Alexo Wandael e la sua idea di "ItaliaNY"

Francesca Di Folco (September 04, 2014)
Dal 4 al 26 settembre la Casa Italiana Zerilli-Marimò, ospita la mostra “ItaliaNY”: 45 ritratti in bianco e nero con cui il fotografo e curatore del progetto, Alexo Wandael, racconta gli italiani a New York

Al 24 della 12 st, c’è un febbrile via vai. Il centro fondato dalla Baronessa Zerilli-Marimò alla New York University pullula di "ItaliaNY".
 

L’occasione è una "photo exhibition" di 45 foto in bianco e nero con cui, Alexo Wandael, fotografo e curatore del progetto, ritrae italiane ed italiani di stanza nella Big Apple.
 

Wandael, originario di Bolzano, architetto di professione, dopo aver lavorato quattro anni nel suo settore, decide di passare alla fotografia. E solo dopo aver praticato per quasi altri quattro anni sia architettura che fotografia, si dedica a quest’ultima a tempo pieno.
 

Gli esordi sono nel fine art e poi toccano l’olimpo dorato della moda... 

Poi si fa strada la sensazione di essere passato da qualcosa di troppo profondo, come l'architettura, ad altro di troppo superficiale come un universo patinato, lo fa spaziare verso altri lidi, trovando una via di mezzo nel realizzare dei lavori con taglio da reportage…

Scatta a Cuba, poi è in Afghanistan dove realizza un book fotografico sulle donne soldato ed i bambini nelle prigioni femminili.

Da uno spaccato di umanità all’altra...

L'estate scorsa,  Alexo, unendo la passione per la fotografia con quella per il viaggio on the road su due ruote,  è partito un mese in moto realizzando un percorso cost to cost da New York a San Francisco. Il risultato? Dear America. From New York to San Francisco, un book in bianco e nero tra volti, spazi, espressioni dell'America più autentica e profonda.

Dall'Umanità sofferente svelata negli scatti di Cuba e in quelli afgani, passando per la caledoscopicità di quelli cost to cost, i lavori di Wandael consentono alla mente di compiere autentici  voli ...

Il vociferare ormai insistente alla Casa Italina ci riporta alla particolarità di ItaliaNY: ancora di umanità si tratta, ma questa volta Waendal punta il suo obbiettivo su quella italiana…

I riflettori della sua arte-spettacolo sono su una carrellata di personaggi che sembra quasi ci passino a fianco...

Scorgiamo l’attore dei Sopranos Federico Castelluccio, immortalato sul ponte di Manhattan, il luogo che ha segnato il suo esordio dietro la macchina da presa con il corto “Lily of the Feast”.

Ecco lo scrittore e giornalista Antonio Monda... e poi il mitico autore di teatro Mario Fratti.

Ancora Alberto Ghezzi, Michele Casadei Mazzari e Gianluca Capozzi, i creatori della catena “Piccolo Caffè” che abbracciano la statua di Gandhi di Union Square dove, per pubblicizzare il loro locale, avevano appeso insegne poi rimosse visto l'evidente ma stonato connubio Gandhi-caffeina. E ci sono anche Rosario Procino e Pasquale Cozzolino della pizzeria Ribalta, la cui napoletanità è indubbia, impressa nello scatto.

La sfilata di volti è un rimando ad una doppia visione: da una parte certo i self made man, di chi è riuscito a farcela, a spiccare il salto, ad emergere e per lo stesso motivo è certamente anche una critica, a modo suo, artistica appunto, con cui lo stesso Wandael, dà volto ai tanti, troppi talenti nostrani che l’Italia non riuscita a valorizzare appieno…

Ultima chicca: dagli scatti trapela il rapporto viscerale dei soggetti con la City, ognuno fotografato in un angolo, uno spaccato, un frangente rilevante e significativo, deciso con Wandael: come a significare che l'architettura e arte fotografica sono sorelle, e nella City questa relazione assume sfumature spumeggianti, dando vita a modi di vedere, di comporre, di pensare la vita...Il direttore della Casa Italiana Zerilli Marimò, Stefano Albertini, ha presentato l'evento come "manifestazione per rivalutare la portata dell'Italianità all'estero ed in Casa propria..." ponendo l'accento sulle personalità le cui doti, certo, il Belpaese non dovrebbe farsi scappare...Alexo Wandael prende la parola e cattura subito la scena: con l'atteggiamento di chi fa parlare la propria macchina da scatto più che dar voce a se stesso  è davvero breve, ringrazia tutti ed invita a far buon uso della capacita d'osservare perchè ci consente di avere un occhio critico su tutto, almeno un primo impatto sulla realtà dell'esistenza...


Nel bel mezzo dell'evento il photoreporter approndisce alcune sfumature dei suoi scatti...

Il primo impatto con ItaliaNY l'accento è di certo sulla 'Fauna', la carrellata di protagononisti del life stile italiano a New York e gli spaccati di Manhattan nei quali questi son ritratti... 

ItaliaNY è proprio questo: una flilata, una scia, una sequenza animata  di vite ed esistenze diverse a confronto ma tutte hanno compiuto una scelta importante, hanno avuto il coraggio di cambiare la propria esistenza a 360° trasferendosi in una megalopoli lontano a volte anni luce dalla propria realtà e, con fatica, impegno e lavoro, hanno riscontrato in ciò una scelta vincente... 

Fotografia ed architettura da sempre sono un tutt'uno nella mia vita personale ed artistica, soggetti intesi come persone e come siti son legati a doppio filo, vi è un labirinto di rimandi tra gli uni e gli altri, un legame tipo quello corpo-anima...

I meandri di Manhattan lì abbiamo decisi insieme:  ho scelto di ritrarre i protagonisti esattamnete nei luoghi, ambienti, frangenti che meglio ritraggono il loro file rouge con la City, che rispecchiano il loro feeling con Manhattan, per interpretare meglio il loro rapporto con questa megalopoli no limits!



I tuoi scatti sono in bianco nero... spiegaci questa scelta: il colore non gioca un ruolo rilevante nella tua "ItaliaNY"? Quanto è importante la luce?   

Il colore ha un'importanza di certo fondamentale, rilevante... Il verde, per esempio lo interpreto come il "colore dei geni". Non essendo però un vero genio mi faccio attrarre dalle combinazioni dei colori... 

In ItaliaNY però ho preferito dar carta bianca al gioco del chiaro scuro, al bianco nero appunto: il colore inebria, sprizza energia ma "stordisce" anche chi osserva: le sfumature del Black and White distentono lo sguardo, lo concentrano verso l'obbiettivo dello scatto e ho l'impressione di guidare lo spettatore nel mio Universo artistico...

Intorno a tutto ciò ruota il discorso luce: in generale non ho preferenze...

Va da sé che la fotografia è un messaggio ed è ovvio che qui in ItaliaNY, vista la scelta degli scatti in bianco e nero, la luce è un linguaggio che aiuta a creare modus pensandi, apparente o nascosto, che darà in chi osserva e s'immedesima un'interpretazione finale...  

Hai alle spalle reportage a Cuba e in Afghanistan...

Si, il fattore Umanità l'ho coperto a 360°... è stato davvero coinvolgente lavorare in zone così diverse del mondo... Capisci molto di te, comprendi molto degli altri ed impari davvero ad aprirti a quelle che prima consideravi culture lontane...

In Afghanistan ho realizzato un lavoro di riprese sulle donne soldato ed i bambini nelle prigioni femminili... Altri spaccati di Umanità! 

Ed a livello internazionale per il prossimo anno ho in programma lavori in Palestina.

Vedremo cosa ne uscirà...


Tornando ad ItaliaNY: oltre a celebrare gli italiani affermati a Manahattan, l'exhibition tra le righe scandisce una critica velata all'Italia... 


Questo è un argomento che sento particolarmente... Il mio è un viaggio di certo simile a molti altri, anche se non mi ritengo un "grande cervello", forse più un "gran paio di occhi"...
 

Quando ero studente di architettura vedevo come fosse tutto politicizzato, fisso-immobile, cristallizzato, l'Italia è il Pease in cui tutto cambia per poi non mutare mai davvero sul serio, stile Gattopardo e decisi di andar via: la prima tappa fu Berlino dove rimasi tre anni, e quindi il salto in America, prima Los Angeles alla SCI Arc, Southern California Institute of Architecture, e poi New York.   

La mia idea dell'Italia sintetizzata in ItaliaNY? Purtroppo trovo che nel Belpaese la situazione dopo tredici anni non sia cambiata, anzi mi sembra che sia peggiorata soprattutto perchè la parola meritocrazia non trova ancora posto...


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