Proteggiamo la lingua italiana

Laura Pace (October 31, 2019)
Per quanto sembri frutto di un’antica leggenda, l'Accademia della Crusca è un’istituzione che esiste in Italia e che raccoglie i più prestigiosi esperti e studiosi di linguistica e filologia italiana. Quello che fa per il nostro paese è "meraviglioso", a raccontarcelo, all’Istituto di Cultura di New York, il suo presidente Claudio Marazzini per la settimana della lingua italiana.

Per sette giorni protagonista assoluta sul palcoscenico delle istituzioni italiane nel mondo e di New York è stata lei: la lingua italiana.  

In ottobre, infatti, si celebra “la settimana della lingua italiana”,  promossa dal 2001 dall'Accademia della Crusca in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale. È un occasione unica per  promuovere e celebrare la cultura e la lingua italiana nelle sue più varie sfaccettature. Ogni anno viene scelto un tema specifico che fa da sfondo a cicli di dibattiti, incontri ed eventi. Tema del 2019 è il teatro.

Venerdì scorso all’Istituto della cultura di New York l'evento aveva come titolo  “L'italiano è meraviglioso: che cosa fa l'Accademia della Crusca per la lingua”. Ospite d’onore il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, introdotto dal suo amico e collega Hermann Haller, professore di italiano e francese al Queens College.

Marazzini ha intrattenuto pubblico e stampa con una piacevole e appassionata conversazione, dai toni talvolta ironici, sull’importanza dell’Accademia della Crusca, che fin dalla sua nascita lavora per la salvaguardia  della lingua italiana.

Ha invitato a leggere il suo nuovo libro “L’italiano è meraviglioso. Come e perché dobbiamo salvare la nostra lingua”, (Rizzoli, 2018) ma anche a visitare Firenze e la villa medicea dove ha sede l’accademia. Una villa con una biblioteca di 160.000 mila volumi sulla lingua italiana consultabili dal vivo, alcuni introvabili su Google.

L’accademia, oltre a questo servizio di consulenza, fornisce chiarimenti su dubbi in merito a possibili errori di natura grammaticale e/o lessicale o in riferimento a nuovi vocaboli (basta pensare al caso mediatico di “petaloso”, parola inventata da un bambino delle elementari ed ammessa dall’Accademia come nuova parola all’interno del dizionario).

L’Accademia della Crusca in Italia consiglia e non impone regole, ci svela Marazzini. A differenza di altre accademie sorelle come quella francese o spagnola, molto meno antiche di quella italiana, la Crusca non è una istituzione statale e non può multare chi non rispetta le giuste norme dell’utilizzo della lingua, come è il caso in Francia.

Marazzini afferma: “L’italiano è una lingua senza impero e senza esercito poiché è fiorita prima della sua nazione. Siamo noi che dobbiamo cercare di mantenere questa lingua integra e pura”.

Con questa frase si può riassumere il fulcro centrale di tutto il dibattito a sua volta evocato nel motto stesso dell’accademia, un verso di Petrarca che dice: “il più bel fior ne coglie”.

Una metafora che richiama alla farina bianca, utilizzata per fare il pane dei ricchi, in contrapposizione alla crusca, con la quale si faceva il pane per i poveri. Una simbologia che ruota intorno all’accademia e al suo nome (un nome con ragioni antifrastiche) e che mantiene l’obbiettivo di distinguere la parte pura della lingua, la farina, da quella cattiva, la crusca, selezionando, setacciando e poi conservando tutto all’interno del dizionario.

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