autore con la validità del collegamento ferroviario stesso.

“Stranamente” ha detto De Luca “non è lo Stato italiano che mi ha chiamato in causa – ma la compagnia francese, accusandomi di averle arrecato danno. Il pubblico ministero ha accettato anche se si potrebbe pensare che è lo Stato ad essere la parte maggiormente interessata.”. De Luca verrà interrogato alla prossima udienza, che si terrà il 16 Marzo.

Allora la parola stessa “sabotaggio” è mancante di significato vista la sua ambiguità. “la parola ha molti significati – perfino Gandhi l'ha usata. A parte il danno materiale c'è anche un'implicazione di “ostruzione” anche in un Parlamento. Anche uno sciopero di lavoratori può essere considerato una forma di “sabotaggio”, cosi come le dimostrazioni per I diritti civili”.

Da scrittore De Luca si sente responsabile di parlare a nome di quelli che, citando la Bibbia, nelle parole di Re Lemuele “apri la tua bocca [per parlare] al posto del muto”, non possono parlare per se stessi. Per il suo avvocato Gianluca Vitale, “le parole di un intellettuale non possono costituire un crimine. Il giudice ha sostenuto che un dibattito a riguardo fosse utile, ma continuiamo ad essere convinti che questo è un processo contro la libertà di parola, e dimostreremo senza problemi che non è stata commessa nessuna istigazione al crimine.

Il senatore Stefano Esposito, 46, del Partito Democratico è il vice presidente della Commissione ai Trasporti al Senato. Per Esposito la linea dell'alta velocità è importante, questa posizione gli è costata intimidazioni e persino minacce di morte.

“Penso che il tribunale di Torino ha finalmente dimostrato che gli atti di violenza dell'estate 2011 sono realmente avvenuti, anche se questo fu negato per anni da intellettuali e dal circolo mediatico che ha protetto la parte violenta del movimento No TAV, a cominciare da Erri De Luca, il quale ha parlato di “processo politico” cosí da distogliere l'attenzione [dagli atti di violenza] e farne una questione ideologica. Questa è delinquenza [teppismo].”

De Luca ha un lungo trascorso di attivismo radicale, come ha dichiarato al nostro reporter uno dei suoi amici attivisti di sinistra degli anni 60, quando era diffuso un alto grado di anarchismo. Secondo questo dichiarato anarchico, “era dovuto alla scia degli eventi di quel periodo”.
 

 Ma è veramente necessario questo processo? Si chiede  Cesare Martinetti de La Stampa. Visto che “nessuno può negare che la libertà di opinione esista ancora in Italia, lasciamo che gli intellettuali, inclusi i vecchi amici sinistroidi di De Luca, si siedano intorno ad un tavolo e parlino davanti ad un piatto di polenta.”

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