Sorridendo a poco a poco. Il mio incontro con Ezio Bosso

Andrea Petricca (May 18, 2020)
Nell'agosto 2019 ho avuto il privilegio di conoscere e di suonare con Ezio Bosso come primo violino nell'Orchestra Filarmonica di Benevento. È stata un'esperienza che mi ha cambiato non solo dal punto di vista musicale e professionale, ma anche di vita, di spirito, di personalità e di trascendenza.

“Sono rinato
Nota dopo nota
Una nota alla volta
Fino ad abbracciarle tutte.”

Ezio Bosso

L’AQUILA - La scomparsa del Maestro Ezio Bosso è stato per me uno scioccante colpo al cuore e all'anima. Ezio Bosso è stato un autentico esempio per tutto il mondo, un uomo e un musicista immenso che, con professionalità esemplare, ha sempre lottato e creato per la vita, l'arte e la bellezza. Il Maestro diceva sempre che nella Musica ogni problema diventa opportunità, come ricordava nel suo straordinario discorso al Parlamento Europeo. E infatti, dal 2011, lui stesso ha scelto di fare della sua malattia una straordinaria missione di vita attraverso la musica, offrendo e donando bellezza di qualità a chiunque avesse voluto ascoltare.

Nell'agosto 2019 ho avuto il privilegio di conoscere e di suonare con Ezio Bosso come primo violino nell'Orchestra Filarmonica di Benevento. È stata un'esperienza che mi ha cambiato non solo dal punto di vista musicale e professionale, ma anche di vita, di spirito, di personalità e di trascendenza. Ezio Bosso mi ha donato un'energia e una Musica rinnovata, una coscienza più consapevole e la pura capacità di commuoversi come un bambino di fronte alla bellezza.

Durante le prove, Ezio Bosso dava il suo massimo, esattamente come faceva nei suoi concerti. Ci guidava e si faceva guidare dalla Musica. Nell'orchestra eravamo tutti giovani musicisti, ma lui ci ha sempre trattato, nonostante avessimo ancora molto da perfezionare, alla pari di grandi professionisti come fossimo la sua orchestra. La sua umiltà e la sua grandezza si potevano scorgere anche dall'ironia e dal sottile umorismo con cui desiderava entrare in confidenza con tutti noi.

Nel programma del concerto che avremmo eseguito c'era la Sinfonia n. 2 da lui composta, la Quinta di Beethoven e il Boléro di Ravel. Come nel programma televisivo da lui ideato e condotto “Che storia è la musica”, Ezio Bosso ci accompagnava ogni giorno per mano alla scoperta della musica che avremmo suonato e dei compositori con una semplicità e una profondità che riusciva a penetrare nelle nostre coscienze facendoci ricercare sempre e comunque il vero senso della musica. Diceva infatti che “è buffo che la musica dei grandi compositori del passato viva attraverso di noi e che noi viviamo allo stesso tempo attraverso di loro; noi musicisti ci trasfiguriamo nella musica e nell'anima del compositore”. Il Maestro ci ricordava anche che, oltre allo straziante degrado culturale che sta rendendo la musica colta in Italia agonizzante (il suo ultimo desiderio era infatti quello di portare l'insegnamento della musica anche nelle scuole dell'infanzia), spesso sono i musicisti stessi che si dimenticano di commuoversi umilmente di fronte alla loro musica, così presi dalla feroce competizione, dall'egocentrismo e dal narcisismo.

Il senso della musica per Ezio Bosso, come quello della vita, è quello di donarsi sempre all'altro. “In orchestra”, ci diceva, “non è più bravo chi suona più forte degli altri, ma chi sa ascoltare gli altri e ogni orchestrale deve donarsi al suo compagno per creare qualcosa di superiore”. Ci diceva di suonare ogni nota come fosse la prima e l'ultima della nostra vita e di dare sempre e comunque il meglio di noi stessi, dicendo ironicamente: “se lo posso fare io che non sono proprio il ritratto della salute, potete farlo anche voi”.

Ezio Bosso amava donarsi all'orchestra e al pubblico attraverso la Musica che dirigeva e che componeva. Ci spronava a seguire il suo gesto e a guardarlo negli occhi e poi aggiungeva: “se voi seguite me ed io dovessi sbagliare, la colpa è ovviamente mia, ma se voi non mi guardate, la colpa sarebbe comunque sempre mia, perché significa che non sono riuscito a convincervi nel seguire il mio gesto.” Dovevamo staccare gli occhi dallo spartito perché lo spartito “è come una cartina che ci guida in una città: se rimaniamo con gli occhi attaccati a questa cartina ci perdiamo il magnifico panorama che la musica ci offre.”

Quando provavamo Beethoven, sotto la sua direzione sublime e la sua interpretazione straordinaria, filologica e profondissima, mi capitava spesso di incrociare il suo sguardo: dai suoi occhi irradiava una poetica e fortissima energia sovrumana che travolgeva l'anima; quando lo guardavo mi sentivo ancor più felice di suonare, sentivo un brivido lungo la schiena e un'emozione che, esattamente come fa la musica, “passa dalla pancia al cuore, fino ad arrivare alla mente”.

Ezio Bosso ci aveva portato i suoi spartiti originali della Quinta di Beethoven e, nella transizione tra il terzo e il quarto movimento, in cui Beethoven sconfigge idealmente, in musica, il destino, c'era, accanto all'indicazione stampata di crescendo a poco a poco, un'indicazione scritta a matita dal Maestro, che diceva sorridendo a poco a poco. Ezio Bosso voleva, infatti, che in quel preciso momento sorridessimo insieme a lui così che la musica suonata potesse essere ancor più vera e viva. Beethoven era un compositore che lui amava profondamente, in quanto entrambi lottavano contro un destino e contro sofferenze simili. Lui amava sempre osservarci e chiamarci per nome singolarmente e una volta ci disse “voi non immaginate quanto siete belli quando suonate, siete qualcosa di trascendentale; questa è la Musica”.

La sua Sinfonia n. 2 “Under The Trees' Voices”, composta nel 2010, è una commovente e pura poesia. Essa racconta in cinque tempi la storia di un albero della Val di Fiemme e ogni tempo della sinfonia si riferisce ad un particolare stadio della vita dell'albero, dalla sua nascita fino alla sua trasformazione in un violino, il cui legno, anche dopo essere stato tagliato, continua a vivere e a respirare modellandosi al suono del violinista.

Ezio Bosso ci ha fatto poi suonare il Boléro di Ravel con un autentico sentimento di amore: la danza racconta, infatti, di alcuni operai che, usciti dalla fabbrica, ritornano nelle loro case per amare. Ogni parola detta durante le prove mi commuoveva e mi arricchiva; non c'era assolutamente nulla di retorico, perché lui stesso era l'esempio concreto di ciò in cui credeva. Il Maestro alcune volte si arrabbiava e pretendeva, ovviamente, che noi studiassimo alla perfezione le parti da suonare, ricordandoci che lui stesso ogni giorno studiava, per noi, la partitura, per poterci offrire il meglio della sua direzione; ci diceva anche che il vizio di alcuni di arrivare in prova o addirittura in concerto con le parti non studiate bene è un danno che facciamo a noi stessi, perché “solo studiando alla perfezione lo spartito possiamo abbandonarci alla Musica e divertirci come pazzi”.

Una sera, tutti noi orchestrali, uscimmo insieme al Maestro, che ci offrì da bere, rideva e scherzava insieme a noi come fosse un nostro amico di lunga data; mi ricordo che gli ero seduto proprio accanto. Alla fine della serata, lo aiutammo a risalire sulla sua sedia a rotelle e, ringraziandoci, ci salutò. Il giorno prima del concerto, alla prova generale, ci urlò con entusiasmo: “Domani voglio vedervi ballare. Divertiamoci!”. Proprio durante quella prova lo sentii gridare il mio nome mentre stavamo facendo un'esecuzione della Quinta: alzai gli occhi e lui, sorridendo, aspettava di incontrare il mio sguardo.

Ho avuto anche il privilegio di donare al Maestro Bosso il mio libro di poesie “Poesiade – 99 poesie”. Il Maestro prese in mano il libro, mentre io ero al suo fianco con la voce tremante dall'emozione; lo sfogliava con una cura e un interesse che mi riempì il cuore. In particolare, si soffermò su una mia poesia dal titolo “Resilienza” e sulla citazione di Ugo Foscolo che recita: “Io sono destinato ad avere l'anima perpetuamente in tempesta”. Ogni giorno, alla fine di ogni prova chiamavo sempre mia madre per raccontarle, con grandissimo entusiasmo, ciò che avevo vissuto e imparato con il grande Maestro. Il pomeriggio prima della prova generale, mentre ero fuori al cellulare con mia madre, Ezio Bosso stava tornando in albergo, ma prima di andarsene, dall'automobile fece un bellissimo sorriso e mi salutò con un gesto di estrema tenerezza e umanità.

Il concerto al Teatro Romano di Benevento è stato il più bel concerto in cui abbia mai suonato fino ad ora. Fu un concerto meraviglioso, travolgente per la forza, la qualità e il sentimento della musica e della direzione del Maestro che hanno portato una standing ovation delle 2000 persone del pubblico. Durante il concerto, dal terzo leggio dei primi violini, mi ero abbandonato completamente alla Musica guardando sempre Ezio Bosso, che ricambiava il mio sguardo ridendo felice, mentre dirigeva con un trasporto sensazionale. Alla fine del concerto tese la sua bacchetta al cielo e sembrava che dirigesse anche le stelle nello scrosciante e infinito applauso del pubblico. Quando lo salutai per l'ultima volta, subito dopo il concerto, lui mi guardò e mi disse: “Andrea, che belle poesie che hai scritto; tu suoni con poesia”.

Sono state queste le ultime parole che mi ha rivolto il Maestro Bosso. Sono davvero provato da una perdita che il mondo ha avuto di un musicista dalla professionalità, dalla bravura, dalla spiritualità, dalla profondità, dall'umanità e dalla comunicatività immense ed esemplari, che ha fatto della sua sofferenza un'opportunità per continuare a lottare, con più forza di prima, per salvare e diffondere ciò che amava davvero: la bellezza; una bellezza raggiunta, ricercata e donata tramite la musica e la cultura, che, se tutti noi davvero volessimo come voleva Ezio Bosso, potrebbero davvero cambiare e salvare il mondo.

Il Maestro ci ricordava sempre che la passione per la musica, come la Passione di Cristo, è innanzitutto sacrificio, significa non aver paura delle difficoltà che incontreremo e che richiederanno uno studio e una dedizione perseverante e totale per essere superate, ma da cui si verrà ricambiati con la realizzazione di noi stessi e con la felicità. La professione di musicista, in Italia ormai totalmente svilita e ignorata, ha, per me, il suo più alto ideale in Ezio Bosso, che incarna la bellezza umana e spirituale in tutte le sue infinite forme. Spero, infatti, che lo Stato non continui a far morire definitivamente l'immenso patrimonio artistico, culturale e musicale italiano, di cui Ezio Bosso è parte integrante, e di conseguenza far morire gli artisti.

Da oggi, tutti noi musicisti e non solo avremo il dovere e il privilegio di continuare la missione in cui credeva Ezio Bosso e per cui il Maestro ha lottato fino alla fine, dedicando la sua vita alla Musica e a chi voleva ascoltare. Donare il meglio di sé facendo musica insieme: questo era il senso della vita per Ezio Bosso, ora libero di far risuonare la sua Musica nei Cieli, dove vivrà attraverso la Musica che suoneremo e noi vivremo attraverso di lui.

“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all'ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell'ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. È una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia.” - Ezio Bosso

Grazie, Maestro!

***

Andrea Petricca è nato a L'Aquila il 30 gennaio 2000. Ha conseguito la maturità scientifica con il massimo dei voti e la lode. È diplomando al decimo anno di Violino in Conservatorio e frequenta il primo anno di Informatica all'Università. È stato inserito nell'Albo Nazionale delle Eccellenze. È docente di Violino per un progetto europeo in un Istituto comprensivo aquilano. Si è classificato primo in numerosi concorsi letterari internazionali. È membro di giuria di diversi concorsi letterari. Ha pubblicato due libri di poesie che hanno avuto importanti riconoscimenti a Premi letterari internazionali ed ha curato la prefazione di alcuni libri. Il suo secondo libro bilingue “La Coscienza di Euterpe” è stato consegnato ad importanti personalità dell'ambito artistico e culturale arrivando negli USA, in UK, nei Paesi Bassi e in Vaticano. Il suo primo libro è stato presentato ai Saloni Internazionali del libro di Torino e Milano.

Come violinista, si è classificato primo in Concorsi musicali internazionali ed ha partecipato a Masterclass di Violino con Maestri di fama internazionale. Ha suonato in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco e, nel 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica. Ha al suo attivo una nutrita attività concertistica sia come solista che in diverse formazioni cameristiche e, selezionato tra i migliori allievi dei Conservatori italiani, fa parte dell'Orchestra Europea Erasmus, con cui si è esibito in Italia e all'estero. Suona con l'Orchestra Filarmonica di Benevento in cui si è esibito con i Maestri E. Bosso, N. Piovani, C. Parazzoli ed altri. Ha suonato in orchestra ai concerti di R. Cocciante, di F. Mannoia ed altri importanti artisti. Ha partecipato, come violinista, alla registrazione della colonna sonora di una fiction su RAI 1. Ha conseguito attestati di eccellenza come allievo attore teatrale ed ha girato un film della “Lampic cinematografica”, come attore protagonista. È ideatore del progetto culturale “Euterpe International Project for Art and Culture” volto alla salvaguardia della cultura soprattutto tra le giovani generazioni. Attualmente sta portando il suo progetto, nella versione didattica, nelle scuole elementari.

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