Tim Burton: Mi riconosco in Dumbo, un diverso proprio come me

Monica Straniero (April 01, 2019)
Il regista di pellicole quali Edward mani di forbice, La fabbrica di cioccolato, La sposa cadavere, Alice in Wonderland, Big eyes, è arrivato a Roma per la promozione di “Dumbo” e per ricevere il David alla carriera in occasione della 64esima edizione degli 'Oscar italiani'. Burton confessa di non amare il circo “perché mi spaventano i clown e non mi piace vedere gli animali tenuti in cattività, ma amo l'idea del circo come rappresentata nei film di Fellini”.

Il regista di pellicole quali Edward mani di forbice, La fabbrica di cioccolato, La sposa cadavere, Alice in Wonderland, Big eyes, è arrivato a Roma per la promozione di “Dumbo” e per ricevere il David alla carriera in occasione della 64esima edizione degli 'Oscar italiani'.

Il film, scritto da Ehren Kruger, racconta di Max Medici (Danny DeVito), proprietario di un circo, che assume l'ex star Holt Farrier (Colin Farrell) insieme ai figli Milly (Nico Parker) e Joe (Finley Hobbins) per occuparsi di un elefante appena nato le cui orecchie sproporzionate lo rendono lo zimbello del circo.

“I protagonisti di Dumbo sono degli outsider”, spiega ancora Burton. “Lo stesso Dumbo è simbolo di chi è diverso, al di fuori dei canoni standard della cosiddetta normalità. Di chi soffre di una disabilità mentale e fisica. Mi riconosco in quell'elefantino curioso anche perché è il simbolo dell’artista che fatica a essere accettato”.

Quando si scopre che Dumbo sa volare, il bramoso imprenditore V.A. Vandevere (Micheal Keaton) lo recluta per il suo nuovo straordinario circo, Dreamland, una sorta di metafora della Disney. Dumbo vola insieme all'affascinante trapezista Colette (Eva Green) 

Burton confessa di non amare il circo “perché mi spaventano i clown e non mi piace vedere gli animali tenuti in cattività, ma amo l'idea del circo come rappresentata nei film di Fellini”. Non a caso, la scelta dei nomi dei circensi, fratelli Medici, è un omaggio al grande regista italiano, “uno dei miei punti di riferimento”, precisa Burton.

Si parla infine della celebre scena in cui Dumbo vede gli elefanti rosa dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino per sbaglio. Una sorta di allucinazione, ben quattro minuti di sogno alcolico, sostituita da una esibizione circense con bolle di sapone. "Era comunque un'immagine da preservare, anche se presente in un filmappartenente ad un’altra epoca e quindi pieno di stereotipi razziali. E poi non si poteva mostrare un minore che si ubriaca”.

Infine, il tema della famiglia. Inevitabile il confronto tra la storia di Dumbo, diviso dalla madre, e il caso di cronaca della scorsa estate quando migliaia di bambini sono stati separati dai genitori durante i tentativi di varcare il confine fra Usa e Messico, da che Trump si era appena insediato. “Ma non c’è una correlazione diretta”, precisa Burton. “Dumbo come ogni favola tocca argomenti attuali che sentiamo più attuali e con i quali dobbiamo comunque confortarci”.

La Disney? È una grande famiglia, anche un po’ la mia, e come tutte in tutte le famiglie, non sempre si va d’accordo”.

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