CALCIO D'ANGOLO/ Giro di boa

Gianluca DE NICOLA (January 18, 2009)
Cala il sipario sul girone di andata della Serie A. L’Inter chiude in testa ed è Campione d’inverno, ma le inseguitrici si avvicinano. Offerta faraonica del Manchester City: 120 milioni di euro per Kakà. Il Milan ci pensa.

Il girone di andata del campionato di serie A si chiude con un fuoco d’artificio. La capolista Inter, già campione d’inverno con diverse settimane di anticipo, cade fragorosamente sul campo dell’Atalanta. 3 a 1 il risultato finale, con un passivo che avrebbe potuto essere anche più pesante. La squadra di Mourinho, come ha ammesso con la consueta, ruvida onestà l’allenatore portoghese nel dopopartita, offre la peggiore prestazione dall’inizio della stagione. Squadra molle, lenta, priva di idee anche nei suoi uomini migliori. L’assenza di Samuel, maturata all’ultimo istante, non può giustificare da sola le amnesie di un reparto difensivo che ha concesso moltissimo in occasione di almeno due dei tre gol dell’Atalanta, oltre a un numero cospicuo di palle gol non trasformate dagli avversari.
 

Nel primo tempo si gioca a una porta sola, con occasioni che fioccano per i padroni di casa e l’Inter che non riesce a spezzare l’assedio, anzi, sembra subirlo passivamente. I tre gol vengono a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro – prima Floccari in girata, poi Doni su punizione, con deviazione decisiva di Ibrahimovic, e ancora Doni, di testa, con un inserimento centrale favorito dalla distrazione dei difensori interisti – senza che i campioni d’Italia accennino mai a cambiare ritmo o a rovesciare le sorti dell’incontro. L’Atalanta va sul velluto, arriva molte volte alla conclusione e potrebbe infierire, se i suoi attaccanti non peccassero di imprecisione. Vargas, Doni e Floccari sono i migliori in un collettivo che nel primo tempo gira a meraviglia e nel secondo riesce a congelare la partita fino ai minuti di recupero, quando Ibrahimovic approfitta di un’azione confusa e segna l’inutile gol della bandiera.
 
La sconfitta di Bergamo arriva al termine di un ciclo che ha suscitato parecchie perplessità. L’Inter ha faticato moltissimo a battere il Siena prima della sosta, ha stentato alla ripresa contro il Cagliari, acciuffando il pareggio grazie all’abilità dei singoli più che con la coralità del gioco, e anche nel turno infrasettimanale di Coppa Italia, contro il Genoa, ha avuto ragione degli avversari – in dieci per quasi tutto il match – solo nei tempi supplementari. Mourinho avrà parecchio da lavorare, sul carattere dei suoi e sulla determinazione nell’approccio alla partita, più ancora che sugli aspetti tecnici, per riportare la squadra ai livelli della prima parte di stagione.
 
Del passo falso dell’Inter la Juve, diretta inseguitrice, approfitta solo in parte. Attesa nel posticipo della domenica dalla difficile trasferta all’Olimpico contro la Lazio, la squadra di Ranieri non va oltre il pari per 1 a 1, al termine di una partita comunque equilibrata e avvincente. La Lazio attraversa un buon periodo, è in corsa per un posto in Champions e non è squadra da recitare il ruolo di vittima sacrificale. Il primo tempo lo dimostra: ritmo, determinazione e tecnica, la squadra di Rossi fa la partita e passa meritatamente in vantaggio con una punizione di Ledesma sulla quale, tuttavia, vanno sottolineate le responsabilità di Manninger. La Juve, in evidente difficoltà, ha il merito di non affondare, di reagire subito e di sfruttare l’unica occasione che le capita. Calcio d’angolo di Marchionni e stacco di testa di Mellberg per il pareggio. Primo gol in serie A per il difensore svedese, e squadre al riposo sull’1 a 1. Nella ripresa la Lazio inevitabilmente cala e la Juve prova a vincere: baricentro della squadra più alto, maggiore intensità e qualche buona occasione – clamoroso il palo di Legrottaglie a 5’ dalla fine – ma il risultato non cambia. Pareggio giusto e terzo punto recuperato nelle ultime due partite per i bianconeri. La classifica ora dice Inter 43 punti, Juventus 40. Al giro di boa del campionato, il testa a testa si fa avvincente.
 
Subito dietro le prime due c’è ancora il Milan, alle prese con la Fiorentina nel posticipo  del sabato sera, per uno scontro diretto per il terzo posto.  Il match, tuttavia, rischia di passare in secondo piano oscurato dal possibile addio di Kakà, data la faraonica offerta arrivata in settimana dal Manchester City.  120 milioni di euro al Milan e 75 in cinque anni al giocatore. Dopo le prime smentite dei protagonisti si è arrivati alle aperture delle ultime ore. Clima di grande incertezza e tifosi rossoneri sul piede di guerra. Ma di fronte a certe cifre, per società di calcio che ragionano sempre più seguendo logiche imprenditoriali, è lecito quantomeno porsi la questione.
La partita sembra risentire del clima vissuto in settimana e offre le cose migliori nei primi venti minuti.

Dopo 5’ l’arbitro Rosetti fischia un rigore in favore della Fiorentina per fallo del portiere Abbiati su Jovetic lanciato in porta. Il guardalinee fa segno che il portiere ha preso il pallone e l’arbitro ritratta. Le immagini televisive confermano che è la decisioni giusta. Magari gli arbitri mostrassero sempre la stessa umiltà. Passa un minuto e, dall’altra parte, assist di Jankulovsky per Pato, tiro di prima intenzione sul palo lontano e 1 a 0 per il Milan. Per il ventenne brasiliano salgono a 5 i gol realizzati nelle ultime tre partite. Dopo il gol, il ritmo si abbassa gradualmente. Il Milan si ritira in attesa del contropiede giusto, la Fiorentina fa girare palla senza essere pericolosa. Si va al riposo sull’1 a 0 per i padroni di casa e nella ripresa le cose non cambiano. Il debutto tra i viola di Bonazzoli, arrivato in settimana dalla Sampdoria, non incide. Il Milan porta a casa il risultato e stacca di cinque punti in classifica la diretta avversaria.
 
Ora, l’attenzione dei rossoneri, si sposta a lunedì, quando la vicenda Kakà troverà presumibilmente il suo epilogo. La Fiorentina, alla seconda sconfitta consecutiva, pare aver bisogno di ritrovare presto l’infortunato Mutu per potere essere competitiva.
 
Subito dietro le tre di testa tiene il passo il Genoa, protagonista fin qui di un campionato splendido. Quarto posto in solitario, con due punti di vantaggio sul Napoli e due soli di ritardo dal Milan, miglior risultato della sua storia in Serie A. La squadra di Gasperini passa 2 a 0 sul campo del Lecce, con gol di Jankovic e Sculli, e si candida seriamente per un posto nei preliminari di Champions dell’anno prossimo.
Cade invece l’altra outsider di questo girone d’andata, il Napoli, che perde 2 a 1 a Verona con il Chievo, in una partita che offre spunto alle polemiche. I partenopei incassano entrambi i gol su calcio di rigore e accusano in entrambe le occasioni l’arbitro Farina di essere troppo generoso

con gli attaccanti della squadra di casa. A onor del vero, in entrambi i casi i contatti sembrano veniali e gli attaccanti vanno giù con una certa facilità ma, sempre per amore di verità, va ricordato che il signor Farina è uno degli arbitri italiani che fischiano di più. Conoscendo il metro di giudizio che ha adottato in carriera, i rigori dati al Chievo, per quanto generosi, non stupiscono. Semmai, andrebbe fatta nelle sedi opportune una riflessione più ampia su un certo modo di arbitrare, diffuso da noi con poche eccezioni, che sembra aver dimenticato il fatto che il calcio è uno sport in cui il contatto fisico è inevitabile.
 

Tornando al campo, il Chievo ottiene in un modo o nell’altro tre punti d’oro da spendere in una lotta per non retrocedere che appare comunque quasi disperata. Le sconfitte delle altre dirette concorrenti, Reggina, Torino e Lecce, lasciano tuttavia aperto uno spiraglio cui è lecito aggrapparsi.
 
Infine, rientra nel gruppo delle grandi la Roma, trascinata da Julio Batista. Dopo la doppietta che è valsa i tre punti nel recupero di campionato di mercoledì scorso contro la Sampdoria, il brasiliano arrivato in estate dal Real Madrid risolve con uno splendido gol in rovesciata anche l’ostica trasferta sul campo del Torino. Gol arrivato nei minuti di recupero, e squadra di Spalletti che sembra aver ritrovato il passo dei giorni migliori. Con un girone di ritorno tutto da giocare, una protagonista in più non può che essere la benvenuta. La caccia all’Inter è più che mai aperta.

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