La Comunità di Sant’Egidio. L'Arte del vivere insieme

Mattia Ronsisvalle (November 28, 2018)
Al Consolato Generale d’Italia sono in mostra i quadri di “The art of living togheter - Exhibition” della Comunità di Sant'Egidio. L'esibizione è stata realizzata da artisti "speciali" coll'intento di sensibilizzare il pubblico ad aiutare i più deboli e chi ne ha bisogno.

La Comunità di Sant’Egidio è stata fondata nel 1968 a Roma. Oggi è attiva in 73 paesi e include più di 60.000 membri.
La sua missione è quella di aiutare i più deboli e chi ne ha bisogno, attraverso un dialogo interreligioso e lavorando per ottenere e promuovere la pace.

Il credo di questa comunità è che tutti noi possiamo vivere insieme aiutandoci, a prescindere dalle etnie e dalla lingua.
Il suo campo d’azione va dal locale al globale.

Tra i programmi più importanti c’è sicuramente “DREAM” che affronta il tema dell’HIV/AIDS in Africa.
Inoltre, a tutela dei “bambini invisibili”, vi è “BRAVO”, una campagna che si batte per la registrazione civile e la cittadinanza.
Ultimo, ma non per importanza, la campagna “Cities for Life”, che si lotta contro la pena di morte nel mondo.

Al Consolato Generale d’Italia è stata allestita mostra intitolata “The art of living togheter - Exhibition”.

Una galleria davvero speciale in onore anche dei 50 anni, compiuti proprio quest’anno, dalla Comunità.
L’esibizione ha undici opere d’arte realizzate da artisti con diverse disabilità psichiche e motorie, ma parliamo pur sempre di grandi artisti.
Tutto ciò è stato possibile grazie ai Labs Art, laboratori di arte contemporanea, del movimento degli amici.

Le opere riflettono temi urgenti sulla nostra società come l’immigrazione, la solitudine e gli anziani.

Le opere sono state esposte anche al palazzo di vetro, all’Onu.  La Comunità di Sant’Egidio si augura di poter realizzare mostra in diversi paesi, come ci spiega Mauro Garofolo, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant'Egidio: “La nostra Comunità è presente in ogni Continente e oggi essere qui a New York, anche al Consolato Generale d’Italia, non fa che sancire il nostro legame con gli Stati Uniti”.

Le opere presentate sono diverse e suggestive.

“L’Africa spremuta” è quella che sicuramente attira di più i visitatori. Si tratta di un enorme spugna di colore blu che rappresenta l’Africa che, appunto come una spugna, viene deturpata di tutte le sue risorse.
Un’altra opera degna di nota è quella del Salvador, in cui viene mostrata la storia dell’arcivescovo Romero ucciso più di vent’anni fa dalle “maras” e da uomini armati.
 

Poi ancora spazio ad un altro quadro che racconta la storia del Mozambico, molto caro alla Comunità di Sant’Egidio per le attività di volontariato connesse ad esso, dove si vede il raggiungimento della pace raggiunta grazie alle trattative eseguite a Roma.

Il quadro raffigura donne e uomini in fila per poter votare e quindi rivendicare i propri diritti dopo anni di guerra.

Altro tema importante della mostra è quello dell’ascolto: attraverso una tela bianca, la parola “ascolto” viene ripresa più volte andando a comporre un vortice.

Il che apre a una riflessione più profonda.

Al giorno d’oggi tutti parlano, ma pochi ascoltano, o meglio, si limitano a sentire soltanto in maniera superficiale.
 

Le opere sono state realizzate in base ad una riflessione comune tra gli artisti e i responsabili dei Arts Labs, mentre l’esecuzione e i vari tecnicismi sono state frutto del lavoro singolo di questi pittori così speciali.

Gli artisti dal punto di vista umano hanno subito “una vera e propria crescita”, come ci spiega Garofalo che poi continua: “L’arte contemporanea e astratta permette loro di essere delle persone complete manifestando il loro “Io” interiore”.

Per la cronaca, le opere possono anche essere acquistate, come già è capitato negli USA.

Dopodiché abbiamo parlato con Andrea Partoli, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio a New York che ha sede da ben quarantotto anni: “Cerchiamo di rafforzare i rapporti tra gli Usa e l’Italia, tra Roma e New York, grazie anche all’aiuto del Consolato che ci ha ospitato stasera”.

Partoli tiene anche a precisare che questo legame di amicizia nasce da una collaborazione avvenuta in passato: “Il consolato e il Console Francesco Genuardi ci hanno aiutato nel portare dei pasti cladi ai senza fissa dimora, cosa che facciamo ogni martedì. È stato un bel gesto che ricordo con piacere”.

Le opere d’arte ci raccontano una storia, in questo caso quella di artisti, della Comunità di Sant’Egidio, davvero “speciali”.

E il nostro compito è quello di ascoltare, sapete perché?

Perché per vivere insieme abbiamo bisogno di regole.

La prima regola è ascoltare.

Tutti parlano.

Parlare è semplice, ma chi ascolta?

Finché ci saranno realtà belle come quella di Sant’Egidio, la mia mente e il mio cuore saranno sempre pronti ad ascoltarle.

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