Articles by: Andrea Fiano

  • Opinioni

    Che senso ha il Giorno della Memoria?


    Che senso ha nella pacifica New York, il 27 gennaio, andare a leggere i nomi degli oltre 8000 deportati ebrei italiani nei campi di sterminio nazisti davanti al consolato italiano su Park Avenue?
     
    O partecipare a una delle diverse iniziative culturali in programma a Manhattan nei prossimi giorni? Il valore di questa Giornata della Memoria, approvata nel 2000 dal parlamento italiano e poi nel 2005 dalle Nazioni Unite e via via da decine di altri paesi è quello di farci riflettere sul passato, sullo sterminio del popolo ebraico ad opera dei nazisti e in genere su cosa il nazismo e il fascismo sia stato, ma anche quello di pensare al nostro presente e al nostro futuro.
     
    Nella legge approvata si legge che “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. E ancora si dice che le celebrazioni vengono fatte “in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere””.
     
     
    Si ricordano le vittime, quindi, e anche i pochi che li hanno aiutati e difesi. Ma sara’ bene anche ricordare i collaboratori e le spie, quelli che nell’Italia del 1943 hanno fatto arrestare i loro vicini per prendere una “taglia” sugli ebrei. Per molti anni di tutto questo, in Italia e nel resto dell’Europa, si e’ parlato relativamente poco come se si potesse voltare pagina senza riflettere, senza fermarsi, e come se fosse possibile dimenticare le connivenze, i silenzi. 


    “Auschwitz” ha scritto Mirco Dondi “ è arrivata anche perché migliaia di persone che sapevano si sono rifiutate di porsi il problema della loro responsabilità. Quanti complici, che non hanno ucciso, hanno però permesso che il sistema dell’annientamento funzionasse. Comprendere questi aspetti significa trovare gli elementi per costruire il nostro domani”.
     
    Questa giornata è quindi anche l’occasione per riflettere su cosa siamo oggi, su come la liberta’ che troppo spesso diamo per scontata, sia stata conquistata a duro prezzo di vite umane. E su come senza conoscenza della storia recente, e senza vigilanza sul valore della democrazia e della liberta’ la storia potrebbe anche ripetersi. E i genocidi, con caratteristiche diverse e in paesi diversi, sono avvenuti anche in anni recenti.
     
    Molte domande non hanno e non avranno mai risposte chiare e univoche, nemmeno per gli storici, ma nondimeno tocca porsele: chi furono i collaboratori dei nazisti in Italia e all’estero? Chi approvò leggi, come quelle razziali contro gli ebrei approvate in Italia nel 1938, che fecero degli ebrei italiani dei cittadini di seconda classe molto prima delle deportazioni avvenute a partire dall’ottobre del 1943? Ma di tutto questo cosa ricordiamo oggi?

     
    La Memoria in questione non è quella delle vittime, o perlomeno non solo quella loro. I sopravvissuti non possono dimenticare, e certo non hanno bisogno di una speciale ricorrenza per ricordare. Come figlio di un sopravvissuto italiano ad Auschwitz, arrestato da italiani nella Firenze del 1943, anche a me non servono date speciali. La Memoria, in questo caso, è soprattutto quella di tutti gli altri. Di chi non era ancora nato, di chi è  figlio dei pochi eroici civili che si sono adoperati per salvare vite umane, dei milioni di “spettatori dello sterminio” che non hanno voluto o potuto fare niente per bloccare quello che avveniva o forse anche dei figli degli aguzzini.
     
    Quando il 17 gennaio del 1945 i militari dell’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz lo spettacolo che si trovarono davanti ai loro occhi era talmente spettrale e apocalittico che quasi certamente non si posero molte domande.

     
     
    Yakov Vincenko un soldato semplice dell’Armata rossa che ha aperto i cancelli di Auschwitz ricorda: “Nemmeno noi che abbiamo visto ci volevamo credere. Ho sperato per anni di riuscire a dimenticare, poi ho capito che sarebbe stato da complice, da colpevole. Così adesso ricordo, anche se non sono riuscito ancora  a comprendere”.
     
     
     


  • Facts & Stories

    Remembrance Day is Really for Everyone Else


    What is the point of spending January 27th at the Italian Consulate on Park Avenue, reading the names of over 8,000 Jewish Italians deported to Nazi concentration camps? Or participating in one of the many upcoming events scheduled to take place in Manhattan?


    The point of this “Remembrance Day”—signed into law in 2000 by the Italian Parliament, in 2005 by the United Nations, and later by dozens of other countries—is to reflect on the past, on the Nazi extermination of the Jewish population, on Nazism and Fascism in general, and on how far along we have come and how far we have to go. As the law states:  

     
    The Republic of Italy recognizes the day of January 27th, anniversary of the demolition of the gates of Auschwitz, as a “Day of Remembrance” for the Shoah (extermination of the Jewish people), the racial laws, the Italian persecution of Jewish citizens, the Italians who suffered deportation, imprisonment, death, and those who opposed the final solution and risked their own lives to save lives and protect those who were persecuted.
     
    We may be remembering the victims and the few who came to their aid, but we should also remember the collaborators and spies too, like those Italians who had their neighbors arrested for a reward. For many years, in Italy and throughout Europe, we’ve kept quiet about them, as if we could turn the page without pause, as if we could erase our complicity. “Auschwitz,” writes Mirco Dondi, “occurred because thousands of people who knew about it refused to consider themselves accountable. Think about all those accomplices who didn’t kill yet who allowed a system of annihilation to work. Understanding this facet gives us the tools to build our future.”  

    The day is also an occasion to think about who we are today, about how the freedom we take for granted was won at a terrible human cost. And about how, if we don’t reflect on recent history, if we’re not vigilant about the value of democracy and freedom, history will repeat itself. There have been genocides since, in various guises and various countries.   
    There are still many questions with no clear answers, even for historians, yet that’s no reason not to ask them. Who were the Nazi collaborators in Italy and elsewhere? Who passed the Italian race laws in 1938, which turned Jews into second-class citizens long before the deportations of 1943? What do we remember about all that today? 


    Remembrance Day is not for the victims; they can’t forget. And they certainly don’t need a special anniversary to do so. As the son of an Auschwitz survivor arrested in Florence, I don’t need a special date either. Remembrance Day is really for everyone else, for those who weren’t born yet, for the children of the few civilian heroes who strove to save human lives, for the millions of “spectators” who didn’t want to or couldn’t do anything to stop what was happening, for the children of the persecutors.

    When the Red Army liberated Auschwitz on January 17, 1945, the spectacle was so ghostly and apocalyptic it’s no wonder they didn’t ask many questions. Yakov Vinichenko, one of the soldiers who threw open the gates, recalls: “Not even those of us who saw it wanted to believe it. For years I tried to erase it from my memory, until I realized that would make me an accomplice, a culprit. So now I remember it, even if I still can’t understand it.”


    * Andrea Fiano is the son of Nedo Fiano, an Auschwitz survivor