64 anni di Premio Strega. Antonio Pennacchi vince con "Canale Mussolini"

Alessandra Grandi (July 02, 2010)
Operaio per oltre quarant’anni, ex militante marxista-leninista, Antonio Pennacchi ha vinto la 64esima edizione del Premio Strega con “Canale Mussolini” (edito Mondadori). Con solo 3 voti di scarto, subito dopo di lui, l'esordiente Silvia Avallone. Gli altri finalisti: Paolo Sorrentino, Matteo Nucci, Lorenzo Pavolini

C’era una volta un gruppo di amici, gli Amici della Domenica, che era solito riunirsi nel dopoguerra per discutere di letteratura, cultura e di un’Italia da ricostruire. La rinascita in genere parte da un punto preciso: una domanda. E sotto la domanda, a sostenerla dal peso del dubbio, il dibattito culturale, l’incontro fra le menti, il viaggio di un autore ed il suo dialogare con il mondo incerto. Perché non sono le risposte a rendere una società forte, ma il suo sapersi porre domande, mettere in discussione vittorie e sconfitte, dubitare del potere, cercare nuove traiettorie. Questo fa l’arte, questo è il diritto ed il dovere del mondo culturale, il motore di un paese pensante.

Era il 1947 quando Ennio Flaiano vinse la prima edizione del Premio Strega con “Tempo di uccidere”. Il Premio nacque proprio dal salotto “pensante” di Goffredo e Maria Bellonci, con la sponsorizzazione di Guido Alberti, l’industriale produttore del famoso liquore Strega, ancora oggi sponsor ufficiale della manifestazione. Nella cerchia degli Amici della Domenica si annoveravano nomi del calibro di De Filippo, Pasolini, Moravia, Guttuso. Tutti i principali protagonisti dello scenario letterario italiano sono passati per il palco di Villa Giulia, in quella storica lavagna che non cede al fascino della tecnologia e con i gessetti traccia le misure del successo narrativo italiano.

Da Pavese a Eco, da Gadda a Palazzeschi, a Tommasi di Lampedusa. In tempi moderni abbiamo visto trionfare Starnone, Mazzantini, Veronesi, Ammaniti, Giordano, Scarpa.

Ieri sera, sempre nella splendida e suggestiva cornice di Villa Giulia a Roma, Antonio Pennacchi ha vinto la 64esima edizione con il romanzo “Canale Mussolini” (Mondadori). Una vittoria tutt’altro che scontata, visto l’avvincente testa a testa con la debuttante Silvia Avallone, che ha conquistato lettori e critica con il suo “Acciaio” (Rizzoli).  E' stato un finale sul filo tra i due anche se fin dall'inizio sono parsi i più probabili vincitori.  I 30 voti introdotti quest'anno, dei Lettori forti scelti dalle librerie italiane, non hanno cambiato le aspettative iniziali.

Lo scrittore sessantenne ha battuto l’esordiente venticinquenne con 133 voti contro 129, ma non si tratta di un guerra fra generazioni, è piuttosto il segnale dell’ampiezza di un panorama in cui l’età conta poco. Perché l’arte ha il potere magico di preservare dal tempo che scorre; gli artisti non invecchiano, sfidano se stessi, passo dopo passo crescono, si perdono, a volte si consumano, altre addirittura ringiovaniscono. Il recentemente scomparso José Saramago ne era dimostrazione.

Nonostante questo ci fa piacere che una giovane talentuosa scrittrice abbia oggi, in un paese avaro con i giovani, il sostegno di una casa editrice storica e l’entusiasmo di un pubblico difficile da conquistare. Per questo le auguriamo di scrivere tante altre storie con cui sorprenderci.

Il vincitore Antonio Pennacchi è invece un autore controverso, che ha fatto un percorso umano e letterario segnato dalla politica e dalla partecipazione civile. Operaio per oltre quarant’anni, milita prima nell’MSI per poi passare all’estrema sinistra dei marxisti-leninisti. Nel 2003 esce il suo romanzo di maggior successo “Il fascio comunista”, da cui Daniele Luchetti ha tratto il film “Mio fratello è figlio unico”.

“Canale Mussolini” racconta la vita di una famiglia che ruota attorno alla bonifica dell’Agro Pontino, il progetto di riabilitazione urbana fortemente voluto dal Duce e che comportò il trasferimento nel laziale di molte famiglie del Nord Italia. Tra umorismo e commozione si delineano i personaggi forti di questo romanzo epico, che attraverso la lente di una piccola comunità esprime il moto di un paese. Ma la cinquina di finalisti ha visto sfidarsi anche Paolo Sorrentino, passato dal cinema alla letteratura con il suo “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli) e classificatosi terzo con 59 voti; quarto posto con 38 voti, Matteo Nucci con “Sono comuni le cose degli amici” (Ponte alle Grazie); ultimo posto con 32 punti per Lorenzo Pavolini con “Accanto alla tigre” (Fandango).

La calda serata estiva ha ospitato molti protagonisti della scena intellettuale italiana, giornalisti, scrittori, critici, editori, tutti elegantemente informali, riuniti attorno ad una cerimonia storica, che non è solo celebrazione della narrativa nostrana, ma anche terreno di confronto e competizione fra i titani dell’editoria e i piccoli editori in cerca di una cassa per far risuonare le proprie voci. Il gigante Mondadori trionfa da quattro anni consecutivi, aspettiamo la rivalsa dei piccoli e la ripresa di quegli altri prestigiosi editori che con fatica e determinazione lavorano per stimolare la curiosità e l’intelletto di un popolo che, purtroppo, legge ancora troppo poco.

A questo punto, consapevoli che il talento non solo non ha confini ma merita di viaggiare, ci poniamo noi una domanda, sperando che metta in moto una nuova avventura, a quando un’edizione newyorchese del Premio Strega?

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