Articles by: Francesca di folco & Simona florio

  • Il direttore dell'ENIT-Nord America Riccardo Strano e la fotografa Daniela Zedda

    Dalla Sardegna a New York. Obiettivo Jazz per Daniela Zedda

    Cosa accade quando la fotografia d'autore si combina con la passione per il Jazz? E, ancora di più,  quando una regione come la Sardegna partecipa? Lo abbiamo visto al Times Centre, nel cuore di Manhattan, con "Solitude", la mostra di immagini in bianco e  nero della fotogiornalista cagliaritana Daniela Zedda. Ottanta scatti realizzati durante le esibizioni di jazzisti internazionali in Sardegna

    Si tratta della seconda mostra personale dell'artista a New York, dopo "Mastros" dello scorso settembre presso l'Italian Academy della Columbia University.

    L'atmosfera calda, coinvolgente, trascinava grazie alle note della musica jazz in sottofondo... Un vero e proprio racconto per immagini, “catturate” in venti anni di avvenimenti culturali di grande rilievo, nel panorama musicale internazionale, e in particolare per la musica jazz in Sardegna.

    Le foto sono l'espressione di una ricerca personale, una tecnica raffinata e studiata, propria di chi sa attendere il momento cruciale, quello dello scatto improvviso, ma significativo. Lo stile utilizzato da Daniela Zedda è semplice e diretto, consente di cogliere ancor meglio l'obiettivo dell'immagine: dare rilievo all'esecuzione dei musicisti, far trapelare l'attimo catartico e trascinante dell'esibizione.

    Il chiaroscuro degli scatti evoca le eclettiche personalità dei protagonisti del jazz ed è un genere che accomuna artisti bianchi e neri. Moltissimi i nomi celebri che abbiamo notato...Miles Davis, Dizzie Gillespie, Nina Simone, Michael Petrucciani, Lester Bowie, Don Cherry, Liza Minelli, D.D. Bridgwater, Miriam Macheba, James Brown, solo per citarne alcuni.

    Mescolati ai visitatori li abbiamo visti spettatori stupiti dei pannelli sui quali le foto si susseguono numerose. Erano ntusiasti e spesso si sentiva intonare qualche motivo musicale dell'artista ritratto. 

    Riccardo Strano, direttore dell' Enit-Ente Nazionale Italiano per il Turismo, organizzatore della mostra che si è detto soddisfatto ed entusiasta dell'esposizione fotografica. Per lui è fondamentale
    promuovere l’Italia attraverso forme alternative ai canali classici come i semplici depliant.

    "La chiave che abbiamo trovato per far conoscere questa meravigliosa isola è raccontarla attraverso il lavoro di un’artista cagliaritana. Daniela Zedda fotografa grandi jazzisti americani che hanno scelto di andare in Sardegna per i propri concerti".

    Fotografia e jazz, non potevano cadere inosservati qui a New York "dove queste due forme d'arte trovano il giusto riconoscimento. Anche in Italia questo stile musicale sta crescendo. Ci sono numerosi festival che lo promuovono, alcuni proprio in Sardegna", ci ha detto il direttore Strano.

    E ancora seondo il direttore, le foto non sono soltanto un omaggio alla musica, ma l'illusione dell'artista "di duettare con i musicisti, tanto era l'intensità della loro performance".

    Riservata e schiva ai flash, la fotogiornalista durante la conferenza stampa ha sottolineato la difficoltà nel catturare l'attimo.

    La prima immagine che nella mostra era "Piano Solo" che ritrae una mano sulla tastiera di un pianoforte. Per scattarla l'artista ha impiegato cinque anni. Le abbiamo chiesto il perchè.

    La fotografia “Piano Solo” e una di quelle a cui tiene particolarmente. Come mai le sono serviti cinque anni per realizzarla?
    "Esistono due approcci principali alla fotografia. Nel primo le foto “vengono incontro” a chi le scatta: emergono dal nulla per poi prendere vita in maniera chiara e nitida; nell’altro e' il fotografo ad "andare incontro" alle foto combinando elementi diversi. Secondo me lo scatto è sempre la conclusione logica di un pensiero. Si impiega una frazione di secondo per realizzarlo, ma se non lo si elabora, la foto "perfetta" non arriva mai.

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    Che significato ha per lei la parola “Solitude”?
    "La solitudine è una condizione necessaria dell’animo per avere una buona relazione col mondo che ci circonda. Inoltre credo che aiuti a riflettere. Chi sta bene con sé stesso riesce a raggiungere pari armonia anche nel rapporto con gli altri. Preferisco stare da sola quando lavoro. Nonostante cio', ho molti amici che arricchiscono la mia vita."

    Molte delle foto esposte sono state realizzate durante la performance dei musicisti. Crede che questo sia il momento di massima catarsi dell’artista?
    "La scelta delle immagini è stata fatta volutamente durante gli spettacoli perchè in quei momenti ogni musicista rappresenta l’essenza di ciò che è attraverso la musica che suona, quindi le foto vorrebbero raccontarli quasi in modo musicale."

    Se dovesse raccontare la sua vita con uno scatto, quale sceglierebbe?
    "Non saprei raccontarla solo attraverso uno scatto. Sono abituata da sempre a raccontare con la fotografia le storie di altri, filtrandole attraverso la mia percezione. Mi rimarrebbe complesso proiettare su di me questa stessa 'tecnica conoscitiva' ".

    Ha incontrato i più importanti jazzisti del panorama internazionale. Chi ricorda in particolare? E perché?
    "Mi è rimasto particolarmente impresso Dizzie Gillespie per la sua rara simpatia. Sia sul palco che fuori dalla scena era entusiasmante la sua compagnia."

    Il suo lavoro è dedicato per lo più al mondo della musica. E’ stato un caso o una scelta?
    "E’ stata certamente una scelta poiché da sempre sono appassionata di musica. Nel mio lavoro sono presenti altri mondi legati a diverse espressioni artistiche: la danza, il teatro, ma con la musica ho un feeling particolare. C’è anche un'altro campo di espressione, oltre quello artistico, che mi appassiona e sprona ad affrontare nuove sfide professionali: quello del volto umano. Infatti ultimamamente la mia ricerca mira a raccontare le persone attraverso i loro sguardi, che sono il modo più diretto e immediato per  capirle."

    Questa è la sua seconda mostra personale a New York. Quali aspettative ha?
    "Ogni mostra è un punto d'arrivo. Spero che questa possa essere l’occasione di un confronto con nuove sensibilità e nuovi approcci culturali"