Aggiungi un Posto a Tavola... all'Aquila non si può

Goffredo Palmerini (October 22, 2010)
Goffredo Palmerini, politico ed intellettuale aquilano, riferisce ai lettori di i-Italy "l'inspiegabile decisione degli Autori della famosa commedia musicale, nata nel 1974"

 L’AQUILA – Racconto con una punta d’amarezza questa vicenda, che avrebbe dovuto avere un esito diverso, per lo spirito che l’ha animata, per le finalità, per la passione che tanti giovani vi avevano profuso. Tra le tante belle testimonianze d’amicizia, solidarietà ed affetto che da tutta Italia e dal mondo sono state generosamente tributate alle popolazioni dell’Aquila e dei suoi borghi, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, va comunque aggiunta quella che riferisco, anche se non è andata purtroppo in porto.

L’ho raccolta direttamente da Carlo Zanini, funzionario d’un importante istituto di credito e volontario della Caritas. Egli avrebbe desiderato portare all’Aquila, quale ulteriore forma di vicinanza alla città ed alla sua gente, il famoso musical AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA* di Garinei e Giovannini, scritto nel 1974, con le musiche di Armando Trovajoli. Certamente non lo spettacolo con gli artisti professionisti che attualmente sta girando l’Italia, ma una compagnia amatoriale di Corsico, cittadina alle porte di Milano, composta da giovani attori animati da grande passione e dal desiderio di dedicare gratuitamente a chi ha bisogno il frutto della loro propensione per il teatro. Ma sentiamo come è andata, dalla viva voce di Carlo Zanini.  

“E’ l’unico lavoro che abbiamo pronto in questo periodo. Dopo oltre sette mesi di prove, l’abbiamo rappresentato a giugno nella nostra città ”. Così ci racconta Carlo Zanini, presidente della compagnia amatoriale Non a caso. “All’epoca l’autorizzazione ci venne concessa, ma per una sola rappresentazione. E dopo innumerevoli insistenze. Infatti il ritorno della commedia, dal dicembre dello scorso anno, in varie città italiane ad opera della compagnia di Johnny Dorelli, con il figlio Gianluca Guidi nei panni del protagonista don Silvestro, è bastato a far alzare barriere altissime, sino a diventare insuperabili, alla messa in scena da parte di altri

soggetti. Pur rendendomi conto delle motivazioni di un simile blocco autorizzativo, certamente valido e comprensibile per compagnie di professionisti, non riuscivo a trovare giustificazioni ragionevoli al pervicace diniego del nullaosta alla nostra compagnia.

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, per altro, è uno dei lavori maggiormente rappresentati, negli anni, da compagnie amatoriali come la nostra. Avevo chiara consapevolezza - aggiunge Zanini - che, pur avendo noi proposto lavori sempre più che dignitosi nella nostra breve storia, non volevamo, né potevamo competere con dei professionisti. Inoltre la finalità del nostro fare teatro è stata chiaramente rappresentata agli Autori: non ci prefiggiamo scopo di lucro; quando a pagamento, le rappresentazioni sono sempre calate in un contesto di solidarietà verso situazioni di bisogno o di disagio, delle quali ci impegniamo a dare un’ampia preventiva informazione”.

“Con i nostri spettacoli abbiamo sostenuto, ad esempio, ricerche su malattie rare, tipo l’osteogenesi imperfecta (fragilità ossea) o la progeria (invecchiamento precoce). Come pure abbiamo aiutato associazioni che operano in sostegno alle maternità difficili, o attive nell’avviamento al lavoro di soggetti disabili. Abbiamo inoltre contribuito a finanziare talune iniziative di volontariato sociale in Bosnia, servizi a beneficio di non vedenti, ed altre iniziative di solidarietà. Insomma non avremmo di certo creato problemi o addirittura sottratto spettatori ai più che titolati attori, anche perché i “nostri” spettatori vengono a vederci più per la finalità che per il titolo dell’opera, che comunque cerchiamo sempre di realizzare in modo apprezzabile, come ci viene di solito riconosciuto. Neppure le argomentazioni circa la funzione aggregante e, per molti aspetti, educativa del teatro amatoriale, fatto da giovani e ragazzi sotto la guida di adulti motivati, sembrava smuovere la coscienza degli Autori che più volte rispondevano picche alla nostra richiesta di autorizzazione avanzata tramite un gentilissimo funzionario della Siae di Roma. Poi, per un miracolo, è il caso di dirlo, è arrivato il sospirato via libera ancorché, come detto, per una sola serata”.
 

“Finito lo spettacolo, a giugno, ci siamo trovati un po’ spaesati. Ma ecco che, subito dopo, un sogno straordinario, balenato nella mia mente già nelle prime settimane successive al terremoto del 6 aprile 2009, è venuto prepotentemente ad occupare i miei giorni e a dar corpo al desiderio manifestato all’Aquila da alcune persone. Grazie ad una rete di conoscenze, divenute amicizie, nate da una piccola esperienza di volontariato, mia e di mia moglie Laura, nell’estate 2009, poi ripetuta nel 2010, presso un campo “Caritas” di Paganica, è stato possibile mettere in cantiere il progetto di portare la compagnia dei NON A CASO nel capoluogo abruzzese. L’entusiasmo, pur nella consapevolezza di un’impresa ardita ma

possibile, era palpabile in tutti. Ho contattato il dott. Giorgio Paravano, segretario generale dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, persona di grande sensibilità, che non appena gli ho illustrato la proposta ha subito offerto disponibilità a valutare l’inserimento della rappresentazione nel calendario della stagione concertistica 2010/2011 dell’ISA nel Ridotto del Teatro Comunale dell’Aquila. Da quel momento è immediatamente partita la mail a tutti i componenti della nostra compagnia teatrale. In essa illustravo in dettaglio le finalità del progetto già precedentemente abbozzato - non una “toccata e fuga”, ma un prendere coscienza e consapevolezza delle conseguenze del terribile terremoto per far nascere e mantenere vicinanza, creare ponti di amicizia ed arricchirsi in umanità - e richiedevo la loro disponibilità per una 3 giorni in terra d’Abruzzo. Devo dire che, nonostante le non lievi difficoltà di vario ordine, le prime risposte pervenute dalla compagnia facevano prevedere una generale appassionata adesione. Nessuna preoccupazione per la sistemazione logistica (50-60 elementi, tra attori, coristi, tecnici e responsabili), grazie al dichiarato appoggio di Don Claudio Tracanna, della diocesi dell’Aquila, che avrebbe all’occorrenza coinvolto alcune comunità parrocchiali. Per le spese di trasporto, noleggio ed altro, ci saremmo dati da fare sia autofinanziandoci, sia ricercando qualche sostegno straordinario, già per altro ipotizzato. La cosa non rappresentava un’angoscia”.
 

Carlo Zanini, dell’esito della vicenda, non riesce ancora a farsene capace. “Occorreva a quel punto porre la prima pietra del progetto - l’autorizzazione degli Autori - senza la quale nulla si sarebbe potuto costruire. Avevamo tutti chiara consapevolezza della difficoltà al riguardo, ma anche la fondata speranza che, considerato il contesto e le finalità, si sarebbe potuto ottenere il permesso agognato. Che, purtroppo, non è arrivato. Questo nonostante una prima richiesta avanzata direttamente dalla Siae dell’Aquila, grazie alla cortesia della signora Teresa Badini. Senza alcun esito si sono di lì a poco rivelate due mie successive insistenze, ampiamente motivate. All’ultimo dei tre messaggi negativi, pervenutomi il 9 agosto scorso, ho risposto esprimendo il mio profondo rammarico: un evento terribile di morte e distruzione, che ha smosso una coralità di menti, cuori e braccia, evidentemente, per ragioni a me ignote, non è riuscito a smuovere cuore e mente degli Autori di AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA. E pensare che il messaggio della commedia musicale - accoglienza, attenzione all’altro - faceva supporre una decisione del tutto diversa. Peccato! Ma ai ragazzi della compagnia, comunicando l’infrangersi del sogno, ho voluto trasmettere la voglia di “stare dentro” le vicende del terremoto, adesso approfittando delle potenzialità di internet e un domani, chissà, conoscendo da vicino e di persona la bellissima - anche se per ora ferita - città dell’Aquila e la tenacia della sua gente, così dignitosa, così umana.” Ho fatto ancora qualche domanda a Carlo Zanini sullo scopo che l’iniziativa si proponeva.

Dr. Zanini, lei è stato più volte in Abruzzo, tra le popolazioni terremotate. Come è maturata l’idea di portare un musical e come uno spettacolo può essere utile alla ricostruzione del morale d’una comunità offesa dal terremoto?

“Oltre a partecipare alle varie iniziative di raccolta fondi da donare alle comunità colpite dal sisma, la cosa più semplice, dicevo ai ragazzi, è fare ciò che sappiamo fare, il teatro per l’appunto. La cosa più bella e significativa, però, sarebbe ancora quella di poter scendere in Abruzzo e fare teatro in mezzo alla gente”.

Comprendo che questo avrebbe comportato e comporterebbe per la vostra Compagnia anche qualche difficoltà organizzativa…

“Senza avere un nome altisonante e senza essere sotto i riflettori dei media, volevamo fare una cosa di sicuro faticosa per i nostri mezzi e per le nostre possibilità, ma che consideravamo straordinaria. E devo dire che il progetto aveva tutte le caratteristiche per essere realizzato. Tutte, meno una…”.

Come può essere utile uno spettacolo teatrale offerto alla gente colpita da una grande tragedia, come il terremoto dell’Aquila?

“Le persone colpite dal terremoto, per quello che ho potuto percepire io incontrandole, hanno un grande bisogno non solo di sapere, ma soprattutto di sentire e, se possibile, di vedere la vicinanza di tanti fratelli. Noi, ne sono convinto, se vogliamo, sappiamo dare con gioia questa fraternità”.

Si conclude qui questa bella testimonianza d’affetto per gli Aquilani, quantunque amaramente arenatasi per ragioni che restano incomprensibili. Un dramma terribile, come quello patito dalla gente del capoluogo abruzzese e dei paesi del cratere, non è riuscito a scalfire una determinazione ostinata e ferma, degna d’altra causa. Nella circostanza è apparsa, ci sia consentito, venata d’una certa ottusità. La porta per rimediare, però, è sempre aperta!

*AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA è una commedia musicale scritta da Garinei e Giovannini con Jaja Fiastri, liberamente ispirata al romanzo di David Forrest “After me the diluge”. Debuttò nel 1974, con le musiche di Armando Trovajoli, con le coreografie di Gino Landi e le scene e i costumi di Gino Coltellacci. E’ stata prodotta più volte e, nel 2009, ha ripreso di nuovo a girare l’Italia. Porta in sé un messaggio di grande solidarietà umana, contenuto nella bella favola senza tempo che è tutt’oggi recepito dal pubblico come attuale. Scrive il critico Mauro Guidi in una recensione: “… Questa - della commedia, ndr - è una grande consolazione e speranza per il futuro, pensando che nel 1974 in Italia non era ancora neppure ipotizzabile il boom di immigrazione che è arrivato nei tempi successivi. Un lavoro quasi profetico per l’intensità e la freschezza del messaggio contenuto che ha attraversato nel tempo e nello spazio tutto il mondo, con oltre 50 versioni dalla Russia al Perù…”. Nell’edizione attuale la commedia presenta un cast eccezionale, guidato da due attori di grande prestigio, simbolo della continuità con le precedenti edizioni: Gianluca Guidi, figlio di Johnny Dorelli e Lauretta Masiero, ed Enzo Garinei. Johnny Dorelli, per primo, interpretò la figura del protagonista della commedia musicale, Don Silvestro, portandola al successo. Ora tocca al figlio Gianluca continuare la tradizione paterna.

Don Silvestro, parroco d’un immaginario paese di montagna, riceve una telefonata del Padreterno in persona che gli comunica l'intenzione di mandare sulla terra il secondo diluvio universale. Come un novello Noè, riceve l'incarico di costruire un’arca di legno per mettere in salvo dal diluvio tutti gli abitanti e gli animali del paese. Per portare a termine il suo compito, il curato avrà bisogno dell'aiuto dei compaesani che non subito gli crederanno, ma saranno convinti da un miracolo 'in diretta'. Di Don Silvestro è perdutamente innamorata Clementina, figlia del sindaco del paese, Crispino. Questi, avido e miscredente, è invece ostile al parroco e tenta d’ostacolarlo in tutti i modi, creandogli non pochi problemi. Don Silvestro non può ricambiare l'amore di Clementina, per rispettare il vincolo del celibato ecclesiastico. La storia è impreziosita da altre figure, come Consolazione, una donna di facili costumi che giunge in paese a distrarre dai doveri coniugali gli uomini del luogo, proprio nella notte prima del diluvio, destinata dal Signore alla procreazione. A ristabilire l'ordine e riportare gli uomini tra le braccia delle mogli penserà nuovamente Dio, che ridonerà all'impotente Toto, lo scemo del villaggio, la sua virilità per tenere impegnata Consolazione. Alla fine, il diluvio viene scongiurato proprio da Don Silvestro, che convince Dio che è meglio lasciar perdere. Nel gran finale si mangia e si brinda attorno ad una tavola circolare, sulla quale scende una colomba bianca che va ad occupare un posto rimasto vuoto. È per Lui che si aggiunge un posto a tavola.

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