Cullati dalla musica di Francesco De Gregori

Letizia Airos (November 08, 2017)
Il concerto al The Town Hall di New York del principe dei cantautori. Esile e raffinato ha regalato momenti di grande intensità e profondità. Bis, tris, e alla fine il regalo di una canzone napoletana insieme alla moglie, Alessandra Gobbi

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Questa volta ero tra i tanti. In ultima fila con lo sguardo che abbracciava tutta la sala. Intorno a me un pubblico di tutte le età,  ma certo i nati negli anni 60/70 erano tantissimi.  Tutti consapevoli di assistere ad un evento storico per la musica italiana. Il primo a New York di Francesco De Gregori. Un momento atteso e arrivato tardi. Troppo, secondo me.

Dunque eccomi, tra la gente.  Come quando per la prima volta andai a vederlo con mio padre. Ero troppo piccola e ‘femmina’ per uscire da sola. Oppure come quando, qualche anno dopo,  a Pescara, assistei al memorabile concerto di ‘Banana Republic’. Questa volta ero accompagnata da un ragazzo di cui ricordo ancora un bacio, mentre cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori. 

Perchè racconto questi dettagli personali? Perchè prima di scrivere che, secondo me,  il concerto di Francesco De Gregori al The Town Hall  è stato tra i migliori concerti che ho visto di un artista italiano qui a New York, voglio essere onesta e dire anche che, certo, forse non sono imparziale.

E poi questo è stato un concerto speciale per me. Un sorta di flash back. Per il mio lavoro ho intervistato artisti  italiani venuti qui a New York. Li ho visti da vicino, con alcuni sono anche diventata amica.  Parlo di Pino Daniele, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni, Vinicio Capossela, Zucchero e tantissimi altri.

Questa volta, per una serie di circostanze sono andata al concerto come una normale spettatrice. Non da giornalista. L’intervista, prima della sua esibizione, a Francesco De Gregori l’aveva fatta una mia collaboratrice. Non avevo un posto dedicato. Ero tra la gente. Proprio come tanti anni fa.

Ed e’ stato bellissimo rivivere alcune sensazioni. Sentirlo distante, vederlo distante e poi sentirlo vicino nella magia delle sue canzoni. Sono tornata indietro di quasi quaranta anni.

Ha cantato molto. Con estrema generosita’. Ha cantato Bob Dylan, canzoni recenti ma anche il suo classico repertorio. “Buona Notte Fiorellino”, “La Donna Cannone”, “Rimmel”, “Viva l’Italia”….

Le sue parole in musica. Una semplicità raffinata e a volte disarmante. Riascoltare De Gregori dal vivo, dopo tanti anni, spiazza. La sua figura lontana, longilinea, un fisico che a prima vista sembra non assomigliargli,,,,, poi ecco che lo vedi camminare, alza le braccia, accorda la chitarra, prende l’armonica... Riconosci i suoi movimenti, per poi incontrare quella voce: inconfodibile.

Ci sono testi così poetici e musicali oggi? Te lo chiedi mentre le parole si susseguono e ti lasci accompagnare nei ricordi che, sulle sue note, sembrano favole.

“Vi canterò  canzoni tristi”  aveva esordito Francesco De Gregori facendo riferimento ad alcuni testi. Ma la tristezza è arrivata solo dopo. Quando è andato via definitivamente. Richiamato dal pubblico, che non faceva altro che urlare “Francesco, Francesco” Francesco ha dato il suo bis, tris per poi chiudere con una canzone napoletana insieme alla moglie, Alessandra Gobbi. «Anema e core», un gioiello  e la tenerezza della loro storia che dura una vita.

Poi si sono spente le luci sul palco. Sul volto di molti ancora quegli occhi sognanti e cullati dalla sua musica inconfondibile. Fuori un’incessante pioggia sulle strade di Manhattan, lontano nella nebbia l’Empire State Building,  ma di nuovo tanta voglia di cantare, quella voglia di cantare, anche tra amici, magari suonando una chitarra ed un’armonica.

Grazie Francesco per averci cullati in un concerto così speciale a New York. Lo scrive una vecchia ammiratrice ma anche la giornalista.

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