17 luoghi gatteschi in Italia

(June 04, 2016)
Una guida di viaggio che intende scoprire l'Italia attraverso l'arte, la storia e le sue tradizioni. Il mezzo? L'icona del gatto che abbraccia letteratura e storia.

In principio fu uno starnuto. Si racconta che durante il diluvio universale sull’Arca i topi si riproducevano a grande velocità, rischiando di consumare tutte le scorte di cibo. Non sapendo più cosa fare, Noè chiese aiuto al Signore. Subito il leone starnutì, e dal suo starnuto nacquero due gatti che riportarono il numero dei topi a un giusto livello. E da allora è iniziata la magia che circonda il gatto, in ogni angolo di mondo. La Guida di viaggio per gattofili di Barbara Bellinelli si muove proprio su questa tracce: scovare posti insoliti, anche attraversati nell’ordinario, che abbiano il gatto come musa.

A Bologna per esempio, c’ è un quadro del Crespi che custodisce il gatto come personaggio della metafora dell’amore. Altra città Venezia, ma sempre pittura per l’Ultima cena del Veronese, che ha fatto comparire il suo autore addirittura davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Ma i gatti a Venezia sono sempre stati famosi. Si ricorda quello del doge Morosini, che lo seguiva perfino in guerra. E quello dell’ottocentesco Caffè dei Frari, zona San Polo, al quale fecero un monumento. 

Non più nel libro paga della Serenissima i gatti vennero adottati dai bottegai. Questo del caffè, (detto anche Caffè Toppo), di fronte la facciata principale della Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, al di là dell’omonimo ponte, si chiamava Ninni e visse 14 anni. Talmente famoso da essere meta di veneziani e turisti le cui firme venivano registrate su un libro d’onore. 

Tra le firme spiccava quella dello zar Alessandro III il quale, uscito dall’Archivio di Stato proprio di fronte al locale, vi si recò per un rinfresco. Altra acqua è quella che custodisce i gatti più tecnologici del momento: sono i gatti della colonia felina di Su Pallosu nel più piccolo borgo marino d’Italia con 8 abitanti nel comune di San Vero Milis, provincia di Oristano. 

Hanno una pagina sul Social network Facebook con oltre 4.000 amici. Adagiati su un sito nuragico da inserire nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, amano la spiaggia e sdraiarsi vicino alla battigia alla faccia di chi vuole il gatto ostile all’acqua.

I capitoli sono diciassette, perché si sa è numero gattesco. Per i popoli di origine latina il 17 è considerato sfortunato perché in numeri romani il 17 si scrive “XVII” che anagrammato diviene “VIXI” cioè “sono vissuto” quindi sono morto”, ma il gatto con le sue sette vite può ben dire di aver vissuto. Nel Nord Europa invece, questo numero ha un valore positivo che significa, tra l’altro, “vivere una vita per sette volte”. 

Barbara Bellinelli è nata a Ravenna dove lavora in un ufficio pubblico.
Un posto particolare spetta infatti a Ravenna, una delle sette città che in Italia ospitano questi esemplari in biblioteca.

Dall’Iowa all’Illinois passando per il Kansas fino a Ravenna, queste le tappe dei gatti in biblioteca. C’era una volta il ‘topo di biblioteca’ e ora ci sono i gatti in biblioteca: son ben 809 quelli registrati nel mondo con residenza tra scaffali e libri. Alcuni sono veri e propri vip come Elsie che dalla ‘sua’ St. Helena Library della California, ha una pagina facebook con oltre 18.000 amici. Sette sono quelle che in Italia ospitano gatti, ma altre coordinate non si addicono all’animo felino. Una di queste si trova a Ravenna. La Biblioteca Classense, infatti, dà alloggio e custodisce fin dal 2009 quattro gatti che sono nati nel cantiere aperto per l’ammodernamento degli spazi bibliotecari e sono stati perfino allattati dagli operatori culturali.

Si chiamano Dewey, come l’inventore della classificazione decimale usata in tutte le biblioteche del mondo; Byron, come il poeta inglese che soggiornò a lungo a Ravenna; Teresa, come la contessa ravennate Teresa Gamba Guiccioli amata da Byron e quello tutto nero Obama, come il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti d’America. Saggi i gatti lo sono, ma che non si approfitti troppo della loro pazienza... ecco quindi un adesivo fare bella mostra di sé all’entrata della biblioteca: Qui vive una colonia felina.

Perché se i gatti possono sopportare gli umani a gironzolare tra i libri, accettare altri quattro zampe è talvolta troppo e allora, se scappa una baruffa, il cane è avvertito. I gatti della Biblioteca Classense sono tutelati da una legge regionale e inoltre l’Asl vigila sul luogo e sui gatti in modo da garantire l’igiene e la sicurezza per tutti, umani compresi. Comunque è possibile andare in Biblioteca Classense e stare senza la presenza dei gatti. Per cui anche chi, per diversi motivi, non vuole averli tra i piedi, è accontentato: è una struttura pubblica e quindi potrà dirigersi nella sala Malkowski e nella sala riservata al piano nobile.
 

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