Contestazioni all'apertura delle scuole in Italia

Maria Rita Latto (September 15, 2011)
La riapertura della scuola è segnato, questo anno, da una serie di proteste dettate dalle riforme volute dal governo e dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini

Le vacanze estive sono finite per quasi otto milioni di studenti italiani: lunedì 12 settembre si sono riaperte le scuole in buona parte delle regioni italiane. È però un inizio di anno scolastico segnato dalle proteste. Dal caro libri alle classi “pollaio”, dal problema dell'edilizia scolastica ai tagli del governo all’istruzione: genitori, studenti e lavoratori della scuola sono pronti a dar battaglia su questi e altri temi scottanti, organizzando flash mob davanti a diversi istituti superiori da nord a sud, presìdi davanti agli Uffici Scolastici di varie regioni, sit in di protesta. Per non parlare delle manifestazioni fissate il prossimo 7 ottobre in più di cento città d’Italia, tutte con un unico slogan: “Saremo ovunque per salvare una generazione”. La Rete degli Studenti denuncia: “Siamo costretti a studiare in edifici fatiscenti che continuano a crollarci addosso e in classi “pollaio” da 30 alunni, i programmi sono fermi a 50 anni fa, non c’è nessun investimento sull’innovazione”. Poi l’affondo: “Ma il ministro Gelmini continua a parlare di rigore e merito e a punirci con provvedimenti come il voto di condotta o il limite di assenze”. Per la Rete degli Studenti la necessità è mettere al centro del dibattito pubblico e delle politiche sulla scuola alcuni punti: “Welfare studentesco, edilizia scolastica, diritto allo studio, innovazione, valutazione non punitiva, collegamento col mondo del lavoro. Sono le priorità da cui ripartire per rimettere in piedi la scuola pubblica”.
 

L’immagine che si percepisce ancora volta all’inizio dell’anno scolastico è quella di una scuola abbandonata a se stessa, colpita dal taglio di otto miliardi della legge Gelmini, con meno fondi a causa della manovra di ferragosto che ha sottratto soldi agli enti locali, e di conseguenza con trentamila insegnanti in meno. I tagli alla scuola riguardano anche l’accorpamento di numerosi istituti: 900 delle attuali 10.500 istituzioni scolastiche, infatti, sono state unite a sedi scolastiche con almeno 500 alunni. Secondo Tuttoscuola.com, sito d’informazione scolastica, ciò comporta l'eliminazione del 30% dell'organico dei dirigenti scolastici, dell'11% dei posti di direttore amministrativo e di 1.100 posti di assistente amministrativo. Altro effetto dell’accorpamento sono le cosiddette “classi pollaio”, definizione un po’ inquietante ma perfettamente calzante per descrivere le classi sovraffollate. Aule da 30 persone, a volte anche di più, in cui, riferiscono gli stessi presidi “si rischia di non lavorare bene”. “Abbiamo prime sovraffollate oltre ogni limite umano -afferma il dirigente del liceo scientifico Talete di Roma, Antonio Panaccione - fino a 32 ragazzi. Non c'è più spazio per fare nulla, abbiamo dato fondo a tutti i locali utilizzabili, andando a finire anche in quelli non sicuri”. Il Talete quest'anno conta ben 45 classi, tuttavia i problemi non riguardano solo le aule “pollaio”, ma anche i locali e la sicurezza. Infatti, due scuole su tre non sono a norma e devono essere messe in sicurezza. “Oltre al fatto che siamo strapieni – dice il preside Panaccione - per motivi di sicurezza ci stanno murando anche un'ala dell'istituto dove ci sono 4 classi.

Non sappiamo come fare, stiamo cercando altri locali”. Poi un affondo al Governo: “Io dico che il risparmio non può essere fatto solo sulla scuola, stiamo soffrendo e pagando un prezzo che, se non s’inverte subito la rotta, distruggerà le giovani generazioni”. E la preside della scuola elementare e media di Via Laparelli, sempre a Roma, descrive una situazione similare: “Dal 4 settembre abbiamo avuto un boom spaventoso di richieste ma io non ne posso accogliere più. Ho già classi da 27-28 alunni!”.

Naturalmente il ministro Mariastella Gelmini rispedisce al mittente le accuse sul sovraffollamento delle aule ricordando che "le classi con più di 30 alunni rappresentano lo 0,6% di tutte le classi italiane, poco più di 2mila su oltre 340mila classi". Secondo la Gelmini "dare la sensazione di una scuola allo sbando e con classi normalmente sovraffollate è un errore e non rappresenta la realtà dell'istruzione pubblica italiana" anche perché "in realtà - sottolinea - le nostre classi hanno una media inferiore all'Ocse: la media di alunni per classe è di 22 studenti contro la media Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) di 23 studenti per classe".
 

Un altro problema che rappresenta una vera e propria emergenza è quello dei tagli sugli insegnanti di sostegno che riguarda gli studenti disabili. Le norme della Gelmini lo scorso anno fissavano un limite massimo di posti riservato agli insegnanti di sostegno del tutto insufficiente alle necessità, motivo per il quale era dovuta intervenire una sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava tali norme illegittime. Con il nuovo anno scolastico il problema si ripresenta ancor più grave, poiché gli insegnati di sostegno risultano ancora in numero non adeguato. Il ministro Gelmini ha tuttavia cercato di smentire e smorzare le critiche e le polemiche rilasciando dichiarazioni che dovrebbero tranquillizzare le famiglie di quei ragazzi che hanno bisogno del sostegno, ed in particolar modo di coloro che si trovano in classi sovraffollate: “Classi pollaio? Il problema esiste, ma non è una norma”. Riguardo agli insegnanti di sostegno ha poi affermato: “Quest'anno ne abbiamo 94mila che rappresentano il picco più alto mai raggiunto nella scuola italiana. Questo è un dato importante perchè l'attenzione alla disabilità è un altro punto qualificante della scuola”. E ancora: “Possono esserci casi in cui l'insegnante di sostegno viene dato con troppa superficialità a discapito di chi ne ha veramente bisogno ma dire che chi governa ha tagliato gli insegnanti di sostegno è una bugia”.

Alle parole della Gelmini fanno però eco quelle di Simona Clivia Zucchett, responsabile Area Disabili per Equality Italia: “A pagare un conto salato sono sempre i ragazzi disabili, sembra quasi una tradizione. A giugno si sapeva che le ore di sostegno sarebbero state ridotte drasticamente, che gli insegnanti di sostegno sarebbero serviti da tappabuchi per le supplenze e che ci sarebbe stato il rischio di classi sovraffollate. Ma la domanda che sorge spontanea è: questi insegnanti definiti di sostegno sono proprio tutti qualificati per il sostegno? Non direi, una buona percentuale viene reperita dalle file del precariato classico, secondo cui l'incarico fa punteggio, poco importa delle competenze specifiche”. E conclude: “Non resta altro che fare i complimenti al ministro Gelmini per la sua totale incapacità a comprendere il principio dell'inclusione sociale dei più deboli, contemplata dalla società civile, dalle istituzioni europee e internazionali”.
 

Altro tema all’ordine del giorno è quello dell’aumento dei costi per le famiglie, dai libri di testo ai contributi volontari. In particolar modo, la spesa per i libri aumenta in maniera costante di anno in anno e sfogliare le diverse edizioni dei testi scolastici che cambiano in media ogni biennio può portare a spiacevoli sorprese: modifiche impercettibili, argomenti uguali, trattati con le stesse parole ma posizionati in pagine diverse, una differente copertina, causano la “rottamazione” delle “vecchie” edizioni e scatenano le ire di quei genitori che speravano di usare ancora lo stesso libro dei figli o dei cugini più grandi anche per i figli minori, risparmiando notevoli somme di denaro. Un problema vecchio ed apparentemente irrisolvibile, nonostante le buone intenzioni dell’attuale ministro dell’Istruzione, ma anche di quelli passati. Per contrastare il caro-libri, l’Unione degli Studenti ha organizzato dei mercatini dell’usato in tutta Italia, abbattendo i costi con il riuso dei libri, almeno di quelli che non hanno nuove edizioni. Il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) stima che quest'anno per mandare i figli a scuola, le famiglie spenderanno l'8% in più, tra libri e corredo scolastico. E mentre c'è chi va a caccia dell'affare su internet (in aumento le vendite su e-Bay), Federcartolai, l’associazione che rappresenta la categoria dei cartolai e cartolibrai, propone un kit contro il caro-prezzi: con 19,90 euro si possono acquistare zaino, astuccio e cancelleria varia.
 

Non consola l’ultimo rapporto Ocse sull’istruzione in cui l'Italia si posiziona agli ultimi posti: siamo tra i Paesi che investono meno sull'istruzione e i nostri insegnanti sono quelli che guadagnano meno di tutti. Inoltre le ore di studio nelle scuole dell'obbligo sono troppe ed i laureati sono troppo pochi.

Eppure basterebbe guardarsi intorno per rendersi conto della situazione della scuola italiana: in numerose scuole d’Italia c’è stata la richiesta ai rispettivi Comuni di fondi per acquistare sedie, cattedre ed armadi. Ma i soldi non ci sono e momentaneamente ci si sta arrangiando nelle maniere più disparate, in alcuni casi addirittura portando le sedie da casa: una situazione inaccettabile.
 

E dire che quest’anno per la prima volta, le istituzioni scolastiche sono state chiamate dal Ministero dell’Istruzione ad adottare libri digitali o misti in sostituzione dei tradizionali libri cartacei, una soluzione in grado di garantire un abbattimento di circa la metà del costo dei libri di testo che annualmente le famiglie sono chiamate a sostenere. Una bella iniziativa, anche se forse, prima del progresso tecnologico, sarebbe opportuno che gli studenti potessero usufruire di aule sicure e a norma di legge e soprattutto di sedie e banchi.

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