L'altro volto di Benito Mussolini

Sara Capraro (January 22, 2009)
Il John D. Calandra Italian American Institute, Queens College/CUNY e L’Istituto Italiano di cultura di New York presentano in anteprima il debutto del film-documentario ‘Mussolini, l’ultima notte”. Intervista al regista, sceneggiatore e attore principale Ugo De Vita

 L’ennesima docu-fiction sul dittatore italiano e l’era fascista? No. ‘Mussolini, tutto in una notte’ è sì un po’ film, un po’ documentario. Ma ciò che sicuramente contraddistingue quei 53 minuti di intenso racconto è la figura di un ‘Uomo’. Non un protagonista della storia, documentato nei modi più disparati da decine e decine di pellicole, onnipresente su ogni testo di storia. Solo un uomo, alla fine dei suoi giorni.

 
Creato per la TV  e' stato  presentato in anteprima dal  John Calandra Italian American Institue e dall'Istituto Italiano di Cultura di New York presso il CUNY Graduate Center di Manhattan.
 
Dopo una breve introduzione del Professor Antony J.Tamburri, Dean del Calandra Institute e una presentazione di Francesco Maria Talò, Console Generale a New York

 e' cominciata la proiezione davanti ad pubblico molto attento.
 
La pellicola inizia con il discorso di Benito Mussolini al Teatro Lirico di Milano, il 17 Dicembre del 1944 e prosegue raccontando gli ultimi mesi di vita del dittatore. Alterna immagini in bianco e nero, riprese da documenti autentici dell’Istituto Luce, a reinterpretazioni recitate di momenti di vita verosimilmente accaduti.
 
Decisamente arduo il compito del regista, sceneggiatore e attore principale, Ugo De vita, cui va il merito di aver reso noto il lato umano di un individuo non certo comune, ma finora raccontato più per le sue gesta politiche, che per il suo personale e drammatico vissuto di essere umano. Estremamente significativa e febbrilmente pervasa da una forte carica emozionale la scena in cui, ricevuta la notizia del trattato coi tedeschi e la pace incombente, vediamo un Mussolini solo.  Stretto in  un angolo di una stanza, in penombra, seduto su una sedia con la testa fra le mani, piangente, disperato, abbattuto, urla: “Hanno parlato di un processo regolare. Ma dove? Quando? Qui non arriva nessuno….Io ho sbagliato, l’ammetto, ma in politica spesso si sbaglia!”. O ancora il drammatico momento in cui il dittatore incontra la moglie Rachele, per ordinarle di scappar via lontano, il più presto possibile, lei e i ragazzi. Scena che si chiude nel tenero abbraccio di due amati, consapevoli di una fine ormai imminente.
 
In Italia, ‘Mussolini, l’ultima notte’ farà il suo debutto a Roma, il 10 febbraio (ndr, in concomitanza con l’uscita dell’omonimo libro) e sarà presentato presso la Camera dei Deputati, sponsorizzato dall’associazione Nessuno Tocchi Caino.
 
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In occasione dell'anteprima newyorkese, abbiamo intervistato il regista del documentario Ugo De Vita, anche lui presente in sala:
 

Come nasce l’idea di questo film su Benito Mussolini? E perché ha scelto di rappresentare e rendere al pubblico più il suo lato umano, di uomo, che di protagonista storico?
 
Inizialmente mi fu proposto di rappresentare in veste di attore la figura di Benito Mussolini, per un progetto molto ambizioso della televisione italiana. Un discorso su cui ho riflettuto molto, in quanto per me, uomo di sinistra, questa si presentava come una scelta abbastanza difficile. Ma credo che non debbano esistere argomenti da ‘negare’ nel mio lavoro. E così ho iniziato a lavorare a questo progetto. Poi, senza ragioni chiare è stato bocciato. Così ho deciso di fare una cosa diversa. Non un
film, ma un film documentario. Non ho avuto paura ad affrontare questo lavoro e anzi, credo di aver dato un contributo nteressante.
Penso che la vera sostanza di q

uesto lavoro sia proprio il mio impatto con il personaggio Mussolini. Ciò che infatti emerge sin dall’inizio è che per la prima volta egli viene trattato in un modo diverso. Per me la distanza era siderale, stellare. Difficile davvero arrivare a Mussolini, perché era un uomo di potere, cioè un politico e un dittatore. Ma il film non sottovaluta la questione delle responsabilità gravi e storicamente importanti di Mussolini. La stessa questione delle leggi razziali (ndr, nel film è rappresentato uno stralcio del ‘Manifesto della razza’ del 1938) è davvero importante, perché molti ne parlano, ma pochi le conoscono nella loro assurdità. E credo che acquisti un’importanza ancora maggiore portarle e rappresentarle accanto a una dimensione umana.
È inutile e pericoloso pensare al demonio. Guardare invece all’aspetto della ‘persona’ Mussolini è invece secondo me importante per comprendere poi l’intero percorso di degenerazione.
  
Perché riassumere un’esperienza di vita in pochi minuti?
Quegli ultimi giorni rappresentati nel documentario raccontano una storia orribile. C’è da un lato quest’idea di presunzione di gloria e d’illusione che aleggia nella prima parte del film e dall’altro il disfacimento totale degli affetti e della famiglia. La fine di tutto.
 
Che impatto ha avuto secondo lei sulla parte Americana del pubblico presente nella sala della Cuny?E che cosa si aspetta poi in Italia?
 
Alcuni politici, sia di destra sia di sinistra, cui ho anticipato la visione del film, hanno apprezzato il lavoro. Ciononostante so perfettamente che farà discutere. Il vero problema è che per interpretare il personaggio di Mussolini, per lavorare al meglio come attore, dovevo necessariamente creare nello spettatore una certa empatia. Altrimenti ‘non l’avrei preso’, non sarei riuscito a catturare la sua attenzione. E ciò immancabilmente ha influito sulla sostanza e sul senso, sulla direzione del film.
È un problema che già metto in conto di affrontare, perché è normale che sia così. Sinceramente credo che il libro su questo tema avrà meno problemi, perchè lì potrò trattare in modo più sistematico le questioni  a cui tengo.
 

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