Articles by: Dom Serafini

  • Il Beckham a "luci rosse" genera proteste


    Lo scorso martedí 28 ottobre, The Sun, il quatidiano piú diffuso in Gran Bretagna, ha pubblicato un articolo scandalistico sulla star inglese del calcio David Beckham che, preso in prestito dal Milan dalla Galaxy di Los Angeles, il prossimo gennaio andrá a vivere a Milano in una “zona a luci rosse”.



    L’articolo é stato ripreso da numerose agenzie stampa e da giornali di tutto il mondo, creando disappunto e rabbia tra molti lettori, specialmente coloro che conoscono il quartiere di Milano dove la star andrá ad abitare; lungi da essere una zona a luci rosse, é una tranquilla ed elegante zona residenziale con tante famiglie con bambini.


    The Sun, parte dell’impero mediatico di Rupert Murdoch,  ha una diffusione giornaliera di oltre 3 milioni di copie e circa 8 milioni di lettori. Il quotidiano é famoso anche per la sua “pagina 3” dove giornalmente esalta le virtú di belle e procaci modelle seminude.



    L’articolo su  “Bechkam a luci rosse”, comunque, ha causato un pó di problemi nella redazione del giornale, visto che giá il giorno dopo non lo si trovava piú sul suo sito Web.

    Interpellato a Londra uno dei redattori del giornale, questo ha prima indicato di non sapere  perché l’articolo sia stato rimosso, poi ha chiesto di non scrivere un articolo sull’argomento dicendo, in modo piuttosto scocciato, che la lettera di chiarimenti che avevo inviato al direttore sarebbe stata giá sufficiente. Nella lettera avevo scritto:

     



    Caro direttore,

    non sono sicuro se il giornalista autore dell’articolo su Beckham che andrá a vivere in una zona a ‘luci rosse’, abbia mai visitato Viale Abruzzi, il quartiere di Milano preso di mira.

    Abito a New York City, ma da 20 anni ho un appartamento in Viale Abruzzi, vicino al popolare ed elegante Bar Basso. In tutti questi anni non ho mai osservato qualcosa che assomigliasse vagamente ad una zona a luci rosse, anche perché queste zone non esistono, almeno nelle zone centrali di Milano, dove si trova Viale Abruzzi.

    Il viale consiste di una strada larga e lunga a due corsie, separata da tanti alberi centenari. La zona é piena di negozi eleganti ed i residenti possono comprare tutto ció che desiderano entro un arco di 200 metri. La zona é ben servita dalla Metro e dagli autobus. Non essendo molto distante dalla Stazione Centrale, a volte si ha un ‘trabocco’ di giovani donne che camminano lungo il viale, specialmente nelle vicinanze di Pizzale Loreto (reso famoso dalla foto di Mussolini morto e appeso per i piedi). Viale Abruzzi é una zona residenziale piena di bambini e gli appartamenti sono molto costosi. La zona, inoltre, é tra le preferite tra giornalisti italiani [es.: Gad Lerner], personalitá televisive e, come indicato da
    The Sun, da stelle del calcio italiane [es.: Paolo Maldini] ed inglesi [Beckham].



    Come riportato da Il Corriere della Sera, il calciatore inglese ha acquistato un costoso superattico in Via Amedeo d’Aosta con vista sul Bar Basso per il periodo tra gennaio ed aprile, ma giá si specula sulla stampa inglese che, una volta a Milano, il fuoriclasse ci vorrá restare. La moglie, Victoria, ex cantante del gruppo inglese Spice Girls, rimasta per ora a Los Angeles, dovrá quindi raggiungerlo con i loro tre figli. E, come scrive Il Corriere, avrá “la comoditá di invitare le amiche per l’aperitivo proprio sotto casa, nello storico Bar Basso”.



     

  • I Comites di Miami e “Gente d’Italia” ai ferri sempre piú corti


    Con la speranza di porre termine a queste diatribe che ormai vanno avanti da molti anni, abbiamo chiesto ai diretti interessati, cioé Cesare Sassi e Mimmo Porpiglia, di rispondere ad alcune domande.

    Sassi é il presidente dei Comites di Miami e Porpiglia é il direttore di Gente d’Italia, il giornale degli italiani all’estero.

    Mentre Sassi si é trovato d’accordo, Porpiglia ha declinato l’invito perché “tutto quello che sta uscendo su Sassi è di pertinenza dei miei avvocati e dei magistrati che mi hanno vietato di parlare o scrivere su Sassi”.


    1) Quali sono i problemi che il Comites di Miami ha con Gente d'Italia?

    Principalmente, il Comites di Miami, deve tener conto di tre problemi:

    a) La diffusione. La testata ha ufficialmente dichiarato [alla Presidenza del Consiglio] per il 2007 un totale di 64,297,500 pagine stampate. I membri del Comites non ne hanno vista una.

    b) Il finanziamenti pubblico. Un giornale sia cartaceo che online per gli italiani all'estero non dovrebbe ricevere finanziamenti pubblici quando un Comites dá un parere non favorevole.

    c) Il contenuto editoriale. Un giornale sia cartaceo che online dovrebbe limitarsi a pubblicare solo notizie verificabili (o veritiere) e non dovrebbe essere uno strumento contro gli italiani all'estero, specialmente quando vuole essere finanziato come mezzo d’informazione per gli italiani all'estero.


    2) In qualitá di presidente dei Comites di Miami, quali sono le tue responsabilitá verso la testata?

    Quando il Consolato ci chiede un parere, obbligatorio ai sensi della legge 286, convoco il Comites, presiedo la seduta con la partecipazione del Console Generale, partecipo alla votazione e firmo il verbale con il Segretario. Nel caso di Gente d'Italia abbiamo seguito la stessa procedura che per le altre testate.


    3) Pensi che questo conflitto tra il Comites di Miami e Gente d'Italia venga combattuto ad armi pari?

    Assolutamente no. Né io, né i miei colleghi del Comites abbiamo una testata giornalistica e nemmeno la cattiveria e l'accanimento che ha mostrato il direttore Mimmo Porpiglia verso di noi.


    4) Perché questo problema tra il Comites di Miami e Gente d'Italia dovrebbe interessare gli italiani in America?

    Gli italiani nel mondo dovrebbero essere a conoscenza delle sovvenzioni dello Stato italiano a testate giornalistiche ritenute non meritevoli. Nonostante siamo abituati a vedere queste cose, denunciarli rimane un dovere civico e, per noi dei Comites, un dovere giuridico.


    5) Come si potrebbe risolvere questo conflitto tra il Comites di Miami e Gente d'Italia?

    Molto facilmente quando il direttore Porpiglia ed i suoi collaboratori, come Ricky Filosa, smettono d'insultare il Comites di Miami e riportare false notizie per interessi di parte. Da parte nostra siamo sempre disposti a rivedere le qualificazioni del giornale, una volta che le obiezioni originali siano state risolte e che questa testata serva veramente gli italiani all'estero.

     








     

  • Miami, in cerca di turisti allodole. Lezioni di cultura in un ristorante latino


    Entrare in un ristorante lungo Ocean Drive, una via sul lungomare piena di ristoranti, sarebbe stato come entrare in tintoria, ma mi avrebbero ripulito solamente le tasche. Immaginate, 70 dollari per quattro gambe di granchio, 45 dollari per un filetto mignon, 75 dollari per un astice congelato e vino a 12 dollari al bicchiere! Per chi come me viene da New York City, quei prezzi non avevano senso: fatti apposta per ripulire i turisti allodole e, fino prova contraria, nessuno mi ha mai accusato di essere un turista o un’allodola.



    All’altezza della settima strada, ho istintivamente virato verso la strada parallela, Collins Avenue e lí, in mezzo a negozi meno alla moda di Ocean Drive, con in “svendita” a 10 dollari quattro T-shirt con la scritta Miami Beach (senza Iva per chi paga in contanti), ho trovato il Puerto Sagua Ristorante. Niente di spettacolare, credetemi, ma seppur a me non noto, apparentemente molto popolare tra la comunitá Latina di Miami, cioé quasi l’intera popolazione, essendo Miami una cittá piú Latina che anglo. Infatti, il tassista al quale ho chiesto di portarmi il giorno dopo per fare la foto che vedete in basso, lo conosceva benissimo.



    In difesa di Ocean Drive, bisogna dire che, per pranzo, i prezzi sono abbordabili, ma per cena la zona diventa proibitiva.

    Ritornando a Puerto Sagua, ha il nome di un paese cubano e dentro al ristorante ci sono tanti quadri a ricordarlo. Ma ci sono anche vedute di laghi svizzeri che, a prima vista, stonerebbero, ma sono lí a provare che il ristorante non deve dimostrare nulla per ció che riguarda la sua autenticitá.

    L’accoglienza é cordiale, ma ció che colpisce é quando il cameriere suggerisce di ordinare una lombata di manzo a 14 dollari, piuttosto che un filetto mignon a 25.



    Ordino mezza bottiglia di ottimo vino argentino per 13 dollari, mentre il piatto principale é accompagnato da insalata ed una patata al forno delle dimensioni di una melanzana. Il tutto per la modica cifra di 35 dollari, inclusi tasse e mancia. L’enorme bistecca che copriva tutto il piatto era cucinata a puntino.



    Il fatto che i camerieri  mangiassero assieme ai clienti e non prima che il ristorante aprisse o dopo che chiudesse, non ha ridotto la prontezza del servizio, anche perché, per non disturbare, i clienti si sceglievano i tavoli da soli.



    Tra la clientela, puramente Latina, facevano sfoggio donne vestite in modo provocante, ma esclusivamente a beneficio dei loro uomini che, come dei radar, controllavano la sala in continuazione per assicurarsi che le loro donne non fossero prese di mira. A scoraggiare i curiosi, bastava mettere in mostra dei tatuaggi che bisogna andare in posti speciali per averli, non quelli che i finti macho e le veline si fanno fare negli appositi studi.

     

    Quindi se davanti al tavolo passa una giovane con la minigonna che ondula come se fosse in mezzo ad una bufera di vento, tenere sempre gli occhi fissi sul piatto. Al massimo si puó far finta di bere per alzare lo sguardo. Anche le donne sono gelose dei loro uomini e lo si vede dal modo in cui queste guardano le altre, il che mi ricorda le scenate che subisce un amico di Teramo, sposato ad una cubana, ogni volta che davanti a loro passa una donna, specialmente se lui la ignora, e quindi nella mente di lei, dissimulando un vero interesse. #

     

  • Op-Eds

    Organized Crime: Source of Italy's Economic Strength


          It's hard to believe it, but there are enough clues to sense that behind Italy's current “crisis” of the judicial system, there is a clear plan to redefine what the Country stands for. This plan, for now, seems to focus on two sectors: the political and the social. There are no sufficient indications that the plan also includes the financial sector as yet.

         Let's begin by listing just a few of the clues from the social sector:

    o     A judge takes eight years to write a sentence against a few Mafiosi who, therefore, according to the law, have to be freed.

    o     A judge releases a criminal from jail despite having been convicted of 15 murders. He is re-arrested after his 16th homicide.

    o     A judge sets free an illegal immigrant who broke a policeman's arm and injured another's knee, simply because the immigrant did not have a criminal record.

    o     In Padua, volunteer security guards have to patrol cemeteries to prevent vandalism and theft.

         Events such as those listed above get plenty of coverage in the daily Italian press, but they stop there. The press also reports daily occurrences where law-abiding citizens get arrested because they tried to defend themselves against robbers. For Italians, trying to defend themselves against drunken illegal immigrants is also becoming problematic. In many cases these immigrants drive without licenses and are the causes of many fatal accidents. There is the case of the gypsies who the judicial system seems to want to keep outside the legal system: free to roam, to squat, to practice child labor and to steal with impunity.

         Despite the criticism directed at the police forces, it should be noted that cops tend to do a good job of capturing or discouraging criminals. It is the judicial system that goes haywire when the criminals move from the police stations to the courthouses, as if they'd been entering a revolving door with the criminal being pushed back out.

         The judicial structure, like all of Italy's management organizations, has no accountability: the whole apparatus is based on shared responsibility. In the specific case of the judicial system, this is also protected by a large number of laws -- numbering over 100,000 -- many in conflict with each other’s and which allow judges to apply whatever is convenient in a given sentence.     Moving to the political aspect of Italy's judicial “crisis,” no politician seems to be spared at the local, regional and national levels. Today, the regions most affected by judicial investigations are Abruzzo, Calabria, Campania, Sicily and Lombardy. At the national level leaders under investigation span the political spectrum, including: Silvio Berlusconi (center-right), Massimo D'Alema (center-left) and Salvatore Cuffaro (center).

         As aforementioned, focusing of the financial sector is not, for now, the judicial aim. Indeed, even financial scandals of the magnitude of Parmalat and Cirio -- the largest in Europe and on par with that of Enron in the U.S. -- move in the Italian courts at a snail's pace.  Other financial cases mostly ignored by the judicial system are: tax evasion, money laundering by banks and the underground economy.

         Technically speaking, Italy is virtually bankrupt. In fact, at the national level, the country has more debt ($2,399 billion) than the value of goods generated ($2,300 billion). State revenues ($1,129 billion) are not sufficient to cover its expenditures ($1,175 billion). These problems are practically without solution.

         Nonetheless, the lifestyle in Italy is one of the best in the world. How can this be explained, when the official numbers point to the opposite?

         The explanation is all in the financial factors outside the official numbers: the underground economy ($390 billion); the Sicilian Mafia turnout ($140 billion); the money generated by 'Ndrangheta, the criminal organization from Calabria ($69 billion); income from Camorra, the outlaws from Campania ($20 billion) and others add up to a total of more than $624 billion a year that, channeled into the Italian economy, make the country rich.

         To make a comparison, imagine a company that has assets of $230,000 and debts of $240,000, with annual income of $112,000 and expenditures of $113,000. Where would such a company be heading if not towards foreclosure?  Now picture the same company receiving an annual inheritance of $624,000, and you can see how, all of the sudden, this company becomes rich.

         Under these conditions, the judicial design for Italy cannot, for now, include the financial aspect. It is possible that, tackling the Italian underground finances, the whole house of cards -- under which the country's economy is built -- would crumble, without having resolved anything.

         Then, it is logical and more practical to first tackle the political system by also leveraging the social malaise mostly generated by the unsafe state in which Italians live. It is only once the institutions are strengthened that the underground finances can be effectively challenged. Today the judicial system has to limit its actions only to those criminal elements found “expendable,” meaning placed outside the underground core business.

         This latest assumption could be proved by actions such as those by judge Corrado Carnevale who annulled hundreds of sentences inflicted by lower courts to underground criminals. For his actions Judge Carnevale was promoted and now presides over one of Italy's Supreme Court divisions.

         Another indication could come from punitive actions against judges who act outside the “big picture,” as with the case of Judge Clementina Forleo, who was investigating illegal Italian bank takeovers and who was herself first indicted then suspended and, later, transferred from Milan to another city. 

     

    (This article does not necessarily reflect the views or opinions of i-Italy)

     

  • In difesa di Vincenzo Visco


    Quest’ultima “viscata” fa pensare tanto quanto le precedenti “viscate”. Questa volta, peró, a differenza delle altre, appoggio Vincenzo Visco. Mi riferisco al fatto che le dichiarazione dei redditi del 2005 di tutti (i pochi) contribuenti italiani sono state pubblicate sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, il braccio operativo del Ministero delle Finanze di cui Visco é il vice ministro e quindi il responsabile.

    Durante i governi di Romano Prodi, Visco ne ha combinate di tutti colori, senza mai venir punito. Ora che ha fatto un provvedimento veramente utile all’Italia, si é beccato denunce da 104 Procure e rischia addirittura il carcere! Come ha affermato Stefano Vaccara nel suo “Visti da New York” del quotidiano Usa AmericaOggi della scorsa domenica, “con Visco paghi il fisco”. Ed infatti con Visco le evasioni fiscali sono diminuite e le entrate fiscali aumentate.



    Rimane peró il fatto che  il 54% dei contribuenti italiani dichiari nel loro 730 e 740 un reddito inferiore ai 15.000 euro l’anno, cioé piú o meno il costo di quattro ponti e della vacanza estiva.

    Ma a destare preoccupazione non é stato il livello delle tasse pagate, bensí di quelle non pagate.

    Secondo i dati dei 740 finiti su Internet, solamente 300.000 italiani hanno dichiarato 100.000 euro l’anno ed il 51% delle imprese sono in perdita. Se ció fosse vero, significherebbe che in ciascuno dei 673 grandi e medi porti italiani dovrebbero esserci ancorate poche barche da diporto che, invece, sono molto numerose. 

    A lanciare l’allarme, come prevedibile, é stato prima il garante della privacy, la cui Autoritá é stata creata apposta per proteggere i ricchi e potenti. Poi ci si é messo il comico Beppe Grillo, che si é arrabbiato presumibilmente perché si é ritrovato negli elenchi tra i contribuenti milionari, dichiarando nel 2005 un reddito di 4 milioni di euro. Ovviamente la trasparenza da lui richiesta ad altre persone pubbliche, non vale quando riguarda lui stesso.



    L’ironia é che rendere pubblica la dichiarazione dei redditi non é una novitá (é in funzione dal 1999) ed é perfettamente legale in Italia. Infatti sul sito dell’Agenzia Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) c’é scritto che “Gli elenchi sono stati  resi pubblici ai sensi dell’articolo 69 del Dpr 600 del 1973 e dell’articolo  66 bis del Dpr 633 del 1972”.



    Il problema é sorto quando i quotidiani ItaliaOggi e Metro hanno cominciato ad attingere dal sito e pubblicare le entrate dichiarate dai piú noti contribuenti. A questo punto la curiositá di sapere quanto pagano o non pagano i vip é stata cosí forte da addirittura intasare il flusso dei dati per eccesso di richieste.



    Tramite l’Autoritá della Privacy (che agisce da portavoce) i ricchi e potenti hanno subito protestato e temuto che, pubblicando le loro entrate, sarebbero stati preda di rapinatori e sequestratori. Questo é servito anche a dimostrare che a nessuno importa conoscere i redditi del comune sig. Rossi o della vicina di casa. Al Massimo ci si potrá chiedere come questi facciano a fare cinque ponti l’anno, invece dei soliti quattro, due vacanze al mare (invece di una) e la settimana bianca a Natale, con 15.000 euro l’anno. Ma poi nessuno crede alla favola dei 15.000 euro l’anno.



    Allora si torna ai ricchi e potenti: che hanno auto di grande cilindrata, barche da diporto e ville in posti esclusivi. Ogni tanto agenti della Guardia di Finanza si appostano vicino ai porti dove sono ancorate i yacht per verificare chi sale o scende. Ma con pochi risultati perché queste barche sono spesso registrate con nomi fittizi in paesi senza accesso al mare.



    Si dice che in Italia circolino piú Rolls Royce che in Gran Bretagna (senza parlare delle Ferrari, Lamborghini e Maserati), ma a detta dei dati ufficiali sono pochi i propretari italiani di questi beni. Ed ecco allora che questa “viscata” serve all’Italia, altrimenti, come ha scritto il New York Times, perché pagare le tasse se nessuno le paga?

     

     

  • Studenti de La Scuola d’Italia al Carnegie Hall


    Ventuno studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York sono stati scelti dal teatro Carnegie Hall per fornire un coro di voci bianche all’opera di Giacomo Puccini, “Edgar”.

     

    La Scuola d’Italia é l’unica istituzione scolastica italiana (che va dall’asilo al liceo) nel nord America.

    L’opera in tre atti é stata eseguita la scorsa domenica a Manhattan con la conduzione del maestro e direttrice musicale dell’Opera Orchestra di New York, Eve Queler, con l’orchestra sinfonica e la Choral Society, entrambe di New York.

     

    Protagonisti italiani principali sono stati il tenore siciliano Marcello Giordani nella parte di “Edgar” ed il baritono Giovanni Guagliardo, anche lui di origini siciliane, al quale é stato affidato il ruolo di Gualtiero, Gli studenti della Scuola d’Italia  (quarta, quinta e prima media) erano sono sotto la guida musicale del professore Petrika Melo. La parte corale degli studenti de La Scuola, il Requiem aeternam, é stata cantata in Latino al principio del terzo atto.


     

  • Filippo Mazzei. Tutti gli uomini sono creati uguali


    La famosa frase, forse la piú famosa della Dichiarazione d’Indipendenza americana, “Tutti gli uomini sono creati uguali”, ha risuonato sulla Croisette di Cannes durante il recente Mip, la principale fiera per la Tv internazionale.

    A lanciarla é stato il prof. Francesco Fulcini che, assieme al produttore Roberto Bessi, sta producendo un film su Filippo Mazzei, che il presidente Ronald Reagan definí “un patriota e collaboratore di Thomas Jefferson”.



    Nonostante i vari riconoscimenti, incluso un francobollo nel 1980, Filippo Mazzei é un personaggio poco conosciuto sia in Italia che negli Usa, cosa che il prof. Francesco Fulcini vorrebbe cambiare. Questo progetto ha, nel frattempo, cambiato la vita del professore, la cui “missione” é ora di rendere a Mazzini tutta la dovuta riconoscenza.



    Fulcini, noto a New York per aver sponsorizzato TeatroMania, insegna storia economica e sociale all’Universitá di Verona, mentre Bessi ha prodotto, sia in Italia che negli Usa, 10 film.

    É stato storicamente dimostrato che a far inserire la famosa frase nella Dichiarazione d’Indipendenza redatta dal suo amico Jefferson, fu proprio Mazzei che, dopo varie avventure, nel 1773 approdó in Virginia.



    Nato vicino a Firenze nel 1730, Mazzei fece di tutto: il chirurgo in Toscana, il commerciante a Smirne, in Turchia e a Londra, l’agricoltore, anzi “ortolano” (come gli piaceva presentarsi), il politico, il soldato e l’ambasciatore. A Londra conobbe Benjamin Franklin dal quale acquistó due stufe per conto di Pietro Leopoldo, sovrano di Toscana. Tramite Franklin, Mazzei conobbe Thomas Adams, amico di Jefferson. Nel 1776 sia Franklin che Jefferson furono tra i 56 firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza. Adams divenne Senatore nel nuovo Congresso e Jefferson terzo presidente degli Usa.



    In America Mazzei arrivó (accolto anche dal futuro primo presidente, George Washington) con un gruppo di italiani provenienti dalla cittá di Lucca, per coltivare piante di olivo, vigneti e per allevare il baco da seta. Ma non solo: nel 1774 cominció a scrivere per la “Virginia Gazette” con lo pseudonimo, “Il Furioso”, intento a promuovere l’indipendenza dei coloni americani (a Mazzei non piaceva l’aristocrazia, né il sistema politico inglese).



    Sia Jefferson che Mazzei si arruolarono come volontari, assieme ad altri italiani, nello stesso plotone per combattere contro i colonialisti inglesi. Ma piú che le armi, ad infiammare gli animi furono i suoi scritti a favore della libertá religiosa (ma anche la separazione tra Chiesa e Stato), dell’abolizione dei diritti di primogenitura e della schiavitú.



    Durante il Mip di Cannes, il prof. Fulcini non si limita a descriverci soltanto la cronistoria di Mazzei, ma ci presenta anche le parti piú drammatiche della sua vita, come la cattura e prigionia inglese a New York, la scarcerazione grazie ai suoi amici in Europa e l’opposizione che, in seguito, ricevette dall’amico Franklin che, nel frattempo, era diventato avversario politico di Jefferson di cui Mazzei era amico e collaboratore.



    Naturalmente, come in ogni film, vi é una parte romantica, visto che Mazzei arrivó in Virginia con la sua amante francese, Marie, vedova del suo socio londinese. Subito i puritani coloni lo costrinsero a sposarsi ma divenne presto vedovo. La seconda moglie di Mazzei si chiamava Antonia Antoni; la sposò quando aveva 66 anni e da lei ebbe la figlia Elisabetta.


    La trama finisce con il ritorno di Mazzei in Italia nel 1785, documentato in una lettera scritta al futuro presidente Usa, James Madison, in cui definí l’America la “sua Patria adottiva”. Nel 1791 Mazzei divenne ambasciatore per il re di Polonia, ma morí dimenticato a Pisa nel 1816.

    Dovettero passare oltre 145 anni prima che un altro presidente, John Kennedy, cominciasse a rendergli omaggio. Oggi, a celebrare Mazzei é il Centro di Morristown, N.J., fondato da suor Margherita Marchione a cui il film di Fulcini é dedicato.



    Come finisca il film, comunque, é tutto da vedere, visto che la sceneggiatura su soggetto dello stesso Fulcini, ora in allestimento presso autori di Hollywood, é solamente alla sua prima stesura.








     

  • Studenti de La Scuola d’Italia al Carnegie Hall


    Ventuno studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York sono stati scelti dal teatro Carnegie Hall per fornire un coro di voci bianche all’opera di Giacomo Puccini, “Edgar”.

     

    La Scuola d’Italia é l’unica istituzione scolastica italiana (dall’asilo al liceo) nel nord America.

    L’opera in tre atti é stata eseguita la scorsa domenica a Manhattan con la conduzione del maestro e direttrice musicale dell’Opera Orchestra di New York, Eve Queler, con l’orchestra sinfonica e la Choral Society, entrambe di New York.

     

    Protagonisti italiani principali sono stati il tenore siciliano Marcello Giordani nella parte di “Edgar” ed il baritono Giovanni Guagliardo, anche lui di origini siciliane, al quale é stato affidato il ruolo di Gualtiero,

     

    Gli studenti della Scuola d’Italia  (quarta, quinta e prima media) erano sono sotto la guida musicale del professore Petrika Melo. La parte corale degli studenti de La Scuola, il Requiem aeternam, é stata cantata in Latino al principio del terzo atto.

     

    Nel video la giovanissima Bianca racconta in prima persona la sua straordinaria partecipazione al coro.


     

  • VOTO ALL'ESTERO/ Cinque domande a Basilio Giordano


    Nato in Calabria il 56enne Basilio Giordano (assieme a Vincenzo Arcobelli ed Augusto Sorriso), é stato tra i primi ad essere scelto dal team di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini come candidato all’estero per il PdL. Giordano è giornalista, direttore ed editore de Il Cittadino Canadese, il principale giornale italiano della provincia canadese del Quebec, ed il secondo dell’intero Canada. A Giordano abbiamo rivolto le tradizionali cinque domande (nota: l’autore di questo servizio cura una rubrica sul settimanale di Giordano):


    Domanda: Basilio, sei una persona ben voluta e ben conosciuta in Canada, ma come farai a farti apprezzare negli Usa, Messico e America Centrale?

    Risposta: Cercherò di farmi apprezzare per i fatti. In Canada vivo da oltre 30 anni e la gente mi conosce per le mie attività editoriali e per le mie battaglie a favore della comunità italiana. Ma ho tanti colleghi e amici anche negli Stati Uniti ed in Messico, con cui i contatti sono molto frequenti. Per tutti quelli che non mi conoscono, invece, sarà mia premura farmi apprezzare per quello che intendo fare. Ho dei progetti seri e li porterò avanti nel prossimo governo di centro-destra, dalle politiche per i giovani - attraverso l’insegnamento della lingua italiana e le borse di studio per lo scambio tra studenti – al miglioramento dell’assistenza socio-sanitaria per i più anziani ed alla valorizzazione del made in Italy.  I parlamentari eletti all’estero hanno la stessa dignità di quelli eletti in Italia e devono contribuire in egual misura allo sviluppo del sistema Paese, portando in dote, come valore aggiunto, l’arricchente e insostituibile esperienza di aver vissuto tanti anni all’estero.


    D.: Perché un italiano che non ti conosce dovrebbe votarti?
    R.: Perchè mi reputo un italiano che è rimasto sempre legato al suo Paese di origine, che ha avuto sempre a cuore le sorti della madre patria. Lo dimostra il fatto che mi reco in Italia in media tre volte all’anno. Tutto questo dovrebbe far capire il mio attaccamento per le sorti del Paese. Parlo sempre con molta gente, mi piace ascoltare tutti: dal vecchio emigrato al diplomatico, dall’imprenditore al politico. Oggi sono presidente dei Giornalisti italiani del Québec e membro del Comitato di Presidenza della Fusie. Nel frattempo non ho mai abbandonato il contatto con la gente, mi sono sempre dedicato alle attività che coinvolgono gli altri connazionali: sono infatti presidente dell’Associazione dei Cosentini di Montréal e della Federazione delle Associazioni Calabresi Est Canada.
    D.: Pensi veramente che il programma sia importante o la persona che andrá a rappresentarci?
    R.: Penso che il programma sia certamente importante. Ciascuno dei candidati è portatore di ideali che rappresentano una parte politica. Nel mio caso, io mi faccio ambasciatore del progetto politico del PdL. Tutto ciò è innegabile. Nello stesso tempo, però, credo che nella Comunità estera in particolare, il nome del candidato rivesta un ruolo fondamentale per i suoi legami col territorio, l’attività professionale svolta ma soprattutto per la sua crescita umana nel corso della lunga esperienza d’emigrazione.
    D.: Se andrai al Senato cosa succederá al giornale che dirigi?
    R.: Il giornale, il vero capitale della mia vita professionale in Canada, è già passato formalmente nelle mani di mia moglie Nina e di mio figlio Marco. La redazione è giovane e dinamica, avrà un futuro di sicuro successo. Penso che per me sia arrivato il momento di cedere la mano per dedicarmi a contribuire al miglioramento dell’Italia, il mio Paese, rendendolo più vivibile, più appetibile per i giovani, più confortevole per i più anziani. L’Italia è il Paese più bello al mondo, non è più tollerabile lo spettacolo dell’immondizia per le strade di Napoli, il caro-vita che attanaglia le famiglie o l’impossibilità per i neo-laureati di trovare un posto di lavoro che li valorizzi e non li sfrutti.
    D.: L'esperienza passata con gli eletti all'Estero é stata di totale delusione. Visto che sei al corrente di questo fatto, cosa ti proponi di fare di diverso?
    R.: I parlamentari eletti all’estero nella scorsa legislatura hanno fatto obiettivamente poco. La mia sarà una ricetta semplice ma mirata: voglio portare a termine un programma snello ed estremamente pratico, intendo battermi per misure precise e vantaggiose per la comunità italiana, come la riapertura dei termini per la cittadinanza, l’incremento dei fondi per lo studio e la promozione della lingua italiana, un sussidio per gli anziani indigenti che non godono di pensione, nuove convenzioni tra le strutture sanitarie canadesi/americane e italiane, la ristrutturazione del palinstesto di “Rai International” con una maggiore attenzione su programmi di qualità e sull’informazione di ritorno, la promozione del Made in Italy e lo sviluppo dei collegamenti aerei da e per l’Italia. Il mio slogan, del resto, dice tutto: “Per un Italia più vicina gli Italiani”.



     

  • VOTO ALL'ESTERO/ Cinque domande a Cesare Sassi


    Abbiamo raggiunto Cesare Sassi nel mezzo della sua campagna elettorale in Canada, per fargli le solite cinque domande come candidato alla Camera con il Partito della Libertá per il collegio del nord e centro America. Sassi, milanese di nascita e di origini molisane, risiede negli Usa da 12 anni dove esercita attivitá imprenditoriali.
    Domanda: Cesare, sei una persona ben voluta e ben conosciuta a Miami, ma come farai a farti apprezzare  a Montreal, Toronto e New York?
    Risposta: Se sono benvoluto a Miami significa che ho qualcosa di buono da poter trasmettere anche ai connazionali delle altre cittá; comunque credo che le mie attivitá passate, nella promozione della lingua italiana, nella Camera di Commercio e nei Comites Usa siano state conosciute ed apprezzate in tutta la circoscrizione elettorale. In queste due settimane di campagna, sto cercando di farmi conoscere meglio, frequentando i grandi elettori ed inviando del materiale informativo.
    D.: Perché un italiano che non ti conosce dovrebbe votarti?
    R.: Il mio curriculum parla chiaro, perché la mia attivitá manageriale ed imprenditoriale é superiore a quella di tutti gli altri candidati di ogni lista e credo che la mia esperienza e professionalitá siano necessarie per poter rappresentare degnamente ed adeguatamente gli italiani all'estero presso la Camera dei Deputati.
    D.:Pensi veramente che il programma sia importante o la persona che andrá a rappresentarci?
    R.: Il programma chiaro e dettagliato, per esempio il mio (che potete vedere visitando il sito www.CesareSassi.com), é una condizione necessaria, ma non sufficente. Le caratteristiche tecniche, professionali e politiche della persona, che andrá a rappresentarci, saranno determinanti. Abbiamo visto, nel passato governo, alcuni deputati non all'altezza, che hanno combinato ben poco.
    D.:Se andrai alla Camera, dovrai dimetterti dai Comites e/o lasciare le tue attivitá commerciali?
    R.: Il nostro Comites é stato impostato in modo da poter funzionare egregiamente anche in caso di mia assenza; infatti mi sono giá autosospeso dalla funzione di presidente, distribuendo i problemi piú urgenti ai validissimi Membri del Comitato Esecutivo e quando verró eletto, lasceró l'incarico di presidente ad un altro collega. Le mie attivitá commerciali sono giá state delegate in gran parte a due miei collaboratori, destinati a continuarle.
    D.: L’esperienza passata con gli eletti all’Estero é stata di totale delusione. Visto che sei al corrente di questo fatto, cosa ti proponi di fare di diverso?
    R.: Prima di tutto con il mio programma preciso, che é stato anche copiato da qualche altro candidato. Poi impegnandomi a lavorare sul serio e non come qualche parlamentare uscente, che si fa sentire solo per le elezioni. Infine con una rete di collaboratori locali, in tutta la circoscrizione elettorale, delegati ad accogliere tutte le istanze dei concittadini ed a rispondere in tempi accettabili. Sassi deve essere la voce dell'emigrato a Roma!






     

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