Articles by: Tommaso Cartia

  • Arte e Cultura

    Jazz, Sicilia e vita in musica per Francesco Cafiso

    6 Giugno – L’Istituto Italiano di Cultura di New York ha ospitato nella sua serie di concerti jazz il sassofonista siciliano Francesco Cafiso, prodigio e stella del jazz contemporaneo.

    È stata un’occasione unica poter ascoltare dal vivo uno dei più grandi talenti del jazz contemporaneo, il sassofonista (contralto) di origine siciliana Francesco Cafiso, prodotto e presentato dal guru del jazz newyorchese Enzo Capua come uno dei bambini prodigio della storia della musica.

    Il suo Francesco Cafiso QuartetConcert, composto da Domenico Sanna al piano, Marco Panascia al basso e Jerome Jennings alla batteria, ha incantato la platea dell’Istituto Italiano di Cultura regalando suggestive atmosfere musicali, tra rivisitazioni di pezzi classici e composizioni inedite, in un superbo connubio tra virtuosismo ed appassionante trasporto interpretativo.

    L’artista siciliano non è di certo nuovo al pubblico americano, con cui si è già confrontato dall’età di tredici anni dopo l’incontro provvidenziale con Wynton Marsalis. Il grande trombettista jazz lo ha portato in concerto al Linconln Center oltre che al Birdland, Iridium, Dizzy’s Club Coca Cola, BB King jazz club di New York e in vari festival importanti tra cui l’Umbria Jazz Festival.

    Il sassofonista ha avuto anche il grande onore di essere tra gli ospiti musicali di uno dei momenti più importanti della storia americana degli ultimi anni, i festeggiamenti in onore del presidente Barack Obama e del Martin Luther King Day.

    Frizzanti momenti di disimpegno musicale si sono alternati ad arie più morbide e sensuali, evocative degli struggenti, viscerali scenari della sua Sicilia dalla quale prende dichiaratamente la sua grande ispirazione artistica.

    Pezzi come La Banda e la Festa, richiamano il folklore delle feste di paese siciliane, con tutto il loro incalzante ritmo sospeso tra sacro e profano. Il pubblico è meravigliato, divertito, commosso e cullato da una musica che sa cogliere tra i suoi chiaroscuri, tra gli alti, i bassi, i soprani e i contralti, tutte le sfumature delle passioni umane. Applausi e standing ovation per la sua musica trasparente, che trasuda qualcosa di puro, di immediato, seppur ricamata tra i fraseggi del virtuosismo tecnico. Un virtuosismo agile, che vola, complessità tecnica che si fa leggerezza. 

    Aperto e comunicativo è anche il musicista quando racconta la genesi dei suoi pezzi, scherza con il suo pubblico, fa autoironia, e si ferma a parlare con noi.

    Come e quando nasce la tua passione per la musica?

    È nata a 7 anni in modo molto spontaneo, ho semplicemente espresso il desiderio di imparare a suonare il sassofono e mio padre me ne ha subito comprato uno. La presenza di mio padre è stata fondamentale, mi ha sempre supportato, siamo andati insieme alla ricerca di un maestro, un jazzista che mi ha indirizzato verso questo genere musicale, e da lì è partito tutto.

    Qual è il tuo rapporto con la città di New York? New York è un posto pazzesco, un grande laboratorio dove hai la possibilità di avere tanti stimoli, confrontarti con una scena di musicisti ricchissima. Tutti devono prima o poi venire qui, e godere di tutto quello che questa città offre perché è veramente tanto. Io sono qui da un mese e mezzo, ho visto mediamente due o tre concerti a sera, ho girato per ascoltare tutta la musica che c’è qui, una tappa fondamentale per un artista. Ho anche registrato tre album qualche hanno fa e poi l’ultimo che fa parte di un trittico suonato con la London City Orchestra.

    Quanto della tua Sicilia porti dentro la tua musica? La mia sicilianità, le mie radici, il mio retaggio culturale me li porto dentro ed emerge anche dalla musica in modo del tutto naturale e spontaneo. Questo è un momento molto fertile per me dal punto di vista compositivo, ho scritto tantissimi brani che sono confluiti in tre repertori distinti e separati che poi ho registrato. Uno dei dischi è proprio interamente legato alla Sicilia, alcuni brani che ho suonato stasera sono tratti da lì. Un progetto ambizioso, tre dischi in un unico cofanetto, tre tessere di un puzzle che formano la mia identità artistica; uno dedicato alla Sicilia - La Banda - uno dedicato al mio senso di spiritualità, la mia concezione intima della vita trasferita in musica –Contemplation - ed un altro più jazz sia da un punto di vista estetico che formale – 20 cents per Note

    L’album di Francesco Cafiso, 3 (Alfredo Lo Faro Produzioni), contenente i CD Contemplation – La banda – 20 cents per Note è uscito il 3 Marzo 2015.

  • Fatti e Storie

    La New York italiana celebra la sua Repubblica

    Verde, bianco e rosso hanno abbracciato le stelle e strisce americane in una giornata all'insegna dell'orgoglio italiano ma anche testimonianza del profondissimo legame che unisce sotto lo stesso cielo non solo la comunità Italo-americana newyorchese, ma tutti gli amanti ed estimatori della nostra cultura che sono accorsi con fervido entusiasmo a celebrare una delle date più importanti della storia italiana.

    Le sedi del Consolato Generale d'Italia, l'Istituto Italiano di Culura, l'Agenzia del Commercio con L'Estero, dell'ENIT, sono state il teatro di una caleidoscopica giostra di eventi, dal folklore culturale all'eccellenza del cibo italiano, con mostre d'arte e design ad iniziative umanitarie, tra patriottismo e fusione interculturale.

    Tutte le sfumature del Made in Italy hanno dipinto di accesi colori l'assolata giornata newyorchese. Sullo sfondo della copertina di The New Yorker disegnata nel 2010 da Lorenzo Mattotti, utilizzata come efficace simbolo  iconografico della celebrazione.

    Una serie di Ferrari, vestite bianco, rosso e verde,  hanno accolto il pubblico, parcheggiate davanti alla sede centrale del Consolato Generale,  arricchita per l'occasione da alcune delle più originali tracce artistiche lasciate dagli italiani nel mondo ed in particolare nella città di New York.

    Accanto anche la nostra piccola 500 Fiat, abbracciata dal tricolore disegnato dall'iconico designer Massimo Vignelli, scomparso due anni fa.

    L'eleganza di Salvatore Ferragamo era presente con dei pezzi della sua linea 9/11, creata in commemorazione dell'orrore dell' 11 settembre, che più che elementi di haute couture si presentano come delle vere e proprie opere d'arte esposte in un museo. 

    Le scarpe indossate da Andy Warhow, e Marilyn Monroe protette solo il vetro poi facevano sognare. 

    Accanto il genio visivo di  Francesco Clemente che ha interpretato in pieno lo spirito di integrazione culturale tra l'Italia e la sua lontana amante, New York. 

    Presente  anche con sovrapposizioni futuristiche delle mappe (Digital Series) l'architetto Antonino Pio Saracino. Ecco infatti le mappe di tre citta sovrapposte sui tappeti luminosi di Rubelli.

    Non potevano mancare i celeberrimi vasi  di resina di un altro grande newyorkse italiano, Gaetano Pesce.

    La giornata è cominciata presso l'Agenzia ICE di New York con la presentazione di "Authentic Italian Food", un titolo che è tutto un programma. 

    Degustazioni ed assaggi dei migliori prodotti italiani tra formaggi, prosciutti, oli pregiati, pasta, piatti di risotto al tartufo, il vero espresso napoletano di Kimbo, squisiti vini, la segreta ricetta del cocktail all'Amaretto di Saronno, l'aceto balsamico di Modena. Il bacalá di Vicenza poi è stato protagonista a sorpresa con l'eccezionale presenza della "Confraternita del Bacalà alla vicentina". 

    Il suo gran cerimoniere Claudio Cegalin ha simpaticamente, ma solennemente, investito del titolo di Cavalieri Onorari della Confraternita del bacalà prima Alberto Zamperla, mogul dei parchi gioco di Coney Island, e poi il console generale Francesco Genuardi.

    Il direttore dell'ICE Maurizio Forte ha presentato l'evento sensibilizzando anche l'attenzione degli spettatori sul significativo lavoro che Telethon svolge nella ricerca sulle malattie rare e con gesti di solidarietà rivolta ai privati ed in particolare ai bambini con la scoperta nuovi programmi di terapia genetica.

    La storia della tradizione culinaria italiana è stata anche raccontata attraverso un'altra eccellenza artistica, quella del cinema, con la proiezione del video Movi' n Food - sapori di cinema, retrospettiva cinematografica delle migliori scene tratte dai film che hanno celebrato fotograficamente la cucina italiana. 

    Francine Segan ha fatto da madrina newyorkese.

    Parallelamente all'evento all'ICE, un incontro ha raccolto gli appassionati di arte italiana in una prestigiosa ed esclusiva location: la suggestiva Trinity House di New York. L' importante galleria d'arte, ha ospitato la mostra Masterpieces of Italian Reinassance and Baroque Sculptures: Highlights from the Exhibition - Power and Passion 1400-1700.

    Il gallerista Philip Mezzatesta ha presentato, proprio in onore della festa dell'Italia, questa rara collezione di sculture, bassorilievi e dipinti del Rinascimento nelle stanze che furono un tempo della prestigiosa famiglia Pucci, maison fiorentina dell'alta moda.

    Fiore all'occhiello della presentazione è stato lo svelamento di un pezzo inedito, un gioiello per i collezionisti d'arte, una madonna con il bambino di Jacopo Sansovino.

    Dai momenti piú culturali a quelli più prettamente istituzionali, ma anche di un commuovente patriottismo, prima con il momento dedicato al "Daybreak. Friends of Telethon Foundation of Italy", e poi con la consegna delle consuete onorificenze. 

    Nel suo discorso poi il  senatore Claudio Micheloni - dopo il console Generale Francesco Genuardi che ha dato gli onori di casa, con un discorso che ha aperto ancora di più agli italiani residenti a New York le istituzioni - il presidente del Comitato per le questioni  degli italiani all'estero, ha ricordato l'eroica militanza della Resistenza italiana che ha reso possibile, insieme ad alleati come gli Stati Uniti, la realizzazione della Repubblica.

    Momento di grande pathos poi per la presentazione del progetto Nonni & Nipoti nell'America italiana, realizzato da i-Italy in collaborazione con ANFE, con la proiezione di un video-teaser di quello che saranno i cinque appuntamenti di conversazioni dedicate alle storie dei nonni italiani emigrati in America e dei loro nipoti che si ritrovano oggi ad essere degli americani dal cuore italiano.

    Storie vere, raccontate in prima persona sotto la pelle dei protagonisti che custodiscono un pezzo di storia importantissimo per la cultura italo-americana. 

    Grandi applausi, tra commozione e momenti anche di puro intrattenimento,  del pubblico catturato dalla passione raccontata nelle storie ma anche dalla tipica verve italiana.

    Presenti all'evento tutti I protagonisti del progetto, Matilda Raffa Cuomo and Amanda Cole

    Paola Tusiani, Aileen Riotto Sirey, Emma Bankier, Rosaria Liuzzo, Mara Sparacino

    John P. Calvelli, John D. Calvelli.

    Michael Arena,  Pulitzer Prize, Director for Communications and Marketing, CUNY, Letizia Airos, caporedattore di i-Italy, Ottorino Cappelli co-fondatore e project manager di i-Italy e Gaetano Calà direttore dell' ANFE hanno intrattenuto i presenti con alcune spiegazioni del progetto.

    Realizzato con ll sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - Direzione Generale per gli Italiani allEstero e le Politiche Migratorie, il progetto è  solo all'inzio. i-Italy si augura di continuare, anche con il supporto di alcuni sostenitori e amici.

    Altro momento indimenticabile è stato la lettura della Costituzione Italiana realizzata da Jhumpa Lahiri, la scrittrice di origine indiana, premio Pulitzer. Dopo aver viaggiato tutta la vita alla ricerca di una casa che potesse sentire sua, Jhmpa la risposta non l'ha trovata nei tre passaporti che hanno segnato la sua nomade storia, ma nella corrispondenza d'amorosi sensi che ha provato per l'Italia. 

    Un paese che la chiamava, della quale si è appropriata dell'idioma tanto da scrivere direttamente in lingua italiana , "Ho provato una grande emozione nel leggere la costituzione" racconta Lahiri, "è un linguaggio universale. C'è molto rispetto in quelle parole. Questo mi ha colpito delle parole della Costituzione"

    Una storia di emigrazione diversa, una donna innamorata del sogno italiano, che sottolinea efficacemente lo spirito di questa giornata come era nella visione del console Francesco Genuardi che ha pensato a questa celebrazione come la festa di un Italia in dialogo con tutta la diversità culturale che la caratterizza, attraverso quei continenti nelle quali terre l'identità italiana ha lasciato un solco profondissimo.

    Non sono naturalmente  mancati gli inni cantati dagli studenti della Scuola d'Italia diretti dal maestro Stefano Miceli. Ed ecco che, dopo il saluto della istituzioni, la serata culmina all'Istituto Italiano di cultura con un concerto di musica jazz. Il complesso Rossano Sportiello Jazz trio ha chiuso con una struggente versione strumentale di Resta cu me di Domenico Modugno.  

    Eccola l'Italia, l'Italia a New York del Sistema Italia e la sua variegata comunità che festeggia la sua Repubblica.  

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  • Dining in & out: Articles & Reviews

    The Many Roads of Mozzarella

     In this conference, food and wine professionals including critics and journalists were able to meet some of Italy’s best chefs and sample many of Italy’s high quality products, as top New York Italian restaurants were able to showcase some of the most interesting developments in today’s Southern Italian gastronomy. In its prestigious showroom in the Flatiron district, Agnelli USA, a division of Pentole Agnelli, a world leader in professional cookware, hosted the first day of the event in collaboration with the Association of Italian Chefs in New York and its president, Massimo Carbone, and the well known food studies scholar, Fabio Parasecoli. Participating in the weekend’s events were New York chefs such as Massimo Bebber of Le Cirque and Pasquale Cozzolino of Ribalta from Italy came Gaetano Torrente of Burro e Alici in Erbusco and Alfonso Pepe of Pasticceria Pepe, in Sant’Egidio del Monte Albino.

    These culinary leaders showcased their artistry preparing pasta and pastry delicacies. The chefs featured the famous buffalo Mozzarella in all their dishes, from pasta recipes to a special, cheese-filled version of babà (the traditional Neapolitan dessert).

    The delicious mozzarella was provided by Mandara S.p.A., a family-run company based in Mondragone (Campania), and an internationally acclaimed leader in mozzarella production. The company presented their products and explained the details of their unique technique of fermentation.

    Each of the ingredients used in the dishes were introduced by producers’ representatives who told stories of their family-run businesses and explained the special qualities that make their products so competitive. Stands offering wine, food, and coffee tastings made the day particularly festive and interactive.

    Rosario Procino, the Neapolitan restaurateur and co-founder of New York pizzeria Ribalta, talked about Neapolitan coffee and its tradition. He noted that that even if the coffee itself is not Italian, the art of brewing the perfect cup was developed in Naples, where different coffee blends were used to create brand new aromas.

    And a great coffee depends not just on the bean, Procino said, but on the way it’s made.  The traditional Neapolitan coffee maker, or cuccuma, is the one to use to prepare real Italian espresso. In this familiar two-section caffetteria, boiling water passes slowly through freshly ground coffee, retaining flavor and aroma.  Neapolitans also recommend covering the spout with a paper cone, or coppetiello, to preserve that classic aroma.

    Olive oil was the next topic.  Savino Muraglia, the fashionable spokesperson of Antico Frantoio Muraglia, his family’s five-generation-old firm based in Andria, Puglia, explored the nuances of extra virgin olive oil, and shared the story of his firm’s elegant and unique ceramic bottlings-- Savino asked Puglia’s master ceramists to decorate these handmade pieces that serve not only as perfect containers that protect the oil’s properties but which are also collectable works of art.

    Another key presentation was made by Pastificio Di Martino, whose artisanal pasta from Gragnano has become one of the most recognizable brands in the marketplace. In his talk on pasta, Fabio Parasecoli of the New School set the record straight on a controversial topic: was pasta invented in Italy or in China?

    “The legend is that when Marco Polo came back from China he brought– pasta with him,” Parasecoli noted, “but actually that’s not true. Pasta was already in Italy by the time that Marco Polo traveled to China there were already some centers in Italy famous for pasta making, one of them in Gragnano, near Naples, and others, around Florence, Sicily and Genoa.”

    While the first day of the conference was mainly focused on pasta, oil, cheese, and other products, the second day was dedicated entirely to pizza, in collaboration with Antico Molino Caputo, the well-known flour miller still using a Naples mill built in 1924; and Orlando Food Sales, a marketing and distribution company of Italian food specialties throughout the US.  Moderator for the day was the famous Neapolitan food journalist and blogger Luciano Pignataro.

     Master pizzaioli cooked their signature pizzas in the fascinating space of Neapolitan Express, both a restaurant and an eco-friendly food truck company powered by Clean Energy Fuels that’s committed to the idea of fast food as quality food. Their unique open mouth electric oven, hand build in Italy, reaches 900 degrees with zero emissions.

    It’s the secret for authentic Neapolitan pizza. Working in front of that oven Giulio Adriani of Neapolitan Express, New York; Michele d’Amelio of A mano, New York; Giorgia Caporuscio of Kestè, New York; Francesco and Salvatore Salvo of Pizzeria Salvo in Naples; Franco Pepe of Pepe in Grani, Caiazzo, Caserta; and John Arena of Metro Pizzain Las Vegas, made their personal interpretations of pizza, from the classic Margherita in all its variations, to a classic American pie.

    The event ended on a sweet note with the serving of zeppole powdered with sugar. Meeting at the crossroads of “LSDM,” a new generation chefs are ready to offer the historical masterpieces of Italian gastronomy to a new, international generation of Italian food lovers, adapting tradition to modern standards of luxury food service.

    “My brother and I are two generations who were raised with our father’s technique of making pizza and paying attention to territory, values that are somehow forgotten in the Neapolitan pizza world nowadays,” says Salvatore Salvo from Pizzeria Salvo in Naples, a rising pizzaiolo star.

    “We now work on all aspects of pizza. A good pizza is of course needed to make a great pizzeria, but that’s not enough anymore. The attention to high quality service is crucial, “ Salvo said. “LSDM, celebrating Campania’s ‘white gold’ (mozzarella), is the most important event for Italian gastronomy and gives value to our territory”.

  • Fatti e Storie

    Tutte le strade portano… alla Mozzarella

    Al crocevia tra tradizione e modernità, l’ “LSDM – Le strade della mozzarella”, ha portato all’attenzione del pubblico newyorchese e dei professionisti del settore l’eccellenza dei grandi chef e dei migliori prodotti italiani di primissima qualità. 

    E’ stato un interessante e stimolante incontro tra i migliori ristoratori italiani di New York ed alcune delle nuove e più promettenti realtà del panorama gastronomico del Sud Italia pronte per un salto di qualità internazionale.

    La prima giornata dell’evento ha avuto luogo presso il prestigioso “Agnelli showroom” nel Flatiron district, la sede centrale di “Agnelli USA”, la compagnia di “Pentole Agnelli”, in collaborazione con “L’Associazione Italiana Chef di New York” (AICNY), e la partecipazione del suo presidente, Massimo Carbone, e del noto professore in Food Studies, Fabio Parasecoli.

    Protagonisti dell’incontro sono stati importanti chef come Massimo Bebber, ristorante Le cirque – NY; Pasquale Cozzolino, Ribalta – NY; Gaetano Torrente, Burro e Alici – Erbusco (Italia); Alfonso Pepe, Pasticceria Pepe, Sant’Egidio del Monte Albino (Italia).

    Questi artisti della cucina hanno mostrato tutta la loro abilità culinaria preparando dal vivo alcuni tra i piatti più ricercati dei loro menù, dai primi ai dolci. Regina incontrastata è stata la famosa Mozzarella di Bufala in tutti i suoi possibili e variegati impieghi, nelle ricette di pasta come in una variante del Babà (il tradizionale dolce napoletano imbevuto di liquore, di solito rum o limoncello), in questo caso preparato con un riempimento di mozzarella.

    La deliziosa mozzarella è stata fornita da “Mandara S.p.A”, una compagnia con sede a Mondragone (Campania), un business di famiglia che si tramanda da generazioni.

    I rappresentati della compagnia hanno spiegato la particolare tecnica di fermentazione della loro mozzarella come tutti gli altri rappresentati dei prodotti utilizzati nelle ricette e sponsorizzati.

    Tra tradizioni, racconti ed aneddoti di famiglia, i prodotti sono stati presentati anche in tutte quelle particolarità tecniche che li hanno resi così competitivi sul mercato internazionale.

    Parte centrale ed importante  è stata la possibilità di poter degustare i vari prodotti accompagnati da un buon bicchiere di vino o provando il vero caffè espresso napoletano. Questo ha reso l’evento ancora più interattivo, ‘sveglio’ e conviviale.

    Tra i relatori della giornata è intervenuto Rosario Procino – ristoratore napoletano e co-fondatore della pizzeria newyorchese Ribalta. Procino ha parlato del caffè napoletano e della sua storia. È noto che il chicco di caffè proviene dalle regioni più tropicali del mondo, ma il suo sviluppo artigianale è avvenuto in Italia e particolarmente a Napoli grazie alla vivace attività portuale della città.
    Presso il suo porto pprodavano navi ricche di diversi tipi di caffè che sono poi nel corso della storia stati mischiati per ottenere la particolare miscela aromatica del caffè che oggi conosciamo. Ha spiegato Procino.

    L’autentico sapore del caffè napoletano non è però dovuto solo alla qualità del chicco, ma anche al tempo e alla tecnica di preparazione, nonché alla caffettiera utilizzata per preparalo.

    La Cuccuma napoletana è la caffettiera da utilizzare per preparare il vero caffè espresso italiano. La caffettiera è costituita dal becco e da due parti fondamentali divise in due dal filtro. Quando la caffettiera è in ebollizione ed il vapore inizia ad uscire deve essere spenta immediatamente. In questo modo l’acqua passa piano piano dall’alto alla base della Cuccuma. Per meglio preservare l’aroma del caffè, la tradizione napoletana consiglia anche di utilizzare il cosiddetto coppettiello, un pezzo di carta che deve essere apposto sopra il becco della caffettiera in attesa di servire il caffè.

    Dopo la presentazione del caffè è stato il turno dell’olio extra vergine di oliva. La compagnia di produzione di olio “Frantoio Muraglia” era presente con uno dei suoi rappresentanti, l’elegante Savino Muraglia che ha fatto un excursus sulle qualità e le sfumature dell’olio d’oliva introducendo anche le sue colorate bottiglie in ceramica con cui la compagnia ha scelto di brandizzare il proprio prodotto. Muraglia ha coinvolto i maestri ceramisti pugliesi nella creazione di questi orci dipinti a mano che non sono solo dei perfetti contenitori per preservare le caratteristiche chimiche dell’olio ma anche degli eleganti pezzi da collezione.

    Un altro importante momento della giornata è stato la presentazione del Pastificio Di Martino di Gragnano, la cui pasta artigianale è diventata uno dei brand più riconoscibili e famosi a livello internazionale ed in particolare a New York.

    Il professore Parasecoli è intervenuto raccontando la storia dell’origine della pasta e rispondendo alla controverso quesito: la pasta è stata inventata in Italia o in Cina?

    “la leggenda vuole che quando Marco Polo tornò dal suo viaggio in Cina importò la pasta, ma questo non è vero. La pasta esisteva già in Italia al tempo del viaggio di Marco Polo, ci sono infatti diversi testi ed immagini che lo confermano. C’erano già dei centri in Italia famosi per la pasta, come l’area di Gragnano vicino a Napoli ma anche a Firenze, a Genova, in Sicilia”, spiega il professore.

    “qualcosa che assomiglia alla pasta ma è un prodotto completamente diverso era stato prodotto sì in Cina, ma gli ingredienti sono molto diversi. I noodles prodotti nella parte nord della Cina sono ricavati dal grano tenero non dal grano duro che è essenziale nella pasta italiana. In Cina si può trovare della pasta composta con della farina, farina di riso o con dell’accumulo di grano utilizzato per esempio per produrre i vermicelli trasparenti. La pasta asiatica è una pasta stirata, soffice ed elastica la cui unica forma che gli si può dare è appunto quella lunga e stirata. Per ricavare invece la pasta dal grano duro c’è bisogno di una macchina che estrude il grano duro, impossibile da mischiare a mano perché troppo duro. Grazie a questa particolarità è possibile ricavare le varie dimensioni ed i vari tipi di pasta italiana, come le penne o le lasagne, le orecchiette.

    Mentre la prima giornata è stata incentrata perlopiù sulla pasta, la seconda è stata tutta dedicata alla preparazione della pizza in collaborazione con “Antico Molino Caputo”, noto produttore di farina attivo dal 1924 ed ancora legato all’antico molino di famiglia napoletano. Altro sponsor della giornata è stato “Orlando Food Sales”, una compagnia di distribuzione in tutta America di prodotti italiani di alta qualità. Moderatore dell’evento il famoso giornalista e gastronomo italiano Luciano Pignataro.

    Alcuni tra i più qualificati maestri pizzaioli del settore hanno cucinato dal vivo il loro piatto forte presso la suggestiva location di Neapolitan Express, una pizzeria ed una compagnia che fa servizio di fast-food a domicilio. La compagnia ha però scelto un modo innovativo per interpretare il classico fast-food americano, è infatti una ditta eco-friendly sponsorizzata dalla Clean Energy Fuels. Il loro unico forno a vista, manifatturato in Italia, può raggiungere i 900 gradi con zero emissioni, ed è il segreto dell’autenticità e della qualità della loro pizza napoletana.

    I pizzaioli Giulio Adriani, Neapolitan Express – NY; Michele d’Amelio, A mano – NY; Giorgia Caporuscio, Kestè – NY; Francesco e Salvatore Salvo, Salvo pizzeria – Napoli (Italia); Franco Pepe, Pepe in Grani, - Caiazzo, Caserta (Italia) e John Arena, Metro Pizza – Las Vegas, hanno proposto la loro personale interpretazione della classica pizza Margherita Napoletana e della classica pizza di tradizione US.

    Coccolata dalla serata Giorgia Caporuscio, la pizzaiola che con la scuola della pizza sta conquistando gli Stati Uniti invitando tantissime ragazze come lei ad intraprendere un lavoro così poco - o per niente - diffuso tra le deonne.
     

    L’evento si è chiuso sulla dolce nota della zeppola, il dolce della tradizione friggitrice napoletano ricoperto di zucchero. Averlo tra i denti ha fatto capire a tutti, cosa può diventare un dolce così popolare e di strada. Preparata così leggera e friabile è un vera vera proposta per alta cucina.

    Al crocevia de “Le strade della mozzarella”, la storia della gastronomia italiana incontra così  le nuove generazioni di chef pronti a far conoscere la tradizione della nostra cucina e dei nostri prodotti ad un pubblico sempre più vasto ed internazionale, adattando quella millenaria tradizione ai moderni standard dei servizi di ristorazione di lusso.

    Come ben spiega infatti Salvatore Salvo, maestro pizzaiolo della pizzeria Salvo: “io e mio fratello siamo due generazioni cresciute con le tecniche di preparazione della pizza e di attenzione e cura del territorio che nostro padre ci ha trasferito e che è si stanno un po’ dimenticando oggi nel mondo della pizzeria napoletana. Oggi noi lavoriamo su tutti gli aspetti del far pizza. Certo una buona pizza è l’ingrediente necessario e fondamentale di una grande pizzeria, ma non soltanto. L’attenzione per l’alta qualità del servizio e oggi cruciale. L’ “LSDM”, celebrando l’oro bianco della Campania (la mozzarella), è diventato non solo uno dei più importanti eventi della gastronomia italiana ma anche uno di quelli che dà lustro e grande valore al nostro territorio e alle sue primizie.”

     

  • Arte e Cultura

    Giorgio Bassani. “La mano che scrive è adesso”

    L’occasione è la conferenza Giorgio Bassani 100, pensata per celebrare il centenario della sua nascita, in una città ed in una nazione che tanto hanno significato per il suo percorso umano e letterario. 

    L’autore la frequentò assiduamente negli anni ’70 prima come ambientalista, presidente di “Italia Nostra” per valorizzare il paesaggio e la cultura italiana, poi per la pubblicazione delle traduzioni in inglese dei suoi libri. Sempre negli Stati Uniti portò la sua esemplare testimonianza di vita e letteraria in lezioni tenute presso alcune università.

    E da poco è stato pubblicato Giorgio Bassani, New York lectures and interviews, Cpl Editions, un libro che raccoglie per la prima volta le conferenze e le interviste tenute dallo scrittore, volume che segue la pubblicazione di Lezioni Americane di Giorgio Bassani, a cura di V.Capozzo, Giorgio Pozzi Editore. 

    Al panel oltre la figlia Paola, sono intervenuti Giorgio Van Straten, Direttore dell’Istituto Italiano di Culura, Andrea Malaguti,  professore presso l’Universita' of Massachusetts Amherst e la scrittrice, di origini iraniane, Delia Sofer.

    Suggestiva l’introduzione al tema lasciata alla viva voce di Bassani che ci racconta dell’impulso creativo: “Oo scrivendo desidero guarire me stesso, le mie ferite di adolescente, ma anche quelle della contemporaneità”, e cita il filosofo Benedetto Croce nella sua asserzione: “La storia è sempre contemporanea.” 

    Ecco uno dei punti nevralgici dell’opera di Bassani  e del potere ad oggi intramontabile della sua testimonianza di vita “la mano che scrive è adesso”, continua vigoroso l’eco della sua voce che si unisce alle testimonianze di chi lo ha conosciuto o di chi lo ha studiato come nel caso del professor Andrea Malaguti. 

    E lo stesso vale per un’altra giovane scrittrice che lo ha incontrato nel suo cammino come lettrice in un convivio letterario d’anime affini. Si tratta di Dalia Safer che lo ha scoperto vicino alla sua vita in spazi e tempi così diversi.

    Contemporanea è dunque la volontà di estendere una particolare esperienza di vita, ed in particolare il dramma degli ebrei italiani durante il periodo nazifascista, all’universale epopea del genere umano. Come ben spiega il professor Malaguti.

    Bassani si considerava uno scrittore letterale, dove il tempo e lo spazio nella storia avevano una importanza fondamentale, così la sua Ferrara ,sconvolta e murata viva dalle leggi antisemitiche, diventa luogo della memoria personale ma anche della coscienza universale. 

    L’infinita narrazione di Bassani contenuta ne Il romanzo di Ferrara tratteggia un momento unico della storia italiana, scossa dai tumultuosi sconvolgimenti della guerra che non perdona neanche la giovane borghesia in bilico tra disperazione ed eroica giovinezza, splendida nel suo decadimento ma anche portatrice del germe della rivoluzione. Continua Malaguti.

    Il professore poi sottolinea il grande amore e la grande influenza della letteratura americana nell’opera di Bassani. Melville, Dickinson, James, sono per lo scrittore modelli narrativi che con determinazione aveva cercato di introdurre nelle biblioteche italiane, proponendone esso stesso la traduzione.

    Anche la figlia Paola parla del rapporto fortissimo dell’autore con la letteratura americana e della sua volontà di viaggiare attraverso i confini italiani e capire meglio la propria storia attraverso la forza del confronto culturale. 

    “Sentiva il bisogno di allontanarsi da Ferrara, di distanziarsi per comprendere meglio ciò che lì accadeva. Roma non era più sufficiente per lui”. Era necessario per lo scrittore interrogarsi su se stesso, ma anche avvicinarsi al sogno americano, che vedeva come emblema e baluardo di una società democratica ed egualitaria. “Lui amava raccontarsi, amava parlare di sé e della sua opera, e New York era probabilmente la città che amava di più al mondo. Mio padre è stato uno dei primi a portare in luce le storie degli ebrei italiani all’estero”. 

    E quelle storie hanno fatto il giro del mondo fino a smuovere l’attenzione di Dalia Sofer, giovane scrittrice di origine iraniana, che leggendo il Giardino dei Finzi-Contini (l’opera forse più popolare dello scrittore da cui è stato tratto un film diretto da Vittorio De Sica e vincitore del premio Oscar come miglior film straniero), si è rivista come di fronte ad uno specchio, nella scena introduttiva del libro dove il narratore si trova in un cimitero e lì ricorda la vicenda poi raccontata nella storia di fronte all’epitaffio mortuario dei Finzi-Contini. 

    Dalia racconta di quando scoprì la tomba dei suoi parenti di origine ebraica che avevano subìto proprio come Bassani il dramma della discriminazione razziale durante la rivoluzione komeneista in Iran.

    Il potere della memoria è infatti il tema centrale del best-seller della scrittrice La città delle rose, dove ripercorre le tormentate vicende della sua genealogia . 

    E così anche la storia di Dalia è in un certo qual modo un giardino dei Finzi-Contini, uno splendido e glorioso bozzolo che verrà distrutto dall’avvento catastrofico della guerra, energico e leggero come la voce di Paola Bassani che chiude dicendo che suo padre sentì l’esigenza di rivisitare e riscrivere la sua storia con la mano del presente. Per questo ripercorse la sua produzione prosistica e la rivitalizzò in stile e punto di vista ne Il romanzo di Ferrara. 

    L’augurio è quindi che questa nuova finestra aperta sull’universo poetico di Bassani, grazie a questo nuovo libro e a questa conferenza qui a New York ,possa essere l’inizio di una sistematica traduzione e studio dei capolavori dello scrittore. Le giovani generazioni americane non possono perdersi quella mano che scriverà per sempre l’adesso.

     

  • Fatti e Storie

    Storia. Che parlino i personaggi


     
     Casa Italiana Zerrilli-Marimò, ore 18:00 – un'attenta platea di newyorchesi amanti della cultura e della storia italiana si è riunita intorno al giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, e al direttore dell'istituzione, Stefano Albertini. L'occasione è ghiotta: una conferenza  intitolata "Italians in the Making. From the Risorgimento to the Great War. From the resistance to Today."



    E’ stata infatti un’opportunità unica per ascoltare senza filtri, la vivavoce di uno degli intellettuali più interessanti e attenti del panorama italiano. Aldo Cazzullo giornalista, scrittore, è ai più noto per i suoi articoli, per i suoi interventi in televisione, per la sua prolifica bibliografia, ma alla Casa Italiana abbiamo conosciuto di più anche il suo acume di storico, accompagnato anche, a volte, da una intelligente ironia. Non perdendo mai però quell'equilibrio necessario che richiedono i temi importanti che ha toccato. 



    Nel corso di una scrupolosa ricerca investita di una sincera urgenza e necessità di raccontare l’Italia di ieri come quella di oggi, Aldo Cazzullo, è riuscito ad illuminare, tra le pieghe della storia,  i volti di quegli uomini e di quelle donne, dai più blasonati a i più semplici, che quella storia non solo l’hanno vissuta sulla loro pelle ma la hanno resa, forse inconsapevolmente, epica.


    Il suo modo di raccontare la storia  ha portato all'attenzione prima di tutti i personaggi con la loro vita vissuta,  Tutti senza distinzione,  di qualsiasi estrazione.


    Durante l’incontro sono stati presentati  tre libri topici dello scrittore: Viva L’Italia! focalizzato sul momento storico del Risorgimento e della Resistenza; La guerra dei nostri nonni che si propone di tratteggiare i profili degli uomini e delle donne che hanno vissuto gli anni della Grande Guerra e Possa il mio sangue servire uomini e donne della Resistenza, la sua ultima fatica dedicata ancora una volta al tema della Resistenza, ma con un punto di vista inedito, lontano da rischiosi politicizzazioni e fazionismi.



    Interessante ed importante l’attribuzione di un valore fondamentale dei grandi artisti ed intellettuali italiani nel contesto di queste tre grandi svolte epocali che hanno plasmato il futuro dell’Italia di oggi.



    Il giornalista ci parla di Giuseppe Ungaretti e della sua grande prova di vita. Poeta rivoluzionario e dirompente per l’evoluzione della moderna letteratura italiana.  Il poeta nato ad Alessandria d’Egitto con un background culturale di studi svolti a Parigi, ma di origini lucchesi, ha scoperto il suo patriottismo radicato nel DNA del suo essere Italiano, tanto da arruolarsi come volontario durante la prima guerra mondiale.



    Proprio l’esperienza della guerra è il frammentato inchiostro dei suoi versi che ne riportano la portata umana e disumana vissuta in prima persona, con la penna in mano puntata sulla miseria della guerra con tale deflagrante potenza da disarmare un’artiglieria intera.



    Come affermò infatti Ungaretti nel suo manifesto poetico, “un poeta deve essere un uomo del suo tempo”. E così come lui erano prima stati testimoni della storia italiana e profeti del futuro geni letterari come Dante Machiavelli, Giacomo Leopardi.



    Aldo Cazzullo riprende quel glorioso esempio offrendo la sua scrittura al servizio dei volti della storia del suo Paese.



    Particolarmente emozionante  la sua attenzione posta sulla figura della donna italiana.



    “Questo secolo è delle donne” afferma infatti il giornalista. Ed infatti è in preparazione un nuovo libro dal programmatico titolo Le donne erediteranno la terra.



    La donna ha avuto un ruolo chiave, sia durante la guerra, che nei momenti più importanti della Resistenza. L’emancipazione della donna, sessuale, politica, sociale è cresciuta ed avvenuta nel momento in cui gli uomini erano fuori al fronte. Il Paese era letteralmente nelle loro mani. Spiega lo scrittore.



    Le donne non solo si sono prese carico di mandare avanti l’economia del territorio, ma sono state anche crocerossine, rivoluzionarie, partigiane, spie, imprenditrici.



    La Resistenza italiana è stata combattuta anche da donne come Cleonice Tomasetti che davanti ai suoi torturatori ebbe il coraggio di dire: “Se volete mortificare il mio corpo, è superfluo il farlo, esso è già annientato; se invece volete uccidere il mio spirito, quello non lo domerete mai”.



    La Resistenza, secondo Cazzullo, però non è stata fatta solo da donne e da uomini, non da un partito o da un altro, anche se nel corso della storia diversi schieramenti ideologici e politici ne hanno rivendicato la paternità. “La Resistenza non appartiene a un partito, appartiene al popolo. Non appartiene ad una fazione ma ad una Nazione”.



    Più forte però della squisita aneddotica e della naturale verve con cui Aldo Cazzullo riesce anche a divertire i suoi ascoltatori, è la potenza propositiva, fiduciosa, speranzosa ma anche lucida con cui l’intellettuale riesce ad inquadrare oggi l’Italia.



    Gli italiani si sono forse dimenticati delle battaglie che hanno già combattuto e che hanno già vinto, come nell’esperienze del Risorgimento, della Grande Guerra, della Resistenza.



    Siamo per il giornalista ancora un paese forte di quello spirito guerrier ch’entro mi rugge, per citare un altro grande poeta italiano, Ugo Foscolo.



    Oggi gli italiani hanno una nuova battaglia da combattere, la battaglia contro la mancanza di fede e contro la rassegnazione.



    Citando poi la lettera di una partigiana ancora in vita, Enrica Filippini Era, Aldo Cazzullo incita gli italiani: “Lavoreremo e ricostruiremo la nostra vita. Siamo giovani e l’entusiamo non ci manca… giorni luminosi ci attendono”.



    Forti e necessarie queste parole, forti come la penna e la voce di Aldo Cazzullo, piene ancora di quell’entusiasmo che si fa testimonianza della gloria del passato, senza nascondere le problematicità della realtà presente, ma che guarda al futuro.
     

     

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