Umbria. Settimana Jazz con una regione che non smette di stupire

M. D. (June 05, 2013)
Sono sette giorni con iniziative di altissimo livello. Il meglio del Jazz italiano da Umbria Jazz ma anche presentazioni turistiche, multimediali e tanta gastronomia. Ad ospitarle l'Italian Trade Commission, l'ENIT, l'istituto italiano di Cultura oltre al Birthland locale dove si esibiscono Bollani, Rava, Fresu e molti altri. Renzo Arbore (presidente della Fondazione Umbria Jazz) ha lanciato un appello per Scuola e della Fondazione di Ignazio Garzia, Il Brass, a rischio chiusura.

Se diciamo Jazz qual è la prima cosa che viene in mente? New Orleans, Louis Armstrong, voci black. Ben pochi infatti sanno dell’importante contributo italiano alla nascita e allo sviluppo di questo genere musicale. Niente panico, ci pensa l’Umbria Jazz a ricordarcelo, con la sua settimana di musica targata Italia nello storico palco del Birdland dal 4 al 9 Giugno.

All’ENIT si e’ aperta nella giornata di lunedi l’Umbria week,  all’interno del programma di promozione delle esperienze territoriali italiane “Italy Forward”, attivato dal Ministero degli affari Esteri e dal Dipartimento di Stato Americano.

A spiegare le iniziative attuate per celebrare questa magnifica regione, presenti l’Assessore Regionale Fabio Paparelli, il Direttore Artistico dell’Umbria Jazz, Carlo Pagnotta e Renzo Arbore, presidente del celebre festival musicale.
 

A partire da martedi 4 Giugno sono esposte le ceramiche dell’artista Michele De Lucchi, dopo un mese di esposizione a San Pietroburgo, nelle sale dell’Italian Trade Commission e, in occasione di un workshop per scoprire le tradizioni enogastronomiche umbre, sono presentate, all’interno del progetto Umbria App e Umbria Digital Edition, diciannove App e sette e-book per semplificare l’offerta turistica.

Tutte iniziative che culminano con un’intera settimana di concerti che portano a New York le piu’ grandi star della musica Jazz italiana. E’ proprio Renzo Arbore a voler sottolineare l’influenza degli artisti italiani nel panorama Jazz mondiale con la presentazione del suo documentario “Da Palermo a New York E Fu Subito Jazz”, proiettato all’Istituto Italiano di Cultura.

Il documentario, diretto da Renzo Arbore e da Roberto Di Blasi purtroppo scomparso di recente, racconta la formidabile storia di Dominic James “Nick” La Rocca, musicista figlio d’immigrati siciliani che registro’ il primo disco nella storia del Jazz.

L’amore e la passione di Arbore per questa musica e la sua volonta’ di rendere nota a tutti una verita’ storica da molti ignorata, prende forma nel suo viaggio tra New Orleans, New York, Chicago e Salaparuta (Sicilia), testimoniato nel documentario.

Raccogliendo immagini, suoni e frammenti di vita vissuta, lo spettatore viene catapultato alla fine dell’800, in una fitta rete di storie di emigranti siciliani che, tra difficolta’, poverta’ e determinazione, partivano alla ricerca del grande sogno americano. Fondatore de “The Original Dixieland Jazz Band”, Nick La Rocca fu colui che rivoluzio’ la musica Jazz, prima di allora espressa nelle forme solenni del ragtime, introducendo energia e frenesia. Per alcuni critici addirittura anticipo’ il motivo di successo dei Beatles.

Renzo Arbore non si limita a celebrare esclusivamente il giovane italo americano e non dimentica gli altri grandi italiani che hanno lasciato la loro impronta nel Jazz americano.

Eddie Lang, abruzzese di origine, grandissimo chitarrista, Louis Prima, siciliano (come la maggior parte dei musicisti) che mixando jive, swing e testi con inflessioni prese dal dialetto siciliano, creò un nuovo trend musicale seguito all’epoca e Tony Scott, pseudonimo di Anthony Joseph Sciacca, clarinettista notissimo in America che suonò in numerose e famose orchestre.

La gremita sala dell’Istituto Italiano di Cultura rimane incollata allo schermo, incredula e basita di come quanta Italia ci possa in realtà essere in un ritmo che vede le proprie radici nella cultura afro-americana. Ma la risposta e’ semplice: la musica nasce dal ritmo e gli italiani hanno ritmo anche nel parlare quotidiano. Il Jazz e’ storia di condivisione, appartenenza, gioia. E’ l’insieme diesperienze di ogni singolo artista e quindi uomo. Gli immigrati italiani non potevano che dare il proprio contributo, raccontando con la musica la propria storia e cultura.

L’evento è stato anche occasione per una breve conversazione/presentazione del film con Enzo Capua (responsabile di Umbria Jazz a New York), il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York e Renzo Arbore. Quest’ultimo ha colto l’occasione per lanciare un appello verso la Sicilia.

C’è un luogo importante per il Jazz nel mondo che sta chiudendo. Si tratta della Scuola e della Fondazione di Ignazio Garsia, Il Brass, importante per la storia della musica della regione, la Sicilia, cha fornito il maggior numero di musicisti. “E’ un peccato che le istituzioni non proteggano un luogo così importante” ha detto Renzo Arbore.

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