Viaggio nelle parole. GIUSTO

Luigi Casale (June 10, 2015)
Giusto: aggettivo (o avverbio). Contesti d’uso: “Non è giusto” ; “Un uomo giusto” ; ”Il giusto peso, o il prezzo giusto” ; “Sei arrivato giusto in tempo ”; “Dico giusto?”; ecc. ... . Sono queste alcune delle accezioni della parola italiana: giusto. Altre parole formate dalla stessa radice sono: giustizia e giudice.


Alla base della comune radice delle tre parole c’è l’antica voce latina ius,  alla quale facciamo corrispondere il significato che oggi attribuiamo alla parola “diritto”.

[Voglio segnalare, per inciso, che ancora oggi il termine ius viene usato come voce dotta; o meglio, è termine tecnico del linguaggio specialistico dell’area del diritto. Tuttavia fino ad una cinquantina d’anni fa esso era in uso anche da parte del popolo, nella provincia napoletana, per indicare l’esercizio di un diritto riconosciuto. E pertanto andrebbe indicata come voce dialettale.]

 

Quindi da ius derivano iustus [ius+ il suffisso aggettivale -tus; “ciò che riguarda il ius”] e iudex [ius+ un suffisso derivato dal verbo dico; “colui che fissa o sancisce il ius”]. Da iustus, poi, viene iustitia:“l'area di azione del ius, o la conseguenza del ius”.

 

Qualche giorno fa, nel commentare le parole fastus e festus (vedi articolo Feria e festa), siamo risaliti ad un'altra parola monosillabica della più antica lingua latina: “fas” (lecito), spiegandola come principio e fondamento del diritto divino. Ora, in analogia alle considerazioni fatte, potremmo dire che il ius, parallelamente, potrebbe corrispondere al principio del diritto umano; un principio fissato in una formula, esplicitato - e fissato, cioè - nelle relazioni sociali; mentre il fas, in quanto fondato nella religione (o nella coscienza personale), resta tutto interiore e generico rispetto alla sua definizione di contenuto.

Che il ius sia «il diritto espresso nella sua formulazione resa pubblica», sarebbe confermato inoltre dalla etimologia della parola giuramento (anch'essa all'origine derivata da ius), che gli antichi Romani chiamavano  ius iurandum (come a dire: “la formula che bisogna pronunciare”; il limite della definizione dell'oggetto-ius). (Benveniste)

 

E con questo spieghiamo che anche giurare contiene la radice latina di ius. 

Cocludiamo con una breve postilla per spiegare in che modo l'identico referente della parola “ius” in latino, diventa poi il contenuto della parola “diritto” in italiano.

 

Diritto è dal verbo dirigo/directum/dirigere, composto del verbo rego/rectum/regere (= seguire la linea diritta, quindi: guidare, governare, reggere). Per il resto rimando al mio articolo su rex, già pubblicato in questa stessa rubrica.                                                        


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