Italiani all’estero. Lettori e cittadini a metà

Letizia Airos (March 23, 2010)
Incentivi all’editoria dimezzati solo per i quotidiani italiani all’estero. Una storia che si ripete. Disattenzione e pasticcio all’italiana? Ci rimettono giornali come America Oggi negli Usa, La Voce d'Italia in Venezuela, Gente d’Italia in Uruguay, il Corriere Canadese in Canada, il Globo di Melbourne e la Fiamma di Sidney in Australia che rischiano di chiudere



(For the English version click here)



Guardiamo alla sostanza. Lasciamo da parte i dettagli, sempre troppo tecnici e complicati. Si tratta di politica italiana. Sempre così difficile da spiegare a chi non la vive giorno per giorno. Come ormai accade da troppo tempo nel Bel Paese si parte con l’idea di fare un provvedimento per arrivare a ben altro.


L’idea iniziale era quella di svolgere un lavoro per razionalizzare e riorganizzare aiuti di Stato ai giornali. Soprattutto quindi quella di far fuori chi non aveva diritto. E va detto, ci sono troppe anomalie nel sistema dei media italiani, ci vuole una migliore regolmentazione, anche un’attenzione all’editoria on line ormai protagonista dei nostri tempi. Ma non è questo l’articolo per parlarne.

 

E invece cosa è successo? In sostanza ci hanno rimesso i giornali degli italiani all’estero. Via la metà degli auti mentre gli altri continuano a riceverli incondizionatamente. E quel che è peggio via la metà di questi aiuti a partire dall’anno scorso. E sì, il decreto ha anche valore retroattivo!

 

Dunque giornali come America Oggi negli Usa, La Voce d'Italia in Venezuela, Gente d’Italia in Uruguay, il Corriere Canadese in Canada, il Globo di Melbourne e la Fiamma di Sidney in Australia rischiano (sopattutto per effetto di un provvediento retroattivo) di chiudere.

 

Ma se abbiamo semplificato troppo qui di seguito proviamo anche a raccontare qualche dettaglio. Fatevi coraggio e leggete con un po’ di pazienza.

 

E’ una storia lunga e complicata questa, un altro pasticcio all’Italiana, ma partiamo dalla sua conclusione.

 

Il Consiglio dei ministri approva il Decreto legge Incentivi (ormai in Italia le leggi anche più importanti si fanno a colpi di decreti!), un provvedimento inteso a stimolare l'economia, nel quale, tra le altre disposizioni, è stato incluso uno stanziamento di dieci milioni di euro per "riparare" al taglio provocato dal Decreto Milleproroghe. Ma in questo finanziamento straordinario (riparatore) sono stati esclusi i giornali degli Italiani all’estero.

 

Ma cosa è un decreto Milleproroghe? Un decreto legge del Consiglio dei Ministri volto a prorogare o risolvere disposizioni urgenti. Nato come misura eccezionale è ormai stato riproposto in Italia fin troppe volte. E’stato usato per provvedimenti importanti per esempio legati allo scudo fiscale, ma anche per altri di valenza marginale come i fondi per il mercato dei fiori di Sanremo.

 

In questo caso dobbiamo concentrarci su di un emendamento inserito all'ultimo momento nel Milleproroghe, che proteggeva i finanziamenti previsti dalla legge per l'editoria ai quotidiani di partito e a quelli editi da cooperative. Finanziamenti che nell’intenzione iniziale si voleva organizzare, ma che non si era riusciti/voluto organizzare.

 

Ed in questo emendamento (sopresa?) è previsto il taglio del 50 per cento dei finanziamenti per i quotidiani all'estero insieme alla riduzione di provvidenze per tv e radio locali e per le pubblicazioni delle organizzazioni dei consumatori.

 

Dunque, oseremmo dire, la storia si ripete. Grazie ad un pasticcio all’italiana gli italiani residenti all’estero contano la metà. Non sono lettori come gli altri residenti in Italia e poi poco vale se questi quotidiani possono anche essere un volano importante per le giovani generazioni, per avvicinarle all’Italia e soprattutto alla lingua italiana.

 

Riprendiamo alcune parole dell’editoriale di Andrea Mantineo, direttore di America Oggi:  “Il taglio del cinquanta percento delle provvidenze pone a rischio di chiusura America Oggi e gli altri quotidiani in lingua italiana pubblicati all'estero. Non si venga a dire che è una decisione dettata da condizioni economiche. L'esiguità della cifra risparmiata (5 milioni in tutto) non serve certo a risanare il deficit del bilancio statale. Essa però rischia di lasciare gli italiani residenti negli Stati Uniti, Canada, Australia e Venezuela senza un mezzo di informazione nella loro lingua. E il presidente della Repubblica che ne pensa? Ripetiamo la domanda del nostro primo editoriale: è giusto?”



Allora, possiamo chiedere cosa ne pensa il Presidente della Repubblica? E cosa ne pensano gli italiani d’America? E i loro figli?

Dopo la conquista del voto (e anche qui, temiamo, conquista non sicuramente acquisita. Attenzione! Non mi ci meraviglieremno a questo punto se nel tentativo di sistemare una legge certo imperfetta venisse men oil diritto di voto conquistato) sembrava che le due sponde dell' oceano potessero comiciare a guardarsi, dialogando con serenità, crescendo i propri figli insieme in un mondo che si globalizza anche mentre riscopre nuovi localismi.

Ma un provvedimento simile porta indietro di anni la possibilità di conoscere e di conoscersi. Di costruire quella parità che vorrebbe eguali diritti e doveri dei "cittadini", in patria e all'estero.



Citiamo infine l'articolo di un altro giornalista di America Oggi, Stefano Vaccara, direttore dell'inserto settimanale Oggi7. Ne riportiamo l’inizio: “Qualcuno sta cercando di ammazzare America Oggi? Forse a Roma qualche mente "raffinatissima" vorrebbe far fuori il quotidiano degli italiani negli Usa, insieme all'altro grande quotidiano italiano del Nord America, il Corriere Canadese di Toronto, e agli altri valorosi giornali degli italiani in Venezuela e in Australia?” E poi la fine… “Speriamo che abbiano ragione loro, che invece il loro Pdl abbia voluto fare solo un ragionamento "raffinatissimo" per aiutare a divulgare e mantenere viva la lingua, la cultura e l'informazione per gli italiani all'estero, cioè quella indipendente e mai asservita a nessuno. Ma certamente, nessuna mente raffinata avrebbe mai potuto credere che la stampa italiana all'estero potesse dare fastidio proprio per questa sua inespugnabile indipendenza, e che si volesse farla tacere per sempre...”.

C’è qualcosa di vero in quello che sospetta Stefano Vaccara? Speriamo di no.

In ogni caso, ci si perdonerà se concludiamo con un ennesimo sospetto, questa volta di Gian Antonio Stella. Scrive in un suo ottimo articolo il giornalista del Corriere della Sera: “Resta un dubbio. Malizioso: sarebbe stato fatto, il taglio, se al posto delle Regionali fossero in programma le Politiche?”

 

A Gian Antonio Stella, autore dell'ormai famoso "L'Orda", rispondiamo parafrasando il sottotitolo del suo stesso libro: Sì forse gli Italiani all’Estero sono ancora considerati "gli albanesi"...


 

.


Comments:

i-Italy

Facebook

Google+