Tamarreide, la risposta Made in Italy a Jersey Shore

Doriana Varì (September 16, 2011)
La prima docufiction prodotta da MadDoll narra il lungo viaggio di otto tamarri, quattro donne e quattro uomini che, a bordo di un sleeper bus, percorrono le strade di tutta Italia. Ignoranza, razzismo e omofobia, sono solo alcune delle caratteristiche di questo show che e' stato votato uno dei peggiori della televisione italiana.

In piena era dei reality show, in Italia come in America (e come, del resto, in tutte le parti del mondo), non è importante sapere chi siano Dante Alighieri o Edgard Allan Poe, è invece indispensabile conoscere approfonditamente personaggi come Francesca Cipriani e Michael Sorrentino (più noto come “The Situation”). Di conseguenza, inevitabilmente, i canali tv di maggior rilievo trasmettono una serie interminabile di questo tipo di programma televisivo: Grande Fratello (in America Big Brother), L’isola dei famosi (Celebrity Survivor negli USA), La Pupa e il Secchione (Beauty and the Geek in inglese), sono tutti programmi che, dietro il pretesto di sottoporre i concorrenti a prove di carattere diverso che possono andare da prove di convivenza a prove di sopravvivenza, nascondono l’intento di far emergere la personalità dei personaggi nella speranza celata che si scatenino liti furibonde e amori passionali, situazioni, insomma, scomode o imbarazzanti, che riempiano le pagine delle riviste o gli spazi di altri show televisivi.

L’ultimo capolavoro italiano si chiama Tamarreide, e per molti aspetti sembra essere la risposta allo show americano Jersey Shore che è ormai arrivato alla sua quarta stagione. Jersey Shore, che ha riscosso grande successo negli States, si propone di seguire otto ragazzi, per lo più italo americani, durante le loro vacanze estive, quindi di filmarne, tra muscoli gonfiatissimi e curve vertiginose, gli attriti e gli accordi (più o meno intimi).

Tutto italiano è invece Tamarreide, andato in onda dal 13 giugno al 25 luglio in sette puntate su Italia 1. Voce e volto narrante del programma sono stati quelli di Fiammetta Cicogna; protagonisti sono stati quattro ragazzi e quattro ragazze provenienti da diverse parti dell’Italia (Sicilia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Campania, Lombardia e Piemonte); che hanno vissuto e viaggiato all’interno di un pullman, adornato da arredi animalier e da milioni di paillettes, per provare al Bel Paese il loro essere degli autentici “tamarri”.

Tradizionalmente il termine tamarro designa colui che, mancando di eleganza, viene considerato rozzo; nonciclopedia (sotto la voce “tascio”, sinonimo di “tamarro”) lo descrive come colui che è “avverso a ogni senso di buon gusto, a forme di cultura, a svaghi umani: è grezzo, animalesco, chic”. Contrariamente a ciò che normalmente si pensa, il tamarro non è, per così dire, un tipo fisso: accanto al tamarro di campagna ve ne sono diverse varietà tutte cittadine che si caratterizzano per la semplice mancanza di gusto o per l’ossessione della griffe; e Tamarreide ha mostrato ognuno di questi tipi.

I temi che le sette puntate hanno lasciato emergere sono stati tutti estremamente pericolosi (il sesso, l’obesità, l’omofobia) e secondo il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) sono stati trattati in maniera tanto inappropriata da chiedere all’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) già dopo la messa in onda della seconda puntata del programma “di disporre la soppressione immediata del programma, viste le tante segnalazioni ricevute e le immagini poco edificanti trasmesse nelle prime due puntate della trasmissione. I telespettatori  ritengono altamente diseducativo il programma, che mostra situazioni ambigue, volgarità e un linguaggio scurrile da parte dei concorrenti. Il sesso, poi, sembra essere il vero motore di Tamarreide, con scene hot inadatte alla prima serata”. L’appello di Codacons sembra essere stato ignorato, infatti il programma è stato trasmesso fino all’ultima puntata, ma sono stati comunque in molti a manifestare il proprio dissenso: su Twitter si leggono commenti come “Il bus di Tamarreide al rogo”, “Propongo di fare un referendum per cancellare Tamarreide. In cambio vi ridiamo il nucleare!”. I più severi additano lo show come “un programma che suona come un inno all'ignoranza e un insulto all'intelligenza degli italiani” o lo commentano come “uno squallore dannoso per la tv, più di quanto lo sia già. non si da spazio alla cultura, non si parla di ciò che davvero succede nel nostro paese, e invece si da spazio ad uno schifo del genere!?!?!!!……si è toccato proprio il fondo!”

Su Facebook, invece, prevale l’ironia: impazzano i gruppi sarcastici nei confronti della conduttrice del programma e in modo particolare nei confronti del suo rotacismo; ci si può iscrivere a gruppi come “L'autolesionismo di Fiammetta Cicogna nel dire "TAMARRRRI"”.

Pochissime sono le lance spezzate in favore dello show. Alberto D’Onofrio, il regista del programma, spiega: “Tamarreide è un esperimento riuscito”… “In parte il problema di Tamarreide è stato anche generato dalla confusione tra docu-soap e reality… Tamarreide è una storia che ha il tempo narrativo della soap, ma il linguaggio di un documentario: questo è il significato della parola docu-soap. Non è assolutamente un reality, non si vince nulla, non ci sono eliminazioni”.

Fiammetta Cicogna, spiega invece in un’intervista che i ragazzi che guardano il programma “sanno di andare a vedere dei tamarri. Mentre altri personaggi vengono venduti come delle persone normali e sono molto più cafoni e pericolosi per l’educazione, loro si sa che sono tamarri, per questo non penso che vengano presi dai ragazzi come modello, perché già di per sè sono etichettati”.

Infatti, generalmente un tamarro è inconsapevolmente tale, e riconosce l’accezione negativa di questo termine come offensiva; al contrario i tamarri che Italia1 ha eletto a partecipanti del suo nuovo show, non solo ne sono consci, ma addirittura ne sono fieri: paradossalmente dai loro dialoghi e monologhi emerge una sorta di gara per chi sia il più tamarro! Tra un neologismo e l’altro trovano ampio spazio i turpiloqui che in genere sono atti a rendere con maggiore forza un concetto, o, più spesso, fungono da interiezioni. I dialetti locali prendono quasi interamente il posto dell’italiano, e pure quando la lingua nazionale cerca di emergere, ci si imbatte spesso in inesattezze grammaticali ed errori di costruzione della frase che susciterebbero almeno il sorriso di chiunque.

Il programma attualmente si è concluso tra attacchi e difese e, con grande sollievo dei più, non sembra essere stato un successo. Comunque nell’attesa di sapere se vi sarà una seconda edizione, non ci resta che gridare “evviva il congiuntivo!!!”

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